La suocera perfetta? Non esiste! Parola di Papa Francesco
In occasione della festa di San Valentino, Papa Francesco ha dedicato un’udienza ai fidanzati. In Piazza San Pietro, il Pontefice ha fatto sorridere tutti scherzando proprio sul tema della famiglia. “Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta”, ha detto, per poi aggiungere con un sorriso: “Non parliamo della suocera perfetta!”
http://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/14/la-suocera-perfetta-non-esiste-parola-di-papa-francesco
14 febbraio 2014
San Valentino
- Non è una vera festa, è un’invenzione del marketing dei cioccolatini.
- Da ragazzini aver invidiato i Peanuts che ricevevano le valentine, quando qui da noi erano sconosciute.
- Anni addietro avere ricevuto una valentina musicale che all'apertura diffondeva “I will always love you” di Whitney Houston. L’effetto era così trash che la moderata attrazione che si provava per la mittente è sparita all’istante.
- Essersi trovati una sera di San Valentino al ristorante con un collega e avere notato i sorrisi insolitamente complici dei camerieri. A dispetto della sincera tempra democratica avere provato un lieve imbarazzo.
- Osservare che pochissimi sanno che il giorno dopo San Valentino, il 15 febbraio, si festeggia San Faustino, patrono dei single. Trovare nell'accostamento un che di invadente e di vagamente sinistro.
- Conoscere uno che per vivere scriveva i biglietti dei Baci Perugina. Conseguentemente dissertare sulla moltiplicazione dei lavori incresciosi in questa fase storica. Valutare se concludere che un sindacato degno di questo impedirebbe l'esistenza di impieghi così umilianti.
- Aborrire le app che recapitano frasi d’amore per San Valentino, perché in certi ambiti la rincorsa alla modernità è sempre sul filo del trash. Convenirne.
- Stigmatizzare l'uso di inviare le valentine, così come il vestirsi da creature della notte ad Halloween e, in generale, l’importazione acritica di tradizioni che non ci appartengono. Fare seguire pippone identitario.
- Ritenere lo spedire le valentine un'irresponsabile forma di incentivazione del classismo e di depressione della compassione, giacché in piena adolescenza è difficile non bullarsi con le amiche che ne hanno ricevute di meno.
- Avere spedito un'unica valentina nei lontani anni dell'infanzia ed essersela vista rimandare a casa con la dicitura "Destinatario sconosciuto". Non avere mai completamente superato il trauma.
- La sera di San Valentino evitare con la massima cura di uscire a cena con il/la partner per non contribuire alla massificazione dei sentimenti, così come a San Silvestro si resta a casa per scongiurare quella del divertimento.
- Concionare tutto l’anno contro le feste artificialmente create dalla società dei consumi, come il giorno di San Valentino; poi, però, se lui non regala neanche una rosa restarci male. Valutare se piantare dei musi inspiegabili.
- Nonostante il patrono degli innamorati sia San Valentino da Terni, per il successo delle dichiarazioni d’amore è vitale evitare di pronunciarle con un marcato accento umbro. Convenirne.
- A Natale ci si aspetta che i congiunti siano più buoni - cosa che puntualmente non accade - per cui si finisce per litigare; analogamente il giorno di San Valentino si pretende che il/la partner adegui improvvisamente i propri standard di romanticismo a un ideale del tutto irrealistico. Concluderne che il segreto della felicità è avere delle aspettative basse.
- Aborrire le valentine con silhouette di innamorati contro il tramonto e frasi romantiche scippate a un classico. Sono tuttavia tollerabili qualora se ne faccia raccolta con spirito ironico. Sempre indifendibili, invece, quelle con formulazioni eccessivamente generiche come: “A una persona speciale”.
- Al reparto di odontoiatria del Pio Albergo Trivulzio di Milano tutti coloro che si presenteranno in coppia il 14 febbraio potranno effettuare una visita di controllo e un trattamento di igiene dentale a 30 Euro ciascuno. Puro dada. Imbattibile.
- Anni addietro avere ricevuto una valentina musicale che all'apertura diffondeva “I will always love you” di Whitney Houston. L’effetto era così trash che la moderata attrazione che si provava per la mittente è sparita all’istante.
