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Nell’articolo precedente si è visto che i «papi conciliari» ritengono che il contenuto del Cristianesimo va perfezionato nel corso del «progresso storico», per cui doveva incorporare i valori decantati negli ultimi 200 anni di rivoluzione illuminista.
È un fatto che questa nega la Grazia e vada oltre ogni «pelagianesimo».
Eppure, per i conciliari, nel Cristianesimo mancavano i suoi alti valori!
Il ritorno del pelagianesimo era stato denunciato da alcune voci negli ultimi decenni, in vista di un certo attivismo nella Chiesa, che svelava confidare troppo nei piani umani e nell’azione dell’uomo. Ciò finisce per svuotare l’azione della Grazia e per ridurre tutto alle capacità e comprendonio umano in un mondo che sempre più nega la Grazia.
Ora è Bergoglio che parla di una «corrente pelagiana che c’è attualmente nella Chiesa, parole pubblicate sul sito «Reflexion y liberación» e applicate ai gruppi «restauratori». “Ne conosco alcuni – avrebbe detto – mi è capitato di riceverli a Buenos Aires. Uno ha l’impressione di tornare indietro di 60 anni! Prima del Concilio…”. Francesco avrebbe quindi riferito questo episodio: “Quando mi hanno eletto, ho ricevuto una lettera da uno di questi gruppi e mi dicevano: “Santità, le offriamo questo tesoro spirituale, 3.525 rosari”. Non dicono preghiamo per lei, chiediamo… ma questo tenere una contabilità…”. Quindi, si tratterebbe secondo Bergoglio di un attivismo pelagiano attraverso il Rosario!
Tale strano accenno al mondo tradizionalista ha provocato la reazione di quanti vedono discontinuità con Benedetto 16 che, però, già parlava di un «pelagianesimo dei pii»: “Essi non vogliono avere nessun perdono e in genere nessun vero dono di Dio. Essi vogliono essere in ordine: non perdono ma giusta ricompensa. Vorrebbero non speranza ma sicurezza. Con un duro rigorismo di esercizi religiosi, con preghiere e azioni, essi vogliono procurarsi un diritto alla beatitudine. Manca loro l’umiltà essenziale per ogni amore, l’umiltà di ricevere doni al di là del nostro agire e meritare. La negazione della speranza a favore della sicurezza davanti a cui ora ci troviamo si fonda sull’incapacità di vivere la tensione verso ciò che deve venire e abbandonarsi alla bontà di Dio. Così questo pelagianesimo è un’apostasia dall’amore e dalla speranza, ma in profondità anche dalla fede”. («Guardare Cristo: esempi di fede, speranza e carità» dall’editrice Jaca Book)
Anche Bergoglio ora vuole mettere in guardia i cristiani contro filosofie e correnti di pensiero che finiscono per «svuotare» l’incarnazione. Si tratta di quella riguardante una corrente gnostica. “Sia il pelagianesimo che la gnosi, sono entrambe «correnti d’elite»”, avrebbe detto, “ma la seconda è di un’elite più formata… Ho saputo di una superiore generale che incoraggiava le suore della sua congregazione a non pregare al mattino, ma immergersi spiritualmente nel cosmo… cose così… Mi preoccupano perché saltano l’incarnazione! E il Figlio di Dio si è fatto carne nostra, il Verbo si è fatto carne… Che succede con i poveri e i loro dolori, quella è la nostra carne… Il Vangelo non è la legge antica, ma nemmeno questo panteismo. Se si guardano le periferie, i senza tetto… i drogati! Il traffico di esseri umani… Questo è il Vangelo. I poveri sono il Vangelo.”
Quale lo sproposito inerente al Vaticano 2º in tutto questo parlare, quindi, nel comune comprendonio dei «papi conciliari» da Giovanni 23 a Bergoglio, senza che spieghino quanto proprio il pensiero conciliare ha di pelagiano? Lo comprova una delle tirate bergogliona sulla Dottrina (cattolica) che non può essere un monolite: “la visione della dottrina della Chiesa come un monolite da difendere senza sfumature è errata»… Del resto, in ogni epoca l’uomo cerca di comprendere ed esprimere meglio se stesso. E dunque l’uomo col tempo cambia il modo di percepire se stesso…” e bla, bla, bla sugli artisti. Già prima aveva accusato un indefinito «pelagianesimo» tradizionalista!
