Dalle intercettazioni di monsignor Scarano si aggrava la posizione del direttore generale della banca e del suo vice
Una fondazione per lo Ior. Mentre Francesco ribadisce il suo no alla «logica di potere che ci rende pietra d’inciampo», l’arresto di monsignor Nunzio Scarano accelera la trasformazione dell’Istituto Opere di Religione in banca etica o fondazione esterna alla Santa Sede. Vengono consultati vari esperti per riformare gli statuti e garantire una gestione trasparente dei depositi e degli investimenti dei singoli e degli enti: niente più «zona grigia» al Torrione di Niccolò.
Scarano, in particolare, dovrà rispondere a domande su quella che, per gli inquirenti, è una disinvolta ed anche spregiudicata movimentazione di danaro. Un’attività che ha indotto gli inquirenti ad aprire un altro fronte di indagini: quello dell’origine delle ingenti disponibilità finanziarie ed immobiliari del prelato, il quale risulta titolare di due conti correnti allo Ior, uno personale e l’altro, denominato «fondo anziani», per la raccolta di donazioni.
All’interrogatorio di garanzia di Scarano faranno seguito quelli dei suoi due complici: il broker finanziario Giovanni Carenzio, detenuto a Napoli, e dell’ex sottufficiale dei carabinieri Giovanni Maria Zito, all’epoca dei fatti, luglio 2012, distaccato agli 007 dell’Aisi ed ora recluso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Questi ultimi due atti istruttori saranno tenuti per rogatoria da gip delle città in cui sono detenuti i due indagati. Per tutti e tre i protagonisti della vicenda l’accusa è di concorso in corruzione. Per Scarano l’ulteriore imputazione di calunnia si riferisce ad una falsa denuncia di smarrimento di un assegno da 200mila euro consegnato, in realtà, a Carenzio come saldo del compenso per il suo ruolo svolto.
Ci sono poi le posizioni degli armatori d’Amico: alcuni di loro sarebbero indagati per evasione fiscale e nei prossimi giorni dovrebbero ricevere l’avviso di garanzia per essere interrogati. A commento della vicenda, si sono dichiarati estranei e pronti a fornire ogni chiarimento all’autorità giudiziaria. E sugli affari che toccano lo Ior torna il Codacons con l’annuncio di un esposto alla Procura di Roma in cui si chiede di indagare per frode fiscale e riciclaggio «in relazione ad alcune compravendite sospette di immobili in capo alla banca vaticana».
Nel mirino dell’associazione gli immobili appartenuti ad una famiglia romana e donati alla banca vaticana. Intanto negli organismi finanziari della Santa Sede (Apsa, Governatorato, Prefettura degli affari economici, Ior) le grandi manovre sono iniziate. Sono in uscita il direttore generale della banca vaticana Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli. Ieri nel rito in cui ha imposto il pallio a 34 arcivescovi metropoliti, le parole di Francesco sul ruolo del Papa, la necessità di spendersi senza barriere e di superare una logica mondana e di potere, di edificare la Chiesa sulla comunione e non sul conflitto evocano suoi precedenti interventi contro la mondanizzazione e le divisioni.
Occorre «superare sempre ogni conflitto che ferisce il corpo della Chiesa». E «quando lasciamo prevalere la logica del potere umano e non ci lasciamo istruire e guidare dalla fede, da Dio, pietra di inciampo». I cinque commissari daranno conto a Bergoglio della loro indagine sullo Ior. E a quel punto nulla resterà più com’è sempre stato.
Intanto, Caffarra è stato prorogato per due anni a Bologna. E nel prossimo valzer delle nomine Sciacca lascerà il Governatorato per la Segnatura Apostolica.
GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO
L'INCHIESTA SU SCARANO
I conti segreti del Vaticano
«Soldi nascosti in Svizzera»
L'inchiesta dopo l'arresto di monsignor Nunzio Scarano
Monsignor Nunzio Scarano |
ROMA - Conti segreti aperti presso la banca Ubs di Lugano e utilizzati per occultare denaro proveniente dalla Santa Sede. Depositi gestiti da monsignor Nunzio Scarano, ma intestati all'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. È il capitolo ancora riservato, certamente clamoroso, dell'inchiesta avviata dai magistrati romani sulle attività finanziarie dell'alto prelato arrestato due giorni fa per corruzione e truffa insieme al funzionario dei servizi segreti Giovanni Maria Zito e al broker Giovanni Carenzio e accusato di aver versato una tangente da 400 mila euro allo 007 per fargli riportare in Italia dalla Svizzera 20 milioni di euro. Perché riguarda uno dei centri di snodo dell'economia vaticana e si collega direttamente allo Ior.
