Napoli, i miracoli e le superstizioni
Madonne che camminano. Sedie per la fertilità. Padre Pio parlanti. Capuzzelle. E numeri porta fortuna. Viaggio nei vicoli del capoluogo campano. Dove sacro e profano si mescolano.
TRADIZIONI
Con la madonna dell’Arco, detta anche «degli ultimi», conviene rigare dritto: severa e vendicativa, raccontano che una volta fece cadere di netto la lingua a una bestemmiatrice e che abbia preavvertito il terremoto in Irpinia del 1980 «corrugando la fronte solo un attimo prima della scossa madre».
LE PREGHIERE DEI FEMMINIELLI. Da cinque secoli Mamma Celeste dispensa miracoli e ogni tanto sanguina sull’altare di uno dei santuari più visitati al mondo. Pellegrinaggi a piedi, quintali di ex voto, tammurriate e canzoni, auto imbandierate. E le preghiere dei femmenielli, accorate e struggenti.
LE PREGHIERE DEI FEMMINIELLI. Da cinque secoli Mamma Celeste dispensa miracoli e ogni tanto sanguina sull’altare di uno dei santuari più visitati al mondo. Pellegrinaggi a piedi, quintali di ex voto, tammurriate e canzoni, auto imbandierate. E le preghiere dei femmenielli, accorate e struggenti.
IL CULTO DELLA «CAPUZZELLA». Ma la più amata a Napoli, fra le migliaia di anime pezzentelle, è la «capuzzella» (il teschio) di Lucia, figlia di un principe di alto lignaggio, annegata durante la prima notte di nozze e venerata da frotte di devoti col mal d’amore nell’ipogeo della chiesa di santa Maria delle Anime del purgatorio, nell’antica via dei Tribunali, con il velo da sposa in testa e la coroncina di perle stretta fra le dita. Lucia è il top, fra le animucce cui chiedere grazia.
Dopo di lei, nel cimitero sognante delle Fontanelle, vanno forte ‘a capa ‘e Pascale (la testa di Pasquale), che fa vincere i numeri a lotto, quella del Capitano e quella - «spesso sudata» - di donna Concetta.
Il miracolo della madonna di Acerra
Miracoli. Mezzi miracoli. Credenze e culto popolare. Fra religiosità, leggende e qualche imbroglio (ben confezionato). Napoli pullula di volti santi sui muri, di Padre Pio pseudo-parlanti, di statue di madonne e santi che versano lacrime a dirotto o muovono gli occhi e a volte camminano, che sudano sangue e fanno mirabilie.
Era il 2005, 22 luglio, un afoso venerdì: ad Acerra, paesone agricolo fra Napoli e Caserta, nella tranquilla chiesa di san Pietro la statua in gesso e marmo della Immacolata Concezione cominciò a muovere le gambe, volteggiando un po’ il sacro velo.
CHIESA COME UNO STADIO. Ad accorgersene fu la donna delle pulizie, che urlò e fuggì via terrorizzata. Accorse gente, la voce si sparse. Miracolo, miracolo. Don Oreste, il parroco, invitò alla calma, mostrandosi scettico. Poi si ritirò imbarazzato, ma venne travolto dalla folla ormai fuori di sé. Miracolo, miracolo.
In breve, la chiesa si fece stadio: giovani, anziani, donne, disabili accorsero da Napoli e da mezza Italia per fotografare con i telefonini «la madonna che si muove». E che - giurarono tutti, in ginocchio - «sta pure piangendo».
LO STOP DEL VESCOVO. La suggestione crebbe, si fece caso nazionale. Il vescovo emerito, don Antonio Riboldi, tacque. Il vescovo in carica di Acerra, Giovanni Rinaldi, sbottò irritato: «Ora basta, non si è mai visto che la madonna mostri le gambe e si metta a camminare: vi accorgete o no che state diventando tutti blasfemi?». E ordinò lo spostamento della statua negli uffici di Curia: finì sotto chiave, con la scusa dei rilievi scientifici in atto.
Era il 2005, 22 luglio, un afoso venerdì: ad Acerra, paesone agricolo fra Napoli e Caserta, nella tranquilla chiesa di san Pietro la statua in gesso e marmo della Immacolata Concezione cominciò a muovere le gambe, volteggiando un po’ il sacro velo.
CHIESA COME UNO STADIO. Ad accorgersene fu la donna delle pulizie, che urlò e fuggì via terrorizzata. Accorse gente, la voce si sparse. Miracolo, miracolo. Don Oreste, il parroco, invitò alla calma, mostrandosi scettico. Poi si ritirò imbarazzato, ma venne travolto dalla folla ormai fuori di sé. Miracolo, miracolo.