- Essersi trovati una sera di San Valentino al ristorante con un collega e avere notato i sorrisi insolitamente complici dei camerieri. A dispetto della sincera tempra democratica avere provato un lieve imbarazzo.
- Osservare che pochissimi sanno che il giorno dopo San Valentino, il 15 febbraio, si festeggia San Faustino, patrono dei single. Trovare nell'accostamento un che di invadente e di vagamente sinistro.
- Conoscere uno che per vivere scriveva i biglietti dei Baci Perugina. Conseguentemente dissertare sulla moltiplicazione dei lavori incresciosi in questa fase storica. Valutare se concludere che un sindacato degno di questo impedirebbe l'esistenza di impieghi così umilianti.
- Aborrire le app che recapitano frasi d’amore per San Valentino, perché in certi ambiti la rincorsa alla modernità è sempre sul filo del trash. Convenirne.
- Stigmatizzare l'uso di inviare le valentine, così come il vestirsi da creature della notte ad Halloween e, in generale, l’importazione acritica di tradizioni che non ci appartengono. Fare seguire pippone identitario.
- Ritenere lo spedire le valentine un'irresponsabile forma di incentivazione del classismo e di depressione della compassione, giacché in piena adolescenza è difficile non bullarsi con le amiche che ne hanno ricevute di meno.
- Avere spedito un'unica valentina nei lontani anni dell'infanzia ed essersela vista rimandare a casa con la dicitura "Destinatario sconosciuto". Non avere mai completamente superato il trauma.
- La sera di San Valentino evitare con la massima cura di uscire a cena con il/la partner per non contribuire alla massificazione dei sentimenti, così come a San Silvestro si resta a casa per scongiurare quella del divertimento.
- Concionare tutto l’anno contro le feste artificialmente create dalla società dei consumi, come il giorno di San Valentino; poi, però, se lui non regala neanche una rosa restarci male. Valutare se piantare dei musi inspiegabili.
- Nonostante il patrono degli innamorati sia San Valentino da Terni, per il successo delle dichiarazioni d’amore è vitale evitare di pronunciarle con un marcato accento umbro. Convenirne.
- A Natale ci si aspetta che i congiunti siano più buoni - cosa che puntualmente non accade - per cui si finisce per litigare; analogamente il giorno di San Valentino si pretende che il/la partner adegui improvvisamente i propri standard di romanticismo a un ideale del tutto irrealistico. Concluderne che il segreto della felicità è avere delle aspettative basse.
- Aborrire le valentine con silhouette di innamorati contro il tramonto e frasi romantiche scippate a un classico. Sono tuttavia tollerabili qualora se ne faccia raccolta con spirito ironico. Sempre indifendibili, invece, quelle con formulazioni eccessivamente generiche come: “A una persona speciale”.
- Al reparto di odontoiatria del Pio Albergo Trivulzio di Milano tutti coloro che si presenteranno in coppia il 14 febbraio potranno effettuare una visita di controllo e un trattamento di igiene dentale a 30 Euro ciascuno. Puro dada. Imbattibile.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
Qual è il tuo stato d'animo?
San Valentino per Papa Francesco è una festa speciale perché, oltre ad affermare il valore dell'amore, rivela il legame vero che si forma tra due persone innamorate. Il Pontefice ha risposto alle domande di tre coppie fortunate. L'incontro memorabile in piazza San Pietro, ha visto la presenza di circa 20mila fidanzati, arrivati da ben 28 Paesi per vedere il Papa in questo giorno speciale.
http://www.intopic.it/notizia/6079982/
http://www.intopic.it/notizia/6079982/
Francesco a 30mila fidanzati: la casa del matrimonio non va fondata «sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio»
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
«Il matrimonio è anche un lavoro "artigianale" di tutti i giorni. Perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito. Crescere anche in umanità. Questo si chiama crescere insieme. Ma questo non viene dall'aria, il Signore benedice, ma viene dalle vostre mani, dai vostri atteggiamenti, procurare che l'altro cresca, lavorare per questo. E i figli avranno questa eredità di avere un papà e una mamma che sono cresciuti insieme facendosi uno all'altro più uomo e più donna». Con queste parole a braccio Francesco ha concluso l'udienza con oltre 30mila fidanzati ormai prossimi al matrimonio, venuti in piazza San Pietro nel giorno di San Valentino. L'incontro è stato organizzato dal Pontificio consiglio per la famiglia.