L'indagine condotta dai pubblici ministeri Stefano Pesci e Stefano Rocco Fava coordinati dall'aggiunto Nello Rossi ha già svelato quanto stretti fossero i rapporti del sacerdote con i vertici dell'Istituto per le Opere Religiose. Adesso si concentra sul denaro da lui movimentato negli ultimi anni. Anche perché nelle telefonate intercettate è lo stesso Scarano a parlare di un'operazione effettuata su un conto Ior grazie al suo amico 007. Su questo potrebbe rivelarsi determinante la testimonianza di una donna - già interrogata dai magistrati di Salerno titolari di un fascicolo su numerosi affari gestiti dal monsignore - che sarebbe stata incaricata di effettuare alcune operazioni sui conti, compilando assegni che Scarano le aveva consegnato e inserendo anche l'identità dei traenti.
«Rilevante giacenza»
I finanzieri del Nucleo Valutario guidati dal generale Giuseppe Bottillo hanno scoperto che Scarano è socio di alcune imprese immobiliari salernitane, ma soprattutto che ha chiesto finanziamenti a svariati istituti di credito poi estinti, utilizzando i soldi provenienti dalla beneficenza. Sui suoi conti sono transitate centinaia di migliaia di euro e le verifiche riguardano proprio la provenienza di questo denaro, tenendo conto che fino a un mese fa il prelato era il contabile dell'Apsa. Possibile che abbia spostato fondi dell'Amministrazione sui propri conti?
Telefonate e mail intercettate negli ultimi mesi mostrano i contatti costanti di Scarano con i responsabili dell'Ubs di Lugano. In quella banca risultano depositati i 40 milioni di euro - secondo l'accusa sono degli armatori Paolo, Marcello e Cesare D'Amico - che il prelato doveva far rientrare in Italia. In un colloquio con Marcello, Scarano gli comunica di aver «chiamato in Svizzera, ed ho dato il password per lo sblocco. Ho fatto quello internazionale, che noi siamo clienti per 800 di franchi svizzeri e 1.400 di euro, hai capito?». I finanzieri hanno scoperto che presso la stessa filiale è stato aperto un altro conto intestato all'Apsa dove risulta una «rilevante giacenza». Il sospetto possa essere stato utilizzato proprio dal prelato e alimentato con denaro di provenienza illecita.
Lo 007 allo Ior
La possibilità di mescolare fondi in modo da rendere difficile l'individuazione dei beneficiari era stata evidenziata nell'ultimo rapporto sull'Apsa stilato nel luglio 2012 da Moneyval svelando come i conti aperti presso l'Amministrazione «sono intestati a prelati e laici e potrebbero essere alimentati occultamente con provviste di proprietà di soggetti diversi». In particolare veniva sottolineata «l'esistenza dei cosiddetti depositi "calderone" ove si potrebbero confondere somme di origine e destinazione diversa». Esattamente la modalità utilizzata da Scarano nel 2009 per estinguere un mutuo da 600mila euro che aveva acceso presso la filiale Unicredit di via della Conciliazione. In quell'occasione il prelato aveva utilizzato 61 assegni circolari intestati a parenti e amici emessi da 17 banche diverse.
Secondo gli specialisti del Valutario «lo scopo è da individuarsi nella sua volontà di non apparire formalmente quale effettivo detentore dei mezzi finanziari per l'estinzione del mutuo ipotecario e nascondere la sua reale e florido patrimonio, ed occultare le sue consistenze ingenti ed oscure presso lo Ior». Agli atti ci sono tracce di numerose operazioni che coinvolgono direttamente l'Istituto ed è lo stesso Scarano ad ammettere di utilizzare i depositi per trasferire soldi in maniera veloce e soprattutto esente da controlli. Al telefono con Marcello D'Amico, Scarano parla in particolare di un'operazione fatta allo Ior proprio «grazie a Zito» e poi gli chiede soldi per acquistare alcuni gioielli da regalare allo 007. La «ricompensa per l'intervento di Zito» sulle autorità spagnole che avevano avviato accertamenti su investimenti effettuati da Paolo D'Amico attraverso il broker Carenzio. L'ennesima prova, secondo l'accusa, di affari illeciti chiusi in Italia e all'estero.
