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domenica 9 novembre 2014

"Caffarra, chi è per giudicare?": il prossimo epurato..!


Matrimoni gay, Caffarra: 'Demolizione alfabeto uomo-donna cambierà società'

Torna all'attacco l'arcivescovo, che durante un convegno ragiona sulle cause che rischiano di erodere la società umana. "Caffarra, chi è per giudicare?", manda a dire Grillini, presidente Gaynet, per il quale invece 'le famiglie lgbt sono bene prezioso'



Nozze tra perone dello stesso sesso. Un capitolo che continua a ar dibattere. Mentre il sindaco Merola prosegue con il registro delle trascrizioni in Comune delle unioni contratte all'estero, nonostante i vari divieti, l'arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, torna all'attacco. 
Il cardinale, invitato ieri al Centergross a un convegno sul ''capitale sociale'', ragiona sulle cause che rischiano di erodere la società umana. E oltre all'individualismo, che è la "radice di ogni atteggiamento distruttivo del capitale sociale, perchè rende impossibile il dinamismo che lo genera", ovvero la "partecipazione", Caffarra vede un altro rischio.
"La demolizione dell'alfabeto maschile-femminile cambierà radicalmente l'assetto del sociale- sostiene il cardinale- lo rende inevitabilmente, nell'oggettività delle sue istituzioni, nel suo ''spirito oggettivo'', l'incontro di individui nativamente irrelati". Insomma, secondo Caffarra, "stiamo perdendo la possibilità di dire il sociale umano e quindi perfino di parlare di capitale sociale". Del resto, sottolinea l'arcivescovo di Bologna, che a inizio ottobre ha partecipato al sinodo sulla famiglia voluto da papa Francesco, "l'umanità della persona esiste sempre nella forma femminile e nella forma maschile. L''humanum è  bi-forme" e in questo senso ha "un carattere relazionale: l'uomo maschio scopre se stesso in relazione alla donna e reciprocamente". Caffarra cita a proposito i Romani  e Aristotele, "quando afferma che il matrimonio-famiglia è anteriore alla polis. Verità espressa anche nella nostra Costituzione- richiama il cardinale- non si tratta di una priorità cronologica, ma di carattere archetipico: il sociale uomo-donna è l''arche'' e quindi il paradigma di ogni sociale umano".
Non si è fatta attendere la replica, piccata, alle parole del cardinale. "Sbaglia nel sostenere che le famiglie lgbt sono un male, perchè è vero l'opposto: tutte le famiglie di questo mondo sono un bene prezioso, comprese le famiglie lgbt". Così Franco Grillini, presidente di Gaynet e capolista a Bologna della lista Emilia-Romagna civica alle prossime elezioni regionali, che arriva a parafrasare un'ormai famosa battuta di papa Francesco sull'omosessualità.
"Cardinale Caffarra, chi è lei per giudicare?", manda a dire Grillini. Secondo il consigliere regionale uscente, che il 15 novembre sarà con il Cassero a manifestare sotto la Prefettura di Bologna in favore del registro per le nozze gay, "il concetto è semplice: in un mondo fatto di precarietà, di disoccupazione, di fragilità delle relazioni sociali ogni famiglia, ogni nucleo affettivo, ogni persona che costruisce anche semplicemente un'amicizia con un'altra persona rappresenta una risorsa, un bene per tutta la collettività". In altre parole, incalza Grillini, "a differenza di Caffarra noi ragioniamo in modo inclusivo, non diamo giudizi, non escludiamo". Il candidato alle regionali ribadisce "che occorre estendere anche alle coppie lgbt il matrimonio civile per conquistare quell'uguaglianza tra tutti i cittadini che costituisce il cuore della nostra Costituzione". Quanto alla distinzione tra maschio e femmina, "dove sta scritto che li si vuole negare?- aggiunge Grillini- ognuno ha diritto alla propria identità, sia essa sessuale o di genere, ma sono gli essere umani nella loro sacrosanta autonomia a definire se stessi e non certo la Curia o il cardinale. Una delle grandi conquiste dell'umanita'' è proprio la possibilità in democrazia per le persone di autoderminarsi, di essere padrone di se stesse dalla nascita alla morte".
http://www.bolognatoday.it/cronaca/matrimoni-gay-caffarra-grillini.html

«Nullità matrimoniali gratis come vuole Francesco»


Il Papa ha chiesto di rendere gratuite le nullità matrimoniali
(©LaPresse)
(©LAPRESSE) IL PAPA HA CHIESTO DI RENDERE GRATUITE LE NULLITÀ MATRIMONIALI