In breve, la chiesa si fece stadio: giovani, anziani, donne, disabili accorsero da Napoli e da mezza Italia per fotografare con i telefonini «la madonna che si muove». E che - giurarono tutti, in ginocchio - «sta pure piangendo».
LO STOP DEL VESCOVO. La suggestione crebbe, si fece caso nazionale. Il vescovo emerito, don Antonio Riboldi, tacque. Il vescovo in carica di Acerra, Giovanni Rinaldi, sbottò irritato: «Ora basta, non si è mai visto che la madonna mostri le gambe e si metta a camminare: vi accorgete o no che state diventando tutti blasfemi?». E ordinò lo spostamento della statua negli uffici di Curia: finì sotto chiave, con la scusa dei rilievi scientifici in atto.
Napoli, il mix tra sacro e profano
Ha detto Marino Niola, antropologo dei simboli e studioso di miti locali: «Devozione, suggestioni, ambiguità: a Napoli le cose sacre spesso si confondono con quelle profane». Donne col pancione, mamme con le carrozzine e i marmocchi in braccio, adolescenti, anziani, ricchi e poveri: eccoli, il giorno 6 del mese di ogni ottobre (ma poi, anche, ogni giorno dell’anno) tutti in fila davanti a una chiesetta abbarbicata in vico Tre Re a Toledo 13, nel cuore dei Quartieri spagnoli.
LE SCARPINE CONSUMATE DELLA VERGINE. Se nella chiesa della Madonna dell’Annunziata le suore curano come preziose reliquie le scarpine della statua che «di notte esce e va in giro ad aiutare i bambini ammalati», qui in fondo ai vicoli più malfamati impazza il culto per Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, al secolo Anna Maria Rosa Gallo, che «sa fare in modo che diventino madri perfino le donne che per la scienza non potrebbero mai generare figli».
MARIA FRANCESCA E LA SEDIA DELLA FERTILITÀ. Un pettine. La sua camicia da notte. E bavaglini alle pareti. E poi fiocchi rosa e azzurri, ex voto, letterine per dire «grazie a te, madonnina bella». Dalle 7 fino a tarda sera, la processione si fa speranza inaudita: chi entra, stranieri e crocieristi compresi, può accomodarsi per un attimo sulla sedia che fu di Maria Francesca. «È la sedia della fertilità, provare per credere», giurano donne dichiarate sterili dai medici. La sedia va bene anche «per far guarire i bimbi da malattia». O «per riportare sulla retta via chi si è perso nella cattiveria dei vicoli».
SUPPLICHE ONLINE E PREGHIERE IN DOWNLOAD. La santa dei Quartieri si può supplicare anche online: basta connettersi all’ora stabilita. La preghiera per «chiedere la grazia di un figlio» si può scaricare. È tutto gratis.
In molti a Napoli ricordano che il senso della gravidanza «è onnipresente nei riti, negli incubi, nelle preghiere». E che «Matilde Serao, scrittrice e giornalista, associava la disordinata espansione urbanistica della città alle gravidanze umorali di Partenope».
LE SCARPINE CONSUMATE DELLA VERGINE. Se nella chiesa della Madonna dell’Annunziata le suore curano come preziose reliquie le scarpine della statua che «di notte esce e va in giro ad aiutare i bambini ammalati», qui in fondo ai vicoli più malfamati impazza il culto per Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, al secolo Anna Maria Rosa Gallo, che «sa fare in modo che diventino madri perfino le donne che per la scienza non potrebbero mai generare figli».
MARIA FRANCESCA E LA SEDIA DELLA FERTILITÀ. Un pettine. La sua camicia da notte. E bavaglini alle pareti. E poi fiocchi rosa e azzurri, ex voto, letterine per dire «grazie a te, madonnina bella». Dalle 7 fino a tarda sera, la processione si fa speranza inaudita: chi entra, stranieri e crocieristi compresi, può accomodarsi per un attimo sulla sedia che fu di Maria Francesca. «È la sedia della fertilità, provare per credere», giurano donne dichiarate sterili dai medici. La sedia va bene anche «per far guarire i bimbi da malattia». O «per riportare sulla retta via chi si è perso nella cattiveria dei vicoli».
SUPPLICHE ONLINE E PREGHIERE IN DOWNLOAD. La santa dei Quartieri si può supplicare anche online: basta connettersi all’ora stabilita. La preghiera per «chiedere la grazia di un figlio» si può scaricare. È tutto gratis.
