Faccio seguito al mio articolo: "CONNUBIO GESÙ MISERICORDIOSO - REGINA DELLA PACE (O GOSPA DI MEDJUGORJE)".
La devozione a Gesù Misericordioso, subito dopo la morte di suor
Faustina Kowalska avvenuta nel 1938, ebbe una rapida diffusione in
Polonia durante il secondo conflitto mondiale e fu accolta
dall’episcopato polacco negli anni successivi. Negli anni ’50 essa era
già notevolmente diffusa quando fu sottoposta al vaglio della Sacra
Congregazione del Sant’Uffizio, che (con Decreto del 28.11.1958 e
Notificazione del 6.3.1959) affermò: “Si rende noto che la Suprema Sacra
Congregazione del Sant’Uffizio, prese in esame le asserite visioni e
rivelazioni di suor Faustina Kowalska (dell’Istituto di Nostra Signora
della Misericordia, defunta nel 1938 presso Cracovia), ha stabilito
quanto segue: 1) doversi proibire la diffusione delle immagini e degli
scritti che presentano la devozione della Divina Misericordia nelle
forme proposte dalla medesima suor Faustina; 2) essere demandata alla
prudenza dei Vescovi il compito di rimuovere le predette immagini che
eventualmente fossero già esposte al culto” (Sacra Congregazione del
Sant’Uffizio, Notificazione del 6.3.1959).
L’obiezione fondamentale sollevata dalla Sacra
Congregazione era quella dell’eresia dell’apocatàstasi, che emergeva da
alcuni brani contenuti nel Diario di suor Faustina, e per questo il
diario fu inserito nell’Indice dei libri proibiti.
Gli effetti di questi divieti furono molto pesanti, specie in Polonia.
L’episcopato locale tuttavia non volle uniformarsi
alle direttive di Roma e la devozione resistette, in particolare per il
sostegno dell’allora arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, che reggeva
l’arcidiocesi dal gennaio del 1964, e che dall’ottobre del 1965 al
settembre del 1967 aveva condotto la fase diocesana del processo di
canonizzazione di suor Faustina.
In prossimità della salita al soglio pontificio,
l’arcivescovo Wojtyla, sostenendo che la prima traduzione del Diario dal
polacco inviata a Roma era inesatta, era già riuscito a modificare la
posizione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (ex
Sant’Uffizio), che pertanto a circa vent’anni dal precedente decreto
dovette emanare una nuova Notificazione dal tenore assai diverso
rispetto a quello di cui sopra: “Da diverse parti, specialmente dalla
Polonia, anche autorevolmente, è stato chiesto se le proibizioni
contenute nella Notificazione della S. Congregazione del S. Uffizio,
pubblicata… (nel) 1959, riguardanti la devozione alla Divina
Misericordia nelle forme proposte da suor Faustina Kowalska, si debbano
ritenere ancora in vigore. Questa S. Congregazione, tenuti presenti i
molti documenti originali, non conosciuti nel 1959; considerate le
circostanze profondamente mutate; e tenuto conto del parere di molti
Ordinari Polacchi, dichiara non più vincolanti le proibizioni contenute
nella citata Notificazione”. (Sacra Congregazione per la Dottrina della
Fede, Notificazione del 15.4.1978)
Karol Wojtyla, divenuto Papa nell’ottobre del 1978,
ha portato a compimento quanto già aveva fatto mentre era Vescovo di
Cracovia. Il 30 novembre 1980 pubblicò l’Enciclica Dives in
misericordia; la Domenica in Albis del 18 aprile 1993, in Piazza San
Pietro, dichiarò beata suor Faustina Kowalska ed il 30 aprile 2000, in
pieno Giubileo, la canonizzò, istituendo anche la Festa liturgica della
Divina Misericordia nella Seconda Domenica di Pasqua.
L’indulgenza plenaria collegata alla Festa della
Divina Misericordia fu approvata con decreto della Penitenzieria
Apostolica, emesso il 29 giugno 2002, ed il 17 agosto 2002 il Papa
Giovanni Paolo II, durante la Solenne Dedicazione del Santuario Mondiale
della Divina Misericordia di Cracovia - Lagiewniki in Polonia, consacrò
il mondo alla Divina Misericordia.