L'indagine condotta dai pubblici ministeri Stefano Pesci e Stefano Rocco Fava coordinati dall'aggiunto Nello Rossi ha già svelato quanto stretti fossero i rapporti del sacerdote con i vertici dell'Istituto per le Opere Religiose. Adesso si concentra sul denaro da lui movimentato negli ultimi anni. Anche perché nelle telefonate intercettate è lo stesso Scarano a parlare di un'operazione effettuata su un conto Ior grazie al suo amico 007. Su questo potrebbe rivelarsi determinante la testimonianza di una donna - già interrogata dai magistrati di Salerno titolari di un fascicolo su numerosi affari gestiti dal monsignore - che sarebbe stata incaricata di effettuare alcune operazioni sui conti, compilando assegni che Scarano le aveva consegnato e inserendo anche l'identità dei traenti.
«Rilevante giacenza»
I finanzieri del Nucleo Valutario guidati dal generale Giuseppe Bottillo hanno scoperto che Scarano è socio di alcune imprese immobiliari salernitane, ma soprattutto che ha chiesto finanziamenti a svariati istituti di credito poi estinti, utilizzando i soldi provenienti dalla beneficenza. Sui suoi conti sono transitate centinaia di migliaia di euro e le verifiche riguardano proprio la provenienza di questo denaro, tenendo conto che fino a un mese fa il prelato era il contabile dell'Apsa. Possibile che abbia spostato fondi dell'Amministrazione sui propri conti?
Telefonate e mail intercettate negli ultimi mesi mostrano i contatti costanti di Scarano con i responsabili dell'Ubs di Lugano. In quella banca risultano depositati i 40 milioni di euro - secondo l'accusa sono degli armatori Paolo, Marcello e Cesare D'Amico - che il prelato doveva far rientrare in Italia. In un colloquio con Marcello, Scarano gli comunica di aver «chiamato in Svizzera, ed ho dato il password per lo sblocco. Ho fatto quello internazionale, che noi siamo clienti per 800 di franchi svizzeri e 1.400 di euro, hai capito?». I finanzieri hanno scoperto che presso la stessa filiale è stato aperto un altro conto intestato all'Apsa dove risulta una «rilevante giacenza». Il sospetto possa essere stato utilizzato proprio dal prelato e alimentato con denaro di provenienza illecita.
Lo 007 allo Ior
La possibilità di mescolare fondi in modo da rendere difficile l'individuazione dei beneficiari era stata evidenziata nell'ultimo rapporto sull'Apsa stilato nel luglio 2012 da Moneyval svelando come i conti aperti presso l'Amministrazione «sono intestati a prelati e laici e potrebbero essere alimentati occultamente con provviste di proprietà di soggetti diversi». In particolare veniva sottolineata «l'esistenza dei cosiddetti depositi "calderone" ove si potrebbero confondere somme di origine e destinazione diversa». Esattamente la modalità utilizzata da Scarano nel 2009 per estinguere un mutuo da 600mila euro che aveva acceso presso la filiale Unicredit di via della Conciliazione. In quell'occasione il prelato aveva utilizzato 61 assegni circolari intestati a parenti e amici emessi da 17 banche diverse.
Secondo gli specialisti del Valutario «lo scopo è da individuarsi nella sua volontà di non apparire formalmente quale effettivo detentore dei mezzi finanziari per l'estinzione del mutuo ipotecario e nascondere la sua reale e florido patrimonio, ed occultare le sue consistenze ingenti ed oscure presso lo Ior». Agli atti ci sono tracce di numerose operazioni che coinvolgono direttamente l'Istituto ed è lo stesso Scarano ad ammettere di utilizzare i depositi per trasferire soldi in maniera veloce e soprattutto esente da controlli. Al telefono con Marcello D'Amico, Scarano parla in particolare di un'operazione fatta allo Ior proprio «grazie a Zito» e poi gli chiede soldi per acquistare alcuni gioielli da regalare allo 007. La «ricompensa per l'intervento di Zito» sulle autorità spagnole che avevano avviato accertamenti su investimenti effettuati da Paolo D'Amico attraverso il broker Carenzio. L'ennesima prova, secondo l'accusa, di affari illeciti chiusi in Italia e all'estero.
Fiorenza Sarzanini
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