ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 22 aprile 2014

Tutte le Pasque del mondo

Riti e tradizioni della Settimana Santa dalla Spagna alla Sicilia passando per le Filippine

Luis Buñuel era un regista famoso per l’anticlericalismo delle sue opere e che amava definirsi “ateo per grazia di dio”. Vittorio Messori è invece un apologista cattolico dei più noti. Eppure un peculiare legame esiste fra i due per via di Calatrava, località dell’Aragona di circa 4000 abitanti. A Calanda, infatti, avvenne la vicenda narrata a Messori nel suo libro del 2000 Il miracolo: storia del giovane contadino Miguel Juan Pellicer, cui la gamba destra amputata sarebbe stata rattaccata per intercessione della Vergine. Ma Calanda è anche il luogo natale di Buñuel, cui è dedicato il Centro Buñuel Calanda, con museo permanente e un festival annuale. E a Calanda il Venerdì Santo i tamburi suonano  ininterrottamente per 24 ore, secondo una tradizione in ricordo di un antico segnale di allarme del tempo della guerre contro i Mori. È la Ruta del tambor y el bombo, che crea un’atmosfera apocalittica da cui Buñuel nel suo libro di memorie “Mi último suspiro” disse di essere stato influenzato fin da piccolo. Per questo cercò di riprodurne i suoni nella colonna sonora di vari dei suoi film: da “La edad del oro” a “Nazarín” o a “Simón del desierto”. 

