ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 17 ottobre 2014

Testo di...

Il testo che crea l’incidente di percorso del Sinodo: note sull’estensore


L'Arcivescolo di Chieti-Vasto Bruno Forte
L’arcivescovo Bruno Forte deve averla fatta un po’ grossa quando ha scritto le cose che ha scritto sul secondo matrimonio da benedire e sui gay da accogliere nel segno di un qualche loro magistero in umanità, se il cardinale Erdö stava per ritirare la firma dal testo del documento di mezza via del Sinodo dei vescovi su sesso e famiglia, invitandolo in pubblico a sentirsene personalmente responsabile (“queste cose le hai scritte tu, difendile tu”); se il cardinale Müller è andato su tutte le furie; se mezzo collegio ed episcopato, dal Sudafrica all’America alla Polonia, si è dissociato poco festevolmente; se, infine, il Reverendo Padre Lombardi S.I. ha dovuto precisare e riprecisare che non si deve equivocare, apertura e svolta va anche bene, una chiesa più umana e in sintonia col mondo, tutto a posto, ma quelle formulazioni sono una traccia di lavoro, poi si vede, non vi allarmate.
Insomma, il Sinodo è spericolato di per sé e per la materia che tratta, il Papa ha invocato parresia cioè apertura e chiarezza spirituale, i cardinali tedeschi procedono come panzer con Kasper e Marx, l’operoso vicepapa Maradiaga non vuole riflussi più o meno curiali, lo spettro del Concilio Vaticano II e dei suoi “colpi di stato procedurali” incombe sull’aula sinodale, ma Bruno Forte deve averci messo qualcosa di suo per portare il tutto al calor bianco. Roberto Bellarmino, che attizzò il fuoco sotto Giordano Bruno, era al confronto un disputatore meno incauto.

Forte è un teologo napoletano di 65 anni. Certamente intelligente, con un’aria anche furba, volgarmente si direbbe paracula; la sua formazione universitaria di teologo e filosofo è buona, sebbene essenzialmente locale, non stratosferica; la sua produzione è varia e ampia, esprime il contatto diretto e consentaneo con filosofia e pensiero moderno, in particolare il pensiero indebolito dalla critica nicciana dell’idealismo tedesco e dall’esistenzialismo heideggeriano nelle sue varianti filosofico-letterarie, francesi. In una scuola romana, di recente, ha spiegato bene la sua idea di verità: approssimazione, cammino, percorso, lasciarsi raggiungere dal vero della fede, e saper anche dubitare, misurarsi e inverarsi nell’altro, e poi anche Cristo, certo, che è via verità e vita, un intingolo di ratio nella fides, ma il succo è che non la si possiede e se sia verità morale, bè, questo è un altro paio di maniche. Forte è stato consacrato vescovo di Chieti-Vasto da Ratzinger cardinale nell’ultimo anno di pontificato di s. Giovanni Paolo II, il lignaggio gerarchico c’è, ma se prendete la enciclica Veritatis splendor (1993) di s. Giovanni Paolo e del futuro Benedetto XVI, vi accorgerete subito della differenza: la materia di Forte non è l’autoevidenza della fede nutrita da una idea razionale di legge naturale, che magari sarà un ferrovecchio teologico prestatosi alla predicazione morale non negoziabile (in particolare su sesso, vita e famiglia) di cui vuole liberarsi la chiesa missionaria di Francesco, proiettata nelle periferie secolarizzate del mondo contemporaneo, alla conquista di un contatto purchessia, ma è un culmine di questo tempo; insomma, l’esistenzialismo di questo vescovo segretario speciale del Sinodo ha spalmato le sue tinte teologiche su un testo che è divenuto, diciamo così, un incidente di percorso.

ARTICOLI CORRELATI Il sesso squassa la vigna I primi cristiani non si risposavano La controffensiva degli ortodossi La fede non si decide ai voti Non è il sesso degli angeli, bellezza Rischi dell’ipocrisia pastoraleSua Eccellenza Forte, alla morte del cardinal Martini, l’antepapa che chiedeva di recuperare un ritardo ecclesiale di duecento anni, giusti giusti quelli che ci separano dalla Rivoluzione francese e dal trionfo dell’illuminismo, fu polemico con noi che ricordavamo i presupposti di morale e teologia gesuita del suo progetto, e ci bacchettò dando una sua interpretazione, certamente più canonica della nostra, della celebre “indifferenza gesuitica” e del “cercare Dio in tutte le cose”. Polemica aspra ma civile, che non poteva non tornare alla mente ora che il testo martiniano di Forte ha messo le maggioranze e le minoranze incrociate del Sinodo di fronte alla loro responsabilità davvero evangelica di dire un chiaro “sì” o un chiaro “no” a una chiesa né madre né maestra ma discente alla scuola del mondo secolare. Con risultati per ora piuttosto accidentati.

