ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 30 luglio 2013

Airsick

Papa in piedi

Gay, pedofili e quattrini. L’aeroversione di Francesco

“Per gli omosessuali c’è il catechismo, di Vatileaks parlo con nonno B-XVI”

Parla di ogni cosa, Papa Francesco, tra i sedili grigio-verdi dell’airbus 330 che lo riporta (assieme ai giornalisti al suo seguito) a Roma dopo la settimana della gioventù passata tra il santuario di Aparecida, la spiaggia di Copacabana e la favela di Varginha. Un’ora e venti in cui il Pontefice, stando in piedi, ha risposto alle domande della stampa. A tutte, senza eccezioni, senza glissare su quei temi su cui la tradizionale diplomazia vaticana aveva sempre preferito mantenere il riserbo.
Subito gli viene chiesto come intenda affrontare la questione della cosiddetta lobby gay, e lui risponde che “si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby”. Le lobby esistono, e “non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”. Frase a effetto, toni nuovi, ma nessuna rivoluzione. Il Papa non ha rotto alcun tabù né ha fatto annunci eclatanti. Semplicemente, si è rifatto al catechismo della chiesa cattolica, articolo 2358, per la precisione: “(…) Uomini e donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto, compassione e delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Il problema, in sostanza, “non è avere queste tendenze, ma fare lobby. Questo è il problema più grave”, ha chiosato Bergoglio.
Sul caso di monsignor Battista Ricca, il prelato dello Ior finito al centro di fughe di notizie circa il suo passato turbolento fatto (secondo il dossier pubblicato dall’Espresso) di risse in locali gay e di relazioni intime con un capitano dell’esercito svizzero, Francesco assicura che “è stato fatto ciò che il diritto canonico manda a fare, e cioè l’investigatio previa”. Ma dall’indagine non è emerso nulla, e comunque “bisogna distinguere tra peccati e delitti. L’abuso di minori è un delitto, non un peccato. Ma se una persona, laica, prete o suora, commette un peccato e poi si converte, il Signore perdona. E quando il Signore perdona, il Signore dimentica”. E’ teologia del peccato, e l’esempio più calzante è san Pietro: “Ha commesso uno dei peccati peggiori, rinnegare Cristo, e dopo questo lo hanno fatto Papa!”, dice Francesco.
Non si nasconde neppure su Vatileaks, il gesuita argentino eletto Pontefice lo scorso marzo. E’ un “problema grosso”, ammette, su cui si confronta con Benedetto XVI – lui “è un uomo di Dio, un uomo umile che prega, gli voglio tanto bene e lo venero come un nonno” – nel buen retiro dell’ex convento Mater Ecclesiae: “Quando sono andato a trovarlo a Castel Gandolfo mi diceva che in quella scatola grande ci sono tutte le dichiarazioni e le cose che hanno detto le persone ascoltate dalla commissione cardinalizia” incaricata dell’inchiesta, “ma lui aveva tutto in testa!”. C’è lo Ior che potrebbe chiudere o trasformarsi “in un fondo di aiuto” o rimanere una banca: “Io non so bene dire come finirà questa storia”. L’importante “è che le caratteristiche dello Ior” siano improntate “alla trasparenza e all’onestà”. Ammette che in curia “ci sono tanti santi che si preoccupano di dare da mangiare ai poveri”, ma che inevitabilmente “c’è anche chi tanto santo non è, e sono quelli che fanno più rumore”. Il Papa fa pure l’esempio, quando cita monsignor Nunzio Scarano, il prelato in servizio all’Amministrazione patrimonio della sede apostolica (Apsa) arrestato a fine giugno con l’accusa di corruzione: “Noi abbiamo questo monsignore in galera, credo che sia ancora in galera… e non è andato in galera perché assomigliava alla beata Imelda! (espressione argentina per dire che Scarano non è propriamente uno stinco di santo, ndr)”. Certo, il fatto è che “la curia è un po’ calata di livello rispetto al passato. Il vecchio curiale, fedele, che faceva il suo lavoro non c’è più”. Infine chiarisce una volta per tutte perché insista sul definirsi “vescovo di Roma”: “Il Papa è vescovo di Roma e da lì derivano gli altri titoli. Pensare che questo significhi essere primus inter pares, no”.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/19235


