ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 23 aprile 2014

De lobbibus

monsignor parolin e john kerry

Francesco De Dominicis per "Libero quotidiano"
La nomina di Franco Dalla Sega, esponente della cosiddetta finanza bianca (italiana), come super consulente dell'Amministrazione patrimonio sede apostolica. E poi la tirata d'orecchie al vertice dell'Autorità di informazione finanziaria, in mano allo svizzero filoamericano, René Brulhart.

Si snodano dunque tra l'Apsa e l'Aif le prime iniziative del cardinale Pietro Parolin nelle finanze d'Oltretevere. Mosse, quelle del segretario di Stato Vaticano, che sembrano avere un obiettivo preciso: arginare lo strapotere degli Stati Uniti nei Sacri palazzi. Mire ambiziose.
 Pietro Parolin
Dopo mesi di «studio», Parolin - che a ottobre ha preso il posto del potente porporato, Tarcisio Bertone, alla guida del governo della Santa Sede - mostra i muscoli per provare a riequilibrare forze e alleanze diplomatiche nelle mura vaticane. A cominciare dall'Aif, cioè gli sceriffi dello Ior, la banca del Papa: Parolin ha partecipato (un fuori programma) alla riunione dell'ente di vigilanza, al centro delle polemiche per la gestione, ritenuta poco trasparente, targata «Brulhart», il manager sponsorizzato proprio dagli americani.
GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN
In quella occasione il direttore Aif si sarebbe visto bocciare l'ipotesi di «promuovere» Tommaso Di Ruzza come vice. Posizione strategica che il cardinale vorrebbe occupare, nei prossimi mesi, con una persona di sua stretta fiducia. Con l'incarico a Dalla Sega - destinato a diventare capo dell'Apsa e ritenuto vicino a Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo - si concretizza poi il gioco di sponda tra alti prelati italiani e finanzieri cattolici del nostro Paese.
RENÉ BRULHART
E anche in questo caso, come accennato, l'intento è limitare la lobby Usa, che comanda sui soldi della Chiesa. Non solo. La zampata di Bazoli, decano dei banchieri della Penisola, pare in grado di riportare in auge, stando a quanto si sussurra dentro le mura vaticane, Angelo Caloia, numero uno Ior dal 1989 al 2009. Che con Dalla Sega ha in comune la «casamadre»: l'Università Cattolica di Milano.
CARL ANDERSON DEI CAVALIERI DI COLOMBO DAVANTI A TUTTI I CARDINALI
Secondo indiscrezioni, chi tifa per Caloia spera che il suo eventuale rientro in gioco possa dissuadere Papa Francesco dall'idea di riabilitare Ettore Gotti Tedeschi. Il quale nel 2009 fu portato da Benedetto XVI - desideroso di rompere col passato - al vertice dell'Istituto per le opere di religione salvo uscire nel 2012.
VESPA BERTONE
Per dare un segno di discontinuità, Gotti Tedeschi rimise a posto subito gli investimenti improduttivi dello Ior, tra cui alcune quote di banca Intesa precedentemente comprate da Caloia. Che, successivamente, non sarebbe rimasto inerte di fronte al benservito di Ratzinger, convinto a cambiare passo, dicono, da un dossier che l'ex Pontefice avrebbe poi inserito nel superfascicolo consegnato a Bergoglio.

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