ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 marzo 2013

Lo squadrone della morte

RETROSCENA: 90 VOTI SU 115 PER FRANCESCO (THANK YOU DOLAN!)

Accordo di ferro tra Re, Sodano e Bertone (che ha dovuto ritirare Scherer che aveva attaccato Re) - Gli italiani uniti solo contro Scola (lombardi contro) - Ma I veri vincitori sono gli statunitensi capitanati da Dolan. Al prossimo giro tocca a loro…

M.Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"
Nella messa «pro ecclesia» celebrata nella Cappella Sistina alla presenza dei 114 cardinali elettori, al momento dello scambio della pace, papa Francesco abbraccia affettuoso il cardinale Giovanni Battista Re, che in Conclave ha fatto le veci di decano, e il segretario di Stato Tarcisio Bertone.
IL CARDINALE DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORKIL CARDINALE DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK
È il fermo-immagine di come sono andate le cose durante le votazioni ventiquattrore prima, sempre sotto la volta del Giudizio Universale, dipinta da Michelangelo.

Alla quinta votazione, rapidamente, si è arrivati a oltre 90 consensi su un collegio di 115 cardinali. Il cardinale elettore irlandese Sean Brady l'ha detto chiaramente: «Sono rimasto sorpreso che il consenso tra i cardinali sia stato raggiunto così presto». Così presto e così massicciamente.
Comunque, ben oltre la soglia dei 77 voti fissati dalla riforma di papa Benedetto XVI per dare maggiore coesione e unità alla scelta del Pontefice (corrispondente ai due terzi degli elettori). Soglia superata la quale è scattato l'applauso per il nuovo Papa.
È andata così. E la Chiesa e il mondo hanno avuto il loro papa Francesco, che dalle Americhe ripercorrerà al contrario le rotte della prima evangelizzazione del Nuovo Mondo. Questo almeno raccontano le voci di dentro e non solo, il giorno dopo il Conclave più social e condiviso che la storia ricordi.
Ma con quali accordi e schieramenti e pacchetti di voti di Grandi Elettori si è raggiunta la scelta del cardinal Bergoglio? Sinteticamente e, necessariamente, un po' brutalmente, il nuovo Papa è il frutto di un accordo tra il Decano del Sacro Collegio, anche se non elettore, cardinal Angelo Sodano, il cardinale Giovan Battista Re, la Curia dell'attuale segretario di Stato, Tarcisio Bertone (che aveva puntato su Odilo Scherer ma che dopo le critiche di Scherer al cardinale Re nelle Congregazioni generali ha dovuto «ritirare» il suo candidato), e cardinali statunitensi.
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Il timbro degli americani sull'elezione, che ottengono un Papa delle Americhe, l'ha messo subito, due ore dopo l'apparizione del nuovo Papa dalla Loggia delle Benedizioni, il cardinale di New York Timothy Dolan. «Siamo stati molto felici del risultato. Sono emozioni molto grandi», ha detto, e in un comunicato ufficiale ha parlato di «pietra miliare per la nostra chiesa».
Italiani uniti solo nell'escludere il cardinale di Milano Angelo Scola (persino i cardinali lombardi gli hanno votato contro). Un ruolo di tessitore nei giorni scorsi l'ha svolto nelle Congregazioni generali il cardinale non elettore, Raffaele Martino, che per 15 anni è stato il rappresentante Vaticano all'Onu, conosce benissimo l'episcopato americano e come ex presidente del Pontificio Consilio Justitia et Pax è sempre stato molto presente su tutte le questioni sociali più calde. Oppositore di Ratzinger e a favore di Bergoglio già nel Conclave del 2005.
