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mercoledì 19 novembre 2014

Alter Christus

Formidabile alzata d’ingegno di O’Malley e repliche, chiesa Usa agitata


L'arcivescovo di Boston Sean O'Malley (foto Ap)
Roma. Se lui fosse stato al posto di Gesù Cristo, le donne direbbero messa come gli uomini, senza alcun problema, da duemila anni: “Sapete come la penso, se potessi fondare una chiesa, vorrei le donne prete”, ha detto a 60 Minutes il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo cappuccino di Boston e riferimento prediletto di Papa Francesco negli Stati Uniti, con il quale comunica pressoché quotidianamente “via fax”.
Il problema è che – ha aggiunto – la chiesa l’ha fondata Cristo “e ciò che ci ha lasciato è qualcosa di diverso”. Non credevano alle loro orecchie le decine di vescovi che da poco avevano lasciato Baltimora dopo aver partecipato all’assemblea autunnale in cui nulla di nuovo era accaduto – niente passione, leadership carente e la ripetizione d’una “agenda stantìa”, ha scritto l’ex direttore della rivista gesuita America, padre Thomas Reese – anche perché O’Malley ha nel frattempo definito “un disastro” l’indagine della congregazione per la Dottrina della fede che va avanti ormai da anni sulla Leadership Conference of Women Religious, l’associazione delle suore ribelli in tailleur che vorrebbe l’ordinazione femminile per “sanare quel vulnus d’ineguaglianza che c’è tra uomo e donna”, ed è aperta a discutere di aborto, contraccezione e questione omosessuale. Non a caso, un altro cardinale americano, l’ex prefetto del Sant’Uffizio, William J. Levada, le aveva accusate di andare “oltre Gesù e oltre la chiesa”.

A giudizio di O’Malley, in questi anni si è sbagliato tutto, a cominciare dal metodo con cui è stato trattato il dossier che riguarda il più importante gruppo di religiose negli Stati Uniti. Posizione abbastanza isolata, quella dell’arcivescovo di Boston, come dimostrano gli interventi degli altri vescovi suoi connazionali a sostegno della procedura istruita da Roma. Come ricordava qualche tempo fa al Foglio il vaticanista del Boston Globe John Allen, O’Malley di certo non può essere ascritto tra i cosiddetti progressisti: basti pensare alla sua posizione sull’aborto, da lui definito “un abominevole delitto” e alla questione più controversa che ha tenuto banco al recente Sinodo sulla famiglia, quella del riaccostamento alla comunione dei divorziati risposati: “Non vedo alcuna giustificazione teologica per cambiare l’atteggiamento della chiesa sulla riammissione dei divorziati risposati ai sacramenti”, diceva lo scorso febbraio. Conservatore sì, ma estraneo al gruppo dei “conservatori muscolari” che da più di due decenni guida l’episcopato americano, come dimostra la sua posizione pro immigrati, figlia anche della sua esperienza come fondatore del Centro Católico Hispano e di missionario nelle Isole Vergini. Un isolamento, quello di O’Malley, che è stato reso palese dalla bocciatura del presule nella votazione per i quattro delegati da inviare a Roma per il Sinodo ordinario del prossimo anno. L’episcopato americano ha eletto mons. Joseph Kurtz, il cardinale Daniel DiNardo, mons. Charles Chaput e mons. José Gomez. Scontata l’elezione dei primi due (rispettivamente presidente e vicepresidente della conferenza episcopale), meno lo era quella dell’arcivescovo conservatore di Philadelphia che aveva deplorato la “confusione emersa dal Sinodo” e dell’arcivescovo di Los Angeles (Opus Dei).

ARTICOLI CORRELATI I vescovi americani in “lotta per seguire Francesco”, ma non tutti. AnziNiente da fare per O’Malley, che pure era in lizza. Il voto rappresenta anche un messaggio per Francesco, nota sempre il gesuita padre Reese: “Se avessero voluto mettersi totalmente sulla scia di Papa Francesco, i vescovi avrebbero eletto l’arcivescovo di Boston (il suo migliore amico nella gerarchia americana) e l’arcivescovo di Chicago, mons. Cupich, la sua prima grande nomina”. Invece, il successore del cardinale Francis George –  che si è insediato proprio ieri – è stato inserito nella lista delle due riserve, insieme a mons. Salvatore Cordileone, arcivescovo di San Francisco, considerato tra i pastori più conservatori degli Stati Uniti (tra i consacranti c’era Raymond Leo Burke), e protagonista della  Marcia per il Matrimonio che s’è tenuta lo scorso giugno a Washington.
© FOGLIO QUOTIDIANO
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/122999/rubriche/vaticano/formidabile-alzata-ingegno-di-omalley-e-repliche-chiesa-usa-agitata.htm
Lectio 2
Joel 1:5-7
5 Expergiscimini, ebrii, et flete et ululate, omnes qui bibitis vinum in dulcedine, quoniam periit ab ore vestro.
6 Gens enim ascendit super terram meam, fortis et innumerabilis: dentes ejus ut dentes leonis, et molares ejus ut catuli leonis.
7 Posuit vineam meam in desertum, et ficum meam decorticavit; nudans spoliavit eam, et projecit: albi facti sunt rami ejus.
8 Plange quasi virgo accincta sacco super virum pubertatis suae.
9 Periit sacrificium et libatio de domo Domini; luxerunt sacerdotes, ministri Domini.
10 Depopulata est regio, luxit humus, quoniam devastatum est triticum, confusum est vinum, elanguit oleum,
11 Confusi sunt agricolae, ululaverunt vinitores super frumento et hordeo, quia periit messis agri.
http://divinumofficium.com/cgi-bin/horas/officium.pl

1 commento:

  1. Signore Gesù, noi ti preghiamo: Convertili e poi prenditeli . jane

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