ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 29 luglio 2013

Oremus pro animis piis

Sorpresa, per certi aspetti. Sconcerto, per certi altri. Conferma per certi altri ancora.
Chi si fosse illuso, in questi due ultimi anni, che la moderna Chiesa conciliare potesse lasciare spazio a “pezzi” della Tradizione, oggi avrà di che grattarsi il capo.
Già il Motu Proprio Summorum Pontificum era una grossa trappola, come abbiamo scritto ripetutamente (si veda tra l'altro il numero monografico del nostro giornale), e tendeva a distruggere quanto rimasto della liturgia tradizionale, ma oggi diventa chiaro che il grande disegno era ed è quello di trasformare la Tradizione della Chiesa cattolica in una sorta di reliquario da museo. E anche questo lo abbiamo scritto in tempi non sospetti, soprattutto a proposito della nota vicenda della Fraternità San Pietro, del 2000, che presenta molti risvolti analoghi, sia per la scusa di partenza, sia per l'epilogo (si veda il Dossier San Pietro)

Tutto questo non era scontato, ma era sicuramente prevedibile, se non nella forma, di certo nella sostanza.
Non c'è una sola Chiesa cattolica con al suo interno una perniciosa “tendenza” modernista e conciliare, ma ci sono due chiese in una: e quella prevalente, quella che occupa i posti di comando, quella che cerca comunque di soppiantare la Chiesa di Cristo, seppure persistendo il nonprevalebunt, è la Chiesa conciliare.
Con essa non v'è possibilità di rapporto, se non quello dell'opposizione e del rifiuto, se non quello della battaglia continua, del bonum certamenraccomandato da San Paolo, l'unico che permetterà la sopravvivenza della residuale Chiesa cattolica, nonostante i papi e la gerarchia conciliari e nonostante tutti gli accordismi di tanti moderati, di molti conservatori e di certi tradizionalisti.
Nullam partem, diceva Mons. Marcel Lefebvre, e l'operazione sopravvivenza da lui iniziata continua ancora, più aspra, più difficile, più combattuta di prima.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV555_Magister_Proibita_la_S-Messa_tradizionale.html
Adiutorum nostrum in nomine Domini


Francesco contraddice Benedetto su un punto nevralgico che penalizza la Tradizione. La nostra risposta: preghiera e comunicazione...

Ormai l'articolo di Magister e la notizia che riporta con accurata dovizia di dettagli la vicenda che ha toccato i Francescani dell'Immacolata e -attraverso loro- l'intero mondo della Tradizione, ha fatto il giro del web. Per comodità di analisi ne riprendo la conclusione, che dice già tutto in poche righe e poi aggiungerò il mio un commento che estraggo come sintesi da quanto ci siamo già detti.
Le autorità vaticane hanno risposto inviando un anno fa un visitatore apostolico. E ora ecco la nomina del commissario. Ma ciò che più stupisce sono le ultime cinque righe del decreto dell'11 luglio:
"In aggiunta a quanto sopra, il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l'uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata [sic] dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta".

Lo stupore deriva dal fatto che ciò che qui viene decretato contraddice le disposizioni date da Benedetto XVI, che per la celebrazione della messa in rito antico "sine populo" non esigono alcuna previa richiesta di autorizzazione:
"Ad talem celebrationem secundum unum alterumve Missale, sacerdos nulla eget licentia, nec Sedis Apostolicae nec Ordinarii sui" (1).
Mentre per le messe "cum populo" pongono alcune condizioni, ma sempre assicurando la libertà di celebrare.
In generale, contro un decreto di una congregazione vaticana è possibile fare ricorso presso il supremo tribunale della segnatura apostolica, oggi presieduto da un cardinale, l'americano Raymond Leo Burke, giudicato amico dai tradizionalisti.
Ma se il decreto è oggetto di approvazione in forma specifica da parte del papa, come sembra avvenire in questo caso, il ricorso non è ammesso.
I Francescani dell'Immacolata dovranno attenersi al divieto di celebrare la messa in rito antico a partire da domenica 11 agosto.
E ora che cosa accadrà, non solo tra loro ma nella Chiesa intera?
Era convinzione di Benedetto XVI che "le due forme dell’uso del rito romano possono arricchirsi a vicenda". L'aveva spiegato nell'accorata lettera ai vescovi di tutto il mondo con cui aveva accompagnato il motu proprio "Summorum pontificum": Con grande fiducia e speranza
Ma da qui in avanti non sarà più così, almeno non per tutti. Ai Francescani dell'Immacolata, costretti a celebrare la messa soltanto nella forma moderna, non resterà che un solo modo per fare tesoro di quello che ancora Benedetto XVI auspicava: "manifestare" anche in questa forma, "in maniera più forte di quanto non lo è spesso finora, quella sacralità che attrae molti all’antico uso".
Sta di fatto che un caposaldo del pontificato di Joseph Ratzinger è stato incrinato. Da un'eccezione che molti temono – o auspicano – diventerà presto la regola.
__________
(1) Curiosamente, ancora sei anni dopo la pubblicazione, il motu proprio "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI continua a essere presente nel sito ufficiale della Santa Sede solamente in due lingue e tra le meno conosciute: la latina e l'ungherese.
Riprendo dal discorso del papa al CELAM:
"si verifica in piccoli gruppi, in alcune nuove Congregazioni Religiose, in tendenze esagerate alla “sicurezza” dottrinale o disciplinare. Fondamentalmente è statica, sebbene possa ripromettersi una dinamica ad intra, che involuziona. Cerca di “recuperare” il passato perduto. (...) "
I puntini stanno per quel che papa Bergoglio ha aggiunto a braccio, il testo definitivo non è ancora disponibile sul sito della Santa Sede.

