ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 1 aprile 2013

GUIDA AI NAVIGANTI di un nocchiero infido


Un'inversione di rotta
Il cardinale Gianfranco Ravasi ha prodotto un altro libro: "Guida ai naviganti (le risposte della fede)",ed . Mondadori 2012, repertorio di note, commenti, approfondimenti e delucidazioni, che s'aggiunge agli altri suoi tanti fin qui pubblicati.
L'opera si caratterizza e per l'ampia presenza di citazioni, che la
fanno apparire erudita, e per l' escussione di numerosi autori, la cui maggior parte però rappresenta il pensiero gnostico , illuministico o quanto meno neutro e indifferente; quel pensiero che viene convocato nel cosiddetto "Cortile dei Gentili" gestito dallo stesso prelato e di cui s 'è avuta dimostrazione nella parata dell’ ottobre scorso ad Assisi, contrassegnata da una certa qual vanitas verbosa, intellettualistica.

Lo stile e la discorsività linguistica della Guida ai naviganti sono tali
che il libro si legge alquanto agevolmente ma si sa, il cardinale -
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e delle Pontificie
Commissioni per i Beni Culturali della Chiesa e di Archeologia - è
uno dei tanti prelati e teologi usciti dalla scuola del defunto card. Carlo
Maria Martini e, perciò , siffatto discepolato suggerisce al lettore cautela,
attenzione e - absit injuria verbis - santo sospetto perché nelle
124 pagine di questa navigazione, si potrebbe annidare il serpentello della lusinga modernista e progressista martiniana. Ed infatti l'autore in diverse parti osa un'esegesi di tipo liberale,illuministica. Qui preme esaminare quanto si legge a pag. 45 ove il cardinale compie un' inversione
di rotta piuttosto rischiosa.
Nutriti con il latte dell 'ortodossia e rafforzati dalla nutriente chiarezza
dell'antico e pur sempre attuale Catechismo di S. Pio X messi in guardia
dalla Pontificia Commissione Biblica, la quale ha sancito che "non può mettersi in dubbio il senso letterale-letterale-storico nei primi tre capitoli della Genesi quando si tratta dei fatti che toccano i fondamenti della religione cristiana" (EB n . 338), abbiamo sempre creduto come tutti i cristiani fermamente ed "ingenuamente" che nel racconto di Gen.l,2, fosse stata rivelata e descritta la creazione del mondo quale opera diretta di Dio: "In principio creavit Deus caelum et terram. Terra autem erat inanis et vacua, et tenebrae erant super faciem abyssi; et Spiritus Dei ferebatur super aquas"; "In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era vuota solitudine e le tenebre coprivano l'abisso; ma lo spirito di Dio
aleggiava sulle acque". Non simbolismi esplicativi ci vennero addotti
quando lo apprendemmo , né metafore che ne cangiassero il contenuto
letterale e autentico, stanti le molte testimonianze dei profeti, del
salmista, degli evangelisti, dei Padri della Chiesa a garanzia della veridicità
della narrazione. Era, ed è ancora,quello che affermiamo quando
professiamo: " Credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del Cielo e
della Terra ".
A pag. 45 del libro di Ravasi si legge che questo racconto/verità è,
invece, "un'apparente narrazione storica, con eventi e una trama, che hanno però un valore simbolico, filosofico/teologico, quindi sapienziale ed
esistenziale. Si tratta – aggiunge l'autore nella stessa pagina – di un'eziologia metastorica" , cioè non di un racconto storico, ma di una
spiegazione mitica dell'origine del mondo, anche se ricca di vedute
profonde. Metastorico, infatti, stando all 'etimo del vocabolo, vorrebbe
significare che il resoconto biblico della creazione è qualcosa che sta al
di sopra e al di là dei tempi e dei luoghi, un "concetto" più che un
racconto storico vero e proprio.
