ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 8 febbraio 2013

Non fate né quello che dicono, né quello che fanno


Riportiamo un interessante ed allarmante articolo apparso oggi su Chiesa e post concilio. I testi in grassetto sono nostri. Seguirà il nostro commento a breve.


Mons. Rino Fisichella
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Il Dr. Philippe Schepens risponde a Présent, sul numero 7774 del 19 gennaio 2013.

Da qualche tempo, si moltiplicano le agitazioni presso la Pontificia Accademia per la Vita (APV). Présent ha ottenuto un'intervista con un membro belga di questa Accademia, il Dr Philippe Schepens. Il Dr Schepens è stato membro del comitato direttivo dell’APV tra il 1995 e il 2004 ed è peraltro segretario generale della Federazione mondiale dei medici per il rispetto della vita umana e membro del consiglio di direzione dell'American Life League.
— Da qualche tempo, presso la Pontificia Accademia per la Vita si moltiplicano le controversie. Cosa sta succedendo ?
— Cerchiamo di riassumere. Nella primavera del 2009, ci fu « la questione Fisichella » : in occasione del caso di Recife, l'allora nostro presidente ha pubblicato su l’Osservatore Romano un articolo che quasi unanimemente è stato preso come una giustificazione dell'aborto in certi casi. Successivamente, nel febbraio 2012, la nostra Accademia ha organizzato un congresso sull'infertilità, nel corso del quale sono state espresse in maniera preponderante posizioni contrarie alla dottrina cattolica. Più recentemente ancora, nell'aprile scorso, l’Accademia ha annullato un congresso sulle cellule staminali. Ufficialmente il problema è finanziario, ma di fatto questo ripiegamento è dovuto alle proteste di alcuni accademici di fronte ad una nuova deriva.

— Per una « Accademia Pontificia », ciò sembra troppo..

— Sì, ed ecco perché si alza un consistente numero di voci. Nel 2010, il mio compatriota Mons. Schooyans ha pubblicato un libro in reazione allo scandalo che Mons. Fisichella ha causato nelle anime (1). Per quanto riguarda il 2012, l’accademico più attivo nel difendere la dottrina della Chiesa è il professore austriaco Josef Seifert.

—  Lei dice che molti accademici si mobilitano, guardando dall'esterno, si ha l'impressione che essi siano poco numerosi.
— La maggior parte degli accademici non vuole dispute sulla piazza pubblica ma le assicuro che all'interno « ci si altera ». Chi presenta queste proteste come se venissero da una piccola minoranza rumorosa si sbaglia, poiché, quando Mons. Fisichella ha pubblicato il suo articolo, la maggioranza dei membri gli ha chiesto di ritrattare.

— Mons. Fisichella è stato smentito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
— Come ? La CDF ha ricordato la dottrina della Chiesa, ma questo era scontato, poiché il dogma non può cambiare. Ciò che bisogna tener presente, è che questa « puntualizzazione » della CDF ha rafforzato Mons. Fisichella, perché pretende che il suo articolo sarebbe stato « manipolato » ! Infatti, è stato sostenuto dall'inizio alla fine dal cardinal Bertone, semplicemente perché è su richiesta della Segreteria di Stato che ha scritto l'articolo. La protesta degli accademici presso il cardinal Levada è stata prima corto-circuitata dal cardinal Bertone. Così la diplomazia passa avanti alla dottrina! È una conseguenza del Vaticano II : quando Paolo VI ha riformato la Curia, ha dato precedenza nell'organico alla Segreteria di Stato sulla Congregazione per la Dottrina della Fede. Ci sono buone ragioni di pentirsi di questa inversione delle priorità. Così protetto, non mi meraviglio che Mons. Fisichella sia stato arrogante fino in fondo, rifiutando il minimo mea culpa. E dire che il suo motto èViam veritatis elegi... Quando si è impenitenti nella scelta della cultura di morte, si può promuovere quella nuova evangelizzazione ? In ogni caso, non quella del Vangelo della vita.

