Un commento del padre Ariel S. Levi di Gualdo a un articolo sulla Nuova Bussola Quotidiana
«RICCARDO CASCIOLI PARLA DELLA BUCCIA MA PARE NON VOGLIA ANDARE AL NOCCIOLO»
Caro Riccardo Cascioli.
Ti scrivo sulla pubblica piazza perché ogni volta che ti ho inviato qualche email non mi hai mai risposto, nemmeno quando ti scrissi per ringraziarti per un’intervista a me fatta da un tuo redattore e pubblicata sulla tua rivista con una tua incisiva presentazione [qui, qui], appresso tradotta anche in tedesco da una rivista cattolica [qui]. Te ne ringrazio ancora e molto con l’occasione.
Il tuo ultimo articolo su La nuova Bussola Quotidiana è davvero impeccabile, però mi pare sortito fuori da una sorta di “micio-micio” tra Giulio Andreotti e gli organizzatori del Meeting di Comunione e Liberazione, quando a inizi anni Ottanta costoro cercavano di perpetrare stili e costumi dell’italietta democristiana degli anni Cinquanta. Salvo poi finire un trentennio dopo alla frutta: con Emma Bonino — vivente negazione di tutti i valori non negoziabili — accolta come una star al gran simposio ciellino riminese [qui].
In ogni caso ripeto: il tuo articolo è impeccabile e pure condivisibile, specie quando scrivi:
«Insomma l’effetto Bergoglio ha solo marginalmente a che vedere con il Papa Francesco reale, molto invece a che vedere con i desiderata e le aspettative del mondo – e di una parte della Chiesa – riguardo l’attuale pontificato. E questo vale anche per quelli che nella Chiesa si sono autoinvestiti del ruolo di interpreti ufficiali del Papa. L’ultimo caso è quello della donna argentina che a settembre scorso aveva scritto al Papa spiegando la sua situazione di donna da 19 anni sposata con un uomo divorziato e per questo impedita di accedere alla Comunione. Il papa – ha riferito il marito – le ha telefonato subito dopo Pasqua, scusandosi per il ritardo nella risposta, e dicendole che poteva tranquillamente fare la comunione e che comunque di questo problema ci si stava occupando in Vaticano» [articolo intero: qui].
Come mai affermo che tendi a ruotare attorno alla buccia guardandoti bene dall’andare al nocciolo, indubbiamente amaro e doloroso, volendo anche umiliante per molti fedeli cattolici e per molti fedeli sacerdoti? Perché pur possedendo tu fede vera e intelletto non ti poni un quesito fondamentale e non dai ad esso risposta. Vale a dire questo: certi equivoci, non di rado anche molto gravi, che richiedono poi esegesi acrobatiche per dire che il Santo Padre forse non ha detto, o che se ha detto, non voleva però dire ciò che altri hanno frainteso di ciò che ha detto, chi è che li genera?
Li genera proprio il parlare a volte incauto di Jorge Mario Bergoglio che spesso non è chiaro ma ambiguo e vago, specie quando dovrebbe esprimersi come si conviene al Romano Pontefice Francesco.
Il Romano Pontefice ha un linguaggio proprio e soprattutto universale, non “paesano”. Il Romano Pontefice dispone di mezzi di linguaggio altrettanto propri che sono: omelie, locuzioni, encicliche, lettere ed esortazioni apostoliche … e spesso, questi testi, prima di essere pronunciati, pubblicati e diffusi, passano sotto gli occhi e il vaglio dei migliori teologi, filosofi, storici, giuristi, sociologi, politologi, diplomatici e addetti alle comunicazioni un po’ più professionali di quanto non lo sia il padre Federico Lombardi, succeduto a quell’autentico genio di Joaquín Navarro-Valls [qui], perché dopo tanti anni di direzione della sala stampa vaticana da parte di un membro di spicco dell’Opus Dei, andava dato in qualche modo un biscottino agli antagonisti: i gesuiti. Beninteso, in caso contrario le cose sarebbero andate viceversa, visto che stiamo a parlare di due cani — come dice un vecchio apologo — che tentano di rodere lo stesso osso, se non peggio di appropriarsene. Perché gli uni e gli altri sono devotissimi alla Chiesa e al Papato, purché la Chiesa e il Papato facciano però ciò che vogliono loro, altrimenti non esitano a dichiarare con debita ironia di non essere le guardie svizzere del Papa [qui].
