I timori della Curia in attesa delle prime nomine e delle scelte di Francesco sulla successione alla Segreteria di Stato
Chi era lì, accanto al Papa appena eletto, racconta che alcuni esponenti della Curia romana avevano facce di cera. Più che paura, mostravano smarrimento: la perdita della bussola da parte di un mondo che si sente di colpo superato, scavalcato. Destinato a cambiare o a finire. La vera notizia è che nessuno, almeno in apparenza, è in grado di prevedere che cosa abbia in testa Francesco sul prossimo segretario di Stato vaticano; sulla riorganizzazione della Curia; sul futuro dello Ior, la controversa «banca del Papa». E la prospettiva che voglia prendersi qualche settimana di tempo prima di decidere non viene percepita come un segno di esitazione, o della volontà di temporeggiare. Tutti sentono che alla fine, e fra non molto, le decisioni arriveranno, e apriranno in modo indiscutibile una pagina nuova.
Si guarda molto al momento in cui Tarcisio Bertone lascerà la Segreteria di Stato, perché la figura del suo successore indicherà le intenzioni di Francesco. Eppure, per quanto certo il cambio della guardia non offre certezze, ma solo presagi di rottura con il passato. L'ipotesi che un pontefice argentino non possa che nominare come suo «primo ministro» un italiano in nome di una sorta di compensazione per la mancata elezione in Conclave, è tutta da verificare. L'unico elemento sul quale qualcuno azzarda previsioni, è che il «primo ministro» venga scelto fra le file dei diplomatici vaticani, trascurati nell'era di Benedetto XVI. L'esigenza di ricostruire un'agenda internazionale che negli ultimi anni è apparsa sfilacciata e piena di smagliature, è sentita in modo acuto. Per il resto, Jorge Bergoglio in realtà è un italoargentino e dunque in teoria «copre» la casella di due nazionalità. Ma soprattutto, la sua candidatura è maturata e lievitata in silenzio e seguendo dinamiche nuove, negli episcopati americani del Nord, del Centro e del Sud.
La sensazione è che il nome aleggiasse da tempo, senza che i cardinali europei se ne rendessero conto fino in fondo, se non al mattino di mercoledì, a giochi quasi chiusi; e mentre il numeroso «partito italiano» accarezzava ambizioni e perpetuava conflitti destinati a spiazzarlo. Filtra un episodio indicativo. Domenica scorsa, quando mancavano due giorni all'apertura del Conclave, Bergoglio aveva incrociato in piazza Navona, a Roma, Thomas Rosica, canadese, presidente della televisione «Salt and Light», «Sale e Luce». Il sacerdote gli aveva chiesto se fosse nervoso. «Un po'», aveva replicato l'allora arcivescovo di Buenos Aires. «Pregate per me, perché non so che cosa i miei fratelli cardinali mi stiano preparando». Sembra di capire che già allora una porzione potente e compatta del Conclave «guardava a Ovest», come ha sintetizzato ieri il quotidiano finanziario The Wall Street Journal , con orgoglio americano prima che statunitense: lo stesso che il giorno prima aveva imputato al cardinale italiano Angelo Scola legami stretti con la politica.
Il problema è che adesso Francesco sta cominciando a guardare a Roma, e i piccoli gesti che compie sono potenzialmente così di rottura da far pensare a cambiamenti più radicali di quelli avvenuti nel 1978 con l'elezione di Giovanni Paolo II. «È la fine del papa re e della corte vaticana», scolpisce un conoscitore profondo dei riti e delle logiche della Roma pontificia. Si registra una certa concordia nel ritenere che il suo mandato sia quello di fare pulizia nella Curia, e di evitare che si ripetano le tensioni che hanno sfigurato l'episcopato italiano. Una delle tante leggende che cominciano già a fiorire, racconta che quando subito dopo l'elezione il cerimoniale gli ha porto la mantellina rossa bordata di ermellino, il pontefice avrebbe risposto: «Monsignore, questa la metta lei. È finito il Carnevale». Vero o no, l'istinto di sopravvivenza della Curia ha captato subito che il Vaticano potrebbe essere all'inizio di un rinnovamento radicale, una «rivoluzione della frugalità e dell'esempio».