Parla a Vatican Insider l'avvocato rotale Fabrizio Marciano che a Napoli ha creato uno sportello per il patrocinio gratuito nei tribunali ecclesiastici

GIACOMO GALEAZZICITTÀ DEL VATICANO

«Francesco vuole una Chiesa povera per i poveri, quindi ricorrere alla giustizia ecclesiastica non deve essere un privilegio per i ricchi». Nel cuore popolare di Napoli è in funzione per le coppie in crisi uno sportello gratuito per le dichiarazioni di nullità matrimoniale. L’avvocato rotale Fabrizio Marciano ha creato nell’arcidiocesi partenopea un servizio gratis per assistere nei tribunali ecclesiastici le persone che non possono permettersi di pagare le tariffe previste per il patrocinio legale. Mercoledì scorso papa Francesco, parlando ai corsisti della Rota romana, ha chiesto di snellire le procedure dei processi di nullità matrimoniale e di seguire una «linea di giustizia e anche di carità». E ha esortato a tenere le procedure al di fuori della «cornice degli affari» fatta emergere da alcuni «scandali pubblici». Il Pontefice ha raccontato anche di aver «dovuto congedare dal Tribunale una persona, tempo fa, che diceva “10mila dollari e ti faccio i due procedimenti, il civile e l'ecclesiastico”».
 
Papa Francesco ha chiesto di azzerare i costi che i fedeli devono sostenere per le dichiarazioni di nullità matrimoniali. È una svolta?
«Sì. Il Papa, con il suo ultimo intervento, credo voglia ricordarci che tutto va razionalizzato e reso funzionale alla tutela della dignità della persona, dovendosi orientare ogni scelta in armonia con questo principio. E siccome l’uomo è il primo e immediato destinatario del diritto, ogni norma della legge ecclesiastica è costituita per lui, in virtù del valore intrinseco, appunto, della sua dignità. Il concetto di gratuità richiamato dal Santo Padre, a mio avviso, ha un’accezione ben più ampia, rispetto alla questione strettamente legata ai costi vivi per l’amministrazione della giustizia, nell’ambito del Tribunale apostolico della Rota romana, che è il Tribunale, appunto, del Santo Padre; è compreso il valore imprescindibile della generosità per l’accoglienza e l’ascolto. Si è in attesa, dunque, di conoscere le modifiche normative per una giustizia più veloce ed efficiente».
 
Com’è nata la sua iniziativa a Napoli?
«Devo dire che questa iniziativa non è mia, ma è stata voluta dalla delegazione per Napoli e la Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. Si è voluto costituire lo “Sportello Sacra Rota” e designare me, come avvocato rotale per l’attività di consulenza gratuita ai fedeli. La finalità è di dare una risposta sul piano giuridico a chi volesse capire se il proprio matrimonio naufragato possa eventualmente essere dichiarato nullo dal Tribunale della Chiesa. Sono tanti, infatti, i casi matrimoniali suscettibili di dichiarazione di nullità canonica, rispetto ai numerosissimi divorzi che affollano i tribunali civili. Ed è questo il punto; la gente non lo sa, ma se buona parte sapesse di poter avere “l’annullamento” del proprio matrimonio, ne sarebbe felice, potendosi liberare di un vincolo nullo e ciò per ragioni di coscienza e di coerenza della propria pratica di fede. Insomma, lo “Sportello Sacra Rota” è una concreta proposta per la salvaguardia della famiglia, perché in essa si riscopra la dignità sacramentale quale valore primario dell’unione matrimoniale».

Il ricorso alla giustizia ecclesiastica era riservata ai ceti più agiati?
«Credo che questo luogo comune, oggi sfatato per la normativa vigente che dà accesso a tutti alla giustizia ecclesiastica, possa avere un suo riferimento in una realtà storica esistente fino al 1983, quando i patti tra Stato e Chiesa consentivano il riconoscimento automatico delle sentenze canoniche di nullità matrimoniale nell'ambito dell'ordinamento giuridico italiano. A questo "privilegio" l'accesso era riservato solitamente ai ceti più agiati, economicamente più forti nel sostenere i costi elevati di un percorso giudiziario prospettato come una prerogativa per pochi. Tutto cambia, poi, con l'accordo di revisione del concordato lateranense di Villa Madama del 18 febbraio 1984, in virtù del quale lo Stato riconosceva la riserva giurisdizionale alla Chiesa per la trattazione delle cause di nullità matrimoniali, ma, perché le sentenze ecclesiastiche venissero riconosciute in ambito statuale si sarebbe dovuto passare attraverso il vaglio della giurisdizione civile. Questa revisione dei patti ha finito per vanificare sostanzialmente una procedura unica ed esclusiva invalsa fino a quel momento, ma per pochi eletti, per coloro che insomma potevano anche superare gli ostacoli del giudice civile della separazione».
 