— Il 18 maggio 2012, John Allen ha pubblicato nel National Catholic Register un articolo (2) in cui parla di divergenze tra Europei ed Americani in seno alla Pontificia Accademia. Secondo lui, le tensioni intra-dottrinali e partigiane di apertura sono normali perché il dibattito scientifico è necessario.
— Questo articolo ben descrive alcune delle tensioni nell'Accademia ma non credo del tutto ad un divario atlantico perché anche molti membri del Nuovo Mondo, tanto Anglo-Sassoni che Latini, esprimono le loro gravi preoccupazioni. Nel febbraio scorso, ad esempio, il Prof. Hilgers, degli Stati Uniti, si è schierato in prima linea in seduta pubblica. Quanto al bilanciamento intransigenza-apertura, siamo seri : M. Allen trova normale che questioni dogmatiche (aborto, fecondazione in vitro) formino oggetto d'un dibattito, mentre si osa dire che Roma locuta, l'argomento è chiuso... a proposito degli OGM. È il mondo a rovescio ! Dopodiché, l’Accademia non deve essere un luogo di dialogo con punti di vista non cattolici.

— Cosa vuol dire?

— Il cardinal Ravasi, ad esempio, ha preso posizioni simili a quelle di M. Allen ma fa senza dubbio confusione col Cortile dei Gentili, che d'altronde è una buona iniziativa. Secondo il motu proprio Vitae Mysterium, con cui Giovanni Paolo II ha fondato l’Accademia, essa ha la missione di « informare e formare » in campo bioetico, « specialmente sulle questioni che hanno un rapporto particolarmente stretto con le direttive del magistero ». È chiaro. La discussione con posizioni non cattoliche è dunque utilissima ma non è l'Accademia il luogo. Del resto, poiché apparentemente l'Accademia dovrebbe essere « abortista »… lo scorso febbraio, non si era nel mirifico « dibattito pluralista » : il nostro presidente, Mons. Carrasco, ha rifiutato di condannare la FIV, e i membri che hanno protestato sono stati ridicolizzati in pubblico. In seguito, la direzione dell'Accademia ha scritto che coloro che non erano contenti non erano obbligati a venire ! Si finirebbe per credere che un'Accademia pontificia faccia attiva promozione della cultura di morte.

— Da dove hanno origine tutte queste derive ?
— Papa Giovanni Paolo II e P. Lejeune, nostri due cofondatori, volevano un corpo di esperti organicamente autonomo ma dottrinalmente sottoposto al magistero, e presieduto da un laico. Ciò avvenne dal 1994 al 2004 ma successivamente la Segreteria di Stato ha stravolto il nostro statuto affidandone la presidenza ad un ecclesiastico. Questa clericalizzazione ha trasformato l'Accademia in una sorta di sotto-dicastero, in cui i presidenti si succedono secondo gli « avanzamenti » accordati a prelati che fanno carriera. Costoro sono sottoposti ai rapporti di forza delle fazioni curiali, alcune delle quali pensano che la Chiesa deve accordarsi col modo esteriore. Ci si trova in una totale inversione : mentre ci si chiede di accettare le libertà con la dottrina divina della Chiesa, ci si vorrebbe sottomettere agli umanissimi giochi delle fazioni della Curia. Non mi meraviglio che alcuni parlino di una nuova « tradizione dei chierici ».

— Poiché lei è membro del consiglio direttivo dell'Accademia, conosce i suoi ingranaggi. Quale soluzione vede possibile ?
— Al momento dei colloqui, bisogna cessar d'invitare esperti che hanno visioni contrarie a quelle della Chiesa. Sarà più semplice se si affronta il problema alla radice, ripristinando il nostro statuto originario.
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Discorso raccolto da Etienne Leroy
1. Falsa compassione e vera disinformazione – Sul caso di Recife ed altri, Michel Schooyans, Ed. F.-X. de Guibert, 2010.
2. http://ncronline.org/blogs/all-things-catholic/three-tensions-beneath-latest-vatican-dispute
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(Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio)

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