Il Papa si è preso anche i salesiani che ora hanno un nuovo rettore
E alla fine il Papa si prese anche i Salesiani. La
congregazione infatti ha eletto ieri il suo nuovo rettore maggiore: si tratta
del decimo successore di don Giovani Bosco e corrisponde al nome di don Angel
Fernandez Artime, spagnolo di origine, 53 anni, fino ad ora Ispettore per
l’Argentina del Sud, incarico che ha ricoperto dal 2009. Ed è appunto in questa
veste che don Artime ha potuto conoscere e collaborare con l’allora arcivescovo
di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio.
La presenza salesiana in Argentina del resto è stata assai
significativa, e se il nuovo rettore succede a uno spagnolo, Pascual Chávez Villanueva, il predecessore di
quest’ultimo, don Juan Edmundo Vecchi – rettore dal 1996 al 2002 – era un
argentino figlio di emigranti italiani, un percorso simile a quello di papa
Francesco.
Il capitolo generale che ha eletto don Artime si è tenuto
però in un periodo di grave crisi per la congregazione. Intanto c’è da
considerare che l’ultimo Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, ha
rappresentato i salesiani durante il pontificato di Ratzinger ai vertici della
Chiesa. Bertone ha nominato diversi salesiani fra i vescovi e nella Curia
vaticana alimentando una certa insofferenza interna al mondo ecclesiale verso
la congregazione. E’ nota poi la contrapposizione che ebbe con la Cei in merito alla gestione
degli affari interni dell’Italia, in particolare nei rapporti con la politica, se
il primato cioè spettasse al Vaticano o alla Chiesa locale. Gli sono inoltre
state attribuite scelte infelici sul piano gestionale e amministrativo (fra
l’altro il tentativo di salvataggio del San Raffaele di Milano con i soldi
dello Ior) e una scarsa attitudine diplomatica sul piano internazionale.
Bertone ha però anche risentito di una visibile assenza di Benedetto XVI dall’attività
di governo finendo col fungere, di fatto, da parafulmine in tante vicende.
Bergoglio in ogni caso lo ha estromesso sia dalla Segreteria di Stato che dalla
commissione cardinalizia di controllo dello Ior; al medesimo tempo però, il
Papa ha ridotto il ruolo della Cei occupandosi lui stesso in prima persona
dell’Italia in attesa che i vescovi scelgano il successore del cardinale Angelo
Bagnasco.
Ma oltre al danno di immagine, i salesiani stanno vivendo
anche una crisi gestionale più seria, di tipo finanziario, alla quale don
Artime dovrà mettere mano rapidamente. E’ giunta infatti a un punto cruciale la
contesa fra la congregazione e gli eredi del marchese Gerini. Quest’ultimo alla
sua morte, nel 1990, aveva destinato il proprio ingente patrimonio ai salesiani.
I beni in realtà venivano lasciati alla Fondazione Gerini, ente ecclesiastico
di cui fa parte anche l’economo della congregazione religiosa. Il marchese non
aveva figli ma i nipoti contestarono la validità dell’eredità.
Da quel momento prese
il via un lungo contenzioso legale che ha portato i salesiani sull’orlo della
bancarotta dopo che era stato riconosciuto un risarcimento dovuto dalla
congregazione agli eredi e ai loro mediatori nella trattativa, di circa 130
milioni di euro. Anche la Casa Generalizia
è finita all’asta. La vicenda ha poi coinvolto lo stesso cardinale Bertone la
cui testimonianza è stata ascoltata dai magistrati. Tuttavia in extremis è
venuto alla luce un altro aspetto: le carte del negoziato sarebbero state
truccate forse con la complicità di qualcuno all’interno della stessa
Congregazione, insomma si potrebbe trattare di una truffa. Una soluzione,
quest’ultima, che salverebbe dal crack i salesiani ma porrebbe interrogativi
seri sulla gestione economica e finanziaria come già avvenuto per diverse altre
congregazioni religiose.
Quest’articolo è apparso sul Secolo XIX
Francesco Peloso
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