La Curia zittisce gli americani “Parlate troppo”
Vaticano irritato per lo sfogo riportato dai media. Oggi tutti i cardinali saranno a Roma: Conclave vicino
GIACOMO GALEAZZICITTA' DEL VATICANO
Oggi i 115 elettori sono tutti a Roma quindi si può fissare l’ingresso nella Cappella Sistina. Nelle congregazioni prende piede l’ipotesi che l’elezione pontificia cominci domenica o lunedì. Stamattina giurano gli ultimi conclavisti e nel pomeriggio si potrebbe votare la data d’inizio conclave. Con l’arrivo del polacco Nycz, del vietnamita Pham Minh Man, del tedesco Lehmann, dell’egiziano Naguib e del cinese Tong Hon è scattata l’ora X. «La scelta può legittimamente essere presa», spiega ai porporati l’arcivescovo giurista Sciacca che assiste Bertone nella sede vacante.
Non c’è ancora la data ma già la Curia impone ai porporati il «black out» informativo. Le tensioni andavano avanti da qualche giorno, sotto traccia, finché ieri mattina è esploso lo scontro tra «romani» e «stranieri».
Il decano Sodano e il camerlengo Bertone (alleati contro gli extra-curiali dopo otto anni di reciproca ostilità) hanno cercato fino all’ultimo di arginare il compatto gruppo dei cardinali Usa. In un’ottica di trasparenza le eminenze statunitensi avevano finora gestito un’informazione parallela sui temi del conclave, organizzando un briefing quotidiano al Collegio Nordamericano che li ospita. Per questo, attraverso Re, lunedì sera era stato incaricato il più curiale degli americani, Rigali, di far presente ai confratelli che «non era opportuno». Martedì ci aveva provato il anche il conclavista sodaniano, Lajolo ad ammonirli: «Gli americani parlano di più con la stampa perché hanno il loro stile, sono espansivi». Una «glasnost» che viola secolare discrezione e felpate cautele. Niente da fare e allora, prima che si tenesse l’ennesimo briefing, al tavolo della presidenza (Bertone, Sodano) hanno ceduto all’irritazione crescente e il richiamo è arrivato come uno schiaffo nel pieno dell’Aula del Sinodo. «È stata espressa preoccupazione in congregazione sulla fuga di notizie», ha poi spiegato la portavoce dei cardinali Usa, suor Mary Anna Walsh. La conferenza stampa di Dolan prevista per le 14,30 è stata cancellata un’ora prima.
«A titolo precauzionale i cardinali hanno concordato di non dare interviste», aggiunge suor Walsh secondo cui le lamentele riguardano i media italiani (in particolare un reportage de «La Stampa») che hanno come fonti alcuni porporati. Se gli americani sono arrivati a Roma convinti che dietro la fuga di documenti riservati della Santa Sede non ci fosse solo il maggiordomo papale Paolo Gabriele ma una Curia senza governance, ora lo pensano ancora di più. Il termine scelto per ben due volte da suor Walsh non è casuale: «Leaks», come i Wikileaks e i Vatileaks. Nel collegio cardinalizio, chiarisce il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, «sono tutti corresponsabili del cammino in corso e ognuno deve saper bilanciare l’esigenza della riservatezza con le altre».
Le frizioni erano già emerse nei giorni scorsi. Troppo diverse le due linee di comportamento: una abbottonatissima, soprattutto per i cardinali italiani, l’altra, dei porporati Usa, aperta al confronto con i media e pronta a mettere sul piatto della discussione qualsiasi argomento, da Vatileaks alla pedofilia, dai tempi del conclave alla Curia. Il bavaglio imposto dal «partito romano» agli «yankees» potrebbe rivelarsi un clamoroso boomerang. Una fumata stelle e strisce è ritenuta plausibile anche dal ruiniano Dino Boffo. «Non mi stupirebbe un Papa proveniente dal mondo nuovo». Il direttore della tv dei vescovi indica un modello per la lotta agli abusi:«Guardiamo alla diocesi di Boston, che era una delle più colpite, adesso il seminario pieno e i fedeli sono tornati a fare offerte». Segno che si è andati nella giusta direzione. Ieri pomeriggio a San Pietro la preghiera (guidata da Comastri e non da Sodano come annunciato) per invocare la discesa dello Spirito Santo sul conclave.
Nel giorno del briefing annullato degli americani, la Segreteria di Stato vaticana ha inviato dall’account @TerzaLoggia il suo primo tweet:«In questo momento di particolare importanza, ci uniamo a tutta la Chiesa in preghiera per il futuro Pontefice». Ma conclavisti in silenzio stampa.«Tacite ora».