Ebbene, il cattolico può capire in modo semplice come queste affermazioni sono, più che campate in aria, interamente invertite e pelagiane se riguardano il Cristianesimo nato dalla Grazia che fa capire l’uomo eterno e il suo fine. L’altro del tempo che cambia il modo di percepire meglio se stesso, si dimostra una vera vergogna, in quanto aliena ogni visione cattolica precedente fondante quel minimo di vera «civiltà», dove l’attività umana sta nell’eseguirla, no nell’inventarla.
In tal senso vediamo cosa ha prodotto la «visione illuminista», oggi imperante nel mondo e in Europa. Qui ci bastano le osservazioni scritte da Marcello Veneziani in «Un’Europa tra viltà e contabilità»: “Se l’Europa fosse una civiltà e non solo una contabilità, non se la sbrigherebbe dicendo che ci ha dato i soldi per fronteggiare i flussi migratori.”… All’esodo risponderebbe pattugliando il Mediterraneo per intercettare e colpire il traffico umano di clandestini. Porterebbe in salvo migranti e profughi per distinguerli e aiutarli, i primi a casa loro e concedendo asilo ai secondi. Tutto secondo il Diritto, per cui il criminale traffico di vite umane andrebbe interrotto se l’Europa fosse una civiltà, forte di valori e principi, applicabili ad ogni evenienza o emergenza storica per raggiungere un equilibrio realista che percepire meglio l’uomo.
“Ma quest’Europa non è civiltà, è solo viltà & contabilità. È pronta a cacciarci dal club se sforiamo il debito, ma poi ci abbandona in alto mare a sbrigarcela con i migranti. E se protestiamo ci tira cinghiate sulla testa, come gli scafisti.” Fonte: Il Giornale, 5/10/2013
Vi sarà legame tra tali problemi e il «vangelo bergoglione» che dice: “Se si guardano periferie … drogati! Il traffico di esseri umani… Questo è il Vangelo. I poveri sono il Vangelo.” Ma la vera civiltà non deve affrontare proprio le questioni degli equilibri umani con criteri ordinati a un alto fine comune a tutti? Sarebbe estranea ai Vangeli, o era, al contrario, lontana da quel pelagianesimo e gnosticismo da essi stigmatizzati, ma presenti proprio in quel attivissimo spirito del concilio impegnato a cambiare tutto? Troviamo il nodo della matassa nell’intenzione confessata dei «gran dubbi pastorali», illuministi che impregnarono gli atti ed eventi del Vaticano 2º. Se qualcuno troverà errori in quanto sarà descritto, per favore lo spieghi in modo fondato sulla Dottrina cattolica (monolitica), non con sparate demagogiche, che solo confondono altre menti.
Il pelagianesimo è un’eresia ispirata al Cristianesimo che prende il nome dal monaco irlandese Pelagio. Il cuore del pelagianesimo è la credenza che il Peccato originale non macchiò la natura umana e che la volontà dell’essere umano è ancora in grado di scegliere il bene o il male senza uno speciale aiuto divino (e lo Spirito Santo fu tenuto fuori del concilio pastorale!) la conseguenza è che il peccato di Adamo sarebbe solo di portare un «cattivo esempio» alla sua progenie, senza altra conseguenza per il suo agire. Nel pelagianesimo, il ruolo di Gesù è di presentare, invece, un «buon esempio» in grado di bilanciare quello di Adamo e di fornire l’espiazione per i peccati degli esseri umani. L’umanità avrebbe allora la possibilità di seguire i vangeli e dunque di assumere la responsabilità piena per i peccati. Quindi, i peccatori non sarebbero mai vittime, ma delinquenti consapevoli e bisognosi solo dell’espiazione e del perdono di Gesù Cristo.
