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sabato 16 marzo 2013

Mea Maxima Culpa

Mea Maxima Culpa, il nuovo documentario che accusa la Chiesa
Un documentario che si preannuncia come “shock”, che attacca direttamente Benedetto XVI e fa, come al solito, di tutta un’erba un fascio. Accusa tutto e tutti, secondo una retorica già collaudata.
“Si tratta di un problema devastante per quanto riguarda la coscienza credente,” ha dichiarato il regista. E sulla rinuncia ha aggiunto: “Penso che queste dimissioni siano la cosa migliore di questo Papato. Ha confermato l’umanità del compito: non è una figura divina. È il vicario di Cristo. Solo un uomo con un lavoro”.

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11 marzo 2013
Mea Maxima Culpa”, il doc shock che turberà il nuovo Papa
Esce il 20 marzo il documentario del premio Oscar Alex Gibney sullo scandalo pedofilia che coinvolse il reverendo Lawrence Murphy e su analoghi episodi in Italia e Irlanda. Anteprima a Roma lunedì 18
Secondo un’inchiesta dell’Associazione Internazionale SNAP (Survivor Network of those Abused by Priests) per le vittime dei preti pedofili, ben l’8-9% dei sacerdoti oggetto d’indagine sono poi risultati colpevoli di abusi a danno di bambini. A conferma della gravità di una situazione che non potrà essere ignorata dal nuovo Papa, arriva nelle sale italiane mercoledì 20 marzo, grazie a Feltrinelli Real Cinema, il documentario shock Mea Maxima Culpa – Silenzio nella casa di Dio di Alex Gibney, vincitore sei anni fa di un Oscar per ‘Taxi to the dark side’ dedicato al tema della tortura in guerra.
In Mex Maxima Culpa Gibney affronta i terribili casi di pedofilia che la Chiesa Cattolica ha cercato di occultare negli ultimi anni, partendo dalla testimonianza di quattro uomini sordomuti vittime del direttore della loro scuola di Milwaukee, padre Lawrence Murphy, accusato di abusi su più di duecento bimbi. Il reverendo Lawrence Murphy lavorò alla St. John’s School, un celebre istituto cattolico per bambini non udenti, per quasi un quarto di secolo, dal 1950 al 1974. Ben tre vescovi furono informati degli abusi sessuali di Murphy dopo che altrettanti psichiatri delinearono un quadro clinico da “pedofilo tipico” ma non lo denunciarono né presero alcun provvedimento disciplinare. Solo nel 1974 l’arcivescovo William Cousins lo rimosse dalla scuola dopo la denuncia poi archiviata di un ex studente ma Murphy fu semplicemente trasferito nella diocesi di Superior, dove continuò indisturbato a perpetrare i suoi crimini in scuole, parrocchie e persino un carcere minorile. Due anni prima della sua morte avvenuta nel 1998, un altro vescovo di Milwaukee, Rembert Weakland, che peraltro era a conoscenza dei misfatti di Murphy già da almeno tre anni, inviò due lettere a Ratzinger per denunciare il sacerdote. Benedetto XVI era allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e una delle sue mansioni principali risultava proprio indagare i casi di abusi nella Chiesa. Ma Weakland non ebbe mai risposta. Ben otto mesi dopo, il Segretario della stessa Congregazione, Monsignor Tarcisio Bertone, ordina ai vescovi di Milwaukee d’istruire segretamente un processo canonico ma l’anno successivo intima il blocco del procedimento poiché in una lettera di Murphy indirizzata a Ratzinger si ravvisavano segni di pentimento e il prete, gravemente malato, chiedeva di essere ridotto allo stato laicale.
Gibney intreccia questo caso aberrante con analoghi episodi avvenuti in Italia e in Irlanda componendo una sconvolgente requisitoria contro l’omertà ormai evidente della Chiesa Cattolica. Intervistato da Anna Thompson riguardo a quanto questa vicenda possa aver contribuito alle dimissioni di Papa Ratzinger, il regista è molto chiaro: «Sì, ha influito. Ma non ho alcuna prova. Non c’era alcuna possibilità che la Chiesa potesse andare avanti riguardo a questo argomento con Benedetto XVI sul trono. Penso che queste dimissioni siano la cosa migliore di questo Papato. Ha confermato l’umanità del compito: non è una figura divina. È il vicario di Cristo. Solo un uomo con un lavoro». «Nel 2001 tutti i crimini sessuali sono arrivati sulla scrivania di Ratzinger – continua Gibney -. Conosce gli abusi sessuali del clero più di chiunque altro su questo pianeta. Aveva la possibilità di condannarli ma è un politico. Anche se li considera un male morale, voleva denunciarli solo quando pensava che fosse giusto».
Sicuramente la questione pedofilia peserà sulla prima votazione di domani, quando i 115 cardinali elettori si riuniranno in Conclave nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa (dovevano essere 117 ma l’indonesiano Darmaatmadia è malato e lo scozzese O’Brien è stato travolto anche lui da uno scandalo di abusi sessuali). Occhio però: tra i favoriti c’è anche l’Arcivescovo di Milano Angelo Scola che l’associazione SNAP inserisce nella “sporca dozzina” che sarebbe «la peggiore scelta per i bambini» perché composta da porporati responsabili di aver coperto casi di pedofilia o non aver affrontato con il dovuto vigore gli abusi sessuali del clero sui minori (nella lista c’è anche il camerlengo Tarcisio Bertone).
Il teologo Vito Mancuso, a questo riguardo, è categorico: «Il prossimo Papa non potrà assolutamente fare a meno di confrontarsi con decisione sulla questione degli scandali legati alla pedofilia. Il banco di prova principale in base al quale tutto il mondo giudicherà da subito l’operato del Pontefice sarà esattamente il rigore, la trasparenza e l’inflessibilità con cui tratterà la pedofilia che ha colpito ovunque nel mondo cattolico una buona parte degli esponenti del clero. Da semplici preti, a Monsignori, a Vescovi e Cardinali. Si tratta di un problema devastante per quanto riguarda la coscienza credente».
Mea Maxima Culpa sarà presentato alla stampa lunedì mattina al cinema Barberini di Roma. Al termine della proiezione interverranno il regista Alex Gibney e i vaticanisti Marco Politi e Robert Mickens.
di Roberto Schinardi
Fonte: Gay.it

