Un'inversione di rotta
Il cardinale Gianfranco
Ravasi ha prodotto un altro libro: "Guida ai
naviganti (le risposte della fede)",ed
. Mondadori 2012, repertorio di note, commenti, approfondimenti
e delucidazioni, che s'aggiunge agli altri suoi tanti fin qui pubblicati.
L'opera si caratterizza e per l'ampia presenza di citazioni,
che la
fanno apparire erudita, e per
l' escussione di numerosi autori,
la cui maggior parte però rappresenta il
pensiero gnostico , illuministico o quanto meno neutro e
indifferente; quel pensiero che
viene convocato nel cosiddetto "Cortile
dei Gentili" gestito dallo stesso prelato
e di cui s 'è avuta
dimostrazione nella parata dell’ ottobre scorso ad
Assisi, contrassegnata da
una certa qual vanitas verbosa,
intellettualistica.
Lo stile e la
discorsività linguistica della
Guida
ai naviganti sono
tali
che il libro
si legge alquanto agevolmente ma si sa,
il cardinale -
Presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura e delle
Pontificie
Commissioni per i Beni Culturali
della Chiesa e di Archeologia
- è
uno dei tanti prelati e teologi
usciti dalla scuola del defunto card. Carlo
Maria Martini e, perciò ,
siffatto discepolato suggerisce al lettore cautela,
attenzione e - absit
injuria verbis - santo sospetto
perché nelle
124 pagine di questa navigazione, si potrebbe
annidare il serpentello della lusinga modernista e progressista martiniana. Ed
infatti l'autore in diverse parti osa un'esegesi di tipo
liberale,illuministica. Qui preme esaminare quanto si legge a pag.
45 ove il cardinale compie un' inversione
di rotta piuttosto rischiosa.
Nutriti con il latte dell 'ortodossia
e rafforzati dalla nutriente chiarezza
dell'antico e pur sempre attuale Catechismo di S. Pio
X messi in guardia
dalla Pontificia Commissione Biblica, la quale ha
sancito che "non può mettersi in
dubbio il senso letterale-letterale-storico nei primi tre capitoli della Genesi quando si
tratta dei fatti che toccano i fondamenti della religione cristiana" (EB n . 338), abbiamo sempre creduto come
tutti i cristiani fermamente ed "ingenuamente" che nel
racconto di Gen.l,2, fosse stata rivelata e descritta la creazione del
mondo quale opera diretta di Dio: "In principio creavit Deus caelum et
terram. Terra autem erat inanis et vacua, et tenebrae erant super faciem
abyssi; et Spiritus Dei ferebatur super aquas"; "In principio Dio
creò il cielo e la terra. La terra era vuota solitudine e le tenebre coprivano l'abisso;
ma lo spirito di Dio
aleggiava
sulle acque". Non simbolismi esplicativi ci vennero addotti
quando lo
apprendemmo , né metafore che ne cangiassero il contenuto
letterale e
autentico, stanti le molte testimonianze dei profeti, del
salmista,
degli evangelisti, dei Padri della Chiesa a garanzia della veridicità
della
narrazione. Era, ed è ancora,quello che affermiamo quando
professiamo:
" Credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del Cielo e
della Terra ".
A pag. 45
del libro di Ravasi si legge che questo racconto/verità è,
invece, "un'apparente
narrazione storica, con eventi e una trama, che hanno però un
valore simbolico, filosofico/teologico, quindi sapienziale ed
esistenziale.
Si tratta – aggiunge l'autore
nella stessa pagina – di un'eziologia metastorica" , cioè non di un
racconto storico, ma di una
spiegazione
mitica dell'origine del mondo, anche se ricca di vedute
profonde.
Metastorico, infatti, stando all 'etimo del vocabolo, vorrebbe
significare
che il resoconto biblico della creazione è qualcosa che sta al
di sopra e
al di là dei tempi e dei luoghi, un "concetto" più che un
racconto
storico vero e proprio.
Il versante
cui inclina il pensiero ravasiano è quello junghiano degli
"archetipi",
di quelle fumose astrazioni di entità o principii indistinti che stanno a capo
della realtà e che odorano di "ancestralità", ripiego sempre
buono per accreditare verità esoteriche ed occulte. Scrive, infatti,Ravasi: "Si
risale all'archetipo – non per nulla il protagonista si chiama ha
'adam, in ebraico "l'uomo", e hawwah (Eva), la vivente, la
madre della vita - non per narrare cosa sia accaduto nel processo di
ominizzazione in senso scientifico o per scoprire gli atti di un singolo
individuo primordiale, ma per identificare nella sua radice iniziale lo statuto
permanente di ogni creatura". Premesso che mal si comprende cosa
voglia significare l'ultima parte dell' enunciato - "identificare lo
statuto permanente di ogni creatura nella sua radice iniziale" -
avvertiamo che con tali sottili ed elaborate perifrasi siamo in piena area
darwinista -"ominizzazione" quale sinonimo di evoluzionismo della
specie – seppur perimetrata da litoti al congiuntivo (sia accaduto) e in
piena gnosi spuria, la cui nota distintiva viene espressa dalI 'heideggeriano
concetto di Nulla primigenio che in Jung si trasforma nell'archetipo.
