ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 28 giugno 2013

CHI È QUELL’ALTISSIMO PRELATO CHE,

 SPAVENTATO DALL’ARRESTO DI MONSIGNOR NUNZIO SCARANO E DALLE INDAGINI DELLA COMMISSIONE SULLO IOR ISTITUITA DA PAPA FRANCESCO, IN QUESTE ORE HA CONTATTATO ALCUNE SOCIETÀ DI CYBER-SECURITY PER FAR SPARIRE TUTTI I DATI DIGITALI SU PARECCHIE TRANSAZIONI OPACHE DELLA BANCA DI DIO? -

DAGOREPORT
Chi è quell'altissimo prelato che, spaventato dall'arresto di Monsignor Nunzio Scarano e dalle indagini della Commissione sullo Ior istituita da Bergoglio, in queste ore ha contattato alcune società di cyber-security per far sparire tutti i dati digitali su parecchie transazioni opache?
CARDINALE TARCISIO BERTONECARDINALE TARCISIO BERTONEvaticanoVATICANO
Pare che, per ottenere un lavoro "pulito", siano stati contattati i migliori hacker sulla piazza. Ma alcuni di questi, che avevano già lavorato alle dirette dipendenze di Ratzinger, pare si siano opposti alle ricche offerte di ‘collaborazione' rivendicando l'assoluta fedeltà al Papa.
SEDE DELLO IORSEDE DELLO IOR

PAPA FRANCESCO JORGE BERGOGLIOPAPA FRANCESCO JORGE BERGOGLIOhttp://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/-58533.htm

Nunzio Scarano: il monsignore, lo Ior e quel viaggio da 20 milioni

di   - 28/06/2013 - Cosa ci fanno insieme uno 007, un uomo di Dio e un broker?