Il pelagianesimo riduceva anche la salvezza eterna a qualcosa di «controllabile» dal buon uso della libertà umana. Anche un ideale di santità difficile da raggiungere sarebbe comunque raggiungibile dalla volontà autonoma dell’uomo.
Per la «Dottrina monolitica cattolica», invece, l’uomo è, a causa del Peccato originale, incapace di vivere appieno i doni di Dio senza l’ausilio decisivo della Grazia e dunque di quanto da essa deriva per l’ordine in terra. Ecco la «Dottrina» di quella Civiltà cristiana esistita e fondata sulla necessità dell’azione della Grazia per la salvezza, attraverso il Battesimo e i Sacramenti della Chiesa. Essi inducono l’ordine nelle coscienze e quindi l’ordine sociale della «Civiltà» in questo mondo confuso.
Il pelagianesimo fu combattuto da Sant’Agostino e definitivamente condannato come eresia nel Concilio di Efeso (431). Tuttavia continuò in altre versioni ad avere influenza in ambito ecclesiastico. Inutile dire che la questione pelagiana è continuata nel tempo sotto altre denominazioni di semi-pelagianesimo e via… fino ai «papi conciliari»!
Il semipelagianesimo è una teoria la cui formulazione risale a Giovanni Cassiano (circa 360-435), Vincenzo da Lerino (morto prima del 450) e ad altri monaci francesi. Secondo essi, gli esseri umani, ai fini della salvezza devono fare da sé stessi il primo passo verso Dio, cioè senza l’aiuto della grazia divina, la quale subentra solo in un secondo tempo. Quindi, mentre il pelagianesimo vuole che l’uomo possa fare il bene autonomamente senza la Grazia, il semi-pelagianesimo vuole lo stesso, ma riguardo al solo primo passo umano, il che lo rende ancora più ingannevole. Pur ammettendo (a differenza dal pelagianesimo), che la Grazia sia indispensabile alla salvezza, il semi‑pelagianesimo fu formalmente condannato nel secondo Concilio di Orange (529), ma fiorì nell’epoca dell’umanesimo e del rinascimento, rimanendo a tutt’oggi prevalente nel mondo in cui si tende ad accettare che l’essere umano si avvalga della propria libertà e autonoma per salvarsi, magari stimolato dalla grazia divina.

Come la Dottrina (monolitica) cattolica risolve la questione

Quale il punto della questione se non la nozione di «bene» da raggiungere? Ora, il «bene» è la perfezione dell’essere, per cui il bene di ognuno è la perfezione della propria persona, che però si misconosce. E ciò è reale: nessuno conosce bene se stesso, e niente della propria origine e fine ultimo da sé, autonomamente, senza la Grazia della divina Rivelazione. Ma questa conoscenza è imperfetta a causa della caduta originale. E con la Redenzione, schiusaci dall’incarnazione, passione e morte del Signore, quel che l’essere umano ha ricevuto, più che conoscenza perfetta, impossibile a noi data la nostra natura, è stata la Grazia senza la quale nessuno si salva. Allora, chi usa il libero arbitrio nella volontà di aderirvi, può trovare la salvezza.
Il discorso implica, quindi, piuttosto una direzione del «bene» umano, che può venire solo da Dio all’uomo, mentre il pelagianesimo è l’apologia della «direzione opposta»: dell’idea umana di «bene» verso la verità di Dio. Eppure la direzione evangelica è solo quella di Gesù Cristo rivelatosi Via, Verità e Vita, poiché non ci può essere un’altra via per la vita nel senso inverso. Ciò vorrebbe il pelagianesimo e consimili, anche il altre forme gesuiticamente mitigate dei «peccati filosofici».