La Cei nel 2010 ha calmierato le tariffe degli avvocati rotali. È una misura che è servita?
«La giustizia ecclesiastica alla quale si rivolge il fedele, ha come fine ultimo il bene spirituale, dunque non può non essere accessibile a tutti. L’Avvocatura ne ha consapevolezza ed è conscia altresì che l’attività difensiva dinanzi ai tribunali ecclesiastici è molto complessa e delicata, in  quanto si trattano questioni umane travagliate e personalissime. Dunque, non può non condividere che è inammissibile lucrare sui drammi altrui, su chi è segnato dalla sofferenza del fallimento della propria unione coniugale. La Cei pertanto doveva intervenire, in applicazione del Codice di Diritto canonico (canone 1488) già con normativa del 26 marzo 1997 statuendo il tariffario degli avvocati per le cause di nullità matrimoniale. Tale normativa ha avuto nel tempo la revisione del 2000, del 2007, mentre le norme attualmente in corso sono in vigore dal 1° giugno 2010, disciplinando il regime amministrativo e le questioni economiche dei Tribunali ecclesiastici regionali italiani, determinandosi anche l’onorario degli avvocati e dei procuratori nelle cause di nullità matrimoniale (tetto massimo dell’onorario 2.992 euro - spese vive del tribunale 525euro). Tale regolamentazione è utile perché il fedele sappia che la giustizia ecclesiastica non è per i soli abbienti. Inoltre, a chi non ha risorse economiche sarà comunque riconosciuto il diritto alla assistenza e alla difesa, con l’esonero di tutti i costi, in assoluto».
 
Il Pontefice ha messo in guardia dalla corruzione nei tribunali ecclesiastici. Qual è la situazione secondo la sua esperienza?
«Anche nei tribunali ecclesiastici, come nel mondo intero, vi sono delle negatività, delle ingiustizie e tutto ciò che è riconducibile alla miseria umana. Ma per fortuna, dove si amministra la giustizia ecclesiastica, prevale un clima di correttezza e di elevata professionalità. A proposito di corruzione, il Papa nella omelia della Messa del 7 novembre a Santa Marta ha parlato della “dea tangente”, indubbiamente non riferendosi all’ambiente operativo dei tribunali ecclesiastici, ma a ben altri contesti deteriori della nostra società. Nell’ambito della giustizia della Chiesa, a parte qualche caso isolato, il criterio di maggiore condivisione e di sensibilità rispetto ai valori di fede da parte dei suoi operatori ammessi (giudici, difensori del vincolo, notai, avvocati) è tale che ci si conformi con più naturalezza ai principi di correttezza e coerenza, che non possono non motivare il loro impegno professionale. Tuttavia, chi opera in disarmonia con le regole non può passare inosservato rispetto al sistema che contempla carichi sanzionatori tutt’altro che inefficaci, atteso che è inammissibile abusare del diritto, a svantaggio altrui. Purtroppo il caso che dà scandalo fa molta eco, in quanto l’opinione pubblica esige modelli di perfezione assoluta in chi lavora nella e per la Chiesa, rischiandosi, come spesso accade, generalizzazioni immediate e semplicistiche».       
 
È una giustizia troppo lenta?
«La lentezza è data dalla inadeguatezza numerica degli operatori; sono ancora pochi i giudici ecclesiastici rispetto al volume delle cause. Mi consta vedere quotidianamente mole di lavoro di notevole entità e un impegno costante e dedicato da parte della magistratura ecclesiastica, spesso ben oltre le proprie risorse. Negli ultimi anni, tuttavia, si sono fatti passi significativi in avanti, relativamente ai tempi della giustizia, con l’ampliamento dell’organico e la nomina di uditori, essendosi avviato un processo di riforma alla luce anche della istruzione apostolica del 2006 del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi - l’equivalente della nostra Corte costituzionale - che esorta in direzione di tempi più ristretti (massimo un anno per il primo grado e sei mesi per la seconda istanza). Ma siamo in attesa di ulteriori e più soddisfacenti passi per un riforma più radicale  del processo canonico, sottolineandosi l’importanza di quel principio, per cui il fine ultimo della giustizia ecclesiastica è la “Salus Animarum”. Sono molto fiducioso».

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