ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 12 aprile 2013

UN «PAPA» PER «MOVIMENTARE» LA «BELLA ADDORMENTATA»?


Ho già parlato di diversi libri che hanno avuto il pregio di «bucare» l’omertà della grande comunicazione sui veri problemi, specialmente sulle alterazione nella Fede da parte della nuova chiesa della Roma conciliare. Sarebbe questa la bella addormentata, da vedere nel Corpo Mistico di Gesù Cristo?
Dicevo che era istruttiva la lettura del libro sul «perché dopo il Vaticano II la Chiesa è entrata in crisi. Perché si risveglierà», «La Bella Addormentata» di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro. Istruttiva poiché riguarda la deviazione ipocrita nell’ermeneutica della falsa continuità che tratta della questione dottrinale, nei libri di Mons. Gherardini[1], di Roberto di Mattei; di quello di P. John O’Malley s.j., «Che cosa è successo nel Vaticano II; del lavoro di don Andrea Mancinella, «1962 – Rivoluzione nella Chiesa», (Ed. Civiltà, Brescia, 2010); dell’altro del sacerdote dott. Luigi Villa, «Vaticano II DIETRO FRONT», della stessa editrice, e del  «Cien años de modernismo, genealogia del Vaticano II» di Padre Dominique Bourmaud (Ed. Fundación San Pio X, Buenos Aires, 2006).

Sono solo alcuni libri, vicini ai quali i miei vecchi articoli e traduzioni in materia, così come il mio «L’Eclisse del Pensiero Cattolico», del 1997, hanno solo il pregio modesto dell’anticipo; ma forse pure il piccolo pregio dell’accento dato al gaudio del dovere cattolico e della speranza nella soluzione secondo la legge della Chiesa – fedele ai Disegni divini per ogni tempo.
Ora l’altro libro di Mons. Gheradini: «Il Vaticano II alle radici di un equivoco», nella recensione di Cristina Siccardi, fa capire la pertinacia nell’equivoco del V2 che è quello di un antropocentrismo fatale perché di esso nessun «papa conciliare» dovrebbe rendere conto! Il falso passerebbe con l’equivoco della continuità poiché qui manca ancora un termine per definire meglio cosa sia tale antropocentrismo modernista riguardo alla Fede. Trattasi del vecchio ma rinnovato GNOSTICISMO.

Allora vediamo un altro libro importante perché va al cuore del problema.
Si tratta di «La Gnosi Spuria» (GS), il libro recentissimo in due tomi di Don Ennio Innocenti (libri@cittaideale.info), che da quarant’anni studia la questione cruciale dello gnosticismo contrario alla Fede, cioè da quanto è oggi ritornato alla luce in questo inquinamento col nome di modernismo, tanto mascherato quanto deleterio per la santa Fede della Madre Chiesa. Sentiamolo.
«La teologia cattolica ha registrato gravi turbamenti che hanno costretto l’organo
di controllo dell’ortodossia dottrinale a decine e decine di interventi correttivi giusti, ma non radicali, in quanto hanno ignorato la matrice segreta di questo vasto pullulare d’errori. «Solo Antonino Romeo capì tempestivamente la connessione tra teologia modemista e gnosi (accento nostro). Purtroppo le conseguenze si son fatte sentire anche sul piano pastorale, liturgico, catechetico, investendo gli stessi fondamenti della fede cattolica in vasti strati della gente.
«Proprio quando, con la Mystici corporis (1943), la teologia cattolica sembrava pronta per un nuovo slancio, emersero fermenti inquietanti e cedimenti preoccupanti che provocarono l’Humani generis (1950) e persuasero Pio XII a dilazionare il vagheggiato progetto d’un Concilio Ecumenico perfezionativo dell’interrotto Vaticano I. A Concilio convocato, poi, esplosero le tensioni che durante l’assise ecumenica furono composte solo con formule di compromesso, descritte ora da Roberto de Mattei con puntuale informazione teologica.
«Cedimenti vistosi caratterizzarono i grandi ordini religiosi (i domenicani soprattutto con Schillebeecks, i francescani principalmente con Boff, i gesuiti, più di tutti, con De Lubac, Teilhard, Balthasar, Rahner e altri). » (GS, T. 2, p. 566)
Qui ancora non è citato Joseph Ratzinger, perché nel suo relativismo illuminista pareva meno importante, invece divenne il più importante poiché eletto «papa».
