SCANDALOSO. ALLA PRESENTAZIONE DEL MEETING DI RIMINI DI COMUNIONE E LIBERAZIONE
PARTECIPA UNA “ILLUSTRE” OSPITE: EMMA BONINO
Pietro
(inteso Piero) Cavallero morì il 28 gennaio 1997. Un tumore mise fine alla vita
di uno dei più spietati banditi italiani dello scorso secolo. La “Banda della
morte”, come era stata soprannominata dai giornalisti, aveva agito impunemente
per anni: la sua “specialità” erano le rapine alle banche. Il 25 settembre 1967
a Milano, in trenta minuti di follia, i quattro rapinatori (Il capo, Cavallero,
Donato Lopez, Sante Notarnicola e Adriano Rovoletto) chiusero tragicamente la
loro sciagurata “carriera”.
Per sfuggire alle Volanti della Polizia, che aveva
individuato l’auto con cui si erano dati alla fuga dopo aver rapinato la
filiale del Banco di Napoli di Largo Zandonai a Milano, i banditi non esitarono
a sparare sui passanti, per creare confusione e costringere i poliziotti a
fermarsi per dare soccorso ai malcapitati. Il bilancio finale fu tragico:
quattro morti, decine di feriti. Precedentemente la Banda Cavallero aveva
ucciso il medico condotto di Ciriè, il dott. Domenico Gaiottino, durante una
rapina alla locale agenzia della Banca San Paolo. Rovoletto fu catturato
a Milano alla fine del folle inseguimento. Lopez il giorno successivo a Torino.
Pochi giorni dopo anche Cavallero e Notarnicola finirono in manette. Condannato
all’ergastolo per omicidio, tentato omicidio, rapina a mano armata, sequestro
di persona, porto abusivo di armi da sparo e di armi da guerra, insieme ai suoi
due complici maggiorenni (Lopez, all’epoca dei fatti diciassettenne, ebbe una
condanna relativamente lieve), Cavallero in carcere iniziò un cammino di
redenzione. Si convertì alla Fede cattolica, fu un detenuto modello e nel 1988
ottenne la semilibertà, lavorando presso il Centro Sermig di Torino. Nel 1992
fu definitivamente scarcerato. Non concesse interviste, non volle diventare un
“personaggio”. Si limitò a ricordare che il pentimento non poteva comunque
cancellare il male che aveva fatto e che riconosceva. Chiese perdono, a Dio e
agli uomini. Non vogliamo certo fare l’apologia di un rapinatore omicida; ci
limitiamo a notare che pagò il conto con la giustizia umana, e dichiarò
pubblicamente il suo pentimento, riconoscendo il male che aveva fatto. Non
cercò pubblicità o vantaggi dal suo sciagurato passato. Aveva sulla coscienza
cinque morti, cinque vite spezzate.
Della signora Emma Bonino abbiamo parlato tante volte su
Riscossa Cristiana. Negli anni della sua spensierata giovinezza fu tra i
fondatori del CISA, un abortificio dove, per sua stessa ammissione (anzi, per
suo stesso vanto) si praticarono circa 11.000 aborti. Non pagò mai il conto con
la giustizia (ai tempi l’aborto era ancora punito dalla legge). Rifugiatasi
dietro il comodo paravento dell’immunità parlamentare, poté dedicare la sua
attività politica alla diffusione della morte, cantando vittoria quando la
sciagurata legge 194 venne approvata. La legge che fino ad oggi ha consentito
l’uccisione impunita di quasi sei milioni di bambini. Il partito radicale, di
cui fu sempre animatrice e alter ego di quella tragicomica figura
delirante-satanica di Pannella, ha diffuso in Italia tutto il male possibile,
incentivando il divorzio, l’aborto, “lottando” per l’eutanasia (chi non ricorda
l’assassinio di Eluana Englaro?), “lottando” per la libertà di uso degli
stupefacenti, “lottando” per le nozze tra omosessuali. Pur non rappresentando
che quattro gatti, i radicali ogni anno, da anni, succhiano milioni alle casse
dello Stato con l’escamotage dei finanziamenti a Radio Radicale.
Si può affermare senza dubbio che Emma Bonino è una delle
persone più pericolose in circolazione e che il male che ha fatto all’Italia è
incalcolabile. Non rappresentando nessuno, se non il nichilismo tanatofilo, la
Bonino è diventata Ministra degli Esteri del governo Letta. Un grazie al
comunista Napolitano, che l’ha voluta in quell’incarico.
3 luglio
2013. A Roma viene presentato il Meeting 2013. Titolo: “Emergenza uomo”.
Presentatori: Emilia Guarnieri, presidentessa della Fondazione Meeting, Giorgio
Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Mario Mauro,
Ministro della Difesa, e Emma Bonino, Ministra degli Esteri.
Emma Bonino nel pieno delle sue attività giovanili.
Aborto praticato con pompa da bicicletta.
