ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 18 luglio 2013

La teologia delle unghie sporche (di farina di sacco altrui?)..

La prima enciclica di Francesco? In realtà è il testamento di Benedetto

Lumen fidei è la prima enciclica promulgata sotto il nome di papa Francesco, ma è un atto di ventriloquismo papale. Come stile e contenuto è indubbiamente l'ultima e se possibile la più grande enciclica di papa Benedetto – benché profondamente problematica in alcuni punti.
Deve essere letta non come la prima enciclica di un papa “pastorale” che rappresenta l'avvento di un cattolicesimo globale, ma come l'ultimo grande gesto di un papato europeo isolato, con le sue istituzioni barocche, dalle complesse realtà della modernità. Meravigliosamente composta ed erudita, è un'elegia eloquente e appropriata di quella grande tradizione.
È anche altamente idealista nei confronti della Chiesa e profondamente pessimista sulla società occidentale post-illuminista che è il centro delle sue preoccupazioni – evidentemente il suo autore è ignaro o indifferente al mondo al di là di quel contesto che ha già preso d'assalto il Vaticano. Si preoccupa non delle sfide
dell'ingiustizia, della violenza e della povertà, ma del nichilismo esistenziale di una cultura che voltato le spalle a Dio. Oltre a grandi teologi come Agostino, Tommaso d'Aquino, Gregorio Magno e il cardinal Newman, cita Nietzsche, Wittgenstein, Jean-Jacques Rousseau, Martin Buber, Dante, Dostoyevsky e T.S. Eliot; celebra la realizzazione dell'architettura gotica e delle grandi cattedrali, mostra interesse scarso o nullo per coloro che sono al di fuori di quella cultura europea, per chi mendica per le strade o langue nelle prigioni e nei centri per rifugiati delle società europee sempre più divise. Il lettore cerca invano la mano del pastore argentino di cui l'enciclica porta la firma.
Molti accoglieranno con piacere questa enciclica con il suo elegante intreccio di temi biblici, teologici e filosofici, ma immagino che altri non saranno in sintonia con la sua tetra visione della società moderna e con la sua visione idealizzata della Chiesa. Solo in una breve sezione circa a metà delle 88 pagine ammette la possibilità che la fede possa essere trovata al di fuori delle dottrine, dell'autorità magisteriale e dell'unità sacramentale della Chiesa cattolica. Questa sezione, intitolata “Fede e ricerca di Dio”, è così diversa nel tono che mi porta a pensare di poter scoprire qui l'influenza di una voce autorevole, più sommessa, con maggiore sensibilità pastorale, ed una visione un po' diversa che sta emergendo. Eccetto questa sezione, non c'è niente che indichi che la società secolare o altre religioni possano avere qualcosa di positivo per contribuire all'autocomprensione della fede cattolica, né che persone di fede si possano esprimere in modi e forme diverse.
L'impressione generale – eccetto in quella sezione – è che la cultura europea sia spaccata in due: da
un lato i fedeli cattolici, dall'altra i relativisti senza Dio che hanno perso ogni idea di senso e di verità. Per un'enciclica così interessata alla verità, non è un quadro reale delle complesse realtà del mondo moderno.
Restiamo in attesa della prima enciclica di un papa che rappresenta il dinamismo e la pluralità di una Chiesa globale, che scrive non con le dita inanellate, ma con le unghie sporche, e la cui teologia non emerge dai libri che ha letto, ma dalla gente che ha incontrato nelle strade e nei vicoli dove i poveri possono essere trovati.
di Tina Beattie*
in “www.thetablet.co.uk” del 6 luglio 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)
*La professoressa Tina Beattie è Direttrice del Digby Stuart Research Centre for Religion, Society
and Human Flourishing all'Università di Roehampton.

http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201307/130717beattie.pdf

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.