Il versante cui inclina il pensiero ravasiano è quello junghiano degli
"archetipi", di quelle fumose astrazioni di entità o principii indistinti che stanno a capo della realtà e che odorano di "ancestralità", ripiego sempre buono per accreditare verità esoteriche ed occulte. Scrive, infatti,Ravasi: "Si risale all'archetipo non per nulla il protagonista si chiama ha 'adam, in ebraico "l'uomo", e hawwah (Eva), la vivente, la madre della vita - non per narrare cosa sia accaduto nel processo di ominizzazione in senso scientifico o per scoprire gli atti di un singolo individuo primordiale, ma per identificare nella sua radice iniziale lo statuto permanente di ogni creatura". Premesso che mal si comprende cosa voglia significare l'ultima parte dell' enunciato - "identificare lo statuto permanente di ogni creatura nella sua radice iniziale" - avvertiamo che con tali sottili ed elaborate perifrasi siamo in piena area darwinista -"ominizzazione" quale sinonimo di evoluzionismo della specie – seppur perimetrata da litoti al congiuntivo (sia accaduto) e in piena gnosi spuria, la cui nota distintiva viene espressa dalI 'heideggeriano concetto di Nulla primigenio che in Jung si trasforma nell'archetipo. Insomma,sembra ammonire l'autore: «toglietevi dalla testa, cari cattolici di fede preconciliare, che la creazione sia un "fatto" e un "atto" divino».
La negazione del soprannaturale
Se il racconto della Genesi è un mito; necessariamente il suo messaggio
dovrà essere simbolico e che questo sia il pensiero autentico del
cardinale è testimoniato dalla ricognizione che, in chiave meramente
simbolica, l'autore fa tanto dell' Albero della conoscenza del bene e 'del
male quanto dello stesso Paradiso terrestre o Eden. Insomma: ciò che
lo scriba biblico ha raccontato è metasemantica.
Strano! perché, a leggere l 'episodio, veniamo a sapere,ad esempio, che il Signore mette a disposizione alimentare di Adamo e di Eva tutte le qualità di erbe e frutti del giardino , escludendo il famoso albero. In simile contesto - dieta vegetariana- la presenza di un albero fruttifero , tuttavia proibito, è quanto mai logica e congrua. Perché negare che sia proprio così? La vicenda, narrata nella scrittura - non più sacra, naturalmente - sarebbe, invece,un giro verbale lungo e affabulante , espressivo ed allusivo di un concetto ideato per dar spiegazione di una realtà diversamente inconoscibile. Il mito, già!
Una digressione : anche nel recente "L'infanzia di Gesù"di Benedetto XVI si afferma, relativamente alla stella che guida i Magi, che la figurazione potrebbe essere simbolica ammettendo , tuttavia, che la teoria di un allineamento dei pianeti Giove /Saturno potrebbe spiegare in modo
naturale il fenomeno. Come si vede, è il tentativo di rendere razionalmente credibile un evento che non sarebbe arduo considerare
miracoloso. Dio , infatti , a cui nulla è impossibile (Lc.1,37) , avrebbe
forse avuto difficoltà di far apparire, in occasione d ella nascita del Figlio , un astro al di fuori delle immutabili rotte cosmiche? Ché forse, a Fatima , il sole non roteò vorticosamente sen za con ciò turbare le leggi di Keplero?
Si cade nella presunzione, o nel supino condizionamento alla
mentalità scientista, quando si intende spiegare i fatti sopranna turali con
teorie razionalistiche . Ci provò , negli anni passati , tale Werner Keller ,
protestante, autore di un saggio voluminoso "La Bibbia aveva ragione"
- ed. italiana Garzanti – intendendo con ciò non tanto la realtà e la verità
degli eventi sopranna tura li e divini racconta ti d alla Bibbia, ma la
loro riduzione a livello naturale.
Le preferenze extra cristiane di un cardinale
Tornando al cardinal Ravasi : come potremmo rispondere alle sue
parole che traggono autorità dalla sua carica nel Pontificio Consiglio
della Cultura e nella Pontificia Commissione per i Beni culturali?
Potremmo addurre, a sostegno della nostra apologia del dogma, numerose conferme tratte dalla inerrante Sacra Scrittura , come : Es . 20, Il -Ps . 18, 1/2 Ps. 8 9, 12 - Ps . 95,5 -Ps. 115, 15 - Ps. 12 1,2 - Ps . 124,8-
Ps. - 146,6 -Is. 3 7 ,16-Is. 40,28 –Is.45,15/26-Dt.4,39- 1Re 8,6- Ger.10.12- Bar.3,32-Am.5,8-Dan. 3,57/88- Zac. 12,1 dove i santi autori non cessano di adorare Il Signore "Creatore" del mondo universo. Potremmo citare
l'ispirata dottrina del Doctor Angelicus che in S. Th. I q . XLIV aa
.1 /2/3/4 (De processione creaturarum a Deo, et de omnium entium
prima causa), e in I q. XCI a. l (utrum corpus primi hominis sit factum
de limo terrae, utrum corpus humanum sit immediate a Dea productum) , afferma e dimostra, col rigore logico ed inequivocabile del pensiero
scolastico , la creazione quale "atto" di Dio e della Sua libera volontà.
