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giovedì 7 novembre 2013

San Camillo scappato anche lui?

L’ORDINE DEI CAMILLIANI COME L’ANONIMA SEQUESTRI - PER PILOTARE L’ELEZIONE DEL SUPERIORE GENERALE, DUE PRETI GRANDI ELETTORI VENGONO “FATTI SPARIRE” PER EVITARE LORO DI PARTECIPARE AL VOTO

L’assenza dei due sacerdoti consentì a padre Renato Salvatore di sconfiggere l’avversario, padre Monks, e guadagnare la riconferma alla guida dell’Ordine - A organizzare il “sequestro”, il commercialista Paolo Oliviero finito nelle inchieste sull’Idv Maruccio, P3 e eolico in Sardegna…

1 - "NON VOGLIONO VOTARMI". E IL CAPO DEI CAMILLIANI FA SEQUESTRARE DUE PRETI
Giacomo Galeazzi per "la Stampa"
PADRE RENATO SALVATOREPADRE RENATO SALVATORE
Una clamorosa vicenda che più che alle ovattate stanze del potere ecclesiastico rimanda a situazioni e scenari da «romanzo criminale». Avevano organizzato una finta audizione di due religiosi, per impedire che partecipassero alla votazione del Superiore Generale. E proprio l'assenza di quei due sacerdoti consentì a padre Renato Salvatore di sconfiggere l'avversario e prevalere nel «conclave» del 13 maggio alla «Casa del Divin Maestro» di Ariccia. Ieri per padre Salvatore e altre cinque persone sono scattate le manette (concorso in sequestro di persona).