È una tradizione singolare: ma un po’ in tutto il mondo ispanico la Settimana Santa è accompagnata da cerimonie tra le più impressionanti di tutto il mondo cristiano. Il giorno prima che a Calanda, il Giovedì Santo i tamburi suonano anche nella catalana Verges, scandendo una Danza della Morte in cui i ballerini sono vestiti da scheletri, in ricordo dei tempi della Peste Nera del ‘300 che, secondo la tradizione, in quel villaggio oggi con poco più di un migliaio di abitanti avrebbe imperversato con particolare furore proprio perché gli abitanti trascuravano i precetti religiosi. Nell'andalusa Siviglia i membri incappucciati di oltre 50 confraternite portano a spalle in processione i pasos, giganteschi baldacchini di legno o argento con statue sacre,coperti di garofani. Siamo nel pieno dell'antica Spagna araba, e lo scrittore francese Maurice Barrès sospettava negli andalusi un fondo cripto-islamico che li portasse a provare piacere per le sofferenze del Cristo. D'altronde delle saetas, gli intensi canti in stile flamenco dedicati alla Vergine, una leggenda dice che furono inventati da ebrei convertiti a forza che continuavano a praticare la loro fede di nascosto, e ostentavano dunque zelo apposta per stornare i sospetti dell'Inquisizione. Ma in altro modo gli ebrei entrano anche nella siciliana “Festa dei Giudei” che si celebra a San Fratello, in provincia di Messina. Gli abitanti si travestono infatti da “giudei”, con giubbe rosse e gialle, impreziosite con motivi floreali e ricami e da un cappuccio rosso che ricopre la testa, che vorrebbe ricordare l’uniforme dei legionari che flagellarono Gesù. I “giudei”, si impossessano delle vie della città con squilli di trombe, catene minacciose e campanacci come a voler distrarre dal dolore per la morte di Gesù, e soprattutto durante la processione del Venerdì Santo è loro dovere disturbare e insultare i fedeli.  
Una sintesi tra i tamburi di Calanda o Verges e il risvolto quasi carnevalesco di San Fratello si trova in Guatemala, dove i contadini maya chiamano i giorni di Passione “Semana Alegre”. Nelle sacre rappresentazioni i centurioni romani ballano, mentre Giuda è vestito all'europea, quasi per un estremo scherno contro i conquistadores. Fuori di Città del Guatemala, d'altronde, avvengono cose anche più strane: a Chiantla la folla se la prende con gli Apostoli; a Santiago Atitlán si tiene ostentatamente separata la statua della Vergine da quella di San Giovanni, “a evitare che si innamorino”. D’altronde il tema di un’attrazione tra Madonna e Giovanni affiora anche in un canto laziale del venerdì santo a ritmo di saltarello riproposto negli anni ’70 da Giovanna Marini e dal canzoniere del Lazio
Diffuse in tutto il mondo cattolico sono anche le pratiche della flagellazione. In Italia la tradizione più famosa è quella dei “Vattienti” che dal 1260 si ripete ogni anno in occasione del Venerdì e del Sabato Santo a Nocera Terinese, in provincia di Catanzaro. I “Vattienti”, vestiti con un pantaloncino nero rimboccato fino ai fianchi, una maglietta nera e una corona di spine di “Sparacogna” (cespuglio spinoso degli asparagi selvatici) appoggiata su una bandana nera detta “Mannile” si percuotono i “polponi” delle cosce e delle gambe con la 'Rosa' (un disco di sughero levigato), fino a farvi confluire il sangue; dopodiché ci passano il “Cardo” (altro disco di sughero sul quale sono infissi 13 pezzi di vetro acuminati che rappresentano Gesù e gli apostoli, tenuti insieme da una mistura di cere vergini). Le ferite sono poi lavate con vino, in ricordo dell’aceto dato a Gesù, e infuso di rosmarino, che ha forti proprietà cicatrizzanti. Anche nelle Filippine, che già  dalla Domenica delle Palme riempiono le chiese di fiori, le statue dei santi di porpora e oro e le piazze di cenaculos in cui si recitano le ultime ore del Cristo, mentre i flagellantes si battono la schiena con verghe di cuoio). Già il nome ci dice l'origine spagnola di questa pratica, in cui il fedele cerca di identificarsi con le sofferenze di Gesù allo stesso modo in cui Dio si identificò nella Sua incarnazione con le sofferenze dell'uomo.
Ma rispetto agli antichi colonizzatori, i filippini vanno oltre. Si mettono in testa corone di spine, e qualcuno arriva anche a farsi crocifiggere.  Ma quando a mezzanotte della domenica le campane di bronzo iniziano a suonare a distesa e la statua della Vergine nera viene sostituita con quella dorata, ogni tristezza passa. In questo Paese-arcipelago, la gioia popolare si manifesta spesso in processioni acquatiche, dove la Croce è issata su una barca e seguita da altre barche. E alla fine i fedeli festeggiano con un tuffo. Il tradizionale riso e pesce con cui i contadini filippini si nutrono fino alla noia è finalmente sostituito dal lechón de leche, il porcellino da latte allo spiedo. 
Anche in Messico una vera flagellazione e una quasi vera crocifissione sono spesso inferte al volontario che ha accettato di impersonare Gesù nelle sacre rappresentazioni. E un simbolico capro espiatorio per tutta la comunità è anche il Catenacci, il "gran penitente" che nella processione del venerdì santo a Sartene, in Corsica, porta la croce sfilando a piedi nudi e incatenati per una via crucis scoscesa, vestito di rosso e incappucciato.  Sorprendente è la Processione Passo Rubato a Mompox, la città colombiana dove si svolge la vicenda di Cronaca di una morte annunciata: due passi avanti e uno indietro,  in un mistico balletto dove la purificazione della fatica prende il posto di quella della flagellazione. Ma il rituale che nella variante tre passi avanti e due indietro si trova anche nella “cunnulella” del Venerdì Santo a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta e nella Processione Danzante di Echternach in Lussemburgo,  che però si tiene per Pentecoste. 
I Misteri di Trapani sono una processione antica di 400 anni in cui 18 gruppi scultorei, ognuno dei quali rappresenta un momento della Passione, più due simulacri realizzati in legno, tela e colla tra il XVII il XVIII secolo dalle botteghe artigiane trapanesi, alle 14 in punto del Venerdì Santo, escono dalla chiesa barocca del Purgatorio, e accompagnati dalla marcia funebre intonata dalle varie bande musicali sono portati a spalla per 24 ore senza interruzioni.  Tradizione tipica dell’Italia era l’Orologio della Passione:  un canto presente in un’infinità di varianti testuali e musicali, ma con la caratteristica di scomporre la Passione in 24 momenti corrispondenti alle ore del giorno secondo un’antica ripartizione del giorno che partiva dalle 18. Derivante da pratiche o predicazioni colte del XVI secolo, era stato calato nella pratica popolare al punto da essere spesso accompagnati a ritmi indiavolati di saltarello e da essere portato in questo da cantori ambulanti che chiedevano in cambio offerte tipicamente di salami e uova, tipici cibi della colazione con cui a Pasqua si rompeva la Quaresima.

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