ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 6 gennaio 2013

Tradizionalismo cattolico italiano: istruzioni per l’uso


Dopo la pubblicazione dell’articolo di Gnocchi e Palmaro: La Tradizione: un nuovo mostro?, non abbiamo resistito e siamo andati a leggere il bellissimo articolo del signor Paolo Rodari, da essi  citato. 
Una rivelazione: finalmente sappiamo chi sono i tradizionalisti cattolici italiani: una cloaca!

Il Vaticano II ha rivelato l’uomo a se stesso, Rodari ha rivelato i tradizionalisti a loro stessi.
In questo mondo, che non crede più alla Rivelazione divina, quest’altra magnifica rivelazione umana è davvero consolante. Se non altro perché aiuta i tradizionalisti a conoscere se stessi e, com’è noto, l’imperativo sapienziale per eccellenza è Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón, conosci te stesso!

L’articolo prende spunto dall’ormai famoso caso di Don Piero Corsi di San Terenzio di Lerici, famigerato prete di periferia che si è permesso di parlare da prete cattolico in un mondo che riconosce legittimità solo ai preti a-cattolici e anti-cattolici. 
Ma non è tanto questo che ci interessa, perché qualunque padre di famiglia che non abbia portato il cervello all’ammasso sa, in modo del tutto naturale e umano, che le donne discinte (cioè volutamente abbigliate con poco o niente) difficilmente sono delle brave donne. Esattamente come qualunque madre di famiglia che non abbia portato il cervello all’ammasso sa, in modo del tutto naturale e umano, che gli uomini sgualciti (cioè volutamente abbigliati “a capocchia”) difficilmente sono dei bravi uomini. Anche in questo nostro mondo che si pretende maturo oltre certi schematismi, non si entra in un qualsiasi posto di lavoro, come una redazione di giornale, col petto di fuori o con la camicia strappata. E chi lo fa si sentirà dire che è discinta o straccione; e non dai cattolici bacchettoni e minorati, ma dai campioni del laicismo più spinto.

Perché scriviamo queste righe?
Perché in quest’articolo ci sono tanti di quegli insegnamenti, per i cattolici tradizionali, che è bene vengano conosciuti da tutti, se non altro perché nella vita c’è sempre da imparare.
Ovviamente, siamo costretti a precisare subito che non è nostra intenzione additare l’articolo e il suo autore come fossero roba da rogo, da offrire in pasto all’odio feroce e dilaniatore dei cani tradizionalisti, pronti ad ogni pie’ sospinto a latrare e a mordere le parti molli dei vaticanisti arrabbiati e dei sociologi rinomati. Tutt’altro, il nostro scopo è di far capire quanto sia sensata la tenuta dei cattolici tradizionali, di fronte a quanto li circonda, che si rivela essere continuamente un insieme di chiacchiere in libertà che scappano dalla bocca di tanti individui pieni solo di sé stessi… una sorta di apoteosi del nulla.


Primo insegnamento: “un certo cattolicesimo di stampo tradizionalista, una galassia che sovente fatica a comprendere in quale rapporto debbano stare, su quale equilibrio mantenersi, fede e mondo, sacro e profano”.

Primo apprendimento: la fede rivelata da Dio e il mondo che prescinde da Dio, nonché il sacro, che per definizione è altro dal profano, e il profano, che per definizione è fuori dal luogo sacro, devono mantenersi in equilibrio… cioè devono convivere tranquillamente.
Bella scoperta, da grande mente illuminata… come se non fosse stato sempre così…salvo, ovviamente, che è la fede che informa e deve informare il mondo e non viceversa, … ma questo l’autore non lo capisce, perché immagina ingenuamente che possa essere il mondo ad informare la fede… che possa essere il creato a informare il Creatore. 
E salvo, ovviamente, il fatto elementare che non esiste un “sacro” ed un “profano”, come fossero due entità autonome, poiché, mentre il sacro ha un’esistenza propria, proprio perché sacrum, il profano è ciò che sta fuori dal sacrum, e quindi di per sé non esiste, se non in funzione del sacrum… ma questo l’autore non lo capisce, perché immagina ingenuamente che possa essere ciò che sta fuori dal luogo sacro a dettare la regola del luogo sacro e di ciò che sta dentro di esso. Immagina insomma, che non sia l’uomo ad avere coscienza di sé, bensì il mondo a dare la coscienza all’uomo.
Intendiamoci, non che questo non sia possibile… può darsi che sia proprio questo il caso dell’autore… ma allora non si parla più di uomo, bensì di prodotto del mondo, come accade alla zucca che è un prodotto della terra e che dopo esserci stata, marcisce, permettendo così la nascita di altre zucche… e così via.