Preferiamo, però, servirci della testimonianza stessa di Cristo a cui
nessuno , men che meno un cardinale , potrà opporre obiezioni di sorta
né tanto meno sminuirne la chiarezza a favore di chissà quale simbolismo
perché il discorso di Gesù èdel tipo : Sì Sì, No No, ove nulla è la possibilità di sfumarne la verità.
Ai farisei che Lo tentavano circa la liceità del divorzio, Egli affermò:
"Non legistis quia qui fecit hominem ab initio masculum et f eminam fecit
eos?" (Mt. 19,4/5) . "Non avete letto che Colui, che dal principio creò
l'uomo, lo fece maschio e femmina ?". Il termine greco "Ktisas" - Colui
che fece - rende il concetto di "fondazione, creazione" né v'è altra
alternativa semantica, così come "ap'archés"- dal principio - ci dice
che non attraverso successive metamorfosi o evoluzioni di specie , né
tanto meno da una precedente creatura inferiore il Signore formò
l'uomo, ma direttamente e dalI' origine.
E sarebbe ora che si affermasse e sostenesse alta questa verità
invece di accodarsi a far eco alle teorie più o men o evoluzioniste per
tema d 'es ser tacciati di oscurantismo. Forse che la scienza positiva
ha saputo dare risposte scientificamente fonda te circa l'origine dell '
uomo? Alla luce delle parole di Cristo Dio resta, pertanto, il Creatore del
mondo, nonostante la lettura simbolista che ne dà il cardinal Ravasi
o un Mancuso qualsiasi. Il quale prelato , allorché passa in rassegna
la creazione di Eva, gestendo destramente etimologie iraniche, sumeriche, semitiche e greche, invece di pescare qualche opportuna riflessione dai testi dei Santi Padri, va ad estrarre dal Talmud una citazione che dice : "State attenti a far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime! La donna é uscita dalla costola dell 'uomo, non dai suoi piedi perché dovesse essere calpestata, né dalla testa pe essere superiore, ma dal fianco per essere uguale, un po’ più in basso del braccio per essere protetta, e dal lato del cuore per essere amata”. Una lelegante e  delicata riflessione che, in verità, sbiadisce di fronte alla profondità di S.
Tommaso d'Aquino nella Summa Th., in L q. XCII a . 3 : «Era conveniente
che la donna fosse formata con la costola dell'uomo. Primo per
indicare che tra l'uomo e la donna deve esserci un vincolo d 'amore. La
donna "non deve dominare sull' uomo" (1 Tim. 2, 12) e perciò non fu
formata dalla testa. Né dev'essere disprezzata dall'uomo come una
schiava; perciò non fu formata dai piedi. Secondo per una ragione mistica:
perché dal costato di Cristo dormiente sulla croce dovevano fluire i Sacramenti, sangue ed acqua, coi quali sarebbe stata edificata la
Chiesa).
Alla poetica del Talmud Tommaso aggiunge una considerazione di ben più alta significanza e di ben più sublime livello: 'quella di disporre
analogicamente la nascita della Donna biblica e la nascita della Domina/
Ecclesia uscita dal sangue e dall'acqua della ferita del costato di Cristo . Questa sarebbe stata la catechesi che avrebbe rafforzato la fede nel lettore cattolico e determinato,in quello agnostico , un forte motivo di
riflessione e di meditazione.
Evidentemente, il cardinale Ravasi, anche in questa sua opera, si
pone in dialogo privilegiato con i non credenti del suo "Cortile", appendice
fotocopia della precedente "Cattedra dei non credenti" di martiniana
istituzione, e dimostra ancora una volta di preferire parabole o aneddoti extracristiani così come nell 'ultima edizione del" Cortile" tenutasi
in ottobre scorso ad Assisi ,allorché concluse il suo intervento con una "parabola" tibetana che molto aveva dell'evangelico "figliol prodigo". L'odore del lamaismo e dell 'esotismo orientale è – dobbiamo pensare - per Ravasi più soave del profumo cristiano mediterraneo.