«Non dobbiamo lasciarci vincere dalla cultura del provvisorio!». Se l'amore «non è solo un sentimento, uno stato psicofisico», ma è «una relazione», allora è ancora possibile, anche oggi amarsi senza aver paura del «per sempre», ha detto il Papa, rispondendo alle domande di tre coppie. La prima era incentrata sulla paura del impegnarsi per sempre. «Oggi tante persone hanno paura di fare scelte definitive, per tutta la vita, sembra impossibile… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: “stiamo insieme finché dura l’amore”». L’amore, ha detto Francesco, «è una relazione, una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli!».
La casa del matrimonio non va fondata «sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio... Come l’amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l’amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre. Non dobbiamo lasciarci vincere dalla “cultura del provvisorio”!». Dunque, la paura del «per sempre», ha detto il Papa, «si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi, di crescita comune». E il «per sempre» non è solo «una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani. Chiedete a Gesù di moltiplicare il vostro amore». Francesco ha invitato i fidanzati e gli sposi a pregare gli uni per gli altri: «"Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano", perché l'amore degli sposi è il pane quotidiano dell'anima». Una preghiera che il Papa ha fatto ripetere per due volte ai presenti in piazza San Pietro.
Alla seconda domanda sullo «stile» della vita di coppia, Francesco ha risposto riproponendo le tre parole - permesso, grazi e scusa - che già più volte ha ripetuto come fondamentali per una famiglia. «“Permesso?”. È la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro - ha detto il Papa - con rispetto e attenzione. Bisogna imparare a chiedere: posso fare questo? Ti piace che facciamo così? Che prendiamo questa iniziativa, che educhiamo così i figli? Vuoi che questa sera usciamo?... Insomma, chiedere permesso significa saper entrare con cortesia nella vita degli altri. A volte invece si usano maniere un po’ pesanti, come certi scarponi da montagna! L’amore vero non si impone con durezza e aggressività... E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c’è bisogno di molta più cortesia ».
«“Grazie”. Sembra facile pronunciare questa parola - ha spiegato Francesco - ma sappiamo che non è così… Però è importante! La insegniamo ai bambini, ma poi la dimentichiamo! sappiamo ringraziare? Nella vostra relazione, e domani nella vita matrimoniale, è importante tenere viva la coscienza che l’altra persona è un dono di Dio, di cui sempre rendere grazie. E in questo atteggiamento interiore dirsi grazie a vicenda, per ogni cosa. Non è una parola gentile da usare con gli estranei, per essere educati. Bisogna sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme».
E poi «scusa». «Nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Forse non c’è giorno in cui non facciamo qualche sbaglio. Ecco allora la necessità di usare questa semplice parola», ha osservato Francesco. «Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa. “Scusa se ho alzato la voce”; “scusa se sono passato senza salutare”; “scusa se ho fatto tardi”, “se questa settimana sono stato così silenzioso”, “se ho parlato troppo senza ascoltare mai”; “scusa se mi sono dimenticato”… Anche così cresce una famiglia cristiana. Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta. Esistiamo noi, peccatori. Gesù, che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza chiedersi perdono... È abituale litigare tra gli sposi, ma mai finire la giornata senza fare la pace!». Se non finisci la giornata facendo la pace, «quello che hai dentro, il giorno dopo è più freddo, è più duro...»
Infine il Papa ha risposto a una domanda sulla festa del matrimonio. «Fate in modo che sia una vera festa, una festa cristiana, non una festa mondana!», ha detto, indicando nella presenza di Gesù - come avvenne alle nozze di Cana - «il segreto della gioia piena, quella che scalda il cuore veramente». Al tempo stesso, però - ha aggiunto - «è bene che il vostro matrimonio sia sobrio e faccia risaltare ciò che è veramente importante. Alcuni sono più preoccupati dei segni esteriori, del banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori... Sono cose importanti in una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia: la benedizione del Signore sul vostro amore».
I fidanzati presenti in San Pietro hanno ricevuto in dono un cuscinetto bianco con lo stemma del Papa dove posare le fedi il giorno del matrimonio.
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