Ma per la teologia cattolica non è lo Spirito Santo che sceglie il Papa? Una volta, molti anni fa, lo chiesero all'allora cardinale Ratzinger, che di mestiere faceva il Prefetto per la dottrina della fede ed era il Guardiano dell'ortodossia. Non rinunciando nel finale a una certa ironia, rispose così: «Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo (...), il suo ruolo dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico (...), probabilmente l'unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata».
È la stessa ironia di papa Francesco. Ai cardinali, dopo l'accettazione, ha detto: «Cari fratelli, che Dio vi perdoni».
3 - IL DISCORSO DELLA SVOLTA «LA VANITÀ DEL POTERE È PECCATO PER LA CHIESA»
Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"
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«La vanità del potere è un peccato per la Chiesa». Chi c'era, racconta ancora emozionato l'intervento del cardinal Bergoglio alle Congregazioni generali, sabato scorso. Nessuno lo dava per favorito. Né fuori, né dentro il Vaticano. Eppure è bastato che prendesse la parola, una volta sola, a dispetto dei fiumi di parole spesi da altri, perché su di lui si catalizzasse la commossa attenzione dei presenti, che mercoledì si sarebbe trasformata nel voto plebiscitario finale.
Ma come ha fatto? Quali argomenti ha usato? Quali parole? Dal segreto imposto ai cardinali filtra l'eco di quell'esortazione che ha lasciato il segno. Tutta improntata a riportare la Chiesa alla semplicità del messaggio evangelico. «La Chiesa deve camminare con la gente e prendere il passo del povero», ha ricordato il cardinale che viene, come ha detto lui, «quasi dalla fine del mondo», ma non intende dimenticare i suoi compagni di strada: gli ultimi.
«Non è pensabile avere un pastore a monte e un gregge a valle», ha ribadito Bergoglio, citando una frase pronunciata da un cardinale africano e facendo vibrare di emozione la gran parte dei cardinali venuti dal Sud del mondo. Là dove la Chiesa è viva, popolosa, vicina ai problemi della gente, soprattutto la miseria, e stanca di essere governata da un Nord egoista.
Un discorso ricco di accenni alla necessità di fare pulizia all'interno della Chiesa. Tutti insieme. Un richiamo alla collegialità che ha voluto esprimere da subito, anche nel discorso-manifesto pronunciato appena eletto «Papa»: una parola che non ha mai pronunciato. Preferendo definirsi il «vescovo di Roma». Nessuna «vanità del potere», ma una chiamata di responsabilità che ha esteso a tutto il popolo della Chiesa.
TIMOTHY DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK jpegTIMOTHY DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK JPEG
Parole facili e chiare. Pronunciate con quel suo tono dolce, ma fermo. Lo stesso che ha subito conquistato piazza San Pietro, convincendo fedeli, turisti e semplici curiosi a tacere, in preghiera. Eccolo l'altro punto del suo discorso alle Congregazioni. «Occorre passare da una Chiesa regolatrice della fede a una Chiesa che facilita e trasmette la fede», aveva ricordato l'arcivescovo di Buenos Aires, invitando i porporati ad una svolta autentica. Quella che ha voluto rendere ancora più evidente prendendo il nome di Francesco: il santo che restaurò la Chiesa in rovina.