Il perdono a monsignor Ricca

Francesco a tutto campo: gay, Ior e riforma della curia

Il Papa risponde alle domande dei giornalisti: "Il problema sono le lobby. Benedetto XVI è come un nonno"

Per quasi un'ora e mezzo, Papa Francesco si è sottoposto ieri sera al fuoco di fila delle domande dei vaticanisti che viaggiavano con lui da Rio de Janeiro verso Roma. Il Pontefice, di ritorno dalla Giornata Mondiale della gioventù che ha radunato in Brasile milioni di persone sulle spiagge di Copacabana, ha toccato molti dei temi più sentiti dal Vaticano e dall'opinione pubblica: Ior, riforma della curia, gay e il futuro del pontificato.
Il destino dello Ior. Papa Francesco non ha preso nessuna decisione definitiva sul destino dell'Istituto per le Opere di Religione. "Non so come finira'", ammette elencando le diverse possibilità: "Alcuni chiedono che sia banca, altri un fondo di aiuto, altri ancora vorrebbero chiuderlo". "All'inizio pensavo di occuparmene l'anno prossimo perché avevo altre urgenze. Ma le cose accadute, che sono sotto gli occhi di tutti, mi hanno convinto ad anticipare", rivela il Papa in quella che puo' considerarsi la prima conferenza stampa del suo Pontificato. Papa Francesco non nasconde il suo disappunto per quanto va emergendo nelle inchieste giudiziarie sull'Istituto per le Opere di Religione. "Il presidente resta, ma il direttore e il vice direttore hanno dato le dimissioni e non so come finirà questa storia". "Provo dolore per queste cose, perché si dà scandalo", confida il Pontefice. "C'è un monsignore che è in galera, non perché assomigliava precisamente alla beata Imelda", osserva ancora Francesco rispondendo in merito alla vicenda del sacerdote salernitano Nunzio Scarano. Poi ripete: "Io non so come finirà lo Ior. Con il chirografo ho incaricato una Commissione di riferirmi. Mi fido del lavoro delle persone dello Ior e della Commissione presieduta dal cardinale Farina. E aspetto di conoscere i risultati. Ma qualsiasi cosa alla fine sarà lo Ior, e cioè banca o  fondo di aiuto, trasparenza e onesta restano la cosa principale, l'obiettivo prioritario" .
Il caso Ricca. Diverso il giudizio di Francesco sul "caso Ricca", cioè sulle accuse rivolte al nuovo prelato dello Ior (nonché direttore della Domus Santa Marta, dove risiede Francesco) che un dossier diffuso alla stampa dipinge come infedele agli impegni del sacerdozio a causa di presunti comportamenti immorali che avrebbe tenuto 13 anni fa in Uruguay, quando era consigliere di Nunziatura a Montevideo. "Vedo che tante volte nella Chiesa si vanno a cercare i peccati di giovent e non i delitti, come lo sarebbero stati invece abusi compiuti sui minori. Ma se una persona laica, o un prete, o una suora ha fatto un peccato, il Signore perdona e dimentica. E questo è importante: il Signore dimentica. Noi allora non abbiamo il diritto di non dimenticare, anche perché poi c'è il pericolo che il Signore non si dimentichi dei nostri peccati". E qui Francesco fa un esempio : "Pietro aveva compiuto uno dei peccati più gravi, l'apostasia. Eppure lo hanno fatto Papa. E anch'io sono un peccatore".  Per Bergoglio, monsignor Ricca, dunque, e' accusato in modo ingiusto. "Non abbiamo trovato niente", assicura una seconda volta. "Prima di nominare monsignor Ricca ho fatto quello che prevede il Diritto Canonico, cioè una 'investigatio previaè. E non c'è niente di quello che puzza", assicura ringraziando la giornalista che con un po' di imbarazzo ha proposto questa domanda.