Questa affermazione contenuta non solo implicitamente
ma anche molto esplicitamente nel Diario di suor Faustina si può
definire “automatismo della salvezza”, mentre noi crediamo, in linea col
Catechismo della Chiesa Cattolica, che la salvezza non è mai
automatica, in quanto è frutto di un atto volontario dell’anima che
accoglie la Grazia di Dio.
1847 “Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto salvarci senza di noi”. (Sant'Agostino, Sermo 169, 11, 13: PL 38, 923).
Nella storia della Chiesa questa tendenza ad
attribuire a Dio il desiderio di ricongiungere a Sé tutte le Sue
creature, anche se immeritevoli della salvezza (come i demoni e i
dannati), ha portato alla formulazione di un’eresia, detta comunemente
“eresia dell’apocatàstasi”.
Apocatàstasi (in greco: αποκατάστασις, apokatástasis)
è un termine dai molteplici significati a seconda degli ambiti
(principalmente religiosi e filosofici) in cui è usato. Letteralmente
significa "ritorno allo stato originario", "reintegrazione".
Nel Cristianesimo, il concetto di apocatastasi è
presente in un unico versetto della Bibbia, Atti 3, 21: “Egli dev'esser
accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose,
come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti.”
Il principale sostenitore dell'apocatastasi è
considerato Origene. Secondo Origene, alla fine dei tempi avverrà la
redenzione universale e tutte le creature saranno reintegrate nella
pienezza del divino, compresi Satana, gli altri demoni, i dannati e la
morte: in tal senso, dunque, le pene infernali, per quanto lunghe,
avrebbero un carattere non definitivo ma purificatorio. I dannati
esistono, ma non per sempre, poiché il disegno salvifico non si può
compiere se manca una sola creatura. Base scritturale è il seguente
passaggio: “E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il
Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché
Dio sia tutto in tutti.” (1Corinzi 15, 28).
Origene ebbe, inoltre, l’audacia di voler unire in sé
le due qualità di filosofo e di cristiano: per questo fu oggetto, da
subito, di aspre polemiche, delle quali Origene stesso era consapevole e
dalle quali cercò di difendersi, come poi fecero anche i suoi
apologisti ed estimatori: Panfilo, Eusebio, Atanasio, Socrate etc.
Queste polemiche provenivano essenzialmente da due fronti, opposti ma
aventi in comune la convinzione che essere un filosofo cristiano fosse
una contraddizione in termini: 1) quello interno dei Cristiani che
rifiutavano la filosofia greca e sostenevano che un Cristiano non può
essere anche un filosofo, e 2) quello esterno di filosofi pagani
(specialmente Neoplatonici) quali Porfirio, secondo cui un filosofo non
avrebbe potuto essere cristiano. Porfirio infatti, che aveva conosciuto
Origene da giovane e lo stimava come filosofo, si rammaricava che, a suo
dire, fosse diventato cristiano, asserto che Eusebio si adoperò a
confutare.
A tale proposito è interessante notare (e forse non
tutti lo sanno) che anche Karol Wojtyla quando era già sacerdote non
aveva difficoltà a dedicarsi alla filosofia e alla stesura di diversi
testi su argomenti filosofici che egli (anche dopo essere divenuto Papa)
non ha mai rinnegato. E’ dimostrato il suo profondo interesse per il
metodo fenomenologico del filosofo Husserl, che, guarda a caso, aveva
come assistente quella Edith Stein che poi si fece monaca col nome di
Teresa Benedetta della Croce e che lo stesso Wojtyla, divenuto papa,
beatificò il 1° maggio 1987 e canonizzò l’11 ottobre 1998, col titolo di
compatrona d'Europa.
Wojtyla superando il metodo dell'analisi metafisica,
tradizionalmente accettato dalla Chiesa che si richiama a San Tommaso
d’Aquino, si sforzò di applicare allo studio della dottrina cristiana il
metodo fenomenologico, seguendo l’esperienza specifica di Max Scheler,
allievo di Husserl. Wojtyla sperimentò tale metodo addirittura nella sua
tesi di dottorato che presentò all’Angelicum di Roma nel 1948 col
titolo La dottrina della fede in San Giovanni della Croce. Per avere
un’idea dell’ampiezza dei suoi lavori in materia filosofica (ben sette
testi), basta fare riferimento alla raccolta di oltre 1500 pagine degli
scritti filosofici di Karol Wojtyla intitolata Metafisica della persona.