BERGOGLIO O BADOGLIO? L’OMBRA LUNGA DEI DESAPARECIDOS

“Aiutò i generali assassini”: è l’accusa del Kirchner-boys - Per Horacio Verbitsky e la stampa vicina alla presidente, che sarà a Roma, “Errare è divino” - I cattolici di base adorano “El Jesuita”, le madri di Plaza del Mayo lo detestano - Dalla fine del mondo grane a raffica per Bergoglio…

Rocco Cotroneo per il Corriere della Sera
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Che faccia avrà fatto Cristina Kirchner alla notizia? Forse la stessa del leader polacco Edward Gierek in quell'ottobre del 1978, quando dal Conclave spuntò il peggior Papa che poteva capitargli. Fine della sfida domestica, per manifesta inferiorità. La storiella non ha nome, ma un volto, quello di un signore elegante di mezz'età, capelli ancora nerissimi e baffi, origini siciliane. Osserva incuriosito la cattedrale di Buenos Aires, Plaza de Mayo, circondata da cavi e telecamere di tutto il mondo.
Ha appena finito di discutere del tema con un altro passante, che invece la pensa all'opposto: è lui, il Papa argentino, a doversi preoccupare, perché la partita non è finita e gli scheletri nell'armadio esistono. E gli argentini, quando vogliono, giocano duro e pallone a terra.
Riassumiamo. Quali sono stati davvero i comportamenti di Jorge Mario Bergoglio, all'epoca 40enne gesuita, durante la dittatura militare che insanguinò il suo Paese? E perché se ne parla ancora, in relazione ai (pessimi) rapporti con il governo del suo Paese? Il ventaglio delle opinioni è vasto: si va da complice degli assassini a accondiscendente, poi viene distratto, neutro e infine l'assolutorio «tutto falso, si è comportato bene, aiutando i perseguitati».
Ieri il quotidiano di Buenos Aires Pagina 12 , vicino al governo, ha titolato l'elezione di papa Francesco con un polemico «Dios Mio!», che equivale assai probabilmente alla reazione della Kirchner. Titolo dell'articolo principale: «Errare è divino». L'editoriale è affidato a Horacio Verbitsky, il grande accusatore di Bergoglio. È un giornalista e scrittore di valore, ha il merito di aver rivelato molte atrocità dei militari.
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Da tempo è considerato l'eminenza grigia dei governi K: se con Nestor era soprattutto un consigliere sul tema dei diritti umani, con la vedova Cristina si dice sia stato promosso a consigliere su tutto. Ieri Verbitsky ha scritto che il papato del suo connazionale sarà un Ersatz , parola tedesca che significa più o meno pappetta.
La presunte rivelazioni di Verbitsky nascono dal libro chiamato El Silencio, uscito nel 2005, pochi mesi prima del Conclave che avrebbe nominato papa Ratzinger. La data non pare casuale, e si dice addirittura che fotocopie scottanti di quel lavoro finirono tra le mani dei cardinali, i quali a Bergoglio papa pensarono seriamente già da allora. Il cardinale argentino, ormai è risaputo, prese 40 voti prima di desistere e far concentrare i voti su Ratzinger.
L'accusa è che l'allora generale dei gesuiti argentini facesse il doppio gioco con i militari, lasciando fare i preti progressisti (all'epoca considerati sovversivi) per poi denunciarli al regime. Su un caso specifico venne interrogato come testimone due anni fa, il sequestro con torture di due gesuiti. Bergoglio dichiarò di aver interceduto presso il governo per ottenere, invano, la liberazione dei due mentre Verbitsky scrisse che li aveva praticamente consegnati lui. Il nome di Bergoglio spuntò poi in due processi sul furto di neonati alle oppositrici poi fatte sparire dai militari.
videlaVIDELA
I parenti testimoniarono di essersi rivolti al sacerdote chiedendo disperatamente aiuto, almeno per rintracciare i bambini. La risposta sarebbe stata quella di lasciar perdere, perché i piccoli stavano bene, in qualche altra famiglia. Altri episodi citati da Verbitsky indicherebbero come minimo la distrazione del religioso rispetto al dramma che stava attraversando l'Argentina.
Nel libro-intervista El Jesuita , scritto dagli italo-argentini Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, l'attuale Papa offre la sua versione dei fatti, e i due giornalisti smontano tutte le accuse. Ieri in sua difesa è sceso anche il premio Nobel Adolfo Perez Esquivel, campione dei diritti umani: «Ci sono stati vescovi complici della dittatura, ma Bergoglio non è stato uno di loro. Molti religiosi che chiesero aiuto ai militari per ottenere grazie e liberazioni non ottennero nulla». Divise le militanze storiche argentine: l'ex arcivescovo di Buenos Aires non è amato dalle «Madri» e dalle «Nonne» di Plaza de Mayo, mentre i gruppi cattolici di base lo difendono a spada tratta.
Il resto è un lungo e assai poco comune rapporto di disistima reciproca tra Bergoglio e i Kirchner al governo sin dal 2002, guarda caso maturato dopo la riapertura dei dossier sulla dittatura. Lui, il prelato che vive modestamente, della coppia al potere ha denunciato l'esibizionismo e gli annunci altisonanti. Poi si è battuto come un leone contro il matrimonio gay e l'aborto, perdendo entrambe le battaglie.
Per tutta risposta, Nestor Kirchner lo definì una volta «il diavolo in abito talare». Mercoledì sera, dopo la fumata bianca, la presidenta ci ha messo tre ore buone prima di emettere una nota. Assai formale. Ieri mattina ci ha ripensato annunciando il viaggio a Roma per l'insediamento di papa Francesco. La cosa si è fatta più seria, insomma.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/bergoglio-o-badoglio-lombra-lunga-dei-desaparecidos-52468.htm

SCOLAPASTA: LA PARTITA DEL CONCLAVE DECISA DAI BRASILIANI

Scola si è ritirato quando ha capito che i voti per Odilo Scherer non sarebbero finiti a lui - Il Grande elettore di Bergoglio? Il brasiliano Claudio Hummes - A favore di Papa Francesco anche i wojtyliani di ferro - Decisivo il quinto spoglio - Italiani divisi e sconfitti come previsto…