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Abusi sessuali, quando i papabili diventano fallibili

13/03/2013 - Der Spiegel rimarca come tra i favoriti per la successione di Benedetto XVI ci siano troppi cardinali poco duri sullo scandalo che haminato la credibilità della Chiesa



Abusi sessuali, quando i papabili diventano fallibili<1/13>



Abusi sessuali, quando i papabili diventano fallibili
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Il nuovo Conclave sarà deciso dallo scandalo degli abusi sessuali dei preti e degli altri religiosi della Chiesa cattolica. Questa vicenda, i cui contorni in realtà non sono stati ancora chiariti, ha gettato un enorme discredito sulla Chiesa. I cardinali hanno oscillato su varie posizioni, con aperture al chiarimento oppure tentativi di copertura. I papabili sono così diventati fallibili.
SCANDALO DECISIVO - A partire dai primi anni del nuovo secolo la Chiesa cattolica è stata colpita da rivelazioni sconvolgenti. Molti preti, così come suore od altri religiosi, hanno sfruttato la loro posizione di potere per abusare sessualmente di migliaia di persone, in particolare minori. Uno scandalo di proporzioni epocali, dipanatosi nel corso di molti anni, che è stato svelato dalle rivelazioni delle vittime, a volte aiutate dalle gerarchie ecclesiastiche, a volte invece palesemente osteggiati. Ci sono stati inoltre numerosi tentativi di copertura, che hanno aggravato il discredito caduto sulla religione con più fedeli al mondo. Anche questo Conclave ne è stato colpito. Il cardinale scozzese Kenneth O’Brien avrebbe dovuto partecipare all’elezione del nuovo Papa, ma accuse su suoi abusi passati hanno consigliato al porporato di non prendere l’aereo per Roma.
MORALE RIGIDISSIMA - Il sesso ed il celibato non vanno d’accordo, soprattutto quando si scontrano pubblicamente. Come rimarca Der Spiegel, ancora una volta la Chiesa, nel caso O’Brien, ha dovuto confrontarsi con gli errori dei suoi esponenti, che abusano il loro potere con i sottoposti. “Prima del Conclave la Chiesa ha avuto di nuovo un problema di credibilità, perché uno dei più alti esponenti ha scambiato la morale con la doppia morale”. La morale sessuale cattolica è così rigida, che perfino i religiosi non riescono a rispettarla, rimarca il settimanale tedesco. “L’ostilità verso il piacere appare particolarmente ipocrita, perché neppure i rappresentanti della Chiesa riescono a vivere secondo gli standard morali che predicano. Perchè fanno figli e vivono relazioni. E la Chiesa le tollera, talvolta pagando perfino gli alimenti, basta solo che tutto venga messo in silenzio. Questo tema ha un’enorme forza esplosiva, perchè fede e credibilità vanno di pari passo”.