Tutte le opere filosofiche e saggi integrativi, a cura di G. Reale e T.
Styczen, apparati e indici di G. Girgenti, Bompiani, Milano 2003.
Dopo questa parentesi sull’attività filosofica di
Wojtyla (lunga ma necessaria per far comprendere la sua tendenza
all’innovazione in materia di dottrina cristiana), torniamo non alle
origini ma ad Origene per dire che la dottrina dell'apocatastasi venne
accolta da altri padri orientali fra cui Gregorio di Nissa, sin quando
non fu condannata come eresia nel V Concilio ecumenico, il Concilio di
Costantinopoli del 553: (Se qualcuno dice o sente che il castigo dei
demoni e degli uomini empi è temporaneo o che esso avrà fine dopo un
certo tempo, cioè ci sarà un ristabilimento -apocatastasi- dei demoni o
degli uomini empi, sia anatema.)
In seguito si ritrova comunque in diversi teologi e
pensatori, tra cui Giovanni Scoto Eriugena o, in tempi molto più
recenti, Friedrich Schleiermacher, Karl Barth, Hans Urs von Balthasar,
Adriana Zarri, Paolo De Benedetti.
Riguardo al teologo Hans Urs von Balthasar, è noto il suo pensiero riguardo all’inferno del quale diceva che, se c’è, è vuoto.
Hans Urs von Balthasar aveva un grande estimatore nel
Papa Giovanni Paolo II, che lo nominò Cardinale della Chiesa Cattolica
(anche se il teologo morì prima di vestire la porpora cardinalizia).
Gli influssi del pensiero teologico di Hans Urs von
Balthasar su Giovanni Paolo II si notano anche in altri scritti di Papa
Wojtyla (vedi ad esempio il libro “Varcare la soglia della speranza”
Arnoldo Mondadori Editore - Milano 1994 - capitolo 28, pagg. 201-202).
Nel suddetto capitolo del libro, Giovanni Paolo II,
dopo aver ricordato che “In Cristo, Dio ha rivelato al mondo di volere
che «tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della
verità» (I Tm 2,4)”, si domanda: “… può l'uomo essere dannato, può
essere respinto da Dio? Da sempre il problema dell'inferno ha turbato i
grandi pensatori della Chiesa, a partire dagli inizi, da Origene, sino
ai nostri tempi, a Michail Bulgakov e Hans Urs von Balthasar. In verità,
gli antichi concili avevano respinto la teoria della cosiddetta
apocatàstasi finale, secondo la quale il mondo sarà rigenerato dopo la
distruzione e ogni creatura sarà salva; una teoria che indirettamente
aboliva l'inferno. Ma il problema è rimasto. Può Dio, il quale ha tanto
amato l'uomo, permettere che costui Lo rifiuti così da dover essere
condannato a perenni tormenti?”
Poi Giovanni Paolo II estende l’interrogativo al più
grave caso di dannazione: “Anche quando Gesù dice di Giuda, il
traditore, «Sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!» (Mt
26,24), la dichiarazione non può essere intesa con sicurezza nel senso
dell'eterna dannazione”.
Giovanni Paolo II ha dimostrato di sostenere anche le
tesi enunciate dalla Venerabile Anna Caterina Emmerick, che egli stesso
beatificò il 3 ottobre 2004, la quale nei suoi scritti (vedi il libro
“I misteri dell'Antica Alleanza, traduzione a cura di Vincenzo Noja,
Edizioni Segno - Udine 2001- capitolo I, pagg. 27-28) dichiara di aver
avuto questa rivelazione: “Dopo la caduta degli Angeli cattivi vidi gli
spiriti dei cori luminosi farsi umili e sottomessi dinanzi al trono di
Dio, intercedendo il perdono per questi primi affinchè venissero
richiamati nelle altezze celesti. Quando vidi i cori lucenti degli
Angeli buoni struggersi dinanzi all'Onnipotente, mi sentii intimamente
unita alla loro misericordiosa richiesta, nella speranza che gli spiriti
caduti sarebbero rimasti per sempre fedeli a Dio se avessero ottenuto
il suo perdono. Venni a conoscenza che sarebbe stato necessario un tempo
lunghissimo alla loro conversione e al ripristino della grazia. Vidi
questo tempo indicibilmente lungo, impensabile per un mortale.