Il Santo Padre, sia come Successore di Pietro sia come dottore privato è libero di fare tutta la “pastorale telefonica che vuole”, semmai mentre vescovi di varie parti del mondo che vivono in situazioni molto gravi di aperta persecuzione per le loro chiese particolari ed i loro fedeli, non riescono neppure a essere ricevuti. Oppure mentre buoni preti, che proprio perché tali sono stati spesso sottoposti a vere mattanze clericali all’interno di diocesi o di strutture ecclesiastiche, non hanno mai ricevuto risposta a loro suppliche per situazioni di gravità a volte davvero inaudita.
Io non cesserò mai di vedere e di onorare nel Romano Pontefice Francesco il legittimo successore di Pietro, per quanto mi rammarichi al tempo stesso che Jorge Mario Bergoglio mostri talvolta, anche attraverso azioni di “nuova pastorale telefonica”, di avere qualche difficoltà a cessare di essere Simone, tanto che alcuni hanno sollevato un dubbio terribile suonato per altri persino eccessivo, ma che proprio per questo richiederebbe attenta riflessione: «Simone ha spodestato Pietro» [qui]. Un Simone che tra l’altro pare non riesca a dire si quando è si e no quando è no, in modo chiaro e deciso, consapevole che il di più, ma di questi tempi anche il di meno, proviene tutto dal Maligno [cf. Mt 5, 37].
Seguita comunque, se vuoi, a giocare sulla buccia del “chi capisce male?” pur di non affrontare il tema vero: “Ma chi è, nei fatti concreti, che si spiega male?”.
Proverò adesso a spiegare chi si spiega male riportando uno stralcio di colloquio privato tra me e un mio stimato confratello sacerdote e valente teologo, il domenicano Giovanni Cavalcoli [qui] …
” … Il successo mondiale del Santo Padre dipende dal fatto che le grandi correnti e i sommi potentati laicisti, massonici, liberali, liberazionisti e modernisti lo prendono — sbagliando e illudendosi totalmente — per uno dei loro, ed egli, di fatto, per ora sembra non adoperarsi molto per chiarire questo terribile equivoco. Tutt’altro, a volte si ha quasi l’impressione che sull’equivoco giochi in modo improvvido e pericoloso. In molte occasioni egli sta solo da una parte e trascura l’altra, apparendo così sbilanciato e parziale. Si pensi al commissariamento dei Francescani dell’Immacolata che si sono resi “colpevoli” — e lo sappiamo bene — di avere organizzato convegni internazionali per smontare la teologia di tutte le pericolose etoiles della Nouvelle Théologie, a partire da Karl Rahner [qui], felicemente aiutati in quest’opera altamente meritoria da Antonio Livi [qui] e dallo stesso Giovanni Cavalcoli [qui], ai quali io stesso sono associato nella Riserva Indiana alla quale ormai siamo relegati [qui, qui]. Notiamo con doloroso rammarico che il Santo Padre parla del progresso ma non parla della tradizione, se la prende con l’immobilismo ma non con lo storicismo, sottolinea il concreto ma non l’universale, parla della coscienza soggettiva ma non di quella oggettiva; parla della prassi ma non della dottrina, del popolo ma non della gerarchia, della verità ma non dell’eresia, della Parola di Dio ma non del dogma, dell’ecumenismo ma non dei difetti di certi fratelli separati, della misericordia ma non della giustizia. Cita il Vaticano II, non però il Vaticano I che contiene tra l’altro un dogma che lo riguarda strettamente, né il Concilio di Trento, senza il quale né un Vaticano I né un Vaticano II sarebbero stati mai neppure pensabili. Addita certi infiammati fedeli come pelagiani ma pare dimenticare ciò che di teologicamente e dogmaticamente preciso, chiaro ed esatto afferma Sant’Agostino nel De natura et gratia in contrapposizione a quanto sostenuto da quella mente tanto eretica quanto eccelsa di Pelagio, contro il quale il santo vescovo di Ippona ebbe molto da sudare [Cf. Contra Pelagio]. Forse si illude di conquistare la gente a Cristo in questo modo; ma se davvero lo crede, ciò è una pia illusione, tra l’altro anche molto pericolosa”.
Ti ho offerto il nocciolo, caro Riccardo Cascioli, quello che sta sotto la buccia e la polpa, adesso fanne ciò che vuoi, con la mia più sincera stima e il mio autentico apprezzamento per il tuo lavoro giornalistico.
.
Ariel S. Levi di Gualdo
http://www.riscossacristiana.it/chi-specula-sulle-telefonate-del-papa-commento-del-padre-ariel-s-levi-di-gualdo-articolo-sulla-nuova-bussola-quotidiana/
Ti scrivo sulla pubblica piazza perché ogni volta che ti ho inviato qualche email non mi hai mai risposto, nemmeno quando ti scrissi per ringraziarti per un’intervista a me fatta da un tuo redattore e pubblicata sulla tua rivista con una tua incisiva presentazione [qui, qui], appresso tradotta anche in tedesco da una rivista cattolica [qui]. Te ne ringrazio ancora e molto con l’occasione.