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Ho letto e riletto più volte la notizia. Francamente non
riuscivo a crederci. È vero che già lo scorso anno il Meeting diede vita a uno
dei più squalidi atti di servilismo al potere, con una santificazione del Loden
fatta superando ampiamente i limiti del ridicolo. Ci chiedevamo lo scorso anno:
“Dove
va Comunione e Liberazione”? Ora, con la Bonino che addirittura interviene
alla presentazione dell’edizione 2013 del Meeting si è davvero oltrepassato
ogni limite. È consigliabile guardare il video di presentazione.
Vittadini fa una delle sue consuete e confuse difese dell’Europa, Mauro non
vale la pena neanche citarlo, è un piccolo uomo grigio che pur di stare a galla
andrebbe a braccetto con chiunque. La star è lei, la tanatofila Bonino, che fa
un discorso grondante umanità; parla degli orrori della guerra civile nella ex
Jugoslavia, proclama l’orgoglio italiano di far parte dei Paesi fondatori della
UE. Eccetera.
Ascolto, ascolto. Mi aspettavo, visto che il Meeting è
espressione di Comunione e Liberazione, visto che Comunione e Liberazione è un
movimento ecclesiale, che la Bonino, partecipando addirittura alla
presentazione del Meeting, facesse un pubblico atto di pentimento per il suo
sciagurato passato. Niente di tutto ciò, ovviamente.
Mi sono sentito sconcertato e tradito. Sissignori, tradito,
perché la mia giovinezza l’ho passata in Gioventù Studentesca, da cui poi
sarebbe nata Comunione e Liberazione. In Gioventù Studentesca ho incontrato la
Fede, ho conosciuto persone eccezionali, prima tra tutte Don Giussani, un uomo
che ha speso la sua vita per la Chiesa. Oggi vedo che il momento di maggior
visibilità di Comunione e Liberazione, il Meeting di Rimini, apre le amorose
braccia a Emma Bonino.
Siamo al capolinea. Di fesserie in politica Comunione e
Liberazione ne ha fatte tante. Tuttavia in Comunione e Liberazione sono nate
negli anni tante preziose opere, che danno testimonianze di un cattolicesimo
vissuto integralmente e con vero impegno. Tanti bravissimi ciellini fanno
quotidianamente opera di apostolato.
Ma la presenza di una Emma Bonino, con ciò che questa donna
rappresenta in termini di assoluta, totale e indiscutibile negatività, in
totale contrasto con la difesa dei valori non negoziabili, è davvero
inaccettabile.
Perché sia stata fatta questa scelta, non ci riguarda. Lo
strusciarsi con i potenti purtroppo è sempre stato un difetto da cui tanti
dirigenti ciellini non sono riusciti a liberarsi. Ma sarebbe bene ogni tanto
usare anche il cervello.
Già l’adesione fideistica all’Europa, l’Europa delle banche
e della miseria generalizzata, l’Europa che bacchetta i Paesi che, come
l’Italia, non garantiscono ancora i pieni “diritti” agli omosessuali o che
pongono problemi all’esercizio del “diritto” di aborto, perché la gran
maggioranza dei medici ha dichiarato l’obiezione di coscienza ( e infatti uno
degli obiettivi dei sodali della Bonino è proprio l’abolizione del diritto
all’obiezione), già l’adesione a questa Europa, dicevamo, è spiegabile solo con
una tendenza al conformismo, tale da far apparire Don Abbondio come l’archetipo
del coraggio leonino.
Ma ora, dulcis in fundo, abbiamo una Bonino che partecipa
alla presentazione del Meeting. Ripeto: siamo al capolinea.
Credo che i responsabili del Meeting abbiano almeno un
dovere di onestà nei confronti delle tantissime persone , in Italia e in tante
parti del mondo, che guardano a CL come a un movimento ecclesiale. Hanno il
dovere di chiarire che loro non c’entrano nulla con Comunione e Liberazione, ma
che non c’entrano nulla nemmeno con la Chiesa cattolica. Il Meeting è una cosa
a sé, un gran carrozzone in cui ci può essere di tutto e il contrario di tutto.
Perché lo fanno? Non lo so. So per certo che lo scandalo e il turbamento per
tanti cattolici resta. Ognuno quindi si assuma le proprie responsabilità, parli
chiaro, non contrabbandi ideali che si spezzano di fronte alla scelta di certe
sciagurate compagnie.
Piero Cavallero aveva sulla coscienza cinque vite umane.
Pagò, giustamente, con venticinque anni di prigione. Si pentì. C’è chi non ha
mai pagato e non si è mai pentito per le innumerevoli vite che ha sulla
coscienza e viene accolto da chi non ha mai ragionato.
Poi, ognuno farà i conti sui vantaggi che avrà tratto dalle
compagnie che si è scelto. Ognuno, soprattutto chi forse deve ancora
accorgersi della furiosa guerra anti-cattolica che è in atto e di cui la
signora Bonino è una delle più significative esponenti.
di Paolo Deotto
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