Per concludere riportiamo , a sostegno di questa ultima nostra impressione, il riferimento che l 'autore fa di uno dei più gnostici musicanti
"new age" che si son piccati d 'esser,sulle corde d'una chitarra, " maestri
in Israele" e diffusori di cultura e solidarietà. Parliamo d 'un menestrello
famoso , apologeta della prostituzione cantata ed esaltata quale
servizio sociale (" bocca di rosa '') , cantautore che il cardinale nel suo
libro porta a segno di auctoritas a pag. 99. Parliamo, cioè , del genovese
Fabrizio De ' André di cui si dice nel libro essere stato fine intuitore della figura del Crocifisso così come testimonia la canzone " Il testamento
di Tito” ove scrive e canta: "lo nel vedere quest'uomo che muore/ madre, io provo dolore.! Nella pietà che non cede al rancore/, madre, ho imparato l'amore" . Il cardinale afferma che queste sensazioni sarebbero le stesse espresse da Giovanni in forma teologica (Giov.3,16-4, 19), ma noi diciamo non esser lecito far figurare un De André come esegeta o zelante annunciatore di Cristo. Sul numero speciale di "Liberal” - agosto
/ settembre 2007 - era riportato quale argomento monografico "GESÙ
2007" a commento del "Gesù di Nazareth" I voI. di Benedetto XVI .
Molti personaggi, di più o meno incisivo peso specifico e di più o meno
visibile connotazione cattolica, intervenivano con proprie riflessioni
e in ultima pagina, la 151, anche il De André con la canzone "La preghiera,
l'insulto, lo sputo" ove diceva: “non intendo cantare la gloria... di
chi penso non fu altri che un uomo" e "... morì come tutti si muore ... non si può dire che sia servito a molto .... ".
Frasi dove non compaiono affatto né la fede né l'intuizione della divinità
di Gesù e della sua Unità con il Padre e con lo Spirito -Santo. Tutt' altro!
sono espressioni di contenuto blasfemo e completamente atee , ricche
solo di presunzione e di saccenteria. Se costui, secondo il parere ' del cardinale, è stato un fine intenditore di Cristo vuoI dire che, S .Tommaso, S . Agostino, S. Bonaventura, S . Pio da Pietrelcina di Gesù non hanno capito niente. Un giovane che si pretende teologo , saputello redattore di una rubrica "La predicozza", scrisse , tempo fa , sul foglio parrocchiale " Venite e vedrete" (SantaMarinella -Gennaio 20 Il, pago 6) che "anche don Andrea Gallo diceva che De André é il 5 ° evangelista: a leggere e meditare le sue meravigliose poesie sembra proprio cosi".
Poveri Matteo, Marco, Luca e Giovanni che h an prodotto quei quattro capolavori, sacrificando o rischiando la vita! Se avessero saputo, che un
chitarraiolo neopagano sarebbe stato capace di parlarci di Gesù in. poche
righe e in forma di ballata, si sarebbero astenuti da quella improba
fatica. Povero Paolo , apostolo delle genti, in viaggio a postolico per
il mondo! poteva risparmiarsi di scrivere ed inviare le sue lettere a
Ebrei , Romani, Filippesi, Avrebbe evitato Roma Neron e e non sarebbe
passato per la via Ostiense per essere decapitato alle "tre fontane"!
Sarebbe stato sufficiente ritmare un motivetto su qualche cetra, e non
avrebbe perso la vita per la fede!
Conclusione
Che cosa, infine, si può dire? Che dal libro di Ravasi emerge una erudizione che l 'autore dosa pagina per pagina con sapiente sintassi e stile, ma la rotta della navigazione non è ben tracciata. E crediamo, soprattutto, che la sproporzione tra autori "laici' presenti in forte maggioranza rispetto ai San ti Padri e ai Dottori -San Tommaso d'Aquino è citato una sola volta a pag. 41- non deponga a favore dello scopo che
l'autore si è prefisso, quello cioè di fornire, per la navigazione sul pelago della vita, le risposte della fede dacché un Kafka, un Borges, un Nietzsche, un Hegel padre del nichilismo, anche un Kierkegaard (citato 6 volte) un
Kant, un Cavour massone, usurpatore dei diritti della Chiesa e persino
del famoso enunciato "Libera Chiesa in libero Stato" di proprietà di C. F.
de Montalembert, non potranno essere in grado di dare esaurienti e
definitive risposte ai grandi interrogativi dell'esistenza. Essi possono
tutt'al più sollecitare il dubbio, ma il cristiano cattolico, afferma autorevolmente Romano Amerio, non deve coltivare dubbi su Colui che è
Via - Verità - Vita, come pare sia in voga oggi nella ricerca teologica, ma
solo può avere difficoltà a comprendere la profondità misteriosa della
Parola.
L. P.
 tratto da
Anno XXXIX N°4
 del 28Febbraio 2013

1 commento:

  1. In pratica più che una guida ai naviganti sembra una guida per tonni

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