In molti a Napoli ricordano che il senso della gravidanza «è onnipresente nei riti, negli incubi, nelle preghiere». E che «Matilde Serao, scrittrice e giornalista, associava la disordinata espansione urbanistica della città alle gravidanze umorali di Partenope».
San Patrizia, San Giovanni Battista e la liquefazione del sangue
Napoli dei Miracoli. Degli equivoci. E della speranza inaudita. Ai primi posti della immaginaria hit parade è da annoverare la devozione per santa Patrizia, che con san Gennaro è com-patrona. Anche nella chiesa di san Gregorio Armeno, dove sono conservate le sue reliquie, si verifica il fenomeno dello scioglimento del sangue che sta dentro a un’ampollina tempestata di oro e gemme.
A differenza del sangue di san Gennaro, che si liquefa tre volte all’anno, il miracolo di santa Patrizia si compie senza clamori ogni martedì. Ed è forte della piena e convinta certificazione delle autorità ecclesiastiche. Nella stessa chiesa, in posizione più defilata, sono conservate due ampolline contenenti il sangue di san Giovanni Battista che pure - ma con qualche dubbio ecclesiastico - «periodicamente si scioglie».
RELIQUIE TRAFUGATE. Il fenomeno della liquefazione è stato accertato per il sangue di sant’Alfonso de’ Liguori, custodito nella chiesetta di santa Maria per la Redenzione dei cattivi in via san Sebastiano ma non più visibile perché l’ampolla è stata trafugata da sconosciuti e mai più ritrovata. Anche i miracoli vanno a ruba, al mercato della malavita.
E poi gatti neri, specchi rotti, giorni sfortunati e numeri che portano bene: Napoli è la città in cui nell’estate 2012, durante i lavori di ristrutturazione nel Museo nazionale, apparve in qualche immagine il fantasma di una bambina vagante tra la polvere e i calcinacci. Un fotomontaggio, forse. Ma nessuno lo ha mai accertato.
IL MUNACIELLO DEL CENTRO STORICO. Di che meravigliarsi, del resto? È la città del Munaciello, folletto dispettoso che imperversa in molti edifici «a rischio» del centro più antico. È la città del Palazzo donn’Anna a Posillipo, in cui lo scrittore Raffaele La Capria ha vissuto gli anni dell’adolescenza, da sempre ritenuto «un luogo stregato e maledetto».
La Capria ha confessato che da ragazzo, rincasando di sera, stava ben attento alle voci e ai brusii più ostili. Ma questa è un’altra storia, laica e magica più che miracolosa. Piacerebbe a Raimondo di Sangro, alchimista e principe di san Severo che di trucchi, misteri e finali a sorpresa era un diabolico amante.
A differenza del sangue di san Gennaro, che si liquefa tre volte all’anno, il miracolo di santa Patrizia si compie senza clamori ogni martedì. Ed è forte della piena e convinta certificazione delle autorità ecclesiastiche. Nella stessa chiesa, in posizione più defilata, sono conservate due ampolline contenenti il sangue di san Giovanni Battista che pure - ma con qualche dubbio ecclesiastico - «periodicamente si scioglie».
RELIQUIE TRAFUGATE. Il fenomeno della liquefazione è stato accertato per il sangue di sant’Alfonso de’ Liguori, custodito nella chiesetta di santa Maria per la Redenzione dei cattivi in via san Sebastiano ma non più visibile perché l’ampolla è stata trafugata da sconosciuti e mai più ritrovata. Anche i miracoli vanno a ruba, al mercato della malavita.
E poi gatti neri, specchi rotti, giorni sfortunati e numeri che portano bene: Napoli è la città in cui nell’estate 2012, durante i lavori di ristrutturazione nel Museo nazionale, apparve in qualche immagine il fantasma di una bambina vagante tra la polvere e i calcinacci. Un fotomontaggio, forse. Ma nessuno lo ha mai accertato.
IL MUNACIELLO DEL CENTRO STORICO. Di che meravigliarsi, del resto? È la città del Munaciello, folletto dispettoso che imperversa in molti edifici «a rischio» del centro più antico. È la città del Palazzo donn’Anna a Posillipo, in cui lo scrittore Raffaele La Capria ha vissuto gli anni dell’adolescenza, da sempre ritenuto «un luogo stregato e maledetto».
La Capria ha confessato che da ragazzo, rincasando di sera, stava ben attento alle voci e ai brusii più ostili. Ma questa è un’altra storia, laica e magica più che miracolosa. Piacerebbe a Raimondo di Sangro, alchimista e principe di san Severo che di trucchi, misteri e finali a sorpresa era un diabolico amante.
di Enzo Ciaccio
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