ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 8 settembre 2013

Miracolo Papa?

Cristiani-musulmani pregano insieme: è «miracolo Papa»

La veglia in piazza san Pietro
LA VEGLIA IN PIAZZA SAN PIETRO

Lo hanno fatto ciascuno con le parole della propria religione. Per molti un “prodigio” nato dall’appello ecumenico di Francesco 

Musulmani e cristiani insieme che pregano in piazza San Pietro, ognuno con le parole della propria religione. Per molti è «il miracolo» nato dall'appello ecumenico di Papa Francesco alla veglia e il digiuno per la pace: quattro ore oltre i confini delle fedi, contro la guerra in Siria. A San Pietro, dal tardo pomeriggio, centomila persone sono accorse per accogliere l'appello del pontefice. Una cerimonia silenziosa, con le bandiere ai margini della piazza: da quella siriana a quella con i colori dell'arcobaleno della pace, passando per quella cinese e dell'Argentina, il Paese di Bergoglio.

Un'atmosfera di raccoglimento, quasi surreale per la presenza di siriani e musulmani in piazza: diverse centinaia secondo la Comunità araba in Italia. Alcuni di loro hanno recitato il Corano: `Il capitolo delle stanze, verso 13´, mentre contemporaneamente dalla piazza si levava l'Ave Maria dei cattolici. Una fusione di fedi e preghiere nel segno della pace. «Quel verso dice che Allah ha fatto istituire un popolo e una comunità affinché possiamo conoscerci - spiega Salameh Ashour, palestinese - L'uomo più nobile che più ama e teme Dio si trattiene da qualunque violenza». Palmo della mani alzate verso il cielo per Allah, ma in piedi e senza nessun tappeto «per non provocare nessuno», spiegano. Egiziani, libici, siriani, palestinesi, iracheni e altri arabi si sono mescolati in piazza ad africani, sudamericani e italiani.
  
Ma il vento della divisione ha soffiato in piazza per i siriani, nonostante la loro adesione alla veglia. Il gruppo che appoggia ideologicamente i `ribelli´ si è allontanato dal lato opposto rispetto al gruppo che si autodefinisce `per il popolo siriano´. «Temiamo infiltrati dell'ambasciata siriana - hanno detto - meglio stare in disparte». Per tanti altri è stato solo un momento di pace. «Oggi abbiamo digiunato - spiega Ismael, avvolto in una bandiera della Siria - siamo qui perché Francesco ha dimostrato comprensione per il nostro popolo». Un «evento senza precedenti'' anche per molti cattolici, che hanno commentato: «Una sorta di miracolo di Papa Francesco».
  
Per tutti la speranza è quella di Minas, una sposa siriana che indossa il chador ed è in luna di miele a Roma, accorsa a San Pietro con il marito per l'evento: «Spero solo - dice - che quando torneremo a Damasco non troveremo case distrutte dalle bombe".

REDAZIONE
ROMA
http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-27690/

A proposito dei nostri fratelli mussulmani

Tutti gli uomini sono fratelli per la comune origine in Adamo e soprattutto per l’Unico Padre Celeste, Creatore e Provvidente.
E, quanto ai mussulmani, già Gregorio VII (1073 – 1085), pur essendo animatore della prima crociata italica per la liberazione dell’Italia meridionale dal giogo mussulmano, crociata culminata con la famosa battaglia che decise della liberazione della Sicilia, propose loro collaborazione in nome della fede nell’Unico Creatore.