Il tuo ultimo articolo su La nuova Bussola Quotidiana è davvero impeccabile, però mi pare sortito fuori da una sorta di “micio-micio” tra Giulio Andreotti e gli organizzatori del Meeting di Comunione e Liberazione, quando a inizi anni Ottanta costoro cercavano di perpetrare stili e costumi dell’italietta democristiana degli anni Cinquanta. Salvo poi finire un trentennio dopo alla frutta: con Emma Bonino — vivente negazione di tutti i valori non negoziabili — accolta come una star al gran simposio ciellino riminese [qui].
In ogni caso ripeto: il tuo articolo è impeccabile e pure condivisibile, specie quando scrivi:
«Insomma l’effetto Bergoglio ha solo marginalmente a che vedere con il Papa Francesco reale, molto invece a che vedere con i desiderata e le aspettative del mondo – e di una parte della Chiesa – riguardo l’attuale pontificato. E questo vale anche per quelli che nella Chiesa si sono autoinvestiti del ruolo di interpreti ufficiali del Papa. L’ultimo caso è quello della donna argentina che a settembre scorso aveva scritto al Papa spiegando la sua situazione di donna da 19 anni sposata con un uomo divorziato e per questo impedita di accedere alla Comunione. Il papa – ha riferito il marito – le ha telefonato subito dopo Pasqua, scusandosi per il ritardo nella risposta, e dicendole che poteva tranquillamente fare la comunione e che comunque di questo problema ci si stava occupando in Vaticano» [articolo intero: qui].
Come mai affermo che tendi a ruotare attorno alla buccia guardandoti bene dall’andare al nocciolo, indubbiamente amaro e doloroso, volendo anche umiliante per molti fedeli cattolici e per molti fedeli sacerdoti? Perché pur possedendo tu fede vera e intelletto non ti poni un quesito fondamentale e non dai ad esso risposta. Vale a dire questo: certi equivoci, non di rado anche molto gravi, che richiedono poi esegesi acrobatiche per dire che il Santo Padre forse non ha detto, o che se ha detto, non voleva però dire ciò che altri hanno frainteso di ciò che ha detto, chi è che li genera?
Li genera proprio il parlare a volte incauto di Jorge Mario Bergoglio che spesso non è chiaro ma ambiguo e vago, specie quando dovrebbe esprimersi come si conviene al Romano Pontefice Francesco.
Il Romano Pontefice ha un linguaggio proprio e soprattutto universale, non “paesano”. Il Romano Pontefice dispone di mezzi di linguaggio altrettanto propri che sono: omelie, locuzioni, encicliche, lettere ed esortazioni apostoliche … e spesso, questi testi, prima di essere pronunciati, pubblicati e diffusi, passano sotto gli occhi e il vaglio dei migliori teologi, filosofi, storici, giuristi, sociologi, politologi, diplomatici e addetti alle comunicazioni un po’ più professionali di quanto non lo sia il padre Federico Lombardi, succeduto a quell’autentico genio di Joaquín Navarro-Valls [qui], perché dopo tanti anni di direzione della sala stampa vaticana da parte di un membro di spicco dell’Opus Dei, andava dato in qualche modo un biscottino agli antagonisti: i gesuiti. Beninteso, in caso contrario le cose sarebbero andate viceversa, visto che stiamo a parlare di due cani — come dice un vecchio apologo — che tentano di rodere lo stesso osso, se non peggio di appropriarsene. Perché gli uni e gli altri sono devotissimi alla Chiesa e al Papato, purché la Chiesa e il Papato facciano però ciò che vogliono loro, altrimenti non esitano a dichiarare con debita ironia di non essere le guardie svizzere del Papa [qui].
Il Santo Padre, sia come Successore di Pietro sia come dottore privato è libero di fare tutta la “pastorale telefonica che vuole”, semmai mentre vescovi di varie parti del mondo che vivono in situazioni molto gravi di aperta persecuzione per le loro chiese particolari ed i loro fedeli, non riescono neppure a essere ricevuti. Oppure mentre buoni preti, che proprio perché tali sono stati spesso sottoposti a vere mattanze clericali all’interno di diocesi o di strutture ecclesiastiche, non hanno mai ricevuto risposta a loro suppliche per situazioni di gravità a volte davvero inaudita.