Nunzio Scarano: il monsignore, lo Ior e quel viaggio da 20 milioni<1/4>



Nunzio Scarano: il monsignore, lo Ior e quel viaggio da 20 milioni
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“La banca ci mette troppo tempo..” sarebbe stata questa la scusa che avrebbe fatto saltare l’operazione di trasporto di circa venti milioni di euro (inizialmente erano 40) dalla Svizzera a Roma. Era tutto pronto e finanziato, poi, per “dissidi interni” il piano tra un broker, uno 007 e una alto prelato è del tutto saltato. Questa mattina i militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza hanno arrestato monsignor Nunzio Scarano, chiamato monsignor 500 per la grande disponibilità di banconote da 500 euro, Giovanni Zito e Giovanni Carenzio. I tre sono indagati per corruzione per compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio e calunnia. Monsignor Scarano risulta indagato anche presso la procura di Salerno in merito a donazioni, ritenute false dalla Procura. L’operazione, stando ad indiscrezioni sulle indagini ancora in corso, rappresenterebbe un favore alla famiglia degli armatori napoletani D’Amico. Le indagini sono partite due anni fa.
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NUNZIO SCARANO, L’UOMO DI DIO – E’ lui il punto nevralgico della storia: monsignor Scarano, sacerdote dal 1987. Prima di prendere i voti era funzionario della Deutsche Bank. E’ finito nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Salerno ad inizio giugno, con l’accusa di riciclaggio in un’inchiesta su presunte donazioni, ritenute fittizie dall’accusa. Secondo gli inquirenti, dietro le generosità ci sarebbe un giro di maxi riciclaggio. Il prelato – sempre secondo l’ipotesi investigativa – avrebbe contattato alcune decine di persone (56 gli indagati tra Salerno e provincia) e avrebbe chiesto a ognuno di loro la compilazione di un assegno circolare da 10mila euro, spiegando di dover ripianare i debiti di una società immobiliare titolare nel cuore di Salerno. Assegni, però, che sarebbero stati solo una partita di giro, dato che al momento della consegna i “donatori” avrebbero ricevuto l’equivalente della cifra versata in contanti. Scarano, sospeso cautelativamente dal Vaticano dal suo incarico nei giorni scorsi, ha sempre negato ogni addebito. Funzionario dell’Apsa, ente che gestisce i beni della Curia, prima della bufera ne era il responsabile della contabilità analitica.
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I DUE – Giovanni Zito è invece un sotto ufficiale dei Carabinieri. All’epoca dei fatti lavorava all’Aisi, per la precisione al distaccamento Servizi di informazione e sicurezza presso la Farnesina. Una sorta di 007 interno che serve per eludere i controlli doganali nella fase clou del trasporto. Giovanni Carenzio è invece un broker internazionale che si dà da fare tra le Canarie e la Svizzera. Sui rotocalchi spagnoli è finito sotto indagine dalla magistratura delle Isole Canarie per reati di truffa e appropriazione indebita legati al suo lavoro.
NUNZIO SCARANO, IL VIAGGIO PER GLI AMICI - Scarano e Carenzio si organizzano e sanciscono il “patto corruttivo” con Zito. In programma c’è un bel viaggetto. Il primo vuole i soldi in Italia, il secondo li “tiene” in un conto ad hoc in Svizzera, il terzo programma tutto il tragitto con tanto di scorta armata. Bisogna smuovere 40 milioni di euro, cifra che scenderà poi alla metà. Perché le difficoltà sono tante. E i soldi devono arrivare dritti dritti a casa del prelato. La discrezione è d’obbligo. Il finanziamento dell’operazione pure, così come i compensi. Zito va in malattia, noleggia un jet privato e con Carenzio vola a Locarno per ritirare la somma. L’aereo rimarrà per diversi giorni in aeroporto ma le cose non vanno come previsto. Dalle intercettazioni emerge che il viaggetto è tutto a favore degli Armatori D’Amico (flotta italiana al quarto posto in Ue), in particolare per conto degli armatori Paolo, Cesare e Maurizio, legati al monsignore. L’operazione salta, si deteriorano i rapporti tra i vari soggetti. Carenzio sembra che saboti tutto quanto. Per bruciare i tre cellulari ad hoc usati per il lavoro, scatta perfino una falsa telefonata minatoria. Da là in poi sarà la fine. Fatta a colpi di assegni bloccati e versamenti fatti, secondo la pista, per garantire la buona riuscita dell’azione.
NUNZIO SCARANO E LO IOR – Scarano non è funzionario dello IOR, ma è titolare nell’istituto di due conti. Uno di questi è un fondo d’anziani, dove secondo gli inquirenti ci sono tracce di denaro versato dai D’Amico. Per regolare un suo affare privato e liquidare ai suoi soci una somma di circa 560 mila euro il Monsignore sarebbe andato allo Ior ritirando in contanti l’ingente somma. Come? A quanto pare tutto in una borsa, da Roma a Salerno. Per non far figurare questa cifra come sua ma come donazioni il prete avrebbe smezzato il tutto con bustarelle date ad una platea di fiduciari. Alla consegna però un assegno di ritorno permetteva da beneficiario a Scarano di sviare così l’occhio dell’Agenzia delle entrate. Torniamo all’operazione fallita. Zito, al suo ritorno da Roma ha preteso comunque un compenso. Così da Scarano riceve due assegni, il primo (incassato) di 400 mila euro ed il secondo di 200 mila euro. Quest’ultimo non sarà incassato, ma bloccato da una falsa denuncia di smarrimento presentata da Scarano stesso. Da qui il capo d’imputazione verso il Monsignore (e solo per lui) per calunnia.
NUNZIO SCARANO, CI SARA’ DELL’ALTRO – Nell’ordinanza non si parla di tentativo di riciclaggio, questo perché gli inquirenti stanno ancora indagando in merito. Salerno nel mentre scambia informazioni con Roma. Dagli interrogatori il mosaico tra Ior e conti esteri sta assumendo sempre più facce. Sfacettatture che fanno tremare Roma e da cui, assicurano fonti investigative, scatteranno anche rogatorie internazionali, forse anche in Vaticano. Il militare Zito è finito a Santa Maria Capua Vetere, Scarano sta a Regina Coeli, Carenzio a Poggioreale. Le richieste di custodia sono state accolte dal gip della capitale, Barbara Callari. L’indagine – è stato ribadito – nasce come filone autonomo della più ampia inchiesta sullo Ior.
http://www.giornalettismo.com/archives/1006217/nunzio-scarano-monsignore-nunzio-scarano-4883459/

Ior, arrestati un alto prelato, un broker
e un funzionario dei Servizi segreti

Clamoroso provvedimento. Mercoledì il Papa aveva istituito la commissione per far luce sulle attività della «banca di Dio»