Probabilmente era un cerimoniale che Benedetto XVI subiva più che volere; ma che ha finito per apparire la cifra controversa di una Chiesa messa a confronto con una crisi non solo della fede e delle vocazioni, ma dell'economia mondiale. C'è chi reagisce alla novità con un conformismo ai confini del servilismo, sostenendo di avere sempre pensato a Bergoglio come vero candidato; e annuendo alle rotture del passato dicendo che «era ora». E chi, più cautamente, cerca di decifrare le intenzioni di questo gesuita argentino chiamato a ridisegnare la mentalità, prima che le strutture del governo vaticano. «Bergoglio non è solo un papa che sta con i poveri, ma un papa povero, che da tempo ha compiuto questa scelta». Chi lo fa presente, però, invita a non sottovalutarlo: la biografia di Francesco è quella di un uomo determinato. E se anche le nomine verranno dopo, «fra qualche settimana», si spiega, è solo perché vuole scegliere qualcuno che impedisca alla Curia di imbrigliarlo. Il nuovo Papa è chiamato ad archiviare un Vaticano. E lo farà.
Massimo FrancoCOMINCIANO LE PULIZIE DI PASQUA IN VATICANO!
Più che un papa, Bergoglio è un incrocio virtuoso fra grillini, rottamatori e “scope” padane - Francesco potrebbe spedire in clausura il cardinale Law, accusato di aver coperto migliaia di casi di pedofilia ma finora protetto dal Vaticano e messo comodo a Santa Maria Maggiore...
Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"
PAPA BERGOGLIO
A un certo punto, varcato il portale di Santa Maria Maggiore, lo sguardo di Papa Francesco s'è fatto cupo. Non s'aspettava di incontrare il cardinale messicano Bernard Francis Law, un grosso uomo di 82 anni, ormai in pensione senza aver mai scontato l'accusa di aver coperto i preti pedofili nella diocesi di Boston. L'associazione statunitense Snap (la rete delle vittime degli abusi) ha elencato più di cinquemila episodi: undici anni fa, nel 2002, il cardinale Law fu costretto a dimettersi, chiese perdono e annunciò un ritiro spirituale mai avvenuto.
Al contrario, fu promesso proprio arciprete di Santa Maria Maggiore. Il pontefice non voleva condividere le prime fotografie e le prime immagini pubbliche con un principe vaticano macchiatosi di enormi peccati, e non ha trattenuto il pensiero, anzi il desiderio: "Non voglio che frequenti ancora questa basilica". Anche se privato di qualsiasi carica, Law risiede ancora nel palazzo di Santa Maria Maggiore.
Al Fatto risulta che il pontefice argentino, come primo atto di pulizia, sia intenzionato a far trasferire il prelato: in clausura sarebbe perfetto. E sarebbe una rivoluzione per il Vaticano che ha protetto Law sottraendolo al percorso giudiziario americano. Perché nel 2004, mentre negli Stati Uniti cominciavano i processi e la diocesi di Boston pagava risarcimenti milionari, il cardinale di Torreòn fu elevato ad arciprete di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche patriarcali, cioè papali, assieme a San Pietro, San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le mura.
PAPA BERGOGLIO
Nessuno ha mai punito o messo in discussione la posizione di Law, reggente a Santa Maria Maggiore per sette anni, che ha persino celebrato il funerale di Giovanni Paolo II e che ebbe una parte determinante nel Conclave che elesse Benedetto XVI. Ma non passò inosservato. Furono proprio i gesuiti, l'istituto religioso cui appartiene Jorge Mario Bergoglio, a polemizzare con la Santa Sede: "È un altro esempio delle opposte visioni fra il Vaticano e la Chiesa americana.
É una scelta che può riaprire ferite che avevano appena cominciato a rimarginarsi", disse al New York Times, Keith Pecklers, docente all'Università Gregoriana di Roma. Non senza imbarazzi, padre Federico Lombardi, il portavoce gesuita del Vaticano, ha comunicato la presenza di Law con una formula particolarmente abile per far capire che si trattava di un'iniziativa personale dell'anziano prelato.
Tradotto: nessuno l'aveva invitato. "Il cardinale Law - ha spiegato Lombardi - era stato informato dell'arrivo del Papa e ha voluto essere presente a questo momento". Forse l'ultimo. Perché il Papa argentino farà spesso visita in basilica per pregare la Madonna, ma non vuole più rivedere Law.
PAPA JORGE MARIO BERGOGLIO A SANTA MARIA MAGGIORE
IL primo giorno da vicario di Cristo di Bergoglio è trascorso con le prime (e indirette) conferme. Il Papa vuole sfruttare il tramite di padre Georg Ganswein per avere un buon rapporto e un costante dialogo con Joseph Ratzinger: l'arcivescovo tedesco abiterà nell'ex monastero adibito a nuova casa di Benedetto XVI, ma resterà anche prefetto per la Casa Pontificia. Avranno un ruolo rilevante anche i cardinali Claudio Hummes (Montenegro) e Franc Rodé (Slovenia), da sempre vicini all'ex arcivescovo di Buenos Aires.