VATICANISTA DE LA STAMPA
«Tacite ora», prega in silenzio, potrebbe essere il motto latino della giornata di oggi dei cardinali. Dopo le «fughe di notizie» di ieri, unicamente dal luogo di riunione dei porporati americani, oggi anche i prelati Usa hanno deciso di tacere a tutto campo sui lavori che porteranno al conclave. Il Collegio dei cardinali statunitensi «ha deciso di non concedere interviste» alla stampa, afferma infatti una nota in inglese diffusa da Mary Ann Walsh, la religiosa responsabile dei rapporti con i media della Conferenza dei vescovi cattolici statunitensi, che spiega come la decisione sia dovuta alle «preoccupazioni riguardo ai resoconti riportati sulla stampa italiana, che hanno violato la riservatezza». I cardinali statunitensi, si afferma nella nota, «sono impegnati per la trasparenza e sono stati lieti di condividere, in relazione al processo in corso, una panoramica del loro lavoro con i media e il pubblico, a fini informativi, pur assicurando la riservatezza delle congregazioni generali». «Non tocca a me dare indicazioni ai cardinali su come comportarsi», spiega subito dopo padre Lombardi. «Non mi stupisce che nel continuare il cammino ci sia stata prima una condivisione e poi, sentendo le indicazioni del collegio, si sia messo a punto il modo migliore per intervenire». «Mi sembra chiaro -ha proseguito Lombardi- che il cammino del collegio cardinalizio verso il Conclave è particolare. Non è un convegno o un sinodo ma è un cammino in cui il collegio riflette insieme per decidere la direzione da prendere. In questo senso il cammino deve essere di riservatezza per tutelare la riflessione di ognuno». Il silenzio riecheggia con vigore anche negli altri luoghi di riunioni delle varie congregazioni, e prosegue anche a S.Pietro per la liturgia di stasera. All'altare della Cattedra, i cardinali, elettori e non, che domani si riuniranno per la quinta congregazione preconclave si sono trovati insieme oggi in Basilica per un'ora di preghiera. Tra le annotazioni di cronaca, il cardinale canadese Cristopher Collins, entrando in Basilica, concede un «è il momento di pregare». Il cardinale Peter Turkson entra in San Pietro `imbucandosi´ tra i fedeli. Rigorosamente in silenzio l'ex arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi e il presidente della Cei Angelo Bagnasco. L'unico a parlare insomma è padre Lombardi. Una sola speranza appare improvvisamente in corso di giornata ai cronisti a secco di notizie: l'uscita in bici del cardinale di Lione Philippe Barbarin dall'aula del Sinodo innesca infatti una curiosa speranza nei giornalisti presenti. Barbarin è stato letteralmente preso d'assalto da giornalisti, fotografi e cameramen, forse nella speranza che alla disinvoltura nella scelta della bicicletta corrispondesse anche una parallela disinvoltura nel fornire qualche dettaglio in più sulle riflessioni avanzate dai colleghi cardinali nell'Aula del Sinodo nel corso della Congregazione. Ma anche questa speranza si rivela vana. In previsione della messa pro eligendo, funzione che precede l'apertura del conclave e che sarebbe stata secondo alcuni già prenotata per l'11 marzo, è Lombardi stesso a chiarire: «Non sta né in cielo né in terra», smentisce così all'Adnkronos le indiscrezioni . «A proposito delle voci secondo cui i cerimonieri pontifici avrebbero prenotato la basilica di San Pietro per lunedì, dico solo che finché non è decisa la data del conclave non può essere fissata la data della messa `pro eligendo´. E i cardinali riuniti in questi giorni nelle congregazioni generali -rileva- non hanno ancora stabilito la data di inizio del conclave». «E poi -osserva- sarebbe singolare una messa `pro eligendo´ fissata al pomeriggio. Non è escluso che, se i cerimonieri hanno realmente prenotato la basilica, possa trattarsi delle prove della cerimonia, che comunque -ribadisce- verrà organizzata solo dopo che si conoscerà la data del conclave». Non c'è ancora una data per il Conclave perché da parte del collegio cardinalizio «si sente molto bene la volontà di una preparazione non affrettata. In questo senso non è apparso opportuno fare una votazione sul Conclave. Sarebbe stata una forzatura rispetto alla dinamica della riflessione». I cardinali riuniti in preconclave vogliono «lavorare bene e arrivare al Conclave con una idea chiara e ben precisa» sul successore al soglio di Pietro, ha evidenziato Padre Federico Lombardi, facendo capire che è difficile prevedere quanto tempo ancora servirà ai cardinali per stabilire una data del Conclave. «Consiglio di stare a vedere», ha ripetuto Lombardi sottolineando che in questi giorni di riunioni preliminari si punta alla «ragionevolezza delle decisioni. Decidere il Conclave -ha puntualizzato ancora- vorrebbe dire che il lavoro è finito e quindi ritengo la cosa improbabile». Dal direttore della sala stampa vaticana solo un secco «non tocca a Snap dire chi deve venire in Conclave, tocca ai cardinali senza chiedere consiglio», inoltre, a chi gli chiedeva un'opinione sulle esternazioni dell'Associazione vittime degli abusi sessuali. Padre Lombardi, poi, fa sapere che a Santa Marta dove alloggeranno i cardinali conclavisti non si è ancora provveduto al sorteggio delle stanze che saranno destinate agli elettori.
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