ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 6 luglio 2013

Le rape danno sangue? (transfinalizzato)

“Lumen fidei”

Die Enzyklika von Papst Franziskus, nicht wahr?*

Sant’Agostino, antirelativismo, famiglia. L’intelletto di B-XVI in corpore gesuita

La firma in calce alla “Lumen fidei” è una sola, ed è quella di Francesco. Non poteva che essere così, lo impongono le regole canoniche e la prassi. Ma nella novantina di pagine presentate in Vaticano, la mano di Joseph Ratzinger si scorge quasi in ogni riga.
Dalle citazioni dell’amato sant’Agostino che tanto influì sulla sua formazione teologica, ai passaggi sulle grandi cattedrali gotiche in cui “la luce arriva dal cielo attraverso le vetrate dove si raffigura la storia sacra”. Un’impronta ben visibile, poi, nei rimandi continui al tema dell’amore e della speranza, caritas et spes, virtù teologali cui Ratzinger dedicò le prime due encicliche del pontificato. Con la “Lumen fidei”, infatti, la trilogia e il progetto che Benedetto XVI aveva in mente fin dall’ascesa al Soglio di Pietro possono dirsi conclusi. “Non dobbiamo cercare la frase dell’uno o dell’altro”, avverte però il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi: “Nell’enciclica c’è molto di Papa Benedetto e c’è tutto di Papa Francesco”, aggiunge. Ma è proprio Bergoglio, nell’introduzione ai quattro capitoli, a riconoscere che il predecessore “aveva già quasi completato una prima stesura” e che quindi il Pontefice regnante si è limitato ad “assumere il suo prezioso lavoro aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi”. Uno, in particolare, risulta evidente leggendo quell’invito finale a non farsi “rubare la speranza”. Tante volte, in questi primi quattro mesi di pontificato, il gesuita argentino ha ripetuto quell’appello: “Non permettiamo che la speranza sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che frammentano il tempo, trasformandolo in spazio”, scrive.
Forte è poi il richiamo alle questioni etiche, sulle quali fino a oggi Francesco aveva preferito assumere una posizione defilata, non prendendo mai posizione netta ed esplicita. Nella “Lumen fidei” si legge che “il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia, unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa – scrive il Papa – nasce dal loro amore, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne e sono capaci di generare una nuova vita”. Fondamentale è il richiamo, “oggi più che mai necessario”, vista la “crisi di verità in cui viviamo” alla connessione della fede con la verità. “Nella cultura contemporanea – si legge nel secondo capitolo – si tende spesso ad accettare come verità solo quella della tecnologia. Questa sembra essere oggi l’unica verità certa, l’unica condivisibile con altri, l’unica su cui si possa discutere e impegnarsi insieme”. E “la verità grande, la verità che spiega l’insieme della vita personale e sociale, è guardata con sospetto”. La conseguenza è che “non rimane altro che un relativismo in cui la domanda sulla verità di tutto non interessa più”. Punti cari all’agenda ratzingeriana ricordati anche da Bergoglio.
Che tra i due papi, il regnante e l’emerito, ci sia una profonda intesa, lo dimostra anche la sorpresa cui hanno assistito in mattinata prima delle nove le centinaia di persone che affollavano i Giardini vaticani per l’inaugurazione di una grande statua di San Michele arcangelo. All’evento, Papa Francesco ha invitato il suo predecessore, che ha accettato “con piacere”. Così, sul piccolo piazzale (e per la prima volta pubblicamente) Bergoglio e Ratzinger si sono abbracciati, salutati e seduti vicini. Il segno che la presenza discreta dell’emerito non disturba per nulla Francesco, ben lieto di ricordare “il meraviglioso esempio del nostro padre Benedetto XVI”, come ha detto a braccio durante l’Angelus di domenica scorsa. Una giornata intensa, per Papa Bergoglio, che ha anche firmato i decreti che autorizzano la canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. E’ stato infatti riconosciuto il miracolo attribuito a Karol Wojtyla, mentre per Angelo Roncalli non ce n’è stato bisogno: ha deciso Francesco, spontaneamente, accelerando l’iter canonico. I due pontefici saranno canonizzati “verosimilmente entro la fine dell’anno”, dice il direttore della Sala stampa vaticana, padre Lombardi. La scelta definitiva spetterà a Bergoglio, dopo aver convocato un apposito concistoro in cui discutere i dettagli della cerimonia (a quanto pare unica), compresa la data. (foto dell'Osservatore Romano)
*L’enciclica di Papa Francesco, nevvero?
Leggi, dall'enciclica, Non c'è verità senza fede

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