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martedì 7 maggio 2013

Eutanasia, risposta a Vito Mancuso


Eutanasia

Il teologo “cattolico” Vito Mancuso è contro l’aborto, anzi lo considera un delitto e l’uccisione di un innocente. Lo dichiara lui stesso e ora sarà bello capire come si muoveranno, e se lo faranno, le scalmanate femministe di “Se non ora quando” e il quotidiano “Repubblica” sapendo che tra i suoi editorialisti ha un “pazzo fondamentalista” e un “nemico della donna”, come i laicisti chiamano gli anti-abortisti. Uno che non è nemmeno contro alle scuole private, per giunta!

Ovviamente Mancuso non ha saputo dirlo chiaramente, ci vuole il coraggio che lui probabilmente non ha. La sua dichiarazione compare nascosta all’interno di un articolo pro-eutanasia che ha  realizzato per “Repubblica”: «La vita umana non fa eccezione: anch’essa è sacra e va trattata con rispetto dal concepimento fino alla fine», ha scritto. Lo ha ribadito poi nella sua pagina Facebook attraverso la citazione del filosofo cattolico Jean Guitton il quale dice: « l’aborto è l’uccisione di un innocente [...]. Io credo che l’aborto sia un delitto». Subito sotto Mancuso ha affermato: «Io sono totalmente d’accordo».
Vito Mancuso è uno gnostico (lo dicono i suoi colleghi, come Bruno ForteGianni Baget Bozzo e Enzo Bianchi) e come tutti gli gnostici il suo obiettivo è attirare le persone a sé e non a Cristo, creare confusione nei credenti per staccarli dalla Chiesa cattolica. Per questo, nonostante continui a dirsi cattolico, nella sua carriera non ha mai scritto nulla a favore della Chiesa così come contro l’aborto, ma -invece-, si è sempre speso per combattere la Chiesa ed elogiare l’eutanasia.
Gli argomenti pro-eutanasia di Mancuso sono banali. Si concentra sull’«alleviare la sofferenza sempre, in ogni caso laddove sia possibile». Ma anche i nemici dell’eutanasia, compresa la quasi totalità dei medici e delle associazioni medico-scientifiche, la pensa nello stesso modo e si oppone alla sofferenza tramite le cure palliative e, laddove viene richiesta, anche la sedazione palliativa per attendere la morte nel sonno. In questo modo è morto il card. Carlo Maria Martini, decisione condivisa anche dal cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della pontificia Accademia per la vita, che ha affermato:«Anch’io come Carlo Maria direi no a quelle terapie». Vito Mancuso, che si dice “figlio spirituale” di Martini, ha cercato di strumentalizzare la sua morte (assieme al suo amico Corrado Augias) facendola passare per eutanasia…chissà Martini cosa pensa dal Cielo di questa opera meschina del suo più noto figlio spirituale.
Il dott. Ferdinando Cancelli, specialista in cure palliative, ha pubblicato recentemente un libro in cui mostra che l’uso della morfina è poco costoso e rende sopportabile il dolore, senza accelerare la morte del paziente. E quando neppure la morfina può far tacere il dolore, c’è la possibilità di far entrare il paziente – possibilmente con il suo consenso – in coma farmacologico per evitargli sofferenze inutili e difficilmente sopportabili. La sedazione palliativa, richiesta e ottenuta ogni giorno da migliaia di pazienti in Italia e non, non accorcia la vita e non accelera la morte, rispettando l’armonia tra la vita biologica, la vita psichica e la vita spirituale del paziente, secondo le preoccupazioni di Mancuso, come conferma anche Paolo Marchettini, medico del dolore di fama internazionale.
Mancuso parla di «rispetto della libera coscienza che si esprime nella libera autodeterminazione», ma nel diritto fortunatamente non compare e non esiste questo concetto di autodeterminazione radicale e totale della persona. Ad esempio, nessuno può guidare senza cinture di sicurezza o senza casco, nonostante sia in gioco soltanto la salute personale e, allo stesso modo, gli ospedali non avviano terapie specifiche (o semplici risonanze magnetiche) semplicemente perché lo richiede la libera coscienza del paziente. Inoltre, sappiamo che chi arriva a chiedere l’eutanasia molto spesso soffre di disturbi depressivi e dunque si è soventemente privati della possibilità di una richiesta davvero autocosciente.
Mancuso parla di lasciar morire con dignità, eppure chi ha a che fare tutti i giorni con i pazienti in stato terminale, come Bernard Devalois, medico anestesista all’ospedale di Pontoise (Francia), spiega: «Morire dignitosamente non è affatto sinonimo di suicidio assistito o di iniezione letale. Sono due cose diverse. Le cure palliative consistono nel garantire la morte con dignità». Lucien Israel, luminare francese dell’oncologia ha spiegato che «attualmente siamo in grado di placare tutte le manifestazioni dolorose, e di conseguenza gli esseri di cui ci occupiamo non soffrono insopportabilmente. Nella misura in cui ci occupiamo dei pazienti in questo modo, non ci chiedono l’eutanasia».
Nel suo manifesto Mancuso si confonde più volte con l’accanimento terapeutico, un errore banale che chi sa di cosa sta parlando -come i medici e gli specialisti citati- non commetterebbe mai.

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