Papa Francesco dovrà ancora riformare la Curia: si prevedono poteri minori per il segretario di Stato; Tarcisio Bertone dovrebbe lasciare entro dicembre (quando compirà 79 anni); il governo vaticano spetterebbe a un italiano. In corsa ci sono i monsignori Luigi Ventura, Angelo Becciu, Lorenzo Baldissera e il cardinale Mauro Piacenza. Non è ancora iniziato il pontificato di Papa Francesco, l'uomo che viene dalla fine del mondo, ma per molti sembra già finito.
LA DURA LAW DI BERGOGLIO: CACCIATO O EVITATO?
La rivoluzione di Bergoglio, che ha condannato la “mondanità”, continua e la Curia romana sembra solo un lontano ricordo - Papa Francesco a Santa Maria Maggiore ha incrociato il cardinale Law, accusato di aver coperto i preti pedofili - Law non si è nemmeno avvicinato...
1 - PAPA: P. LOMBARDI, NULLA DA AGGIUNGERE SU CARD. LAW A S. MARIA MAGGIORE
(Adnkronos) - ''Il cardinale Law era presente in modo discreto nella cappella insieme ai membri del capitolo e ai confessori, essendo stato fino a poco tempo fa l'arciprete di S. Maria Maggiore. Poi e' tornato a casa sua. Niente da aggiungere''. Lo dice all'Adnkronos padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, in merito ad alcune ricostruzioni giornalistiche secondo le quali ieri Papa Francesco, durante la sua visita alla Basilica di S. Maria Maggiore, a Roma, avrebbe chiesto che il cardinale Bernard Francis Law, accusato di aver coperto i preti pedofili nella diocesi di Boston, fosse allontanato dalla Basilica.
CARDINALE BERNARD FRANCIS LAW(Adnkronos) - ''Il cardinale Law era presente in modo discreto nella cappella insieme ai membri del capitolo e ai confessori, essendo stato fino a poco tempo fa l'arciprete di S. Maria Maggiore. Poi e' tornato a casa sua. Niente da aggiungere''. Lo dice all'Adnkronos padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, in merito ad alcune ricostruzioni giornalistiche secondo le quali ieri Papa Francesco, durante la sua visita alla Basilica di S. Maria Maggiore, a Roma, avrebbe chiesto che il cardinale Bernard Francis Law, accusato di aver coperto i preti pedofili nella diocesi di Boston, fosse allontanato dalla Basilica.
2 - IL PAPA CHE PAGA IL CONTO E RIFIUTA L'AUTO BLU - NO ALLA CROCE D'ORO E ALLA GENDARMERIA - IL CASO DELL'INCONTRO EVITATO CON IL CARDINALE LAW
Gian Guido Vecchi per il "Corriere della Sera"
Gian Guido Vecchi per il "Corriere della Sera"
«Bisogna uscire, andare verso chi ha bisogno, annunciare il Vangelo nelle periferie». Quando Francesco si rivolge per la prima volta ai cardinali è ancora la sera dell'elezione, a cena nella Domus Sanctae Martae si è sciolta la tensione del Conclave, gli elettori intonano un «tanti auguri a te» e Jorge Mario Bergoglio sorride, «che Dio vi perdoni!».
Il nuovo Papa, salutato il «popolo» dalla loggia di San Pietro, è sceso, ha respinto con un gesto la berlina scura targata SCV1 - la targa più esclusiva del pianeta, quella del Pontefice - ed è salito assieme ai cardinali sul pullmino che nei due giorni di Conclave ha fatto da navetta tra la Sistina e l'albergo vaticano.
Uscire, muoversi. La frase riportata dal cardinale Fernando Filoni, «ci ha detto che l'evangelizzazione suppone zelo apostolico», è solo la premessa a ciò che Francesco dirà nella Sistina, nell'omelia della messa «pro Ecclesia» celebrata ieri pomeriggio, come da tradizione, nel luogo dell'elezione. Per tradizione il Papa dovrebbe anche pronunciare un'«allocuzione» in latino, di solito preparata nella notte dagli uffici. Francesco, invece, parla a braccio in italiano.
E dice che bisogna muoversi, «chiedo che tutti noi abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore», perché «quando non si cammina, ci si ferma» e «quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo». Poi resta in piedi sorridente, anziché sedersi sulla «sedia del Papa», per ricevere l'omaggio dei cardinali.
Sono parole che ricordano l'esortazione di Benedetto XVI perché la Chiesa «si liberi del suo fardello mondano». Il nuovo Papa allarga le braccia, come a dire che la dignità della carica non basta: «Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore».
