in Vaticano. Non tutti. E Gotti Tedeschi?
Nel momento in cui la nomina verrà ufficializzata, per monsignor Viganò si tratterà di una riabilitazione in piena regola, dal momento che si era visto trasferito negli Usa, dopo che contro di lui era stata messa in moto una ben congeniata “macchina del fango”.
Nonostante da segretario del Governatorato avesse dichiarato guerra agli sprechi e ridotto drasticamente le spese rimettendo in sesto i conti del Vaticano, Viganò si ritrovò trasferito a Washington in seguito alle insinuazioni ed ai sospetti mossi nei confronti del suo operato, giudicato poco trasparente e inviso a gran parte della Curia romana.
Francesco sembra ora deciso a restituirgli l’onorabilità, macchiata da quegli stessi schizzi di fango che lo hanno “condannato” all’esilio dorato negli Usa, incarico sicuramente prestigioso ma che Viganò interpretò sin dall’inizio come una “punizione” suggerita a Benedetto XVI dall’ex segretario di Stato Tarcisio Bertone; una punizione idonea a compiacere i suoi presunti numerosi avversari desiderosi di fermare l’opera di pulizia da questo intrapresa con successo. La vicenda di Viganò rispecchia in larga parte quella vissuta dal banchiere Ettore Gotti Tedeschi, l’ex presidente dell’Istituto per le Opere Religiose che si vide defenestrato dopo l’entrata in azione della stessa macchina del fango. Viganò e Gotti Tedeschi hanno in comune un’altra caratteristica; quella cioè di essere stati allontanati dal Vaticano dopo aver tentato di fare pulizia mei sacri palazzi, l’uno al Governatorato, l’altro nello Ior. Ma il banchiere a differenza del monsignore non sembra destinato a ricevere alcuna riabilitazione. Come mai? Tra i suoi competitor, che non gradirebbero un suo ritorno, pare ci sia tra gli altri lo statunitense Peter Brian Wells, attuale assessore per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, nominato nel 2009 da Benedetto XVI e riconfermato da Francesco.
A Washington infatti intorno a Viganò si è creato un ampio consenso, unito alla consapevolezza dell’ingiustizia subita a Roma e della necessità di ripararvi. Gli americani lo vogliono in Vaticano in una posizione strategica che sarebbe pronta ad arrivare. Sarà il nuovo presidente del Governatorato? Può darsi, ma c’è pure chi si dice convinto che Francesco abbia in serbo per lui incarichi ancora più prestigiosi. Staremo a vedere. Tornando a Gotti Tedeschi, sembrerebbe che dopol’intervista di Mons. Ganswein sul Messaggero, qualcuno come Wells si sia infastidito e altri invece abbiano cominciato a sentirsi incoraggiati nel chiedere la verità su quanto successe il 24 maggio del 2012 quando questi veniva sfiduciato da presidente dello Ior dal Consiglio di Sovrintendenza della Banca Vaticana con l’accusa di non aver svolto funzioni di primaria importanza per il suo ufficio. Anche perché questo avvenne grazie all’intervento di un potente monsignore che riuscì a far sfiduciare Gotti prima che Gotti sfiduciasse la direzione Ior. Il segretario di Benedetto XVI Padre
Un progetto questo caro allo stesso Gotti che nel 2011 inviò a Benedetto XVI la proposta di costituzione di questo Ministero, indicandone ruoli e funzioni. Chissà se i suggerimenti del Professore saranno presi in considerazione dalla commissione? Rumors vaticani riferiscono, poi, di un altro rientro in Vaticano, quello di monsignor Ettore Balestrero attuale nunzio apostolico in Colombia e già stretto collaboratore di Bertone, e confidente del card. Piacenza, come responsabile dei rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Della serie: come uscire dalla porta per rientrare dalla finestra, ha commentato più di qualche esponente della Curia non proprio allettato dalla prospettiva di ritrovarsi i bertoniani ai posti di comando.
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