Secondo insegnamento: “esiste una pancia forse piccola ma senz’altro profonda dentro la chiesa che la pensa come lui, una cloaca ascrivibile al mondo tradizionalista di stampo italiano, una fazione con pochi adepti, a onor del vero, ma che quando si mette in moto sa fare male, colpendo con la precisione d’un cecchino”.

Secondo apprendimento: la pancia… una certa pancia dentro la chiesa… è una cloaca. Cioè è un ricettacolo di escrementi, questa pancia, ancor prima che i suoi prodotti si trasformino in feci e vengano espulsi dalla chiesa.
Questa sì che è una grande scoperta! Una chiesa che contiene escrementi nella sua pancia, una chiesa cioè fetida, piena di materiale da cloaca… una chiesa che, seppure solo nella pancia, è una fogna.
E quale sarebbe questa pancia fetida della chiesa?
Non certo il soave pancino in cui allignano beati e pasciuti i vaticanisti arrabbiati e i sociologi rinomati, bensì quell’altra pancia (?!) “ascrivibile al mondo tradizionalista di stampo italiano”…
Perché “di stampo italiano”, si chiederà qualcuno?
Ma perché è notorio che certo intellettualismo italiota è convinto che l’Italia sia una fogna, a differenza del resto d’Europa che, per esso, è sempre una bellezza… salvo poi scoprire che questa fogna italica è tale perché confluiscono in essa tutte le sozzure che dal resto dell’Europa vengono portate da noi proprio da quegli stessi intellettuali che discettano facendo gli scrittori e i giornalisti.
Intendiamoci… si precisa… pur essendo una cloaca, si tratta in definitiva di pochi adepti, che però, quando si muovono fanno male e colpiscono precisi come i cecchini. Insomma, un piccolo cesso nostrano da cui vengono colpiti in faccia tutti i benpensanti che diffondono gli escrementi altrui in casa nostra.


Terzo insegnamento (e qui sintetizziamo): “Pontifex.roma.it … che… rilancia quotidianamente tesi offensive. Tante star…  alcuni vescovi emeriti… e poi alcuni preti come l’ultratradizionalista don Floriano Abramovich… un altro ultrà… don Giulio Tam”.

Terzo apprendimento: C’è un sito web che dà fastidio… oscuriamolo! Ci sono dei vescovi “emeriti”, cioè rincretiniti, infatti “non si sa quanto consapevoli delle parole che buttano sulla Rete”. E c’è anche don Floriano Abramovich, un certo ultratradizionalista che insieme a don Giulio Tam, un ultrà di destra, si permettono di dire che l’omosessualità è un castigo di Dio, si permettono di dire male degli ebrei e degli islamici.
Tutte cose inaccettabili. Perbacco!
Perché i siti web, come tutti sanno, devono essere prima approvati dai vaticanisti arrabbiati e dai sociologi rinomati… i vescovi emeriti, se non sanno dire cose che riscuotono l’approvazione di costoro, è meglio che se ne stiano zitti… poveri imbecilli! E don Floriano e don Giulio è bene che la smettano di dire cose che hanno imparato dai libri dei seminari, e imparino a ripetere a pappagallo le lezioncine che hanno imparato gli stessi vaticanisti arrabbiati e i medesimi sociologi rinomati sui poveri ebrei e sui santi islamici… lezioncine che hanno propinato e continuano a propinare a tutti, gli ebrei e i cattolici adulti vaticanosecondisti.


Quarto insegnamento (tratto dal precedente contesto): “i dettami di una fede dal rigore assoluto, totale, un monoteismo verticale

Quarto apprendimento: Com’è noto può esserci un “monoteismo verticale” ed un “monoteismo orizzontale”, cioè, per essere chiari, un credo in un “solo Dio” che si colloca lungo la verticale terra-cielo, e un credo in un “solo Dio” che si colloca lungo l’orizzontale terra-terra. Ebbene, questi impenitenti cloacari dei tradizionalisti italiani, invece di adorare il “solo Dio” terra-terra, si permettono di adorare il “solo Dio” terra-cielo… questi imbecilli! Come se non si sapesse che il solo Dio che si debba adorare, il solo monoteismo che si possa praticare, è il Dio di questa terra, è il monoteismo del “Principe di questo mondo”, come lo chiamano bizzarramente i Vangeli.
Cari “tradizionalisti” italiani da cloaca, sappiate, finalmente, che si può avere una fede, ma non “dal rigore assoluto”, perché la vera fede è quella dei vaticanisti arrabbiati e dei sociologi rinomati, quella senza rigore, quella che permette di essere talmente elastici, che se oggi in Vaticano il committente è a-cattolico o anti-cattolico, la loro fede sarà corrispondentemente anti-tradizionale… se invece domani in Vaticano il committente sarà cattolico, essi, i vaticanisti arrabbiati e i sociologi rinomati, faranno a cazzotti per scrivere su Pontifex.it, e carte false per andare a pranzo con don Floriano e a cena con don Giulio.