Accogliendo la supplica dei suoi Angeli, Dio aveva deciso che il Cielo
sarebbe stato luogo di pace assoluta, mentre la Terra sarebbe servita
alla Redenzione dell'umanità e degli spiriti infedeli e quindi teatro
della necessaria lotta tra perdizione e resurrezione …”
Se non è apocatastasi questa?!
Prima di beatificare le anime bisognerebbe conoscere tutto quello che hanno dichiarato e pensarci bene!
Contro l’eresia dell’apocatastasi si schiera con
estrema chiarezza il CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (Libreria
Editrice Vaticana 1992 - nn. 392 - 393 pag. 112) che con riferimento
agli angeli ribelli si esprime così: (392) “La Scrittura parla di un
peccato di questi angeli. Tale «caduta» consiste nell'avere, questi
spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente
rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione
nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: «Diventerete
come Dio» (Gn 3,5) «Il diavolo è peccatore fin dal principio» (I Gv
3,8), «padre della menzogna» (Gv 8,44). (393) “A far sì che il peccato
degli angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile
della loro scelta, e non un difetto dell'infinita misericordia divina.
«Non c'è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta come non c'è
possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte» (San Giovanni
Damasceno, De fide orthodoxa, 2,4: PG 94, 877C)
CHI HA RAGIONE ?
GIOVANNI PAOLO II, dal libro - intervista “VARCARE LA
SOGLIA DELLA SPERANZA” (Arnoldo Mondadori Editore - Milano 1994 -
Capitolo 28, pagg. 201 - 202):
“In Cristo, Dio ha rivelato al mondo di volere che
«tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità»
(I Tm 2,4). Questa frase della Prima Lettera a Timoteo ha un'importanza
fondamentale per la visione e per l'annuncio delle cose ultime. Se Dio
desidera così, se Dio per questa causa dona Suo Figlio, il quale a Sua
volta opera nella Chiesa mediante lo Spirito Santo, può l'uomo essere
dannato, può essere respinto da Dio?
Da sempre il problema dell'inferno ha turbato i
grandi pensatori della Chiesa, a partire dagli inizi, da Origene, sino
ai nostri tempi, a Michail Bulgakov e Hans Urs von Balthasar. In verità,
gli antichi concili avevano respinto la teoria della cosiddetta
apocatàstasi finale, secondo la quale il mondo sarà rigenerato dopo la
distruzione e ogni creatura sarà salva; una teoria che indirettamente
aboliva l'inferno.
Ma il problema è rimasto. Può Dio, il quale ha tanto
amato l'uomo, permettere che costui Lo rifiuti così da dover essere
condannato a perenni tormenti?
E, tuttavia, le parole di Cristo sono univoche. In
Matteo Egli parla chiaramente di coloro che andranno al supplizio eterno
(cfr. 25,46). Chi saranno costoro? La Chiesa non si è mai pronunciata
in merito. Questo è un mistero, veramente inscrutabile, tra la santità
di Dio e la coscienza dell'uomo.
Il silenzio della Chiesa è, dunque, l'unica posizione
opportuna del cristiano. Anche quando Gesù dice di Giuda, il traditore,
«Sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!» (Mt 26,24), la
dichiarazione non può essere intesa con sicurezza nel senso dell'eterna
dannazione.
Allo stesso tempo, però, c'è qualcosa nella stessa
coscienza morale dell'uomo che reagisce davanti alla perdita di una tale
prospettiva: il Dio che è Amore non è anche Giustizia definitiva? Può
accettare questi terribili crimini, possono essi passare impuniti? La
pena definitiva non è in qualche modo necessaria per ottenere
l'equilibrio morale nella storia così intricata dell'umanità? Un inferno
non è in un certo senso «l'ultima tavola di salvezza» per la coscienza
morale dell'uomo?”
ANNA CATERINA EMMERICK (beatificata il 3 ottobre
2004), dal libro “I MISTERI DELL'ANTICA ALLEANZA” (Traduzione a cura di
Vincenzo Noja, Edizioni Segno - Udine 2001- Capitolo I, pagg. 27-28):
“Dopo la caduta degli Angeli cattivi vidi gli spiriti
dei cori luminosi farsi umili e sottomessi dinanzi al trono di Dio,
intercedendo il perdono per questi primi affinché venissero richiamati
nelle altezze celesti.
