Qualche tempo fa, sul blog del vaticanista Sandro Magister, la prospettiva di un ritorno in auge di Piero Marini, per vent’anni maestro delle cerimonie liturgiche sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II (e per due anni anche di Benedetto XVI) veniva paragonata a un “incubo”.
Nel frattempo, voci e spifferi che da sempre trovano un habitat ideale nei corridoi dei palazzi vaticani, non sono cessate. Tutt’altro. Il nome di Marini (Piero) circola con insistenza, e la vulgata che va per la maggiore lo dà in pole position per diventare prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. Con tutto ciò che ne conseguirebbe, a partire dalla probabile porpora cardinalizia che Joseph Ratzinger gli ha sempre negato.
L’ideatore delle grandi kermesse
Per i settori più legati alla Tradizione e al paziente recupero di elementi della liturgia trascurati nel post Concilio, sarebbe uno choc. Il motivo è presto spiegato. Piero Marini, infatti, è l’ideatore delle grandi kermesse “liturgiche” che nella stagione wojtyliana trovarono la consacrazione: concerti, messe negli stadi, cantanti che esibiscono il proprio repertorio davanti al Papa. A finire in un angolo, il canto gregoriano, il silenzio nella celebrazione, il latino. Senza contare l’abbandono di poltrone e tronetti, candelieri preconciliari, pianete e trombe a segnalare l’inizio del pontificale solenne. Un incubo, insomma, per chi aveva gioito e si era tranquillizzato davanti all’opera di recupero portata avanti da Ratzinger e dai suoi più stretti collaboratori.
Per i settori più legati alla Tradizione e al paziente recupero di elementi della liturgia trascurati nel post Concilio, sarebbe uno choc. Il motivo è presto spiegato. Piero Marini, infatti, è l’ideatore delle grandi kermesse “liturgiche” che nella stagione wojtyliana trovarono la consacrazione: concerti, messe negli stadi, cantanti che esibiscono il proprio repertorio davanti al Papa. A finire in un angolo, il canto gregoriano, il silenzio nella celebrazione, il latino. Senza contare l’abbandono di poltrone e tronetti, candelieri preconciliari, pianete e trombe a segnalare l’inizio del pontificale solenne. Un incubo, insomma, per chi aveva gioito e si era tranquillizzato davanti all’opera di recupero portata avanti da Ratzinger e dai suoi più stretti collaboratori.
Allievo di Annibale Bugnini
E’ indubbio che Piero Marini, vescovo dal 1998, sia lontano anni luce dalla sensibilità liturgica benedettiana. Non a caso, nel 2007 (due anni dopo l’elezione), Benedetto XVI lo sostituì con un altro Marini, Guido, proveniente dall’arcidiocesi di Genova (quella plasmata dal conservatore cardinale Siri). Piero Marini è allievo e stretto collaboratore di monsignorAnnibale Bugnini, con il quale lavorò alla riforma del cerimoniale liturgico così come stabilito dal Concilio. Bugnini fu dal 1964 il segretario della speciale commissione incaricata appunto di studiare quella che è stata non a caso definita “la riforma delle riforme”.
E’ indubbio che Piero Marini, vescovo dal 1998, sia lontano anni luce dalla sensibilità liturgica benedettiana. Non a caso, nel 2007 (due anni dopo l’elezione), Benedetto XVI lo sostituì con un altro Marini, Guido, proveniente dall’arcidiocesi di Genova (quella plasmata dal conservatore cardinale Siri). Piero Marini è allievo e stretto collaboratore di monsignorAnnibale Bugnini, con il quale lavorò alla riforma del cerimoniale liturgico così come stabilito dal Concilio. Bugnini fu dal 1964 il segretario della speciale commissione incaricata appunto di studiare quella che è stata non a caso definita “la riforma delle riforme”.