Quinto insegnamento: “in queste fasi di passaggio, si creano gruppi marginali, ma anche molto numerosi, di individui segnati da una grande debolezza interiore” … “Queste sacche di individui socialmente e culturalmente marginali cercano rifugio ovunque e finiscono per trovarlo dove capita”… “In momenti come questi rigattieri senza scrupoli possono costruire una fortuna e un prestigio sociale sulla indigenza spirituale e la paura di tanti” … “semplicemente si specula sulla paura e la fatica di persone spiritualmente e culturalmente meno provviste, e per far questo si usano le idee o i simboli che funzionano. I significati sono un orpello” … “Da noi ci sono solo operatori del business religioso che arruolano dei deboli dando loro l’opportunità di sentirsi finalmente forti, e magari a volte di schiavizzare spiritualmente altri” … “I tradizionalisti nostrani non sono interessati alla teologia liturgica, bensì solo all’estetica liturgica, a un immenso patrimonio e repertorio di segni da trasformare a piacimento in simboli morti e luccicanti, luccicanti e seducenti perché inerti”.

Quinto apprendimento: i tradizionalisti sono dei deboli interiormente, degli individui socialmente e culturalmente marginali, guidati da rigattieri senza scrupoli che approfittano dell’indigenza spirituale e della paura dei malcapitati che si affidano a loro, … sono dei deboli che si sentono forti e che schiavizzano spiritualmente gli altri, sono interessati solo all’estetica liturgica per trasformare in simboli morti e luccicanti i segni e il patrimonio cattolico.
Cari tradizionalisti… che aspettate ad entrare in una casa di cura diretta dai sociologi rinomati e dai vaticanisti arrabbiati? Solo così potrete guarire della vostra congenita malattia e mettervi al servizio di questi sapienti, che saranno la vostra guida illuminata, la vostra fortuna sociale e la vostra consolazione interiore. Al guinzaglio di costoro vi aspetta un mondo migliore in terra e un destino migliore nell’aldilà… nelle malebolge!


Sesto insegnamento: “Se da una parte esiste un mondo tradizionalista, e in particolare quello che ruota attorno al mondo del defunto Marcel Lefebvre, che ha articolato una critica al mondo conciliare seria per quanto possa essere per molti aspetti discutibile … dall’altra esiste un tradizionalismo becero, che oggi di fatto altro non è che una farsa dello stesso tradizionalismo” … “Alle loro messe vanno poche centinaia di persone in tutto. Davvero un numero irrisorio. Mentre esiste una sensibilità per la tradizione più seria e che fa più adepti. Un esempio che mi sembra positivo in questo senso è il pellegrinaggio organizzato in Vaticano da alcuni tradizionalisti per ringraziare il Papa del Motu proprio Summorum Pontificum sulla messa in latino”.

Sesto apprendimento: i tradizionalisti si dividono in tre categorie: i tradizionalisti alla Lefebvre, che sbagliano, i tradizionalisti beceri, che sono una farsa e assommano a poche centinaia, e i tradizionalisti buoni, quelli più numerosi che fanno pellegrinaggi in Vaticano, come i vaticanisti arrabbiati e i sociologi rinomati, che si fanno i soldi catalogando gli altri, non potendo catalogare se stessi.
Ergo, cari tradizionalisti da cloaca, se non siete come essi vogliono, preparatevi ad essere ripresi e messi sotto accusa come nemici del progresso e delle buone maniere, in attesa che si istituiscano le case di correzione per lefebvriani erranti e per tradizionalisti esaltati, dove finalmente, alla scuola dei vaticanisti arrabbiati e dei sociologi rinomati, verranno forgiati i nuovi tradizionalisti da pellegrinaggio in Vaticano, tutti  modernamente proni e ricompensati con posti di prestigio e prebende relative.