Insomma,sembra ammonire l'autore: «toglietevi dalla testa, cari cattolici di
fede preconciliare, che la creazione sia un "fatto" e un "atto"
divino».
La negazione
del soprannaturale
Se il
racconto della Genesi è un mito; necessariamente il suo messaggio
dovrà essere
simbolico e che questo sia il pensiero autentico del
cardinale è
testimoniato dalla ricognizione che, in chiave meramente
simbolica,
l'autore fa tanto dell' Albero della conoscenza del bene e 'del
male quanto
dello stesso Paradiso terrestre o Eden. Insomma: ciò che
lo scriba
biblico ha raccontato è metasemantica.
Strano!
perché, a leggere l 'episodio, veniamo a sapere,ad esempio, che il Signore
mette a disposizione alimentare di Adamo e di Eva tutte le qualità di erbe e
frutti del giardino , escludendo il famoso albero. In simile contesto - dieta
vegetariana- la presenza di un albero fruttifero , tuttavia proibito, è quanto mai
logica e congrua. Perché negare che sia proprio così? La vicenda, narrata nella
scrittura - non più sacra, naturalmente - sarebbe, invece,un giro verbale lungo
e affabulante , espressivo ed allusivo di un concetto ideato per dar
spiegazione di una realtà diversamente inconoscibile. Il mito, già!
Una
digressione : anche nel recente "L'infanzia di Gesù"di
Benedetto XVI si afferma, relativamente alla stella che guida i Magi, che la
figurazione potrebbe essere simbolica ammettendo , tuttavia, che la teoria di
un allineamento dei pianeti Giove /Saturno potrebbe spiegare in modo
naturale il
fenomeno. Come si vede, è il tentativo di rendere razionalmente credibile un evento
che non sarebbe arduo considerare
miracoloso.
Dio , infatti , a cui nulla è impossibile (Lc.1,37) , avrebbe
forse avuto
difficoltà di far apparire, in occasione d ella nascita del Figlio , un astro
al di fuori delle immutabili rotte cosmiche? Ché forse, a Fatima , il sole non
roteò vorticosamente sen za con ciò turbare le leggi di Keplero?
Si cade nella
presunzione, o nel supino condizionamento alla
mentalità
scientista, quando si intende spiegare i fatti sopranna turali con
teorie
razionalistiche . Ci provò , negli anni passati , tale Werner Keller ,
protestante,
autore di un saggio voluminoso "La Bibbia aveva ragione"
- ed.
italiana Garzanti – intendendo con ciò non tanto la realtà e la verità
degli eventi
sopranna tura li e divini racconta ti d alla Bibbia, ma la
loro
riduzione a livello naturale.
Le
preferenze extra cristiane di un cardinale
Tornando al
cardinal Ravasi : come potremmo rispondere alle sue
parole che
traggono autorità dalla sua carica nel Pontificio Consiglio
della
Cultura e nella Pontificia Commissione per i Beni culturali?
Potremmo addurre,
a sostegno della nostra apologia del dogma, numerose conferme tratte dalla
inerrante Sacra Scrittura , come : Es . 20, Il -Ps . 18, 1/2 Ps.
8 9, 12 - Ps . 95,5 -Ps. 115, 15 - Ps. 12 1,2 - Ps
. 124,8-
Ps. - 146,6 -Is. 3 7 ,16-Is. 40,28 –Is.45,15/26-Dt.4,39-
1Re 8,6- Ger.10.12- Bar.3,32-Am.5,8-Dan. 3,57/88- Zac. 12,1 dove i santi autori
non cessano di adorare Il Signore "Creatore" del mondo
universo. Potremmo citare
l'ispirata
dottrina del Doctor Angelicus che in S. Th. I q . XLIV aa
.1 /2/3/4 (De
processione creaturarum a Deo, et de omnium entium
prima
causa), e in I q.
XCI a. l (utrum corpus primi hominis sit factum
de limo
terrae, utrum corpus humanum sit immediate a Dea productum) , afferma e dimostra, col rigore logico ed
inequivocabile del pensiero
scolastico ,
la creazione quale "atto" di Dio e della Sua libera volontà.