L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, sollecitata dal pm della Dda Giuseppe Cascini ed eseguita dai militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma, pone al centro della illecita macchinazione Paolo Oliviero.
Stando alle indagini, grazie allo stratagemma ordito da Oliviero, padre Renato Salvatore è riuscito a impedire ai due preti «sequestrati» di partecipare alle elezioni, così «guadagnando» i due voti necessari a imporsi sul diretto antagonista e conquistare la riconferma. In questo modo Oliviero vedeva rafforzato il rapporto «privilegiato» con padre Salvatore e, di conseguenza, il proprio potere nella gestione dei vari ospedali diretti dall'ordine tra cui, in particolare, quello di Casoria.
PADRE RENATO SALVATOREPADRE RENATO SALVATORE
Per blindare la nomina, due «grandi elettori» sono «sequestrati» inscenando un finto controllo di polizia giudiziaria, nei giorni in cui la Chiesa universale cominciava il processo di risanamento e di moralizzazione voluto da papa Francesco. La Guardia di Finanza di Roma ha prelevato il Superiore Generale, tra lo sconcerto dei confratelli, alla Casa generalizia in piazza della Maddalena dove ha sede l'ordine antichissimo, fondato da San Camillo de Lellis alla fine del `500 e che da oltre quattro secoli si dedica alla cura agli ammalati e possiede case di riposo, accoglienza e ospedali.
All'arresto, l'ordine ha reagito con uno stringato comunicato in cui ha espresso «stupore» e «fiducia» che si faccia piena luce. Originario della provincia di Chieti, 58 anni, ex cappellano al San Camillo di Roma, docente al «Camillianum», eletto superiore dell'ordine la prima volta nel maggio 2007, chi lo conosce definisce don Salvatore un religioso «intraprendente», con una vasta rete di amicizie, anche in Vaticano. Noto già agli inquirenti è invece Paolo Oliverio.
PADRE RENATO SALVATOREPADRE RENATO SALVATORE
Il suo nome, sottolineano gli investigatori, è comparso in più inchieste legate a scandali finanziari. E' finito nelle indagini sull'ex Consigliere Idv alla Regione Lazio Vincenzo Maruccio, come destinatario di numerosi bonifici, nelle inchieste sulla P3 e sull'eolico in Sardegna, il cui sistema finanziario era gestito da Flavio Carboni, con cui Oliverio vantava frequenti contatti finanziari e personali. In passato è stato anche coinvolto nella gestione di alcuni conti correnti in Liechtenstein, per conto di Renato Squillante e Attilio Pacifico.
La bufera è arrivata immediatamente in Vaticano dove per ora si rimanda a una soluzione interna: «E' opportuno che l'emergenza sia gestita dai Camilliani». Nei mesi scorsi nel mirino della magistratura erano finite altre due «multinazionali» cattoliche della sanità come il San Raffaele di Roma e l'Idi di Roma.
Lì si trattava, però, di bilanci disastrati e di amministrazioni dissennate, qui invece ad essere devastato è il vertice stesso di una potente «famiglia» religiosa, il cui massimo responsabile avrebbe fatto ricorso a metodi da «gangster» per conservare la poltrona. Fino a far sequestrare due prelati contrari a rinnovargli il mandato. «Si faccia subito luce sull'accaduto», concordano in Vaticano. L'Idi è stata affidata al cardinale-commissario Versaldi. Ai Camilliani si concede di «risolvere i loro problemi». Un tentativo da non fallire o il prossimo intervento sarà del Vaticano.
PADRE RENATO SALVATOREPADRE RENATO SALVATORE
2 - "GUARDA CHE LUNEDÌ SI VOTA, QUELLI DEVONO SPARIRE"
Guido Ruotolo per "La Stampa"
Partiamo dalla fine. Nelle abitazioni dei due finanzieri arrestati, sono state trovate montagne di soldi, decine di migliaia di euro, e orologi di marca pregiata. Nelle registrazioni di telefonate e di intercettazioni ambientali di questa inchiesta, si parla anche di amanti alle quali sono state intestate ville. E naturalmente di gestione «disinvolta» delle diverse amministrazioni di cui si occupano i nostri indagati.
Il clou della storia che andiamo a raccontare si racchiude in questa conversazione. Da una parte padre Renato Salvatore, Superiore generale dell'Ordine dei ministri degli infermi, religiosi Camilliani, dall'altra il commercialista Paolo Oliverio: «Io poi ti dico... guarda che lunedì dalle tre in poi si vota... e a quel punto spariscono tutti e due...». Le due vittime del sequestro-sparizione, sono due grandi elettori dell'Ordine guidato da padre Salvatore che sponsorizzano un candidato alternativo, padre Monks. E dunque vanno neutralizzati.
Questa è una storia di preti e di finanzieri, faccendieri e ordini religiosi. Un Ordine della Chiesa presente in tutto il mondo che si occupa di ospedali e assistenza agli infermi. Scrive il gip: «Il sequestro dei due prelati è funzionale alla rielezione di padre Renato Salvatore che avviene con uno scarto di solo due voti». Convocati in una caserma della Guardia di finanza da due finanzieri complici della associazione criminale nel giorno delle votazioni per l'elezione del Superiore generale.
ORDINE DEI CAMILLIANIORDINE DEI CAMILLIANI
Convocati per rispondere ad accuse di gestione allegra delle casse di enti amministrati e di truffe sui corsi di formazione. Le carte della inchiesta, una narrazione in presa diretta (intercettazioni ambientali e telefoniche) delle malefatte, raccontano senza filtri lo scontro di potere che non risparmia colpi bassi, che produce vincitori e sconfitti. E la partita che si gioca è per i soldi, soprattutto per i soldi.
Inizialmente doveva essere sequestrato solo padre Messina ma poi Oliverio chiede a padre Salvatore: «Dobbiamo far convocare anche Puca in qualità di ex Provinciale ( predecessore di padre Messina, ndr)?». Risponde padre Salvatore: «Sì e all'improvviso quando so l'orario delle votazioni viene fregato... così non si può preparare».
La mente criminale dell'associazione è un faccendiere coinvolto in diverse storie opache di P3 e altro, il commercialista Paolo Oliverio che insieme a padre Renato Salvatore e a due finanzieri, Alessandro Di Marco e Mario Norgini organizzano il sequestro di padre Rosario Messina e padre Antonio Puca, per impedire loro di votare per l'elezione del Superiore generale dell'Ordine.
Sembra una «patacca» il pretesto per la convocazione in una caserma della Finanza di una inchiesta giudiziaria sui corsi di formazione gestita da padre Messina. In realtà è una patacca che ha molto di vero. Oliverio raccoglie informazioni sui due padri elettori da neutralizzare. Una fonte è Antonio Mulasso che lavora nell'ospedale di Casoria: «In un sms Mulasso dà notizie su beni immobili che padre Messina potrebbe avere acquistato con i proventi delle attività illecite e fittiziamente intestate a tale Ferrara Luisa, farmacista, che sarebbe a lui legata da una relazione sentimentale».
ORDINE CAMILLIANIORDINE CAMILLIANI
Mulasso ne ha anche per padre Puca: «Puca quando era Superiore provinciale veniva a Casoria a batter cassa, prima diceva che padre Messina rubava, che faceva tutto per i soliti noti, aveva i bonifici lui diceva per il Benin». Ma Bruno Flavio Erroi spiega che «Comunione e liberazione sono quelli a cui padre Messina ha messo in mano San Giorgio a Cremano, dove non esiste contabilità e non c'è nessuna fattura. Dice anche che il compenso che viene erogato ai lavoratori è tutto in nero».


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