Quando vidi i cori lucenti degli Angeli buoni
struggersi dinanzi all'Onnipotente, mi sentii intimamente unita alla
loro misericordiosa richiesta, nella speranza che gli spiriti caduti
sarebbero rimasti per sempre fedeli a Dio se avessero ottenuto il suo
perdono.
Venni a conoscenza che sarebbe stato necessario un tempo lunghissimo alla loro conversione e al ripristino della grazia.
Vidi questo tempo indicibilmente lungo, impensabile
per un mortale. Accogliendo la supplica dei suoi Angeli, Dio aveva
deciso che il Cielo sarebbe stato luogo di pace assoluta, mentre la
Terra sarebbe servita alla Redenzione dell'umanità e degli spiriti
infedeli e quindi teatro della necessaria lotta tra perdizione e
resurrezione.
In fondo non sentivo nessuna misericordia per gli
Angeli cattivi, perché essi erano precipitati così in basso a causa
della loro ambizione, mentre avevo sempre commiserato la debole volontà
di Adamo.”
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (Libreria Editrice Vaticana 1992 - nn. 392 - 393 pag. 112)
“392 La Scrittura parla di un peccato di questi
angeli. Tale « caduta » consiste nell'avere, questi spiriti creati, con
libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo
Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte
dal tentatore ai nostri progenitori: «Diventerete come Dio» (Gn 3,5) «
Il diavolo è peccatore fin dal principio » (I Gv 3,8), « padre della
menzogna » (Gv 8,44).
393 A far sì che il peccato degli angeli non possa
essere perdonato è il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un
difetto dell'infinita misericordia divina. «Non c'è possibilità di
pentimento per loro dopo la caduta come non c'è possibilità di
pentimento per gli uomini dopo la morte» (San Giovanni Damasceno, De
fide orthodoxa, 2,4: PG 94, 877C)
“MIO DIO, CHE ORRORE!”
Quanto siamo deboli e inaffidabili noi creature!
Davvero viene da esclamare col salmista (Salmo 116,11): «Ho detto con sgomento: "Ogni uomo è inganno"».
Fra i dubbi teologici di un Papa e le sconcertanti visioni di una mistica (per giunta già beatificata! n.d.r.), che fare?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci rasserena:
sentiamo che la verità è lì, in quelle parole che confermano gli Antichi
Concili e i Padri della Chiesa! che mettono in guardia dal pericolo di
cadere nell’eresia!
E, difatti, ritenere che le creature angeliche e
umane condannate da Dio al castigo eterno, alla fine dei tempi saranno
“reintegrate” nella comunione con Dio è la gravissima eresia della
“apocatàstasi”, che ebbe come principale sostenitore Origene agli inizi
del terzo secolo d.c. e che è stata condannata dal Concilio di
Costantinopoli del 553.
Ultimamente essa è stata ripresa da alcuni teologi
come Friedrich Schleiermacher e Hans Urs von Balthasar (quest’ultimo
molto stimato da Papa Giovanni Paolo II, che lo elevò al titolo di
cardinale).
La Giustizia è una perfezione di Dio, al pari della Misericordia.
Non c'è possibilità di salvezza per gli angeli ribelli e per gli uomini dannati.
A questo punto viene spontaneo gridare, con San Michele Arcangelo: "CHI COME DIO?"
Solo Tu, mio Signore, sei degno di fiducia! Di Te solo possiamo fidarci!
Anche se tutte le parole umane fallissero, la Tua Parola è infallibile!
Anche se tutti gli aiuti umani venissero meno, TU CI SEI!
Dobbiamo essere come bambini, che non temono nulla quando sono con il papà e la mamma!
I bambini che hanno fiducia nei genitori sentono realmente la loro presenza.
E noi, che crediamo totalmente in Te, sentiamo realmente la presenza Tua e della Mamma, che non ci abbandonate mai.
Le Vostre parole sono sempre veritiere e il Vostro amore è costante: abbandonati in Voi siamo al sicuro!
SOLO VOI, GESU' E MARIA!
Massimo Minarelli
LEGGI QUI LE "VIRTU' EROICHE DI GIOVANNI PAOLO II"
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Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
giovedì 13 settembre 2012
FAUSTINA KOWALSKA, GIOVANNI PAOLO II E L’ERESIA DELL’APOCATASTASI
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