I riformatori di Francesco iniziano dalla liturgia (brividi tradizionalisti)
Chissà se gli otto cardinali membri della speciale “consulta outsider” istituita da Francesco hanno guardato il calendario, prima di decidere l’ordine dei lavori della seconda sessione di incontri per rifondare la curia romana. Si sono ritrovati il 3 dicembre a Santa Marta, a discutere di liturgia. Proprio alla vigilia del cinquantesimo anniversario della “Sacrosantum Concilium”, la sofferta costituzione conciliare sulla divina liturgia che avrebbe cambiato la messa cattolica.
Dopo le riunioni di ottobre in cui hanno messo sul tavolo idee, richieste, auspici e progetti delle varie conferenze episcopali locali (una mole di documenti enorme, diceva il cardinale honduregno Oscar Rodríguez Maradiaga, che del gruppo è il coordinatore), a dicembre si è iniziato a fare sul serio. L’orientamento è quello di scrivere una nuova costituzione apostolica che regoli il funzionamento del governo vaticano, archiviando definitivamente la “Pastor Bonus”, promulgata da Giovanni Paolo II nel maggio del 1988.
Il lavoro è lungo, complesso. Richiede pazienza e discernimento. Ci vorranno due o tre anni prima di vedere il nuovo sistema entrare a pieno regime, sottolineava il cauto Maradiaga in una delle sue più recenti interviste. Così, dopo aver stabilito a ottobre che la priorità è il rafforzamento del Sinodo dei vescovi, che diventerà struttura di fatto permanente, si è deciso di passare in rassegna i vari dicasteri della curia. Il primo a finire sotto la lente del cosiddetto C-8 (il cardinale honduregno ci tiene alla definizione), è stata un po’ a sorpresa la congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. E’ possibile che la scelta di iniziare l’esame da questo dicastero sia dovuta all’ormai prossimo cambio di guida al vertice della congregazione. Secondo voci sempre più insistenti, infatti, entro la fine della settimana l’attuale prefetto dovrebbe lasciare l’incarico. Il cardinale Antonio Cañizares Llovera, definito “il piccolo Ratzinger” per la consonanza di vedute con il Pontefice oggi emerito, sarebbe destinato a prendere le redini dell’arcidiocesi di Madrid, in sostituzione del settantasettenne cardinale Rouco Varela. Sono i settori più conservatori a guardare con attenzione alla scelta che Bergoglio farà per rimpiazzare Cañizares, in quanto dal nome del nuovo prefetto sarà possibile capire di più sull’orientamento del Papa argentino in fatto di liturgia. Da mesi, nei corridoi dei Sacri palazzi, si faceva il nome di Piero Marini – ipotesi che sembra oggi meno concreta –, per vent’anni maestro delle celebrazioni liturgiche con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Marini è l’incubo dei tradizionalisti, che avevano salutato con gioia il certosino recupero avviato da Ratzinger di elementi liturgici abbandonati da tempo. Due mesi dopo l’elezione, ricevendo un gruppo di vescovi pugliesi in visita ad limina apostolorum, Francesco aveva sottolineato la sua “formazione più emancipata” in campo liturgico. A settembre, poi, il Papa aveva deciso di sostituire tutti i consultori dell’Ufficio per le celebrazioni liturgiche – giunti a scadenza del mandato quinquennale, comunque rinnovabile –, sostituendoli con personalità più vicine alla sensibilità del vecchio corso.
Intanto, sorpresa ha destato ieri mattina l’annullamento dell’udienza che il Papa avrebbe dovuto concedere, come da programma, al cardinale Angelo Scola e a una delegazione dell’Expo di Milano del 2015. Stando a quanto dichiarato da padre Lombardi, Francesco, dopo l’udienza in piazza San Pietro, ha “manifestato la sua stanchezza”, e per questo ha deciso di rinviare a gennaio il colloquio.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.