CREDIBILITA’ PERDUTA - Der Spiegel rimarca come la Chiesa cattolica abbia perso moltissima credibilità nel modo con cui ha trattato lo scandalo degli abusi sessuali. “Riguarda in primo luogo lo sfruttamento del potere, l’abuso dell’onnipotenza che  negli scorsi decenni veniva assegnato ai religiosi. I preti erano considerati autorità infallibili”, sottolinea il settimanale tedesco in merito ad uno dei punti della tradizione cattolica poi rivisti a partire dal Concilio Vaticano II.  Ecco perchè per l’elezione del Papa è essenziale l’atteggiamento del cardinale in corsa per il pontificato in merito al tema degli abusi sessuali. “La violenza sessuale colpisce la Chiesa in modo più violento rispetto alle altre istituzioni. La fiducia è la moneta della Chiesa cattolica. Molto di questo patrimonio è stato dilapidato, coprendo i casi di molestie sessuali, spostando i colpevoli in altre parrocchie invece di chiarire i crimini. La Chiesa si è resa anche colpevole di aver dedicato più attenzione ai preti invece che alle vittime”.
BERTONE SHOCK - Secondo Der Spiegel il Cardinal Tarcisio Bertone si è messo fuori dai giochi della successione di Benedetto XVI quando dichiarò che non c’era alcun legame tra pedofilia e celibato, mentre invece la prima aveva a che fare con l’omosessualità. Il commento del Segretario di Stato arrivò nel punto più acuto dello scandalo degli abusi sessuali in Germania, e generò un’ondata di indignazione la cui eco non si è ancora esaurita. Due dei favoriti tra gli attuali papabili, il cardinal Dolan e l’arcivescovo di Milano Scola, hanno altresì mostrato pecche sul tema abusi sessuali, anche se non sono scivolati in modo così clamoroso come Bertone. Scola ha mostrato più attenzione ai problemi che lo scandalo ha generato per la Chiesa, più che alle vittime stesse, parlando perfino di inquisizione contro l’istituzione che potrebbe guidare se il Conclave confermerà i favori del pronostico.
I COINVOLTI - Ci sono invece alcuni cardinali che sono stati coinvolti direttamente nel caso degli abusi sessuali. Uno di loro è il vescovo di Los Angeles Roger Mahony, che avrebbe coperto più di 120 casi di molestie su minori. Dall’America era partita una campagna di mobilitazione per fermare il suo arrivo a Roma, ma dalla Curia non è arrivato alcun segnale di comprensione. Anche il cardinal Norberto Rivera Carrera ha subito simile accuse, ed anche nel suo caso la gerarchia ecclesiastica non si è mossa, in modo identico a quanto successo con il vescovo di Sidney George Pell.
I COMPRENSIVI – All’interno della rosa dei papabili ci sono invece alcuni cardinali che hanno mostrato maggior attenzione a questa vicenda, che ha scosso la fede di milioni di persone nella capacità dell’istituzione Chiesa di riformarsi. Uno di loro è Sean O’Malley, il cardinale americano che la gerarchia ecclesiastica statunitense ha sempre chiamato nelle diocesi più colpite dagli scandali degli abusi sessuali. Un atteggiamento meno coraggioso ma comunque contrapposto alle gerarchie è stato mostrato da Christoph Schönborn, fedelissimo di Ratzinger che si è scontrato con Angelo Sodano per la sua ferrea volontà di chiarire i numerosi casi di abusi commessi dai preti e dai religiosi austriaci. Il prefetto della Congregazione delle Fede, il canadese Ouellet, ha usato parole molto nette sul tema, officiando per la prima volta una Messa in Vaticano dedicata alle vittime della violenza sessuale dei membri della Chiesa. Anche un altro dei favoriti, il cardinale Scherer, ha mostrato toni comprensivi, anche se i suoi gesti sul tema sono stati limitati.
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