Resta da vedere in che consiste la sua di "dinamica"... Da quel che abbiamo visto a Lampedusa e a Rio e, ora, con i francescani dell'Immacolata c'è poco da stare allegri. Nel discorso sopra citato ha parlato del "fiuto" del popolo, ma se noi non apparteniamo ad un altro popolo, mentre ci riconosciamo corpo mistico di Cristo, non solo dovrà sentire il nostro "odore" ma anche la nostra "voce" perché questa volta non taceremo!

E, nel merito, il lettore Marco P. osserva:
Ma perché bisogna sempre qualificare con aggettivi che in modo subdolo falsano l'oggettività di ciò che è, dei termini di per sé chiarissimi ?
Cosa sono le "tendenze esagerate" ?
O si tende o non si tende, cioè o si va verso una direzione o non ci si va: che cos'è una esagerazione nell'andare verso una direzione ?
Applicata poi alla sicurezza dottrinale questa deriva è devastante. Infatti cosa c'è di più certo della sana, vera, unica, buona dottrina ? E quindi come può esservi esagerazione nel dirigersi verso questo approdo bello e sicuro ? La volontà di raggiungerlo non può mai essere tiepida, deve sempre essere zelante e totale.
Anche applicare questa visione riduzionista alla sicurezza disciplinare mi sembra deleterio. Infatti se per disciplina si intende il comportamento da tenere, allora vale quanto detto per la dottrina (dall'etica discende la morale); se invece ci si riferisce all'aspetto disciplinare in quanto a provvedimenti conseguenti ad eventuali errori, questa attesa da parte dei poveri piccoli gruppuscoli neo-pelagiani mi pare ben si combini con la certezza che se il Signore è misericordioso e perdona un cuore contrito, però Egli non può abbonare la pena per l'errore commesso, pur in presenza di pentimento, quindi sminuire o peggio irridere questa attesa di comportamento coerente da parte di chi detiene l'autorità su questa terra con Chi l'autorità la dà, mi pare azzardato.
In fondo ci viene insegnato evangelicamente che quando uno ha trovato il vero tesoro, che è Cristo Signore e quindi anche ciò che Egli insegna (dottrina), ebbene questo uomo è talmente cambiato che egli vende tutto ciò che ha, (diviene veramente povero) e lascia tutto per questo tesoro. È forse esagerato anche il Santo Vangelo ?
Sul far sentire la nostra voce c'è chi mi dice di non illuderci perché negli anni '60 c'erano molti più cattolici (clero e laici) di oggi e solo due vescovi fecero sentire la loro voce. Il resto si "allineò" e oggi la stragrande maggioranza è tutta già "allineata". Dunque dobbiamo confidare solo nella Provvidenza! Ma a questa visione rassegnata c'è da fare un'obiezione del lettore RIC, che condivido.

È vero che negli anni ’60 c’erano molti più cattolici. Ma non c’erano né internet né gli altri mezzi di comunicazione. Oggi, da questo punto di vista, siamo più forti perché possiamo unire le nostre forze provenienti da qualsiasi parte del mondo e perché la nostra voce non resterà più isolata o circoscritta.

Preghiera e comunicazione: questi sono i mezzi sui quali contare. Bergoglio vuole che si “esca”?? Ebbene anche noi usciremo e faremo sentire la nostra voce. Se Internet fosse esistito ai tempi del Concilio forse le cose non sarebbero andate come sono andate, consentendo ad una minoranza meglio organizzata di dare scacco alla maggioranza dei credenti.

Quel che occorre è serrare le fila e creare sinergie. Se il Signore vorrà, cercheremo di portare avanti alcune idee ancora in embrione, delle quali è da verificare la fattibilità. Intanto continuiamo a fare quel che possiamo come possiamo.

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