Perciò è dato del tutto ingiustificata la sorpresa di coloro che oggi lamentano l’appello di Papa Bergoglio ai fratelli mussulmani, anche se è vero che i fratelli cristiani stanno ricevendo molte odiose persecuzioni dai fratelli mussulmani.
Ma il Vangelo non lascia alternative ai cristiani di fronte ai nemici, anche se non impedisce la difesa degli oppressi.
Tuttavia è vero che il dialogo auspicato tra i cristiani e mussulmani deve evitare dannosi equivoci.
Precisiamo sul dialogo
Il dialogo è stato definito “il cavallo di Troia aggiornato”. Questa definizione è risultata particolarmente vera nei riguardi del nostro dialogo coi marxisti (i quali se ne sono serviti furbescamente, come hanno confessato i documenti ufficiali). Purtroppo, però, essa trova numerose verifiche anche quando il nostro dialogo prende per interlocutori vari altri settori della cultura cosiddetta laica. Ciò accade perché non badiamo né alle condizioni necessarie per il dialogo, né distinguiamo i suoi gradi e talvolta facciamo confusione anche nei vari tipi di dialogo. Proprio su questi aspetti vorremmo qui attirare la considerazione del lettore.
Prima di tutto il dialogo suppone:
  1. l’esistenza della verità
  2. la conoscibilità della verità
  3. la possibilità, anzi la probabilità d’intendersi
  4. il minimo di stima tra gli interlocutori: questa condizione è importantissima (ma rarissima, in quanto imperversa l’ipocrisia nelle attenzioni di stima) ed è per questo che io preferisco dialogare, per esempio, coi veri comunisti atei e materialisti piuttosto che coi cattolici comunisti che Paolo VI definì “traditori”.
Inutile aggiungere che il dialogo non suppone affatto:
  1. che si parta da zero (il che non sarebbe neppure possibile: la base minima di partenza è il principio di non contraddizione)
  2. che si prescinda dalla fede (il che è antistorico e, per il credente, insincero).
Per non farci illusioni sull’eventuale dialogo che ci prendessimo la responsabilità di iniziare, è molto utile che noi ne distinguiamo almeno quattro gradi:
  1. il confronto: serve a conoscersi, perché spesso gli interlocutori si ignorano, e a chiarire le proprie posizioni in vista di stabilire se è possibile qualche intesa;
  2. la discussione: serve a verificare la solidità delle rispettive posizioni (spesso esse sono illusoriamente autosufficienti) e a prospettare possibili integrazioni di punti di vista;
  3. la comunione: questa ha molti gradi e va dal consenso meramente intellettuale alla convergenza delle volontà e delle azioni per una causa comune più o meno importante;
  4. la preghiera: è il supremo grado di dialogo che suppone la perfetta comunione.
Bisogna anche distinguere quattro tipi di dialogo per non cadere in pericolose confusioni:
  1. dialogo personale: è quello assolutamente preferibile: l’interlocutore impegna direttamente se stesso;
  2. dialogo filosofico – culturale: è quello più comune, che esige massima chiarezza nelle posizioni di partenza;
  3. dialogo politico: è il più equivoco, insincero e strumentale e perciò esige la più sperimentata accortezza, la più viva responsabilità morale, e anche posizioni qualificate degli interlocutori;
  4. dialogo religioso: è il più delicato.
Premesse per il dialogo con l’Islam
Il dialogo con l’Islam non potrà evitare né il giudizio storico su Gesù né il chiarimento sulla non contradditorietà dei misteri principali (Incarnazione e Trinità).
Tuttavia, prima di questi due temi, è opportuno cercare di chiarire coi mussulmani alcune loro tesi che appaiono equivoche:
  1. in che senso il Corano è eterno? forse solo nel senso che è ispirato dall’Eterno?
  2. in che senso la sharia è legge? forse nel senso che è l’interpretazione di ciò che è ritenuto giusto?
  3. la cultura filosofica medievale costituiva un adattamento dell’Islam? e la cultura filosofica moderna è forse accettata come un adattamento aggiornato dell’Islam?
  4. l’impegno democratico di varie popolazioni islamiche comporta un adattamento dell’Islam?
  5. è giusto ammettere qualche distinzione fra sfera politica e sfera religiosa?
  6. gli studiosi islamici accettano di discutere sulla traduzione del Corano, sulle sue fonti letterarie, sulla critica letteraria delle sue pericopi?
Ennio Innocenti
http://www.fraternitasaurigarum.it/wordpress/?p=327
Musulmani recitano Corano a S.Pietro


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