Franca Giansoldati per Il Messaggero
La rivoluzione è iniziata l'altra sera, dopo che il cardinale Re si è avvicinato per chiedergli: accetti la tua elezione a Sommo Pontefice? E dopo che sono state bruciate tutte le schede nella stufa e si è resa ben visibile la fumata bianca dal comignolo; poi sono trascorsi più di 50 minuti prima che Francesco facesse capolino dalla Loggia delle Benedizioni per mostrarsi al mondo.
Cardinale ScolaCARDINALE SCOLA
Ha dovuto prima vestirsi di bianco, accettare l'atto di ossequio degli elettori, intonare il Te Deum (che ha fatto rifiutando di sedersi sul trono papale, restando sempre in piedi). In piazza erano in molti a chiedersi il perché di quella lunga attesa. Anche il dietro le quinte di una cerimonia segreta e unica al mondo a volte può essere attraversata da piccoli gesti che fanno capire tanto del carattere di una persona. Francesco tra le prime cose ha voluto telefonare proprio a Ratzinger, per sottolineare il legame di fiducia esistente. Un grande gesto. Poi si è affacciato con quel «buonasera» un po' spiazzante.
IL GRANDE ELETTORE 
Accanto a lui era presente un cardinale brasiliano, Claudio Hummes, ex arcivescovo di San Paolo del Brasile e già prefetto della congregazione del Clero. Certamente il suo più grande elettore e amico fidato. Bergoglio lo ha voluto vicino a sé in quella occasione riconoscendo che grazie all'infaticabile e paziente rete tessuta dietro le quinte per giorni e giorni dal porporato brasiliano si è creata una piattaforma di consensi tale da poterla immettere in conclave al momento giusto, in caso di stallo, quando i candidati favoriti della vigilia - Scola, Scherer e O'Malley - cominciavano a dare segni di cedimento.
I loro consensi non crescevano come avrebbero dovuto, c'erano resistenze e veti incrociati, gli italiani divisi. Il ticket Scola-Sandri (quest'ultimo come Segretario di Stato) era la grande carta che una parte dei curiali contava di introdurre per raggiungere la soglia dei 77 voti. Il tentativo era di far confluire sul porporato milanese - che per la verità era apparso un po' riluttante e nelle congregazioni generali aveva ricordato che non sono possibili accordi pre Conclave e che quindi si sentiva in imbarazzo per le voci riguardo a promesse di futuri incarichi - i voti di una fetta importante di curiali che nelle prime votazioni avevano probabilmente accordato il loro consenso a Odilo Scherer, l'arcivescovo di San Paolo del Brasile con un passato nella curia romana.
PAPA BERGOGLIOPAPA BERGOGLIO
Poi è successo qualcosa che ha fatto mutare il vento, Scola si è ritirato dalla corsa e al quarto scrutinio Bergoglio ha iniziato a prendere voti, fino al quinto spoglio. Decisivo. Al 77esimo voto è scattato un lungo applauso, ma la conta a suo favore è andata avanti. Oltre 80 voti. Il cardinale Damasceno (brasiliano) ha spiegato che i latino-americani hanno molto apprezzato il valore di Bergoglio e, così la storia si è scritta in questo modo, a prescindere da Scola che «semplicemente non ha raggiunto il consenso».
VALLINI 
A favore di Francesco sarebbero arrivati anche voti dei wojtyliani di ferro. Il cardinale Dziwiz parlando con alcuni sacerdoti ha riferito che Francesco, prima di essere un uomo di Benedetto XVI, è una figura creata da Giovanni Paolo II «al quale deve tutto». Per questo gli chiederà di portare la Gmg in Polonia nel 2015, anno coincidente con il 1050 anniversario del battesimo della nazione. L'altro cardinale che Francesco aveva accanto era Vallini, il vicario di Roma. Attraverso una lettera ai romani ha «apprezzato» la sua «fermezza nel condannare i peccati, i comportamenti indegni e le controtestimonianze».

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/scolapasta-la-partita-del-conclave-decisa-dai-brasiliani-52489.htm

ARGENTINA: BERGOGLIO TRA GOLPE E REALPOLITIK

L’elezione dell’argentino Bergoglio riapre vecchie ferite che il Vaticano cercava di ignorare - Durante la dittatura di Videla e Massera molti esponenti del clero si resero complici dei massacri, facendo le spie o coprendo la repressione...

