BERGOGLIO, LE "PERIFERIE ESISTENZIALI" E LA GNOSI
Il Cardinale cubano Ortega ha divulgato, previo consenso di Francesco, il testo di una riflessione del futuro Papa esposta in occasione delle congregazioni generali precedenti il conclave. Mi ha molto colpito la patetica e un po' sartriana espressione di "periferie esistenziali" usata da Bergoglio in quell'occasione. L'ho così cercata sul web. E mi è improvvisamente apparso il testo di una omelia del Cardinal Bergoglio del 16 maggio 2007 in occasione della conferenza del CELAM ad Aparecida in Brasile. Eccone una traduzione (le discrepanze fra maiuscole e minuscole sono contenute nel testo originale). Sembra che Bergoglio faccia la seguente equazione: Chiesa dogmatica = Chiesa che pretende di comprendere senza affidarsi allo Spirito = Chiesa gnostica = Chiesa autoreferenziale. A questa riflessione va aggiunta quella sulla "mondanità spirituale" in De Lubac, che risale alla stessa epoca. Fu citata da Bergoglio in una intervista a 30Giorni, nella quale il Cardinale aggiungeva questa idea della Chiesa che "deve uscire da se stessa" e che non può coincidere "con la fede dei tradizionalisti", ma "con una fedeltà che è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita." Il Cardinal Martini ne parlò in un suo volume "Qualcosa di personale", affermando: "Una Chiesa può predicare tutte le verità dogmatiche in maniera perfetta ma non esser convinta del primato di Dio." (p.131). Ma De Lubac parlava di "mondanità spirituale" in un senso diametralmente opposto a quello inteso da Martini e da Bergoglio (mondanità spirituale = farisaismo della Chiesa chiusa in se stessa): "noi intendiamo con essa ciò che praticamente si presenta come un distaccamento dall'altra mondanità, ma il cui ideale morale, vedi spirituale, sarebbe in luogo della gloria del Signore, quella dell'uomo e il suo perfezionamento. Una attitudine radicalmente antropocentrica, ecco la mondanità dello spirito." (H.De Lubac, Méditations sur l'Eglise, p. 327). La mondanità spirituale di cui parlava De Lubac è quella massonica, antropocentrica, che mira al perfezionamento dell'uomo e alla sua glorificazione. Tutto ciò dimostra che le parole di Bergoglio non vanno lette alla luce degli scandali e delle trappole che hanno costellato il papato di Benedetto XVI.
Omelia del Cardinal Bergoglio, 16 Marzo 2007
Omelia del Cardinal Bergoglio, 16 Marzo 2007
Nell'ora di passare da questo mondo al Padre, che è come dire nell'ora del suo addio, Gesù fa tutte queste raccomandazioni che ci piace tanto assaporare e ripetere, e che in qualche modo riviviamo in questo tempo pasquale: fra Pasqua e Pentecoste. E Gesù inizia nel passaggio di oggi, facendo un avvertimento: ho molte cose da dire ma ora non le comprenderete. Avevano condiviso con Gesù questi giorni dopo la Pasqua e tuttavia non comprendevano ancora. Nel momento stesso dell'ascensione gli chiedono di instaurare qui il suo regno, e li rimprovera il Signore per la loro incredulità. C'è qualcosa che gli impedisce di comprendere. Però il Signore gli dice: quando verrà lo spirito, allora sì. Sarà incaricato di insegnare tutte quelle cose che io ora per quanto le possa dire non le possono comprendere. E richiama l'attenzione sull'espressione: quando verrà lo spirito della verità, vi introdurrà in tutta la verità. E' come dire che lo spirito ci introduce nella verità, ci apre il cammino, è proprio dello spirito aprire il cammino, e il primo cammino che ci apre è quello verso il mistero. Lo spirito di Gesù ci introduce nel mistero e ci conduce a questa sapienza conoscitiva che distrugge ogni pretesa gnostica nella Chiesa.
Lo Spirito che ci conduce al mistero attraverso il quale il suo popolo, la sua Chiesa, diventa una chiesa adoratrice, orante davanti al mistero di Dio. Ci apre il cammino verso il mistero di Dio. E d'altro canto lo stesso spirito è quello che in qualche modo provoca la dispersione di questo piccolo gruppo. O attraverso questa forte persecuzione a Gerusalemme, o attraverso ispirazioni: o dice a Filippo di andare verso Gaza perché di là passerà un ministro dell'economia della regina d'Etiopia che dev'esser battezzato ed evangelizzato o a Pietro di fare lo stesso con Cornelio, o a Paolo con il macedone o sempre a Paolo ispirandogli di incontrare i semi del verbo in questo tempio di Atene o a Paolo dandogli il coraggio di affrontare Pietro quando cade nella tentazione del rispetto umano. Lo stesso Spirito che va suscitando tutte queste cose in questa chiesa che si estende, ma che è lo stesso spirito a spingere: inviami Sila e Timoteo, non entrare in Bitinia, così va segnando, o per così dire proietta verso le periferie, non solo le periferie geografiche, non solo le periferie del mondo conosciuto della cultura, ma anche le periferie esistenziali. Lo spirito è ciò che ci conduce, e che porta lungo il cammino di tutta la periferia umana: quella del disconoscimento di Dio proprio di tanta gente, dell'ingiustizia, del dolore, della solitudine, quella del senso della vita, tante periferie esistenziali che dobbiamo evangelizzare, ma è sempre lo spirito che ci deve condurre lì. Quindi questo spirito che da un lato ci introduce nel mistero di Dio perché la sua Chiesa sia adoratrice ed orante e d'altro canto ci sparge in tutte le periferie esistenziali perché la sua Chiesa sia evangelizzatrice.
Questo spirito d'altronde è il creatore della diversità della Chiesa e va seminando carismi: a uno una cosa, all'altro un'altra e la comunità la rende quanto più diversa possibile e mentre semina la diversità ammassa la unità in armonia perché Egli è l'armonia. Questo è ciò che ci promette Gesù, questo è ciò che ci invia, questo spirito. Uno spirito che ci libera dalla sufficienza della nostra conoscenza che ci conduce alla gnosi. Uno spirito che spingendoci all'evangelizzazione ci libera dal costituirci in una chiesa autoreferenziale, come la donna storpia del Vangelo che non fa altro che guardare se stessa e il popolo di Dio dalla sua prospettiva. E in questa tensione fra queste due trascendenze, il mistero di Dio, e le periferie umane, si muove la nostra vita di discepoli e battezzati. Così camminando nella Chiesa, tutti, tutti siamo discepoli dal battesimo. Il Signore di questo popolo di Dio ne taglia fuori alcuni, li separa ma non li esclude dall'essere pastori, separati ma non esclusi, inclusi nel popolo ed è lo spirito che fomenta questo dialogo così bello fra il popolo e il suo pastore. Oggi siamo qui, tutti battezzati, alcuni di noi separati ma non esclusi da questo stesso popolo, dall'essere pastori tutti uniti intorno a Maria, la Madre del Signore, chiedendo di essere fortificati nello spirito."
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