Io non cesserò mai di vedere e di onorare nel Romano Pontefice Francesco il legittimo successore di Pietro, per quanto mi rammarichi al tempo stesso che Jorge Mario Bergoglio mostri talvolta, anche attraverso azioni di “nuova pastorale telefonica”, di avere qualche difficoltà a cessare di essere Simone, tanto che alcuni hanno sollevato un dubbio terribile suonato per altri persino eccessivo, ma che proprio per questo richiederebbe attenta riflessione: «Simone ha spodestato Pietro» [qui]. Un Simone che tra l’altro pare non riesca a dire si quando è si e no quando è no, in modo chiaro e deciso, consapevole che il di più, ma di questi tempi anche il di meno, proviene tutto dal Maligno [cf. Mt 5, 37].
Seguita comunque, se vuoi, a giocare sulla buccia del “chi capisce male?” pur di non affrontare il tema vero: “Ma chi è, nei fatti concreti, che si spiega male?”.
Proverò adesso a spiegare chi si spiega male riportando uno stralcio di colloquio privato tra me e un mio stimato confratello sacerdote e valente teologo, il domenicano Giovanni Cavalcoli [qui] …
” … Il successo mondiale del Santo Padre dipende dal fatto che le grandi correnti e i sommi potentati laicisti, massonici, liberali, liberazionisti e modernisti lo prendono — sbagliando e illudendosi totalmente — per uno dei loro, ed egli, di fatto, per ora sembra non adoperarsi molto per chiarire questo terribile equivoco. Tutt’altro, a volte si ha quasi l’impressione che sull’equivoco giochi in modo improvvido e pericoloso. In molte occasioni egli sta solo da una parte e trascura l’altra, apparendo così sbilanciato e parziale. Si pensi al commissariamento dei Francescani dell’Immacolata che si sono resi “colpevoli” — e lo sappiamo bene — di avere organizzato convegni internazionali per smontare la teologia di tutte le pericolose etoiles della Nouvelle Théologie, a partire da Karl Rahner [qui], felicemente aiutati in quest’opera altamente meritoria da Antonio Livi [qui] e dallo stesso Giovanni Cavalcoli [qui], ai quali io stesso sono associato nella Riserva Indiana alla quale ormai siamo relegati [qui, qui]. Notiamo con doloroso rammarico che il Santo Padre parla del progresso ma non parla della tradizione, se la prende con l’immobilismo ma non con lo storicismo, sottolinea il concreto ma non l’universale, parla della coscienza soggettiva ma non di quella oggettiva; parla della prassi ma non della dottrina, del popolo ma non della gerarchia, della verità ma non dell’eresia, della Parola di Dio ma non del dogma, dell’ecumenismo ma non dei difetti di certi fratelli separati, della misericordia ma non della giustizia. Cita il Vaticano II, non però il Vaticano I che contiene tra l’altro un dogma che lo riguarda strettamente, né il Concilio di Trento, senza il quale né un Vaticano I né un Vaticano II sarebbero stati mai neppure pensabili. Addita certi infiammati fedeli come pelagiani ma pare dimenticare ciò che di teologicamente e dogmaticamente preciso, chiaro ed esatto afferma Sant’Agostino nel De natura et gratia in contrapposizione a quanto sostenuto da quella mente tanto eretica quanto eccelsa di Pelagio, contro il quale il santo vescovo di Ippona ebbe molto da sudare [Cf. Contra Pelagio]. Forse si illude di conquistare la gente a Cristo in questo modo; ma se davvero lo crede, ciò è una pia illusione, tra l’altro anche molto pericolosa”.
Ti ho offerto il nocciolo, caro Riccardo Cascioli, quello che sta sotto la buccia e la polpa, adesso fanne ciò che vuoi, con la mia più sincera stima e il mio autentico apprezzamento per il tuo lavoro giornalistico.
.
Ariel S. Levi di Gualdo
http://www.riscossacristiana.it/chi-specula-sulle-telefonate-del-papa-commento-del-padre-ariel-s-levi-di-gualdo-articolo-sulla-nuova-bussola-quotidiana/
Già, dice gisuto padre Ariel Levi di Gualdo, specialmente quando accenna al terribile dubbio sollevato da alcuni (cattolici !) che forse qualche dubbio sul papa ci sta ?
RispondiEliminaMa, secondo la maggior parte, visti tempi moderni il papa moderno parla ai "moderni" cattolici "adulti".
Il suo parlare quindi è l'adattamento ai tempi moderni della dottrina ecclesiale che un tempo (ma solo tempo fa...) era indefettibile; ora non più.
Ma come, può un papa parlare secondo una dottrina modificata rispetto a quella di secoli e secoli ? Secondo i più è comunque sempre papa ?
Ahhhh,be !....sì,be ! Ahhh,be ! sì,beee! Ahhhh,be ! sì, beeee! beeeee-be-beeeeee !