Maurizio Chierici per il "Fatto quotidiano"
L'America Latina è il continente dove la religione è vissuta in pubblico: chiese, radio, tv. Accompagna e determina la politica in uno spazio aperto alla folla dei cristiani più grande del mondo. Chiesa cattolica che sta con la gente, ma quale tipo di gente?
videlaVIDELA
Le analisi divergono anche se la scelta in apparenza sembra semplice. Se i governi sono l'espressione dei popoli, la stessa folla si affida alla Chiesa, ma se i governi soffocano la gente dovrebbero soffocare anche la Chiesa il cui annuncio accompagna l'impegno alla solidarietà. Tocca ai governi decidere quale ruolo scegliere e alla Chiesa quale solidarietà esercitare. La pratica si sforza di non isolare le buone relazioni fra Roma e il Vaticano. Scelta non semplice nel continente spagnolo sospeso tra il passato della Teologia della Liberazione non gradita alla Roma di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e la realpolitik di tanti governi.
Cronaca degli ultimi anni nell'Argentina in transito dai militari alla democrazia dei Kirchner. Nella Buenos Aires 1976, giorno prima del golpe, la conferenza episcopale incontra il generale Videla e l'ammiraglio Massera, affiliato alla loggia di Licio Gelli. Si formalizza l'accordo per una "serena convivenza". Garantisce monsignor Tortolo, vescovo militare. Gran parte dei vescovi e il nunzio apostolico Pio Laghi assistono all'insediamento di dittatore accanto all'ammiraglio Massera.
Laghi è il solo diplomatico presente. Manca il vescovo Angelelli ucciso poco dopo. Non c'è il vescovo Carlos Ponce assassinato in un finto incidente stradale. Ma il primo a morire è don Carlos Mungica fondatore del movimento sacerdoti terzomondisti. Poi tocca a padre José Tedeschi e all'intera comunità dei pallottiniani: 3 preti, 2 seminaristi. Mentre altri preti si nascondono o finiscono nelle prigioni segrete, l'omelia del nunzio Pio Laghi rasserena gli animi. "L'Argentina ha un'ideologia tradizionale e quando qualcuno impone idee estranee, la nazione reagisce. I soldati adempiono al loro dovere primario di amare Dio e la Patria". Laghi è un tennista disinvolto.
Due volte la settimana sfida l'ammiraglio Massera. Quando torna a Roma diventa cardinale. Paolo VI, stanco e malato, viene tenuto all'oscuro e solo un anno dopo si rivolge alla commissione episcopale con una lettera insolitamente arcigna: perché tacete? La commissione risponde condannando i delitti senza parlare del governo. Il Vaticano non viene informato dei ragazzi che spariscono: migliaia. E se qualcuno sa, tace per non turbare il pontefice.
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Tina Boitano, e altre madri di Piazza di Maggio decidono di arrivare a Roma per informare il nuovo papa Giovanni Paolo II dei figli che militari in borghese hanno portato via mentre uscivano dalla messa o dall'università. Del nunzio e dei vescovi ormai non si fidano. Risposte vuote. Per sopravvivere in Italia fanno le perpetue.
Qualcuno le infila in un'udienza e la Boitano allunga un foglio al Wojtyla che la sfiora. E nell'Angelus della domenica Giovanni Paolo II pronuncia per la prima volta la parola "desaparecidos" e chiede spiegazioni al cardinale Aramburu. Chiesa divisa: la paura e l'obbedienza dovuta al primate argentino non sdegnoso verso i militari, frena chi si ribella alla violenza.
Non tutti hanno il coraggio della protesta. E quando i golpisti perdono il potere, la reticenza della Chiesa continua. Parlo col vescovo Laguna, portavoce della commissione episcopale, mentre il default inginocchia l'Argentina. Prima del colloquio fa sapere: "Appartengono all'Opus Dei". 2001: due vescovi chiedono perdono. Il vecchio Karlik e Novak ormai sul letto di morte. Hanno aiutato nell'ombra le vittime impaurite ma riconoscono di aver taciuto quando "dovevamo parlare".
Monsignor Laguna non è d'accordo sulla forma della confessione. " Potevano invocare perdono per la loro diocesi, non nel nome della Chiesa. La Chiesa è stata chiara con la dovuta cautela. Bisogna riconoscere che certe complicità hanno aiutato il silenzio: piccoli preti ma anche membri della gerarchia frequentavano i comandanti con amicizia".
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Rifiuta l'ambiguità di Pio Laghi: "So quanto si è prodigato per salvare chi poteva salvare...". E l'opacità continua fino ai nostri giorni. Christian von Wermich, sacerdote che "consolava" nella confessione gli studenti destinati a sparire nei sotterranei della tortura, Scuola Meccanica della Marina (oggi museo Nunca Mas), sta scontando l'ergastolo per aver ingannato con trappole sacrileghe 34 ragazzi. Sette non sono mai tornati. Usava la confessione per sapere i nomi degli amici nascosti. Subito li faceva arrestare.
Accompagnava le "sue" vittime a morire invitando alla serenità: "Volontà del Signore". Un anno fa scrive una lettera ai giornali: lamenta la costrizione di non celebrare messa davanti ai carcerati. "La Chiesa conferma la mia piena dignità sacerdotale, perché il Direttore dell'Istituto mi impedisce di esercitarla?". Ancora un anno fa sopravviveva la curiosità senza risposta: come mai non è stato sospeso a divinis come è successo a ogni teologo della liberazione?

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