Il modernismo ecumenista conciliare sotto il segno della gnosi
Ormai sono già più di quarant’anni che si possono costatare segni di un’oggettiva mutazione ecclesiale nel seno della Chiesa cattolica. Molto si è scritto a questo proposito e molti sono stati indicati come i segni di tale operazione che intende adattare la Religione ai ‘bisogni dei tempi’. Per riassumere la questione si può affermare che un pensiero gnostico, che dall’inizio dei tempi contamina il pensiero religioso, è riuscito a contaminare il pensiero cattolico attraverso il potere di una «gerarchia modernista». E per pensiero gnostico s’intende qui una ‘conoscenza’, per lo più iniziatica e segreta, che stabilendo cosa sia il «bene» dell’essere umano, assegna la finalità della religione a tale scopo (ecumenista); per esempio l’unità degli uomini a scapito di ogni culto e credenza. Subordina quindi la fede divina a una conoscenza iniziatica e occulta d’ordine umano, che è in verità una ‘rapina’ d’ordine preternaturale, prometeica di segno luciferino.
La parola «gnosi» significa conoscenza e in questo senso non ci può essere nessun vero comandamento religioso o morale per impedire l’uomo, la cui intelligenza è ordinata alla verità, d’arricchire la sua conoscenza. Essa fa ben parte della vita e del progresso umano. Ma il problema riguardo la gnosi è stato proprio questo, poiché Dio ha proibito la pretesa di attingere a una certa “conoscenza”, che nella Genesi è rappresentata “dall’albero della conoscenza del bene e del male” (Gn 2, 9).
Adamo ed Eva lo sapevano poiché Eva risponde al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3, 3-5).
Quindi, la Religione rivelata pone un limite alla libertà della conoscenza umana. Per caso questo limite è irrazionale e incomprensibile all’uomo? In nessun modo. La conoscenza dell’essere umano, che non può conoscere da sé in modo assoluto né la sua origine né il suo fine, è razionalmente limitata riguardo alla “conoscenza” del bene e del male autonoma da Dio, rappresentata dal frutto proibito all’uomo. Non è quindi la vera conoscenza rivelata del bene e del male a essere proibita, anzi essa è data dalla Legge e dai Profeti, quel che è vietato, che rappresenta male mortale per l’uomo, è proprio la pretesa di giungere ad una “conoscenza”, che è falsa ma si vuole superiore; ecco cos’è allora la «gnosi spuria», la pretesa di arrivare all’arcano divino attraverso un rapimento prometeico della verità per aggiornarla ai tempi!
La questione della gnosi spuria
Si noti come il sentimento religioso di tutti i tempi e luoghi, si poggia sempre sulla naturale limitazione umana, per cui la prima e radicale trasgressione consiste in rapinare il potere e la conoscenza proprie di Dio. Come si relaziona ciò con le false religioni in generale e il sincretismo moderno in speciale? Per dirlo in una parola: perché queste idee umane intendono erigere un «bene» dedotto dall’uomo, che nel caso del sincretismo, manifestatosi nell’ecumenismo conciliare, si esprime in opposizione a quelli rivelati per mezzo dei concetti modernisti di libertà e unità.
Ecco che la Chiesa condanna quanto oggi si chiama semplicemente «gnosi» come un’infida deviazione della vera conoscenza. Sulla natura, la storia e il contenuto del gnosticismo e di tante gnosi spurie, per i cristiani c’è veramente di che rimanere perplessi. L’intelligenza umana è, infatti, davanti a una realtà la cui comprensione sembra inestricabile, ma sulla quale si sente chiamata a dare soluzione. Nessun fedele, per conoscere il bene necessario alla vita ed evitare la gnosi che propone un altro «bene», si deve sentire portato ad approfondire astruse conoscenze. Eppure, è proprio questa la tendenza dell’uomo contemporaneo dopo la rivoluzione moderna che i conciliari del Vaticano 2 promuovono anteponendo la libertà alla verità.
