CARDINALI: KASPER, MARX E POLETTO IN ARRIVOALLA CONGREGAZIONE GENERALE |
Le porpore vogliono sapere
Tre cardinali di peso chiedono di conoscere i segreti dell’ultimo scandalo
Vatileaks entra nel conclave. Nella prima giornata di discussione a porte chiuse e cellulari schermati, i 144 cardinali riuniti per parlare del futuro della Chiesa hanno sentito riecheggiare almeno tre volte nell’aula del Sinodo la richiesta di conoscere il rapporto riservato sulla fuga di documenti e i veleni curiali. Nella mattina sono stati tre i porporati che hanno espresso il desiderio di sapere che cosa c’è scritto nella «Relatio» preparata dalla commissione dei cardinali detective, il cui contenuto è sotto chiave.La richiesta è stata avanzata dal tedesco Walter Kasper, ottant’anni appena compiuti, in conclave per un soffio, appartiene all’ala dei vecchi curiali più critici verso la gestione della Segreteria di Stato degli ultimi anni. Stessa domanda anche da due «papabili» europei di peso. Il primo è l’austriaco Cristoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, che nel 2010 criticò pubblicamente l’ex Segretario di Stato Angelo Sodano per come erano stati gestiti i casi di abusi nell’ultimo periodo wojtyliano. Il secondo è l’ungherese Peter Erdö, arcivescovo di Budapest, considerato un possibile candidato europeo al Soglio di Pietro.
Richieste da leggere in filigrana: rappresentano infatti una volontà comune a molti porporati giunti da fuori Italia, intenzionati a discutere approfonditamente degli scandali che hanno recentemente flagellato la Curia romana. Intenzionati a fare chiarezza, e anche a prendere tutto il tempo necessario perché questa ed altre questioni - come ad esempio quella sulle finanze vaticane - siano sviscerate adeguatamente. Non è un caso che anche gli arcivescovi di Washington e di Chicago, Donald William Wuerl e Francis George, abbiano sottolineato dopo la prima congregazione generale che il caso Vatileaks sarà argomento di discussione e che «verranno poste alcune domande ai cardinali coinvolti».
Le domande sono state poste, ma per il momento le risposte si sono tenute a un livello ancora generale, senza scendere nei dettagli. Almeno questa è l’impressione che diversi cardinali hanno ricavato ascoltando le prime repliche informale del cardinale Julián Herranz, illustre canonista con una lunga esperienza curiale, molto stimato sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI. È noto che il «Papa emerito» non ha voluto divulgare il rapporto, ma ha permesso però ai tre porporati investigatori - oltre a Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi - di fornire delle indicazioni di carattere generale.
Anche le questioni legate al funzionamento della Curia hanno fatto capolino, e sono state accennate nell’intervento dell’arcivescovo di Lima, il cardinale Jean Luis Cipriani Thorne. Mentre rimane un tema centrale, soprattutto gli statunitensi, la lotta alla pedofilia clericale e la continuazione dell’opera di pulizia intrapresa da Ratzinger: «È una grave ferita nel corpo della Chiesa - dicono - e il nuovo Papa dovrà affrontarla». Altri porporati hanno fatto interventi precisi e concreti su problemi legati alle procedure. «L’impressione è che non sarà un lavoro breve», sussurra uno dei presenti all’uscita. Non c’è fretta. Il collegio cardinalizio vuole prendersi tutto il tempo necessario. Le congregazioni oggi e domani si svolgeranno solo alla mattina, anche perché i «senatori» della Chiesa vogliono avere più tempo per parlare tra di loro, per incontrarsi, per scambiarsi opinioni. Un atteggiamento, questo, che potrebbe scardinare i tentativi di accordi e di candidature precostituite.
Sarebbe però un errore considerare scandali e Vatileaks come il segno distintivo della prima giornata di dibattito: la preoccupazione della maggior parte dei presenti è quella di trovare un nuovo Papa che sappia parlare al mondo, annunciare il Vangelo in modo positivo. «Ci vorrebbe un Papa come San Francesco - confida a La Stampa un porporato influente a fine giornata - un uomo che sappia sorridere come Giovanni Paolo I, che possa mostrare il volto della misericordia di Dio. E che sappia riformare la Curia per renderla più credibile e trasparente».
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
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