Finito l’idillio, le suore ribelli attaccano Bergoglio: “E’ come Ratzinger”
Le suore americane “ribelli”, quelle della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), sono deluse. Pensavano che il ritiro di Benedetto XVI potesse ammorbidire la congregazione per la Dottrina della fede, chiudendo una volta per tutte il loro contenzioso con il Vaticano. Ma Francesco, dopo aver ricevuto in udienza il prefetto Gerhard Ludwig Müller, ha confermato la linea decisa da Ratzinger. Senza alcun cambiamento.
L’accusa della curia romana è grave: quelle suore – che rappresentano circa l’ottanta per cento delle 57 mila religiose americane – hanno assunto posizioni inconciliabili con la dottrina cattolica. Vogliono andare “oltre la chiesa” e “oltre Gesù” e non accettano che l’elemento cardine della vita religiosa femminile sia la messa celebrata da un sacerdote maschio. Infine, fanno troppa politica: dai tour in giro per l’America a favore della riforma dell’immigrazione all’appoggio esplicito alla riforma sanitaria di Obama.
Troppo per Roma, che aveva già avuto modo di alzare la voce sulle aperture della Lcwr in tema di eutanasia e aborto. Da qui la decisione della congregazione per la Dottrina della fede di commissariarle (su pressante invito dei vescovi americani), dopo una visita apostolica che ha confermato le preoccupazioni dell’ex Sant’Uffizio.
La reazione della Lcwr non è stata immediata. La leader, suor Florence Deacon, ha preferito aspettare: a maggio avrebbe parlato a Roma, all’assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiori generali. Occasione unica per ribadire la propria linea, per di più davanti a una platea di 1.900 consorelle. E così è stato: venti minuti di discorso in cui la francescana suor Florence ha attaccato il Pontefice, esprimendo il disappunto per aver constatato che nulla è cambiato con il gesuita argentino: “Ci chiediamo quanto sia stato portato a conoscenza del Papa”, ha detto Deacon, che ha aggiunto: “Dubito che ci abbia seguito molto da vicino quand’era in Argentina”. Come dire che Francesco non ha approfondito la vicenda, lasciando che l’iter intrapreso sotto il pontificato ratzingeriano proseguisse senza cambiamenti.
Alle religiose deluse della Lcwr non resta quindi che affidarsi alla preghiera, affinché “l’elezione di Papa Francesco segni una nuova relazione tra le suore cattoliche romane e la gerarchia vaticana in questo viaggio di fraternità, fiducia e amore. Vescovi e popolo insieme”, ha aggiunto suor Florence ricordando in modo sibillino quanto disse Bergoglio nella sua prima uscita sulla Loggia delle Benedizioni dopo l’elezione. L’auspicio della combattiva presidente della Lcwr è di risolvere al più presto le “serie incomprensioni” tra l’organizzazione da lei guidata e il Vaticano.
Che qualcosa non abbia funzionato negli ultimi anni lo ha confermato anche il cardinale João Braz de Aviz, il prefetto della congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica che già nelle riunioni pre-Conclave si era distinto per aver alzato la voce riguardo il governo della curia. Intervenendo domenica scorsa all’assemblea delle religiose a Roma, il porporato brasiliano (parlando in italiano) ha espresso più di una perplessità per come è stata gestita la vicenda delle suore ribelli: “Bisognava discuterne insieme, ci voleva più collaborazione tra gli uffici vaticani. Il mio ha sempre obbedito al Papa”, ma il problema – ha detto il cardinale – “è quello di capire come le notizie vengono riportate al Santo Padre”.
Braz de Aviz ha anche avanzato dubbi sull’approccio avuto dal predecessore di Müller al Sant’Uffizio, il cardinale William Joseph Levada. E’ la prima volta che il prefetto brasiliano parla pubblicamente di una totale mancanza di consultazione tra uffici sul contenzioso in atto tra Lcwr e Vaticano, confermando implicitamente la necessità di rivedere il funzionamento del governo curiale: “Non ho avuto il coraggio di parlare prima”, ha ammesso davanti alle quasi duemila suore giunte a Roma.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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