Settimo e ultimo insegnamento (di tipo costruttivo): “Non avendo un pensiero forte col quale leggere la modernità, dunque la contemporaneità, scadono in una involuzione culturale che credo in fondo altro non sia che un grande pessimismo” … “Credo che le novità del Concilio abbiano trovato sul loro cammino degli ostacoli che probabilmente lo stesso Concilio non poteva prevedere. E’ stato un errore forse anche nostro: avevamo pensato di aver vinto, che fosse prevalsa insomma la nostra linea, ma purtroppo non è stato così. Il Concilio è stato una grande profezia di fronte alla quale però la chiesa, o almeno una parte di essa, si è spaventata. Si è ritratta, timida, di fronte alla novità” … “Trovo una freschezza e una novità nelle parole evangeliche anche oggi, parole valevoli per la contemporaneità. Penso, ad esempio, al dono del femminile. Perché tanta paura? C’è forse in una certa parte di chiesa un senso d’inferiorità. La donna si è molto affermata a livello professionale, anche nell’assistenza spirituale … e c’è, dunque, paura da parte di certi uomini anche di chiesa. La violenza maschile in questo campo mi sembra nasca dalla fragilità di persone che si sentono umiliate dalla crescente affermazione del femminile in molti ambiti e su molti piani. La secolare maschilità reagisce con violenza davanti all’affermazione del mistero del femminile” … “Il Concilio preparava una chiesa che viene dopo il regime di cristianità, ma oggi ancora la comunità ecclesiale fa fatica a pensare che la cristianità sia finita e che non vi sia più coincidenza culturale fra chiesa e società. … Non siamo pronti a rivalutare ogni cosa: la realtà della chiesa di oggi e dentro questa realtà la preziosità del mondo femminile. Non siamo pronti a considerare il fatto che in realtà anche tutto questo mistero del femminile che nella sapienza biblica ha rilevanza straordinaria andrebbe rimesso al centro”.

Settimo e ultimo apprendimento: innanzi tutto la lezione, di una straordinaria profondità, che l’affermazione professionale del femminile, in molti ambiti e su molti piani, corrisponde all’affermazione del mistero del femminile. Una constatazione che solo una mente illuminata dalla luce dello spirito poteva cogliere in tutta la sua abbagliante evidenza.
Da circa 6000 anni, a dare ascolto ai cronologi biblici di diversa estrazione, nessuno s’era mai accorto che il mistero del femminile stesse tutto nell’affermazione sociale della donna moderna. Per seimila anni gli uomini e le donne di questo mondo hanno pensato erroneamente che il mistero del femminile stesse nell’inspiegabile capacità umana della donna di procreare. Si sono sbagliati tutti, perché invece la donna esiste, non per perpetuare il genere umano, ma per andare in ufficio a dirigere la “fabrichetta”.
Che imbecilli che siamo stati tutti, uomini e donne, per 6000 anni.
Meno male che adesso è arrivato il Vaticano II che, pur non essendo stato ancora ben compreso, ha portato quelle novità come ad esempio il “dono femminile”; ed è forse per questo che il Vaticano II non è stato ben compreso… perché “la secolare maschilità reagisce con violenza davanti all’affermazione del mistero del femminile”.
Ora, cari tradizionalisti da cloaca, lo volete capire o no che solo col riconoscimento del mistero del femminile, col metterlo al centro… non importa quale… ma al centro, possiamo finalmente avviarci verso il definitivo riconoscimento della fine della cristianità? Verso l’accettazione delle novità del Vaticano II? E, dulcis in fundo, verso il trionfo del mistero del femminile?
Che importa se neanche chi scrive queste corbellerie sappia che cosa significhino… ma volete mettere l’effetto? Pensate: il mistero del femminile! Quando mai parole così vuote hanno suonato così bene nelle orecchie di un cattolico?
Cari tradizionalisti da cloaca, ecco perché vi sentite umiliati dalla crescente affermazione del femminile… perché… non siete pronti a rivalutare ogni cosa: la realtà della chiesa di oggi e dentro questa realtà la preziosità del mondo femminile… anche perché… non siete pronti a considerare il fatto che in realtà anche tutto questo mistero del femminile andrebbe rimesso al centro.
Lo volete capire o no, che senza tutto questo, mistero del femminile compreso,  non avrete mai un pensiero forte col quale leggere la modernità, dunque la contemporaneità? Lo volete capire o no, che senza tutto questo, mistero del femminile compreso,  scadete inevitabilmente in una involuzione culturale che in fondo altro non è che un grande pessimismo?
Cari tradizionalisti da cloaca, svegliatevi! Abbracciate il mistero del femminile, mettetelo al centro, e riuscirete a gustare il grande ottimismo della contemporaneità, con tutti i suoi frutti, vaticanisti arrabbiati e sociologici rinomati compresi.

Piccolo suggerimento dal più profondo della cloaca: se questo è il mondo fuori dalla cloaca, è preferibile rimanere nella cloaca, almeno qui la puzza è genuina…
di Belvecchio

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV385_Tradizionalismo_istruzioni_per_l-uso.html

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