Lobby gay. "Si scrive tanto sulla lobby gay nella Santa Sede, ma ancora non ho una cartella con le identità di chi ne farebbe parte". Papa Francesco risponde così a una domanda su quella che viene considerata una componente impropria ma potente della Curia Romana. Lo stesso Francesco ne aveva parlato qualche settimana fa in una conversazione con i superiori religiosi dell'America Latina dicendo che voleva fare chiarezza e poi "vedere quello che si può fare". E ai giornalisti non nega quanto uscito sui media allora in modo ufficioso. Ma al contempo il Papa invita a guardare  la questione sotto un altro profilo, ed afferma: "Il problema è fare lobby di qualsiasi tendenza: lobby politica, lobby massonica, e anche lobby gay. Le lobby tutte non sono buone. Mentre se uno è gay e cerca il Signore chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli. Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene".
Riformare la curia. "La Curia Romana è un po' calata di livello, cioè non ha più quel livello che aveva al tempo dei vecchi curiali che facevano bene e con amore il proprio lavoro". Dobbiamo recuperare il profilo del vecchio curiale, che si è un po' perduto, a partire dal suo attaccamento al dovere. Ce ne sono di santi in Curia: c'è chi prega, lavora tanto, e di nascosto va dai poveri. Ma c'è anche qualcuno che nonè  tanto santo". Sono di meno ma "un albero che cade fa piu' rumore di una foresta che cresce. Se c'è resistenza alla mia azione – confida ancora Bergoglio – ancora non la vedo. Ho trovato aiuto e gente leale. Mi piacciono soprattutto quelli che non sono d'accordo. Se uno apertamente spiega i suoi dubbi dicendo: 'Io le dico che non sono d'accordo, poi lei faccia come crede', io lo preferisco a quelli che dicono: 'che bello, che bello' e poi dicono e fanno il contrario. Ma se ce ne sono, non me ne sono accorto". Papa Francesco non si sbilancia invece riguardo alla riforma della Curia di cui, spiega, discutera' dal primo al 3 ottobre con gli otto cardinali che ha incaricato di coadiuvarlo nel governo della Chiesa Universale. Accenna appena all'ipotesi di rendere permanente – come organo consultivo – l'attuale Consiglio della Segreteria del Sinodo. Ma su accorpamenti dei dicasteri e assetti curiali che ne scaturiranno e' abbottonatissimo. Cosi' pure in tema di ministero petrino evita pericolose ammissioni: "vescovo di Roma e' il primo titolo dal quale seguono gli altri. Non si deve andare più avanti di quel che si dice. Come vescovo di Roma sono successore di Pietro, mentre gli altri vescovi sono i successori degli apostoli. Pensare che sottolineare il mio essere vescovo di Roma voglia dire essere 'primus inter pares' nel Collegio Episcopale non è conseguente", tiene a distinguere Bergoglio. Invece, rileva, sottolinearlo in modo corretto "favorisce un po' l'ecumenismo, e forse non soltanto quello".
Donne prete? "Sull'ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato. Quella di Giovanni Paolo II è una formulazione definitiva. E' chiusa quella porta. Ma Maria era più importante che gli apostoli. E dunque le donne sono più importanti dei vescovi e dei preti. Una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria".
Cose belle e brutte. Alla domanda su cosa lo abbia sorpreso, rallegrato o ferito di più in questi primi 4 mesi di Pontificato, Bergoglio replica: "Sorprese grosse non ce ne sono state. Una sorpresa, forse, è stato scoprire che ci sono anche tante persone buone in Vaticano. Ma buone buone buone". Le cose belle non sono mancate, assicura: "Per esempio l'Incontro con i vescovi italiani lo scorso 23 maggio fu tanto bello. E' stato questo forse il momento migliore, insieme ad alcune udienze come quelle ai seminaristi o agli allievi dei gesuiti. Mentre il momento più doloroso è stato certo la visita a Lampedusa". 
L'America latina e il Papa. "Sono il primo Papa latino-americano e torno dal mio primo viaggio, che è stato in America Latina. Come posso andare in Argentina? Il mio Paese dovrà aspettare un po'". Papa Francesco spiega così ai giornalisti la decisione di rinviare la sua visita in Argentina al 2015. "A Buenos Aires sono stato felice come prete e come vescovo, pure a Roma, da Papa, sono felice: se il Signore ti mette lì fare la sua volontà ti fa stare bene".