Basterebbe sapere che nessuna variazione gnostica rappresenta vera conoscenza. Infatti, non esiste una gnosi, ma delle gnosi che sono credenze, miti, congetture filosofiche, superstizioni ecc. Per rifiutare la gnosi, che è alla radice di queste, basta capire che tra la gnosi, conoscenza ermetica nata dall’attrazione a un segretismo settario, e la pistis, la fede cattolica nella Rivelazione divina, c’è un’opposizione irriducibile proprio in torno alla parola “bene”. Come potrebbe l’uomo conoscere il suo bene duraturo ignorando il suo fine ultimo? Per la Fede, dato che il bene dell’ uomo è legato alla sua ragion d’essere, al suo principio e fine, che da se stesso non può conoscere, perché la conoscenza del bene umano, legata al suo fine, viene solo da Dio. Incapaci della conoscenza piena del Bene, che è Dio stesso, l’uomo non può conoscere il bene e la sua privazione nel male se no perché rivelato dal Verbo divino. Fuori di questa conoscenza sulle questioni essenziali della vita umana, vi è solo immaginazione. Per più che si voglia, sull’arcano della vita la scienza della creatura umana non può mai giungere ignorando il Creatore. Ma data la sua libertà, può inventarsi le proprie “rivelazioni”. Ecco l’alienazione gnostica, attraverso degli spiriti ermetici, che comunicano delle «conoscenze iniziatiche» a un’elite di uomini decisi a stabilire un nuovo ordine umano «surnaturel» (De Lubac) sulla vera «conoscenza» del bene umano, personale, sociale e universale.
L’uomo è libero di creare nel campo artistico e letterario, usando la finzione per meglio esprimersi, ma ci sono limiti da non varcare nel campo della conoscenza della verità rivelata, riguardo la fede e la morale. Altrimenti si ergono idee umane alla stregua di norme divine. Qui s’inserisce il pensiero gnostico (di Teilhard de Chardin) e le sue multiple creazioni, tanto numerose quanto sono i suoi autori.
Si deve quindi parlare di diverse «gnosi»; tante quanto le correnti massoniche e iniziatiche. Tutte prodotte da menti umane contrarie all’unica Fede rivelata. Ecco la chiave per riconoscere il pensiero gnostico, anche se si presenta come filosofico o scientifico o religioso; anche se esso si proclama cattolico e contrario alla gnosi: stabilire quel che è bene e male per l’essere umano e la sua società secondo i tempi, tale è la principale conclusione a cui vuol arrivare il Vaticano 2: la verità che si aggiorna al bisogno di una unità e pace di marchio democraticista.
Poiché la caratteristica del pensiero gnostico è l’invenzione di una conoscenza che, per più che si rivesta di tradizioni arcaiche, di culti ermetici e di poteri terreni, sarà sempre risultato di un’operazione umana, il “bene” proposto da esso è contingente. Tale pensiero si può poggiare su antiche gnosi, alcune storicamente già affermate e trasmesse da nomi famosi – che gli assicurano un aspetto di continuità storica – ma il pensiero gnostico è sempre un’invenzione sul «bene» umano, che lascia da parte il Bene rivelato. Le sue radici sono nella Genesi; il suo fine è la rapina del potere divino, la conoscenza del bene e del male, che è assolutamente riservato a Dio.
Il fatto è che alla Parola di Dio si oppone l’altra, della ribellione, e perché essa appaia di alcun valore, deve suscitare un dualismo parimenti spurio, manicheista, per cui il bene si oppone al male come poteri uguali ma contrari, come due divinità, di cui la “buona” è quella che darebbe all’uomo la libertà di creare la sua propria conoscenza, le sue verità e religioni; insomma la libertà religiosa ecumenistica, al contrario della divinità cattiva, che impone chiare norme e comandamenti!
Ebbene, questo pensiero, essenzialmente gnostico, ha raggiunto oggi lo stesso Vaticano. Come? Nei documenti del Vaticano 2 e negli atti che da essi derivano è chiara l’intenzione di anteporre un nuovo «bene» a quello da Dio rivelato e dalla Chiesa insegnato. Lo si vede riguardo al bene della libertà e dell’unità.
Attraverso i nuovi concetti si arriva ad aprire la Chiesa ai pensieri gnostici di ogni campo, religioso, scientifico e sociale. Inoltre, si vuole stabilire l’accordo degli opposti, come se fosse possibile e come se fosse esso il nuovo “bene” della pace.
Quando tale conoscenza aggiornata di quel che è bene e male è proposto da una «autorità» religiosa come se fosse nel nome della conoscenza rivelata, si è davanti alla peggiore inversione gnostica del pensiero, la più perfida deviazione della fede, come lo vuole la Massoneria. L’impegno, quindi, di provare che i capi vaticani, da Roncalli a Wojtyla e da Ratzinger a Bergoglio hanno dimostrato di avere legami massonici e perciò gnostici, è superfluo; essi hanno dato un apporto almeno tacito affinché tale pensiero, tramite le dottrine conciliari, rovinasse da alto in basso il mondo dottrinale cattolico rinforzando le idee dei loro protetti.