Ora “si respira aria fresca”
Che il vento sia cambiato anche per mons. Marini, lo dimostrano i numerosi interventi che l’hanno visto protagonista negli ultimi mesi. Ad aprile, appena un mese dopo l’elezione diPapa Francesco, l’ex maestro delle cerimonie diceva che “la Chiesa vive la speranza dopo anni di paura”. E ancora, “si respira aria fresca, è una finestra aperta alla primavera e alla speranza. Fino ad ora abbiamo respirato il cattivo odore di acque paludose, con la paura di tutto e problemi quali i Vatileaks e la pedofilia”. Con Bergoglio, continuava Marini, “si respira un’aria diversa di libertà, una chiesa più vicina ai poveri e meno problematica”. Quanto alla liturgia, le sue idee sono quelle di un tempo: “Basta inserire alcuni elementi, all’ingresso e all’offertorio, che fanno parte della vita del Paese di cui si è ospiti, perché la messa diventi subito familiare a chi vi prende parte. Anche i canti, a volte le danze: AGiovanni Paolo II tutto questo piaceva, voleva sempre condividere usanze e tradizioni”,spiegava poco tempo fa. Proprio sui balli all’interno della messa, Marini raccontava quanto accaduto nel corso di un viaggio di Karol Wojtyla in Brasile: “Ci era stato chiesto di consentire la partecipazione delle danzatrici del balletto locale. Abbiamo consentito, e sono salite sulle due rampe di scale che contornavano l’altare. Durante la danza si è levato un po’ di vento, e i loro abiti sottili si sono appiccicati al corpo. Qualcuno dei prelati presenti ha manifestato disapprovazione. Ma non avevano sentito il Pontefice che ripeteva ‘Bello, bello’”.
Che il vento sia cambiato anche per mons. Marini, lo dimostrano i numerosi interventi che l’hanno visto protagonista negli ultimi mesi. Ad aprile, appena un mese dopo l’elezione diPapa Francesco, l’ex maestro delle cerimonie diceva che “la Chiesa vive la speranza dopo anni di paura”. E ancora, “si respira aria fresca, è una finestra aperta alla primavera e alla speranza. Fino ad ora abbiamo respirato il cattivo odore di acque paludose, con la paura di tutto e problemi quali i Vatileaks e la pedofilia”. Con Bergoglio, continuava Marini, “si respira un’aria diversa di libertà, una chiesa più vicina ai poveri e meno problematica”. Quanto alla liturgia, le sue idee sono quelle di un tempo: “Basta inserire alcuni elementi, all’ingresso e all’offertorio, che fanno parte della vita del Paese di cui si è ospiti, perché la messa diventi subito familiare a chi vi prende parte. Anche i canti, a volte le danze: AGiovanni Paolo II tutto questo piaceva, voleva sempre condividere usanze e tradizioni”,spiegava poco tempo fa. Proprio sui balli all’interno della messa, Marini raccontava quanto accaduto nel corso di un viaggio di Karol Wojtyla in Brasile: “Ci era stato chiesto di consentire la partecipazione delle danzatrici del balletto locale. Abbiamo consentito, e sono salite sulle due rampe di scale che contornavano l’altare. Durante la danza si è levato un po’ di vento, e i loro abiti sottili si sono appiccicati al corpo. Qualcuno dei prelati presenti ha manifestato disapprovazione. Ma non avevano sentito il Pontefice che ripeteva ‘Bello, bello’”.
La nostalgia per “lo spirito del Concilio”In veste di presidente del Pontificio comitato per i congressi eucaristici internazionali, un paio di settimane fa mons. Marini si trovava in Irlanda. Lì è tornato a parlare, spiegando di “avere nostalgia e desiderio di comprendere più a fondo e di sperimentare di nuovo lo spirito del Concilio”. Tra Francesco e l’ex maestro delle cerimonie c’è sintonia: Piero Marini frequenta spesso Santa Marta, ha partecipato più volte alle messe mattutine del Papa e di Bergoglio è uno dei più fidati “consiglieri”. Non a caso, c’è chi vede la sua mano nella rimozione di tutti i consultori dell’ufficio delle celebrazioni liturgiche avvenuta a fine settembre
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