Il Papa e gli ortodossi. Papa Francesco, che in Argentina è stato ordinario per i cattolici orientali e dunque conosce bene questa tradizione, ha espresso grande rispetto e considerazione verso il mondo ortodosso e orientale che festeggia in questi giorni i 1025 anni del Battesimo della Rus. "Le Chiese ortodosse hanno conservato quella liturgia molto bella, mentre noi abbiamo perso il senso dell'adorazione. Per loro il tempo non conta, il centro è Dio. Vorrei dirlo in quest'occasione – ha scandito – l'anima russa, l'anima orientale sono preziose: portano quest'aria fresca dell'Oriente". 
Prossimi viaggi. Un calendario dei viaggi, spiega, ancora non c'è: "Posso dire solo che il 22 settembre andrà a Cagliari e il 4 ottobre ad Assisi, inoltre vorrei andare, dalla mattina alla sera e in forma privata a trovare i miei parenti in Piemonte: sono anziani e non possono venire da me", elenca parlando dei prossimi viaggi in Italia. E su quelli all'estero dice: "Bartolomeo I mi ha chiesto di andare a Gerusalemme per commemorare l'incontro di 50 anni fa tra Paolo VI e Atenagora, ed è arrivato anche l'invito dei governi israeliano e palestinese, quindi ci si sta pensando, mentre non potrò andare, come avrei voluto, il 30 novembre a Costantinopoli (Istanbul) per la festa di S. Andrea, sempre da Bartolomeo I, per ragioni legate alla mia agenda". Francesco nel 2014 vorrebbe realizzare anche un altro viaggio in Asia, "ma è tutto nell'aria", confida. "Sri Lanka o Filippine non è deciso, ma si deve andare. E' importante perché Benedetto XVI non ha avuto il tempo di andare in Asia".
Divorziati risposati. "La Misericordia è più grande". Papa Francesco ha risposto così a una domanda sulla comunione per i divorziati risposati. Nelle sue parole c'è una promessa: il prossimo Sinodo affronterà il tema e recupererà finalmente lo studio avviato da Joseph Ratzinger quando era prefetto della Dottrina della Fede per trovare una soluzione alternativa ai processi canonici di annullamento, che attualmente sono l'unica strada percorribile per chi vuole tornare ai sacramenti.
I due Papi. La convivenza di due Papi in Vaticano non comporta alcun problema a Francesco. "E' come avere il nonno saggio a casa, è venerato, amato, ascoltato. E' uomo di prudenza. Gli ho detto: 'lei riceva, faccia la sua vita'. E' il mio papà. Se ho una difficoltà vado da lui. Se c'è qualcosa che qualifica il mio rapporto con Benedetto XVI è che gli voglio tanto bene: sono stato tanto felice quando è stato eletto nel 2005 e l'ho seguito con affetto e obbedienza. Benedetto è un grande come ha dimostrato con la sua decisione, un uomo di Dio, un uomo di preghiera. Dicono: non si possono avere due Papi in Vaticano. Ma io vorrei ricordare che nel discorso di congedo il 28 febbraio scorso, Benedetto XVI disse ai cardinali: 'Fra voi sarà il prossimo Papa, io fin da ora gli prometto obbedienza'". Poi Francesco racconta un episodio: dopo l'elezione, quando lo ando' a trovare per la prima volta a Castel Gandolfo, parlarono dell'inchiesta dei tre cardinali su Valtileaks ("Una vicenda molto seria", conferma Bergoglio) e il Papa Emerito consegnò al successore una cassetta bianca e un plico, come si vide dalle foto: "Nella cassetta c'erano tutte le deposizioni dell'inchiesta. Nel plico le conclusioni dei cardinali. Benedetto mi ha detto 'ci sono tutte le dichiarazioni. Ma il riassunto è in questa busta'. Aveva tutto in testa. Tutto a memoria. Era un problema grosso eh. Ma io non mi sono spaventato".
La borsa nera. Ma davvero non si aspettava una domanda sulla famosa borsa nera che si porta da solo sull'aereo. "Cosa c'è dentro?", gli è stato chiesto. "Non certo la chiave della bomba atomica", scherza Bergoglio per rivelare subito: "Ci metto sempre il rasoio, il breviario, l'agenda e un libro da leggere, in questi gironi su Santa Teresina. E' normale che uno si porti la borsa con gli effetti personali. Dobbiamo essere lontani dalla mentalità dei principi e abituarci alla normalità della vita di tutti".

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