Preferiamo,
però, servirci della testimonianza stessa di Cristo a cui
nessuno ,
men che meno un cardinale , potrà opporre obiezioni di sorta
né tanto
meno sminuirne la chiarezza a favore di chissà quale simbolismo
perché il
discorso di Gesù èdel tipo : Sì Sì, No No, ove nulla è la possibilità di
sfumarne la verità.
Ai farisei
che Lo tentavano circa la liceità del divorzio, Egli affermò:
"Non
legistis quia qui fecit hominem ab initio masculum et f eminam fecit
eos?"
(Mt. 19,4/5) . "Non avete letto che
Colui, che dal principio creò
l'uomo, lo
fece maschio e femmina ?". Il termine greco "Ktisas" -
Colui
che fece -
rende il concetto di "fondazione, creazione" né v'è altra
alternativa
semantica, così come "ap'archés"- dal principio - ci dice
che non attraverso
successive metamorfosi o evoluzioni di specie , né
tanto meno
da una precedente creatura inferiore il Signore formò
l'uomo, ma
direttamente e dalI' origine.
E sarebbe
ora che si affermasse e sostenesse alta questa verità
invece di
accodarsi a far eco alle teorie più o men o evoluzioniste per
tema d 'es
ser tacciati di oscurantismo. Forse che la scienza positiva
ha saputo
dare risposte scientificamente fonda te circa l'origine dell '
uomo? Alla
luce delle parole di Cristo Dio resta, pertanto, il Creatore del
mondo, nonostante
la lettura simbolista che ne dà il cardinal Ravasi
o un Mancuso
qualsiasi. Il quale prelato , allorché passa in rassegna
la creazione
di Eva, gestendo destramente etimologie iraniche, sumeriche, semitiche e
greche, invece di pescare qualche opportuna riflessione dai testi dei Santi
Padri, va ad estrarre dal Talmud una citazione che dice : "State
attenti a far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime! La donna é
uscita dalla costola dell 'uomo, non dai suoi piedi perché dovesse essere
calpestata, né dalla testa pe essere superiore, ma dal fianco per essere
uguale, un po’ più in basso del braccio per essere protetta, e dal lato del
cuore per essere amata”. Una lelegante e
delicata riflessione che, in verità, sbiadisce di fronte alla profondità
di S.
Tommaso
d'Aquino nella Summa Th., in L q. XCII a . 3 : «Era conveniente
che la donna
fosse formata con la costola dell'uomo. Primo per
indicare che
tra l'uomo e la donna deve esserci un vincolo d 'amore. La
donna
"non deve dominare sull' uomo" (1 Tim. 2, 12) e perciò non fu
formata
dalla testa. Né dev'essere disprezzata dall'uomo come una
schiava;
perciò non fu formata dai piedi. Secondo per una ragione mistica:
perché dal
costato di Cristo dormiente sulla croce dovevano fluire i Sacramenti, sangue ed
acqua, coi quali sarebbe stata edificata la
Chiesa).
Alla poetica
del Talmud Tommaso aggiunge una considerazione di ben più alta significanza e
di ben più sublime livello: 'quella di disporre
analogicamente
la nascita della Donna biblica e la nascita della Domina/
Ecclesia
uscita dal sangue e dall'acqua della ferita del costato di Cristo . Questa
sarebbe stata la catechesi che avrebbe rafforzato la fede nel lettore cattolico
e determinato,in quello agnostico , un forte motivo di
riflessione
e di meditazione.
Evidentemente,
il cardinale Ravasi, anche in questa sua opera, si
pone in
dialogo privilegiato con i non credenti del suo "Cortile", appendice
fotocopia
della precedente "Cattedra dei non credenti" di martiniana
istituzione,
e dimostra ancora una volta di preferire parabole o aneddoti extracristiani
così come nell 'ultima edizione del" Cortile" tenutasi
in ottobre
scorso ad Assisi ,allorché concluse il suo intervento con una
"parabola" tibetana che molto aveva dell'evangelico "figliol prodigo".
L'odore del lamaismo e dell 'esotismo orientale è – dobbiamo pensare - per
Ravasi più soave del profumo cristiano mediterraneo.