PAPA BERGOGLIO FRANCESCO IN METRO
È un richiamo alla Chiesa delle origini e all'essenziale della fede, come quando dalla loggia si è definito «vescovo di Roma»: l'annuncio implicito di una maggiore collegialità tra il Papa e i vescovi e insieme un ritorno ai fondamentali, il Papa è tale e ha il primato in quanto vescovo di Roma, non viceversa. Ma soprattutto è un monito contro il fariseismo, un tema ricorrente nel suo pensiero.
Sei anni fa il mensile «30 giorni» gli chiese: secondo lei qual è la cosa peggiore che possa capitare alla Chiesa? L'allora cardinale Bergoglio non la mandò a dire: «È quella che Henri de Lubac chiama "mondanità spirituale". È il pericolo più grande per la Chiesa, per noi, che siamo nella Chiesa. "È peggiore", dice de Lubac, "più disastrosa di quella lebbra infame che aveva sfigurato la Sposa diletta al tempo dei papi libertini". La mondanità spirituale è mettere al centro se stessi. È quello che Gesù vede in atto tra i farisei, voi che vi date gloria. Che date gloria a voi stessi, gli uni agli altri...».
Così i gesti di Francesco nel suo primo giorno da Pontefice non sono «colore» né la semplice espressione di un'indole austera e aliena dallo sfarzo. Già nella «stanza delle lacrime», appena eletto, Francesco aveva indossato solo la semplice talare bianca e congedato il cerimoniere Guido Marini che gli porgeva la mozzetta di velluto rosso bordata d'ermellino e croce d'oro dei Papi, «io mi tengo la mia croce di ferro».
Ieri mattina s'è alzato prima dell'alba per le preghiere, nella stanza 201 riservata al pontefice nella Casa Santa Marta - sono stati tolti i sigilli all'Appartamento, ma occorrerà qualche settimana per sistemarlo -, e ai cerimonieri che volevano portarlo dal sarto ha detto: prima si va dalla Madonna.
IL PAPA FRANCESCO IN AUTOBUS CON I CARDINALI
Alle otto del mattino - un piccolo mazzo di fiori in mano - era già a Santa Maria Maggiore, «lasciate la basilica aperta, sono un pellegrino e voglio andare da pellegrino tra gli altri pellegrini», per pregare davanti alla «Salus populi romani», la Theotókos (Madre di Dio), un'icona venerata a Roma che la devozione popolare attribuisce a San Luca e tra l'altro è particolarmente cara ai gesuiti: ne portavano con sé delle copie missionari come Francesco Saverio e Matteo Ricci ed è la prima immagine della Vergine arrivata in Cina.
Del resto, per il primo Papa gesuita della storia, quel luogo è particolarmente importante: nella cripta della «cappella Sistina» della basilica, all'altare col presepe di Arnolfo di Cambio, il fondatore della Compagnia di Gesù, Ignazio di Loyola, celebrò la sua prima messa nella notte di Natale del 1538. Così Francesco si ferma in preghiera nella cappella e sosta davanti alla tomba di San Pio V. Poi incontra i confessori e raccomanda loro: «Siate misericordiosi».
BERGOGLIO MANNELLI
Di fronte alla Basilica i ragazzi della scuola Albertelli lo salutano dalle finestre, il traffico si blocca, un giovane si avvicina tenendo per mano la moglie incinta, «la benedizione per mio figlio, Padre Santo», «quanto?», «cinque mesi, cinque mesi!», e Francesco le posa la mano sulla pancia mormorando una preghiera. La gente s'avvicina, il Papa mette un po' in difficoltà i gendarmi ma vuole camminare tranquillo, «non mi servono le guardie, non sono un indifeso!». Nella basilica c'è pure il cardinale Law, arciprete emerito - costretto a lasciare Boston per aver coperto lo scandalo pedofilia, nel 2004 fu mandato lì - ma il Papa non lo incontra, solo un saluto formale poi Law si tiene a distanza.
Ma il colpo di scena deve ancora arrivare. «Grazie di tutto, quanto vi devo?». Alla Domus Paolo VI di via della Scrofa - l'antico collegio teutonico di Sant'Ignazio -, ieri mattina erano basiti. È la «casa del clero» (pensione completa 85 euro, mezza 72,50, solo camera e prima colazione 60) dove il cardinale Jorge Mario Bergoglio aveva lasciato alcune valigie prima di andare in Vaticano. Finito il Conclave papa Francesco è tornato a prendere le sue cose. E ha pagato il conto. «Per dare il buon esempio», ha spiegato tranquillo il padre gesuita Federico Lombardi.
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