Fra Benedetto XVI e la casta dei diplomatici in talare i rapporti non sono mai stati buoni; e adesso assistiamo, nei giochi del pre-Conclave all’estremo tentativo di riportare in primo piano la categoria.
I nunzi – o almeno una parte consistente di loro, e certamente i loro capofila, che fanno capo all’eminenza Angelo Sodano, al Prefetto per le Chiese Orientali Sandri, e al cardinale Paolo Sardi, patrono dell’Ordine di Malta - hanno sofferto alcune scelte e decisioni del regno. In primo luogo la scelta del Papa di non ricevere più i nunzi, salvo casi straordinari. Doveva riceverli Bertone, ma anche lì a quanto pare non hanno avuto molta soddisfazione…La seconda decisione, è forse fondamentale per le fortune del Pontificato di Benedetto XVI. Come Segretario di Stato, dopo una breve parentesi Sodano, ereditato dal predecessore, ha scelto un non-diplomatico, Tarcisio Bertone. Una scelta che è stata considerata da parte di buona parte della casta come uno schiaffo.
Il cardinale Bertone purtroppo non è stato fortunato in alcune scelte. Si potrebbe dire che goda di un carisma di re Mida al contrario. Ha scelto come Sostituto l’attuale prefetto di Propaganda Fide, il nunzio Filoni; che quasi subito ha cominciato a svolgere politiche, diciamo così, in divergenza da quelle del suo benefattore. Un fenomeno analogo pare sia avvenuto anche con l’attuale Sostituto (e aspirante in pectore alla Segreteria di Stato) il focolarino Angelo Becciu. A questo si è aggiunto un errore, se è vero – e non abbiamo motivo di dubitarne – che Bertone avrebbe a un certo punto promesso la berretta cardinalizia all’allora segretario del Governatorato, Carlo Maria Viganò (carriera diplomatica anche lui). Salvo che quando ha avanzato la proposta al Papa, Benedetto XVI gli ha detto chiaramente di no. Probabilmente, pensiamo noi, dopo essersi consultato con il presidente del Governatorato, il card. Lajolo, e con altri. Allora stranamente è esploso il “caso” della trasparenza e del presunto malaffare al Governatorato (ma un’inchiesta interna non ha portato a niente di sconvolgente; e giustamente Lajolo ha detto che il lavoro di riorganizzazione è stato compiuto non solo da Viganò, ma da tutto il gruppo dirigente, Lajolo compreso).
Ma intanto questa polemica ha contribuito ad inasprire ulteriormente i rapporti fra “diplomatici” ampiamente intesi – non tutti, è ovvio – e il vertice del regno di Benedetto. Forse è solo un caso, ma proprio poche settimane prima dell’annuncio della rinuncia due fra i diplomatici meno omologati alle logiche di casta, mons. Nicolas Thevenin e Ettore Balestrero sono stati promossi – ed è sicuramente una promozione – ma allontanati da Roma e dall’Appartamento, con cui avevano familiarità. Forse qualche cosa era trapelato, a dicembre, delle intenzioni del Papa, e qualcuno era stato ben attento a cogliere e interpretare segnali e mezze frasi.
Ma già da tempo si pensava al dopo. Non è casuale che qualche mese fa un importante rivista cattolica americana citasse Leonardo Sandri, il “delfino” di Angelo Sodano come possibile papabile. Leonardo Sandri era il Sostituto alla Segreteria di Stato quando Sodano era Segretario di Stato. E sia l’uno che l’altro hanno suscitato interrogativi nella gestione del caso Maciel, il più grande scandalo della Chiesa da tempi immemorabili. Padre Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, bigamo, pedofilo e chissà che cos’altro, fu protetto a Roma dalle accuse che venivano dal Messico fino a quando Benedetto XVI riuscì a punirlo. Ma ancora nel maggio 2005 un comunicato ufficiale – partito dalla Segreteria di Stato di Sodano e Sandri - arrivò a sostenere che la situazione era sotto controllo e tutte le illazioni circolate solo chiacchiere. “La Santa Sede ha recentemente informato la Congregazione dei Legionari di Cristo che in questo momento non vi è un processo canonico in corso riguardante il fondatore padre Marcial Maciel Degollado, né che sarà iniziato”.
L’ipotesi di Leonardo Sandri come successore di Benedetto XVI sembra cadere. Ma allora l’indefettibile cardinale Sodano cerca di riportare la diplomazia sugli scudi, proponendo il suo candidato come Segretario di Stato, in cambio dell’appoggio a un papa plausibile, come Odilo Scherer. Un trionfo postumo su Bertone; che a quanto pare potrebbe convergere su Scherer con il suo pacchetto di voti salesiani, avendo raccolto pochi consensi intorno al suo primo e preferito candidato, il cardinale Gianfranco Ravasi. Sandri Segretario di Stato sotto un nuovo pontefice garantirebbe la filiera dei “sodaniani” in diplomazia, i figli spirituali del porporato piemontese.
MARCO TOSATTIROMA
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