La sede dello Ior a Roma, nella Città del VaticanoLa sede dello Ior a Roma, nella Città del Vaticano
ROMA - A neppure 48 ore dalla svolta di Papa Francesco chemercoledì 26 ha nominato una commissione di cardinali per raccogliere informazioni sulle reali attività dell'Istituto per le Opere Religiose, arriva una clamorosa svolta nei rapporti tra Stato italiano e Vaticano: un alto prelato, un funzionario dei Servizi segreti ed un broker finanziario sono stati arrestati nell' ambito di un filone di indagine sullo Ior in corso alla Procura della Repubblica di Roma. Sono accusati di corruzione, calunnia e truffa: i reati riguardano la vicenda del rientro di una grossa somma in contanti dalla Svizzera. Le autorità vaticane si sono dette disponibili «a una piena collaborazione» anche se al momento non avrebbero «ancora alcuna richiesta sulla questione dalle competenti autorità italiane», ha spiegato il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi.
Ior, monsignore arrestato
Il video della Guardia di Finanza (Proto)
INDAGINI DELLA FINANZA- Gli arresti, dopo le indagini svolte dal nucleo valutario della Gdf, sono stati chiesti dalla Procura e confermati dal gip della Capitale, Barbara Callari. Il provvedimento cautelare ha colpito: monsignor Nunzio Scarano, 61 anni, fino a un mese prima dell'arresto capo contabile all'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica) e da due settimane già  indagato dalla Procura di Salerno per il crack del Pastificio Amato ; un ex funzionario del Servizio segreto interno, Giovanni Maria Zito, sottufficiale dei carabinieri, espulso dall'Aisi tre mesi fa; il broker finanziario Giovanni Carenzio, un italiano che lavora soprattutto all'estero.
Monsignor Nunzio ScaranoMonsignor Nunzio Scarano
VENTI MILIONI DA CONTI ELVETICI - Monsignor Scarano, ora rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli, si sarebbe accordato con lo 007 e gli avrebbe consegnato 400 mila euro per far rientrare dalla Svizzera 20 milioni di euro liquidi appartenenti ad una famiglia sua amica a bordo di un jet privato; ma l'avvocato Silverio Sica, difensore di monsignor Scarano sostiene «potrebbe essersi trattato di un aereo di Stato». E assicura: «Monsignor Scarano chiarirà tutto ai magistrati romani, come ha già fatto con quelli salernitani». Il tentativo di portare in Italia circa 20 milioni di euro dalla Svizzera, stando alle intercettazioni, rappresenterebbe un favore alla famiglia degli armatori napoletani D'Amico, i fratelli Paolo, Maurizio e Cesare. L'inchiesta ruota intorno a questo episodio, ma lo Ior è nel mirino dei magistrati fin dal settembre 2010, quando furono congelati dal tribunale 23 milioni di suoi fondi dopo l'avvio in una indagine con ipotesi di riciclaggio. A tale proposito alcuni esponenti della famiglia D'Amico risulterebbero indagati: nell'ordinanza di custodia cautelare il gip Callari scrive che «i titolari della somma in questione sono gli imprenditori Paolo e Cesare D'Amico»
Scandalo Ior, alto prelato arrestatoScandalo Ior, alto prelato arrestato    Scandalo Ior, alto prelato arrestato    Scandalo Ior, alto prelato arrestato    Scandalo Ior, alto prelato arrestato    Scandalo Ior, alto prelato arrestato
«IL VATICANO SEGUE IL PROBLEMA» - Il direttore della Sala Stampa della santa sede, padre Federico Lombardi, ha precisato che «la competente autorità vaticana, l'Aif (l'autorità di riforma finanziaria presieduta dallo svizzero Renè Bruelhart, esperto di antiriciclaggio, ndr), segue il problema per prendere, se necessario, le misure appropriate di sua competenza». E ribadisce che «monsignor Scarano era stato sospeso dal servizio presso l'Apsa da oltre un mese, appena i Superiori erano stati informati che era indagato». Questo «in applicazione del Regolamento della Curia Romana, che impone la sospensione di persone per cui sia stata iniziata un'azione penale».