E ci siamo; l’illuminismo è apertamente l’idea di una «verità», «via» e «vita», ideate nel tempo dei filosofi delle nuovi «luci» più risplendenti e aperte a nuovi orizzonti. Ora, basta leggere le deliberate aperture del Vaticano 2º, di Ratzinger e ora di Bergoglio, per capire che essi hanno intrapreso per la propria e per la «nuova coscienza della Chiesa», il senso inverso di quello di Dio all’uomo. L’uomo moderno, ormai adulto come vuole il gesuita Rahner, avrebbe capito essere il Cristianesimo carente dell’apertura alle larghe vie dell’illuminismo, per cui doveva finalmente incorporare i suoi diritti e il suo «bene umanitario» che purtroppo ignorava, così come la stessa «libertà di coscienza» che si deve schiudere oggi pure ai nuovi diritti, magari sull’omofobia e quant’altro!
Il pelagianesimo e i Gesuiti istruiti da Rahner
Nei tempi moderni, il pelagianesimo può essere visto come dottrina tipica del liberalismo (cristiano), che esalta l’autonomia e la libertà individuale rispetto all’autorità gerarchica, accusata di mantenere il proprio ruolo di mediazione tra la Grazia di Dio e gli uomini. Ciò, malgrado anche la prima «rivoluzione liberale» protestante, pur escludendo il ruolo di mediazione del clero, non nega il ruolo decisivo della Grazia.

Rimane, però, quello che oggi Bergoglio ripete: “in ogni epoca l’uomo cerca di comprendere ed esprimere meglio se stesso. E dunque l’uomo col tempo cambia il modo di percepire se stesso”… diviene «adulto», anche se non è cristiano né vuole esserlo. Il fatto è che da «adulto» sarà comunque un invisibile cristiano «anonimo»!
Sulla sua teoria si veda http://pascendidominicigregis.blogspot.pt/2013/08/il-pelagianesimo-dei-non-credenti-di.html, dove Padre Meinvielle spiega:
«Rahner, S. J., in nome di un presunto cristianesimo invisibile, scoraggia la predicazione missionaria nel mondo, e con ciò indirettamente propizia un’umanità senza influsso della Chiesa visibile. Tutti questi teologi convergono, nell’una o nell’altra versione, nel favorire lo sviluppo di un mondo, di un’umanità, di una civiltà, che si allontanano dalla Chiesa, da Cristo e da Dio, e camminano spinti da un movimento proprio che li porta a fini puramente terrestri. P. Julio Meinvielle (La Iglesia y el Mundo moderno,”El Progresismo en Congar y otros teólogos recientes”, (Chiesa e mondo moderno, il progressismo in Congar ed in altri teologi recenti). Ed. Teoría, Bs. Aires, anno 1966, Cap. IV, pp. 143 e ss.

Come si sa, se i veri Gesuiti furono grandi missionari, ora i gesuiti conciliari anche dopo aver scalato il Soglio di Pietro, pensano che l’uomo contemporaneo, adulto, possa esprimere il meglio di se stesso adeguandosi al tempo che cambia il modo di percepire se stesso, il mondo e magari raggiungere il punto Omega del Cristo cosmico ideando l’homo sapiens per l’ordine mondiale, la mutazione della Chiesa e la salvezza di tutti in quel mondo nuovo, socializzato, che cercano attivamente d’impiantare ovunque.

Ecco l’ermeneutica più pelagiana e gnostica delle false «elite» gesuitiche e conciliari, contraddittori velati della superiorità gerarchica della Grazia sul libero arbitrio, della Fede sulla ragione, della Provvidenza divina sulla libertà umana, della Chiesa sullo Stato, nella supremazia di Dio sull’uomo… “principi che non possono essere riattivati se non da chi li conosce, e nessuno li conosce se non la Chiesa cattolica”. (Juan Donoso Cortès).
Ecco che la Rivoluzione sapeva dove colpire. Solo una falsa chiesa guidata da un falso papa poteva sviare tanto dai principi cattolici. Ciò ora proviene dal vertice della Chiesa i cui occupanti s’impegnano ad impedire la restaurazione di codesti eterni principi sia nell’ambito religioso sia nell’ordine politico di cui dipende la salvezza delle società e delle anime. A noi oggi spetta testimoniarlo per l’onore della Madre Chiesa e la ferma speranza di vedere di nuovo tutto instaurato in Cristo Signore.
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
http://www.agerecontra.it/public/pres30/?p=13276