Don Innocenti fa una breve rassegna di nomi per indicare debolezze diventate varchi all’antico veleno della gnosi spuria (antitrascendentistica, antirealistica e antisoprannaturale), debolezze manifestatesi anzitutto in alcuni grandi ordini religiosi una volta onorati come bandiere di sicura e fedele dottrina apostolica.
(GS, T. 2, p. 567).
Per i Domenicani, i francesi Chenu e Congar, allievo di Maritain, con inclinazioni per Blondel, Teilhard, Marèchal e anche per Karl Rahner. Del domenicano belga Schillebeeckx (1914-2009) aveva già parlato nel paragrafo sull’Olanda e sul suo influsso deleterio nella redazione del catechismo olandese.
Per i Gesuiti: «Fu risaputo che questa congregazione attraversò una tempesta, dopo il Concilio, che ne falcidiò le file… Teilhard fu tra i giovani gesuiti che, espulsi dalla Francia laicista e riparati in Inghilterra, ambivano tenersi aggiornati con le novità delle ricerche paleontologiche, dedicandosi «al deliberato esplicito proposito di annunciare “un nuovo cristianesimo” (che parve non salvare né trascendenza né soprannaturale). La S. Sede pubblicò un Monitum per mettere in guardia gli educatori dalla suggestione che esercitavano i suoi scritti… Teilhard aveva avuto tuttavia tempo di convincere vari confratelli, tra cui Jean Danielou, H. U. von Balthasar, H. de Lubac (tutti e tre, poi, in vecchiaia, cardinali)…
Von Balthasar fu a stretto contatto con K. Rahner… Nel1962 egli pubblicò Abbattere i bastioni, il libro nel quale proclamava la necessità per la Chiesa di aprirsi indifesa alla cultura moderna. Anche lui difese Teilhard… ha perseverato nell’impresa che chiamo “aprire al nemico” e nel fare spesso l’elogio di ciò che non è cattolico. Infatti H.U. von Balthasar si è proposto di “demolire gli artificiosi muri d’angoscia che la Chiesa aveva innalzato intorno a sé contro il mondo” (!), di abbattere i bastioni di “una Chiesa che si doveva aprire indifesa verso il mondo”(!). Egli si è fatto un programma: battezzare l’illuminismo e l’idealismo, il darwinismo e l’esistenzialismo … In teologia il Nostro fu indirizzato soprattutto da De Lubac, ma ricevette una spinta molto significativa anche da Rahner, nel periodo di Monaco. Attraverso De Lubac ha subito anche qualche influsso da parte di Teilhard. Si notano, inoltre, dipendenze del Nostro dalla tesi di De Lubac sul soprannaturale e, probabilmente, anche, dall’interpretazione di De Lubac, sul Buddismo. Balthasar è debitore anche verso vari teologi e biblisti protestanti, ma soprattutto verso la donna ch’egli accolse dal protestantesimo nel cattolicesimo: Adrienne von Speyr.
L’equivoco De Lubac.Nel ’46 pubblica Surnaturel. «Poichè dal ’48 in poi le critiche a De Lubac piovono da ogni parte, il Generale dei gesuiti si decide a sospenderlo dall’insegnamento. De Lubac pareva sostenere (Le Surnaturel, 1946 e Histoire et esprit, 1950) la teoria della non gratuità della grazia, la quale sarebbe dovuta all’uomo per natura, confondendo così l’ordine naturale con quello soprannaturale. Dottrina condannata costantemente dal Magistero (DB, 101 ss., 174, 793-843, 1001 ss., 1902), da San Pio X nella Pascendi (1907). Nel 1950 arriva l’Humani generis che rivendica la gratuità del soprannaturale. … «Ma De Lubac non si corregge». E nel Vaticano 2 domina, con K. Rahner, la Commissione Teologica. Nel 1965 ristampa Surnaturel.
Karl Rhaner, «formatosi scolasticamente nella tradizione molinista-suareziana
propria dei gesuiti, seguì il solco di Maréchal nel confronto col post-kantismo e
restò affascinato dal magistero di Heidegger. (GS, T 2, p. 579) La sua prima opera “Lo Spirito del Mondo” è già nel titolo heideggeriana. Egli era senz’altro avverso alla teologia tradizionale. Il suo studio teologico fu rivolto alla patristica, specie a Origene, e ai mistici tedeschi… Nel1940 scrive acriticamente su Heidegger.»