VERIFICA SULLE RISORSE DEL PRELATO - Nel provvedimento cautelare, il gip Barbara Callari definisce monsignor Scarano «spregiudicato», «con ampissime disponibilità economiche», con una «continua e reiterata disinvoltura nella gestione dei suoi affari». Significativa, per il gip, un’intercettazione del 13 giugno 2012 tra Scarano e Zito. L’ex sottufficiale dell’Arma, parlando dell’operazione di rientro dei 20 milioni di euro e dei rischi subordinati ai controlli afferma: «Tu sai perfettamente che negli aeroporti ci sono i controlli di sicurezza no?». Alla risposta affermativa di Scarano, Zito aggiunge: «Ok, io ho la possibilità, organizzandomi adesso, a poter saltare quel tipo di trafila, e con molta tranquillità, di utilizzare un aeromobile privato e atterrare in un aeroporto militare. Ecco, questa procedura ci permette di fare quel passaggio in tempi rapidi e sicurissimi. La procura di Roma ha avviato una serie di accertamenti per fare chiarezza sull'origine delle ingenti disponibilità finanziarie e immobiliari del monsignore. Dagli accertamenti è emerso che l'alto prelato è titolare di due conti correnti presso lo Ior. Uno è personale l'altro, denominato «fondo anziani», raccoglie le donazioni. A determinare gli accertamenti patrimoniali su Scarano è stata anche la «disinvoltura» con la quale movimenterebbe ingenti somme di danaro. In un caso l'alto prelato ha prelevato 560 mila euro in contanti e dopo averli portati a Salerno li ha distribuiti tra una quarantina di fiduciari. Dagli stessi fiduciari Scarano si è fatto consegnare assegni di pari importo e li ha riversati in banca sotto forma di donazioni. Un espediente poco chiaro sul quale gli inquirenti vogliono fare luce.
VOCAZIONE IN ETA' ADULTA - Prima di prendere i voti, nel marzo del 1987, in età già avanzata, monsignor Scarano - che in Vaticano era chiamato «don 500» per il suo vezzo di mostrare spesso il portafogli nel quale aveva solo banconote da 500 euro - è stato impiegato fino all'83 dell'ex Banca d'America e d'Italia. Originario di Salerno, il prelato è incardinato nell'Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, ma da tempo vive a Roma, nella Domus Internationalis Paulus VI, in via della Scrofa. A Salerno, monsignor Scarano è sotto inchiesta per il riciclaggio di 560mila euro e mercoledì 27 il Vaticano lo aveva sospeso dal suo incarico di responsabile del servizio di contabilità analitica presso l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica.
SVOLTA DIPLOMATICA - Gli arresti sembrano confermare il mutamento radicale degli equilibri diplomatici sulla delicata questione della cosiddetta «Banca di Dio», che nel corso degli ultimi trent'anni è stata più volte al centro di inchieste e polemiche, fatti di cronaca e contestate operazioni finanziarie. E che da una parte della Curia romana era stata sempre difesa strenuamente: tanto che la collaborazione con le autorità giudiziarie italiane era considerata un attentato alla sovranità e all'indipendenza vaticane, come ha spiegato Massimo Franco sulle pagine del Corriere della Sera giovedì 27. La Pontificia commissione referente sull'Istituto per le Opere Religiose nominata il 26 giugno è un organismo, presieduto dal cardinale salesiano Renato Farina, che dovrà favorire «una migliore armonizzazione del medesimo con la missione della Chiesa universale e della Sede Apostolica, nel contesto più generale delle riforme che sia opportuno realizzare da parte delle Istituzioni che danno ausilio alla Sede Apostolica».
INFORMAZIONI RISERVATE - La Commissione raccoglierà informazioni anche riservate sull'andamento dell'Istituto (nessuno, secondo il documento autografo di Francesco, potrà sottrarsi e non rispondere ai cardinali) e presenterà i risultati al Papa, il quale già a fine aprile aveva dichiarato: «Lo Ior è necessario fino a un certo punto». L'intenzione di Jorge Mario Bergoglio di metter mano alla riorganizzazione della banca era nota da tempo, come aveva anticipato il Corriere della Sera, tra le ipotesi c'era anche quella del commissariamento. Nel suo discorso ai dipendenti dello Ior a fine aprile, il santo padre aveva sottolineato che «la Chiesa non è un'organizzazione burocratica» e che «quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici, diventa un po' burocratica... la Chiesa perde la sua principale sostanza».

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