Per
concludere riportiamo , a sostegno di questa ultima nostra impressione, il
riferimento che l 'autore fa di uno dei più gnostici musicanti
"new
age" che si son piccati d 'esser,sulle corde d'una chitarra, " maestri
in
Israele" e diffusori di cultura e solidarietà. Parliamo d 'un menestrello
famoso ,
apologeta della prostituzione cantata ed esaltata quale
servizio
sociale (" bocca di rosa '') , cantautore che il cardinale nel suo
libro porta
a segno di auctoritas a pag. 99. Parliamo, cioè , del genovese
Fabrizio De
' André di cui si dice nel libro essere stato fine intuitore della figura del
Crocifisso così come testimonia la canzone " Il testamento
di Tito” ove
scrive e canta: "lo nel vedere quest'uomo che muore/ madre, io provo dolore.!
Nella pietà che non cede al rancore/, madre, ho imparato l'amore" . Il cardinale
afferma che queste sensazioni sarebbero le stesse espresse da Giovanni in forma
teologica (Giov.3,16-4, 19), ma noi diciamo non esser lecito far figurare un
De André come esegeta o zelante annunciatore di Cristo. Sul numero speciale di
"Liberal” - agosto
/ settembre
2007 - era riportato quale argomento monografico "GESÙ
2007" a
commento del "Gesù di Nazareth" I voI. di Benedetto XVI .
Molti personaggi, di più o meno incisivo peso specifico e di più o meno
visibile connotazione cattolica, intervenivano con proprie riflessioni
e in ultima pagina, la 151, anche il De André con la canzone
"La preghiera,
l'insulto,
lo sputo" ove diceva: “non intendo cantare la gloria... di
chi penso
non fu altri che un uomo" e "... morì come tutti si muore ... non si può
dire che sia servito a molto .... ".
Frasi dove non compaiono affatto né la fede né l'intuizione della
divinità
di Gesù e della sua Unità con il Padre e con lo Spirito -Santo. Tutt'
altro!
sono espressioni di contenuto blasfemo e completamente atee , ricche
solo di presunzione e di saccenteria. Se costui, secondo il parere ' del
cardinale, è stato un fine intenditore di Cristo vuoI dire che, S .Tommaso, S .
Agostino, S. Bonaventura, S . Pio da Pietrelcina di Gesù non hanno capito
niente. Un giovane che si pretende teologo , saputello redattore di una rubrica
"La predicozza", scrisse , tempo fa , sul foglio parrocchiale "
Venite e vedrete" (SantaMarinella -Gennaio 20 Il, pago 6) che "anche
don Andrea Gallo diceva che De André é il 5 ° evangelista: a leggere e meditare
le sue meravigliose poesie sembra proprio cosi".
Poveri Matteo, Marco, Luca e Giovanni che h an prodotto quei quattro
capolavori, sacrificando o rischiando la vita! Se avessero saputo, che un
chitarraiolo neopagano sarebbe stato capace di parlarci di Gesù in.
poche
righe e in forma di ballata, si sarebbero astenuti da quella improba
fatica. Povero Paolo , apostolo delle genti, in viaggio a postolico per
il mondo! poteva risparmiarsi di scrivere ed inviare le sue lettere a
Ebrei , Romani, Filippesi, Avrebbe evitato Roma Neron e e non sarebbe
passato per la via Ostiense per essere decapitato alle "tre
fontane"!
Sarebbe stato sufficiente ritmare un motivetto su qualche cetra, e non
avrebbe perso la vita per la fede!
Conclusione
Che cosa, infine, si può dire? Che dal libro di Ravasi emerge una
erudizione che l 'autore dosa pagina per pagina con sapiente sintassi e stile, ma
la rotta della navigazione non è ben tracciata. E crediamo, soprattutto, che la
sproporzione tra autori "laici' presenti in forte maggioranza rispetto
ai San ti Padri e ai Dottori -San Tommaso d'Aquino è citato una sola volta a
pag. 41- non deponga a favore dello scopo che
l'autore si è prefisso, quello cioè di fornire, per la navigazione sul
pelago della vita, le risposte della fede dacché un Kafka, un Borges, un
Nietzsche, un Hegel padre del nichilismo, anche un Kierkegaard (citato 6 volte)
un
Kant, un Cavour massone, usurpatore dei diritti della Chiesa e persino
del famoso enunciato "Libera Chiesa in libero Stato" di
proprietà di C. F.
de Montalembert, non potranno essere in grado di dare esaurienti e
definitive risposte ai grandi interrogativi dell'esistenza. Essi
possono
tutt'al più sollecitare il dubbio, ma il cristiano cattolico, afferma
autorevolmente Romano Amerio, non deve coltivare dubbi su Colui che è
Via - Verità - Vita, come pare sia in voga oggi nella ricerca
teologica, ma
solo può avere difficoltà a comprendere la profondità misteriosa della
Parola.
L. P.
Anno XXXIX N°4 |
In pratica più che una guida ai naviganti sembra una guida per tonni
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