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/121922/rubriche/vaticano/sinodo-bruno-forte-papa-francesco-testo-che-crea-incidente-di-percorsonote-sull-estensore.htm

La controffensiva degli ortodossi

Agitazione in aula. Le commissioni smontano il testo di Forte
di Matteo Matzuzzi | 17 Ottobre 2014 

I vescovi riuniti durante una sessione del Sinodo (foto AP)
Roma. Raccontano che uno scontro così non s’era mai visto, forse neanche al Concilio. Poco dopo le nove di ieri mattina, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, prende la parola e annuncia che le relazioni dei circoli minori non sarebbero state divulgate. Retromarcia rispetto a quanto sempre accaduto in passato e detto nei giorni scorsi. Ad andare in pasto alla stampa, insomma, sarebbe stata solo la Relatio post disceptationem firmata dal cardinale Erdö e scritta da mons. Bruno Forte. Davanti alle novità illustrate da Baldisseri, s’è alzato il cardinale George Pell, che ha contestato con forza la decisione. Dopo di lui, una lunga teoria di padri, dall’arcivescovo di Bruxelles, mons. Léonard a quello di Durban, mons. Napier, ha chiesto che la questione fosse almeno messa ai voti. Anche il segretario di stato, cardinale Pietro Parolin, ha preso la parola. Il tutto in un clima da stadio, con standing ovation e perfino qualche buu. Il Papa, seduto al tavolo della presidenza, guardava impassibile. Alla fine, come avrebbe detto qualche ora più tardi in conferenza stampa il cardinale Christoph Schönborn, “la decisione di rendere note le relazioni dei circoli è stata presa a grande maggioranza”. I testi sono chiari e vanno nella direzione opposta a quella perorata dal cardinale Walter Kasper.

ARTICOLI CORRELATI Il testo che crea l’incidente di percorso del Sinodo: note sull’estensore I primi cristiani non si risposavano Non è il sesso degli angeli, bellezza Una falsa quiete dopo la tempestaQualche anticipazione su come sarebbe andata a finire l’aveva già data, mercoledì a tarda sera, il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Dolan, che si schierava in modo netto sulle posizioni assunte in aula dal cardinale Raymond Leo Burke. L’arcivescovo maggiore di Kiev, Svetoslav Shevchuk, parlava addirittura della necessità di “mandare un chiaro messaggio ai fedeli e al Papa” sul fatto che “la famiglia è l’unione stabile, fedele e sacramentale tra un uomo e una donna”.  I punti più controversi e delicati, dalla questione del riaccostamento dei divorziati risposati all’eucaristia, fino all’apertura alle unioni omosessuali, sono stati smontati quasi all’unanimità. Anche perché, ha fatto notare più d’un padre sinodale, di unioni tra persone dello stesso sesso s’era parlato pochissimo – non più di tre interventi in assemblea – eppure la Relatio di lunedì ne parlava ad abundantiam. Particolarmente dura è la sintesi del circolo moderato dal cardinale guineano Robert Sarah, presidente del Pontificio consiglio Cor unum, che sottolinea come sia stato necessario “riscrivere la seconda parte della Relatio”. Sulla terza, quella delle situazioni pastorali difficili, la bocciatura è totale: “Non si può cambiare la dottrina della chiesa sull’indissolubilità del matrimonio e la non ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia”. Chi apre (meno della metà dei dieci gruppi), lo fa ponendo paletti o richiedendo ulteriori studi in materia. Il primo circolo italiano moderato dal cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda fide, osserva che “i padri, pur sensibili alla problematica, propongono che l’argomento sia ristudiato alla luce del n. 84 di Familiaris Consortio al fine di precisare eventuali condizioni diverse dalla disciplina attuale”.

Apertura, dunque, solo se l’esortazione promulgata da Giovanni Paolo II trent’anni fa lo consente. Non proprio ciò cui puntavano i novatori guidati dal cardinale Walter Kasper, che ieri ha smentito d’aver concesso l’intervista in cui sosteneva che gli africani non avrebbero dovuto intervenire troppo su certe questioni come l’omosessualità, a casa loro considerate tabù. Anche il circolo moderato dal cardinale Lluís Martínez Sistach, che nel briefing di mercoledì s’era mostrato assai disponibile a innovare la prassi pastorale, mette nero su bianco che la questione andrà ulteriormente discussa “dagli esperti di teologia e diritto”. Ora si lavora alla Relatio Synodi, che dovrà ottenere il placet dei padri. Un lavoro delicato, e non a caso padre Lombardi, in chiusura di conferenza stampa, invoca per loro la benedizione divina.


Il Martirio di San Lorenzo
opera del pittore Cesare Giuliani

Questo quadro, collocato nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo Martire,
è stato benedetto da S.E. Rev.ma Mons. Bruno Forte,
Arcivescovo Metropolita di Chieti - Vasto.
il giorno 8 dicembre 2012 

Ricordiamo le parole del Presule nella sua ultima intervista:
"Garantire i diritti degli omosessuali è un fatto di civiltà".
Cicero pro domo sua?

1 commento:

  1. Toglietegli il Pastorale e dategli uno stura gabinetti per ripulirsi la bocca dalle cagate che ha detto!

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