Al termine della conferenza stampa tenuta in Vaticano il 31 gennaio dal cardinale João Braz de Aviz, prefetto della congregazione per i religiosi, e dal segretario della medesima congregazione José Rodríguez Carballo, sono state consegnate ai giornalisti due brevi note riguardanti i due casi più scottanti del momento: quello dei Legionari di Cristo e quello dei Francescani dell’Immacolata.
Su questi ultimi, commissariati dalla scorsa estate, la nota così esordiva:
“Il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata è partito dopo una visita apostolica durante la quale il 74 per cento dei membri ha dichiarato, in forma scritta, un intervento urgente della Santa Sede per risolvere i problemi interni dell’istituto, proponendo o un capitolo generale straordinario, presieduto da un rappresentante del dicastero, o il commissariamento dell’istituto da parte della Santa Sede…”.
Altolà. Stando ai dati del questionario sottoposto ai frati dal visitatore apostolico e resi pubblici lo scorso 19 settembre con l’autorizzazione del Vaticano, il 39 per cento aveva risposto che tutto andava sostanzialmente bene, mentre il 61 per cento aveva lamentato che esistevano dei problemi. Di questo 61 per cento, il 26 per cento aveva affermato che i problemi potevano essere risolti dal capitolo generale ordinario dell’istituto in agenda nel giugno 2014, mentre il 74 per cento aveva risposto che per risolverli era necessario o un capitolo generale straordinario, da convocarsi prima della scadenza naturale, o il commissariamento.
Se la matematica non è un’opinione, quindi, il commissariamento era stato chiesto non dai tre quarti dei frati – come asserito dalla nota – ma dal 74 per cento del 61 per cento, cioè dal 45 per cento del totale, una minoranza, e nemmeno da tutti questi, dato che per vari di essi sarebbe bastato un capitolo generale straordinario.
E non è tutto. La nota diffusa il 31 gennaio dalla congregazione per i religiosi ha aggiunto che la visita apostolica era stata fatta perché “richiesta da 21 membri dell’istituto”.
Su un totale di circa 350 frati, 21 sono una minoranza piccolissima, il 6 per cento.
Eppure è bastato questo sassolino a far partire la frana che sta sgretolando una delle più ferventi congregazioni religiose di recente fondazione, ricca di giovani vocazioni maschili e femminili, di sicura ortodossia dottrinale e di ammirevole obbedienza, inopinatamente punita per volontà dello stesso papa Francesco della facoltà di celebrare la messa in rito antico a norma del motu proprio “Summorum pontificum” di Benedetto XVI, nonostante la nota del 31 gennaio sia ora venuta a dire che “il discorso del rito antico non è assolutamente il motivo principale” – mai precisato – del commissariamento.
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