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lunedì 22 luglio 2013

Quando i Concili (dogmatici, non pastorali) edificavano la Chiesa

450 anni fa, Il Concilio di Trento istituiva i seminari

Il Concilio di Trento
IL CONCILIO DI TRENTO

L’arcivescovo Bertolone analizza e commenta questa importante ricorrenza storico-religiosa


15 luglio 1563: esattamente 450 anni fa la XXIII sessione del Concilio di Trento approvava all’umanità il decreto “Cum adolescentium aetas”. Un provvedimento per davvero epocale che istituiva i seminari, quali centri delegati alla formazione ed alla cura vocazionale dei futuri sacerdoti. Il documento sarebbe stato destinato ad incidere notevolmente nella storia della Chiesa, basti pensare solo che dopo quasi mezzo millennio i seminari –la cui necessità è stata ribadita pure dal Concilio Vaticano II- continuano ad essere i luoghi deputati all’educazione di quanti desiderano accedere alla vita ordinata.


E che la formazione dei presbiteri sia sempre stata una delle esigenze più fortemente avvertite dalla comunità ecclesiale è evidente. Nacquero dapprima le scuole accanto ai monasteri, alle parrocchie e alle cattedrali e dopo i collegi teologici. D’altronde i padri conciliari di Trento come riferimento avevano anche sotto gli occhi l’esperienza del Collegio Capranica di Roma e dei due Collegi fondati sempre a Roma da Ignazio di Loyola.

Il lungo excursus storico-religioso viene tracciato, in occasione dell’importante ricorrenza, da Mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e delegato della Conferenza Episcopale Calabra per il Clero, la Vita Consacrata e la Pastorale Vocazionale.

“Senza esagerare –afferma Bertolone-, si può tranquillamente affermare che il Concilio di Trento abbia rappresentato uno degli snodi più significativi della storia della Chiesa moderna. Questo perché, raccogliendo e canalizzando gli impulsi positivi provenienti da vari ambienti del mondo cattolico, dette concretezza e sistematicità, pur tra numerose difficoltà e incomprensioni varie, a un anelito alla riforma della Chiesa largamente condiviso e, peraltro, sollecitato anche dall’enfasi riformata sul rinnovamento generale, attivando la successiva e graduale formazione di un modello ecclesiale destinato a durare nei secoli”.
Il decreto tridentino sull’istituzione dei seminari dopo alcune norme sull’ammissione dei candidati (“ragazzi di almeno dodici anni, nati da legittimo matrimonio, sufficientemente capaci di leggere e di scrivere…”), tratteggia il programma formativo degli studi e dedica un’ampia disciplina ai problemi di natura economica per il mantenimento delle strutture.

Per l’arcivescovo Bertolone si può comprendere una tale “preponderanza della questione economica” solo se si pensa alla storia postridentina dei seminari: “in molte diocesi –spiega- l’istituzione seminario decollerà soltanto dopo decenni di tentativi più o meno fallimentari e, da qualche parte, addirittura a ben più di un secolo di distanza dalla chiusura del Concilio. Una delle più frequenti cause, se non la principale, di tale ritardo fu proprio la penuria di mezzi economici, e perciò l’impossibilità per le diocesi di sovvenire alle necessità del seminario. I padri tridentini avevano dunque ragionato in maniera molto concreta, realistica e lungimirante, cercando di creare le premesse materiali perché l’importante missione spirituale dei seminari potesse essere proficuamente adempiuta, lasciando invece alla saggezza dei vescovi diocesani e alla loro conoscenza del particolare contesto il compito di articolare in maniera più specifica l’iter dei loro seminaristi”.

“A 450 anni di distanza –sottolinea Mons. Bertolone-, il seminario appare ancora uno strumento indispensabile per la cura e la promozione delle vocazioni al sacerdozio. Molte cose, è ovvio, sono cambiare da allora, sia nella società che nella famiglia e nella Chiesa. La Chiesa, in particolare, ha percorso un lungo cammino, nel corso del quale si è trovata a dover aggiornare più volte, nella fedeltà al cuore di Cristo, i modelli di formazione al presbiterato alle esigenze dei contesti in continua evoluzione. Un simile cammino dovrà costantemente essere percorso.

Ciò vale particolarmente per il nostro tempo, segnato dalla grande rapidità dei mutamenti culturali, sociali e antropologici, che ridisegnano, se non proprio rivoluzionano, le concezioni dell’identità sessuata, della dimensione erotico- affettiva, della forma di famiglia tradizionale fondata sul matrimonio eterosessuale. Se è vero, quindi, che il seminario in quanto tale resta una struttura e una risorsa essenziale per la vita della Chiesa., è altrettanto vero che la riflessione sui vecchi e nuovi problemi della formazione sacerdotale –in particolare: la disciplina interna e le forme di interazione tra seminario e vita diocesana e cittadina- è e continuerà ad essere necessaria e urgente, nella consapevolezza che la vera riforma della Chiesa deve partire sempre dal sui interno: dai presbiteri e dai consacrati, quindi anche di coloro che nei seminari di preparano ad esserlo all’altezza dei tempi”.

La riflessione sull’istituzione dei seminari tocca anche quella a più ampio raggio sul Concilio di Trento, i cui 450 anni dalla chiusura saranno celebrati il prossimo 14 dicembre.  Con tali memorie  non si intende soltanto fare un salto nel passato, ma soprattutto protendersi per il futuro e scorgere così le nuove sfide che la Chiesa sarà chiamata ad affrontare negli anni a venire.
LUIGI MARIANO GUZZOROMA

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