Dopo la guerra prepara uno studio sull’Assunzione di Maria che nel 1950 fu censurato e bloccato dai suoi superiori, mentre certe sue opinioni sulla Messa trovarono un’eco negativa nel magistero di Pio XII. Intanto scriveva su molti temi, ma nel 1962, l’anno di «Abbattere i bastioni» del suo amico Balthasar, gli fu ordinato di interrompere le sue pubblicazioni, e questo provocò le proteste di Adenauer e di vari politici tedeschi con conseguente riabilitazione, ossia la chiamata a consultore del Concilio, poi alla Commissione Teologica Internazionale (1969).
Lo gnosticismo ecumenista per l’unione di tutta l’umanità deriva dalla dottrina della Massoneria, che ha messo in opera quest’idea come se fosse il «bene» umano più alto. Per il Cristianesimo questo bene può essere aspirato solo attraverso il raggiungimento di un bene superiore: la fede e la sua comune visione dei veri fini soprannaturali della vita umana. Se su questa visione gli uomini si dividono e avversano, allora ogni unione è precaria perché aliena alla verità.
Ecco come l’invisibile nemico, dopo tentativi secolari, finalmente è riuscito ad acquisire un nuovo potere (sine gaudio nec spes) nel mistero dell’iniquità: La falsa pace gnostica dei «dotti» è la vera agonia per la Fede della Chiesa; è un segno del tempo dei falsi profeti, che giustificano l’utopismo proveniente da elucubrazioni umane che sopprimono pacificamentela Parola e ogni segno divino donato per guidare nella traversata dell’oceano delle tragedie umane.
Tutto per aggiornare la verità immutabile alle variabili dei nuovi tempi.
Non vi è pace né giustizia nell’irenismo dei compromessi, ma nella lotta.
Altro non fu il segno della Croce, e non diverso l’intervento di Maria.
Nel nome di una falsa pace le coscienze, dove dimorava la Voce di Dio, furono invase in un lampo da legioni di assassini togati. E non vi sia dubbio che tutti gli orrendi delitti che si commettono nel mondo provengono da idee assassine che sembravano pacifiche e perfino religiose. I loro promotori sono come mandanti di delitti e non meno quelli che hanno loro liberato la via. Solo la vera Chiesa è argine eterno per contenere la scelleratezza umana che trabocca. Ma ora dissangua a morte, come è successo con Gesù, mentre gli apostoli non riuscivano a svegliarsi.
Viviamo il momento storico in cui l’impossibile conciliazione della coscienza cattolica con lo spirito non serviam è pronunciata, con l’aggravante di provenire da Roma; di echeggiare dalla Sede di Pietro. Peggio della più cruenta rivoluzione è tale ribellione universale d’aspetto religioso: la prevista Babilonia rediviva a Roma! Eppure, il Signore non chiede a noi il coraggio della Croce, ma la carità delle nostre piccole croci nell’integrità sofferta della vera testimonianza cattolica.
Rievocando che «ubi Veritas et Iustitia, ibi Caritas», quando l’inganno e la perfidia invadono il Luogo santo, ogni impulso fedele va concentrato nell’anatema agli operatori di rotture nell’ordine cattolico dato da Dio per la salvezza (Gl 1, 8; 2 Gv 1. 10-11);mai più riconoscere l’elezione di tali epigoni del perfido Vaticano 2! “Ingannano il mio popolo, dicendo: Pace! Pace! Mentre non vi è più pace(Ez 13, 10).
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[1] Monsignor Brunero Gherardini, ha scritto «Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare», Frigento, Casa Mariana Editrice, 2009, e lo ha indirizzato al Vaticano, con la supplica di chiarire in maniera definitiva gli interrogativi che Il Vaticano II pone alla coscienza cattolica: «Confesso che mai ho cessato di pormi il problema se effettivamente la Tradizione della Chiesa sia stata in tutto e per tutto salvaguardata dall’ultimo Concilio e se, quindi, l’ermeneutica della continuità evolutiva sia un suo innegabile pregio e si possa dargliene atto». Il libro è accompagnato da due lettere introduttive e di sostegno, la prima è del del Vescovo di Albenga, mons. Mario Oliveri, la seconda è dell’Arcivescovo, Segretario della Congregazione per il Culto Divino, mons. Albert Malcom Ranjith.
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele

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