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domenica 3 marzo 2013

Il dossier che fa tremare gli oppositori di Ratzinger


LA CHIESA GLI SCANDALI, LE CARTE SEGRETE

Benedetto XVI (Ap/Gregorio Borgia)
Lombardi: Benedetto XVI coraggioso come Wojtyla

CITTÀ DEL VATICANO - «Se Papa Wojtyla aveva dato con coraggio ammirevole davanti agli occhi del mondo la sua testimonianza di fede nella sofferenza della malattia, papa Ratzinger con non minore coraggio ci ha dato la testimonianza dell'accettazione davanti a Dio dei limiti della vecchiaia e del discernimento sull'esercizio della responsabilità che Dio gli aveva affidato». 

Sulla Radio Vaticana l'editoriale di padre Federico Lombardi tira le somme degli ultimi, storici venti giorni.
Lo stesso Benedetto XVI - ora «Papa emerito» che resta «nel recinto di Pietro» e ha già assicurato «reverenza e obbedienza» al suo successore - aveva chiarito nell'ultima udienza: «Non abbandono la croce». E ora le parole del portavoce vaticano, l'insistenza sul «non minore coraggio» di Benedetto XVI, sono significative quanto la sua conclusione: «Il lascito di papa Benedetto è oggi un invito alla preghiera e alla responsabilità per tutti. Anzitutto naturalmente per i cardinali a cui incombe il compito dell'elezione del Successore, ma anche e non meno per tutta la Chiesa...».
La sede vacante è iniziata alle 20 del 28 febbraio, oggi è la prima domenica senza Angelus, domani il Decano Angelo Sodano guiderà le prime due congregazioni generali dei cardinali, elettori e non, al mattino e al pomeriggio. E nelle riunioni della settimana, decisive in vista del Conclave - la data dovrebbe essere decisa martedì, potrebbero scegliere di anticiparlo all'11 marzo - sarà fondamentale il ruolo dei tre cardinali che hanno indagato su Vatileaks e preparato un dossier segreto che Ratzinger ha voluto fosse trasmesso «unicamente» al suo successore. I tre porporati ultraottantenni - Julián Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi - potranno però fornire agli altri «elementi utili per valutare la situazione e scegliere il nuovo Papa».
E ora a preoccuparsi sono coloro che hanno «remato contro» Benedetto XVI e il suo pontificato. La giustizia vaticana, per il furto di documenti riservati dall'Appartamento pontificio, ha condannato il maggiordomo «corvo» Paolo Gabriele, poi graziato dal Papa. Per la sentenza non ha avuto complici. Ma i tre cardinali, su un piano diverso, hanno condotto per mesi decine di audizioni ad altri porporati e monsignori e laici della Curia. E negli scontri sottotraccia, le tensioni, le rivalità e i veleni c'è il terreno di coltura di Vatileaks.
Joseph Ratzinger resta centrale nel Conclave 2013 come lo era stato nel 2005, e la conferma arriva sia dai primi confronti «informali» tra cardinali sia dai segnali che arrivano della Santa Sede.
Le considerazioni di padre Lombardi sul «lascito» del Papa emerito e la «responsabilità». E il commento che l'Osservatore Romano ha affidato ieri, in prima pagina, alla storica Lucetta Scaraffia sul «pontificato rivoluzionario» di Benedetto XVI: «È stato rivoluzionario anche perché si è opposto alla prassi diffusa di coprire gli scandali per evitare che l'immagine della Chiesa venisse offuscata». Una «tendenza insostenibile», si legge, contro la quale Ratzinger ha lanciato «un segnale chiaro, indicando una via da cui non c'è ritorno».
Lo schema «conservatori» contro «progressisti», già logoro, è saltato. Ora il confronto è piuttosto tra i «ratzingeriani», non necessariamente conservatori («Dobbiamo ripartire dall'intenzione fondamentale di Benedetto XVI, impostare il rinnovamento della Chiesa», spiegava un autorevole cardinale «progressista») e chi ha fatto resistenza in questi anni e magari si prepara a orientare diversamente il Conclave.
L'immagine della Curia malvagia contro il Papa è caricaturale, lo stesso Ratzinger l'ha ringraziata pubblicamente chiarendo: «Non mi sono mai sentito solo». Né si può puntare in blocco il dito contro i vecchi curiali dell'era wojtyliana o gli «esclusi». Ma se ci sono quelli che non avrebbero mai «tradito», anche per senso dell'istituzione, c'è chi ha fatto resistenza. I «veleni», del resto, non sono finiti. Solo quattro persone, oltre a Benedetto XVI, conoscono il contenuto del dossier: i tre cardinali che hanno indagato e il segretario della commissione, padre Luigi Martignani. Tutti vincolati al segreto e al di sopra di ogni sospetto.
Il sospetto, Oltretevere, è che le «voci» ricorrenti su ciò che il dossier conterrebbe, poiché nessuno lo sa, siano arrivate piuttosto dal fronte degli «indagati», da chi ne teme il contenuto: magari per alzare una cortina fumogena o nella speranza che, per reazione, non se ne parli.
Gian Guido Vecchi

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