Papa. Sinodo. Parresia. Una richiesta.
Se davvero si vuole sgombrare il campo dai sospetti di un tentativo di manipolazione dall’alto del Sinodo, e per evitare che questi sospetti possano riprodursi di qua a un anno, sarebbe opportuno che si togliesse l’embargo alle relazioni scritte che i Padri sinodali hanno consegnato entro l’8 settembre scorso. Sarebbe un aiuto concreto a chi volesse scrivere una storia o una cronaca del Sinodo non viziata da partigianeria di nessun genere.
Nelle ultime settimane le voci istituzionali della stampa cattolica hanno esaltato la trasparenza dell’ultimo Sinodo, e la volontà di chiarezza che papa Francesco ha esortato a mostrare, la cosiddetta “parresia” evangelica. E’ inevitabile che si operi, dopo ogni evento, una riscrittura più o meno interessata. E’ nella natura delle istituzioni, e la Chiesa non fa eccezione.
E’ forse però opportuno contribuire a questa visione con una richiesta.
Un Sinodo, come ogni evento del genere, per vivere nella storia in maniera limpida ha bisogno di documenti. E’ importante, sarà importante, per lo studioso come per il cronista, poter verificare sui testi lo sviluppo e la maturazione delle posizioni e del dibattito.
Questo, al momento non è possibile, per una scelta precisa dei responsabili a cui il Papa ha affidato la gestione dell’evento. Le relazioni iniziali dei partecipanti sono state segretate. Così come non è stato possibile, in base alle conferenze stampa, percepire con chiarezza posizioni e dichiarazioni.
L’unico documento “ufficiale” al momento in cui l’assemblea si è chiusa sciogliendosi nelle Commissioni è stata una Relatio discutibile e discussa, in cui moltissimi non si sono riconosciuti e di cui infatti le Commissioni hanno tenuto il conto che sappiamo.
Le relazioni delle Commissioni sono state rese pubbliche contro la volontà iniziale della gestione del Sinodo, e solo dopo che in aula si era presa posizione contro la gestione della Segreteria, e si era espressa sfiducia verso la comunicazione che veniva fornita alla stampa.
La Relazione finale è stata resa pubblica per un atto di volontà del Papa, a cui però si è aggiunta una violazione del regolamento del Sinodo. I tre articoli contestati (su omosessualità e eucarestia ai divorziati risposati) non avrebbero dovuto fare parte del testo, perché non avevano raggiunto i due terzi dei consensi.
Ed ecco la richiesta.
Se davvero si vuole sgombrare il campo dai sospetti – probabilmente non infondati – di un tentativo di manipolazione dall’alto del Sinodo, e per evitare che questi sospetti possano riprodursi di qua a un anno, sarebbe opportuno che si togliesse l’embargo alle relazioni scritte che i Padri sinodali hanno consegnato entro l’8 settembre scorso. Una decisione del genere da parte del Papa sarebbe convincente, più di ogni cronaca apologetica, sul suo desiderio di totale trasparenza in una materia che riguarda soprattutto i fedeli cattolici laici. Sarebbe, inoltre, un aiuto concreto a chi volesse scrivere una storia o una cronaca del Sinodo non viziata da partigianeria di nessun genere.
Infine una piccola notazione. Non di frequente mi trovo d’accordo con Adista, un’agenzia di notizie cattolica. Ma non ho potuto fare a meno di apprezzare questo
fondo di Augusto Cavadi:
“Due osservazioni per chiudere. I giornali dicono che questo Sinodo ha spaccato la Chiesa cattolica. Falso: ha manifestato apertamente una spaccatura vecchia, forse antica quanto la Chiesa stessa. Senza andare troppo indietro, già da decenni il filosofo cattolico Pietro Prini aveva scritto sullo scisma sommerso, invisibile, di molti (vescovi, preti e teologi inclusi) rispetto al Magistero ufficiale. In questa spaccatura è spontaneo ritrovarsi in sintonia con i “progressisti” ma, mi sia concesso di aggiungere per amore della sincerità, non senza disagi: tra alcuni “progressisti” dell’ultima ora e i “conservatori” irriducibili la mia stima va a questi ultimi, fedeli alla propria linea anche quando diventa scomodo sostenerla. Che in pochi mesi, fiutato il vento, molti vescovi e parroci che da decenni hanno bollato i “riformisti” di eresia si scoprano aperti e sensibili, mi provoca disgusto: questi carrieristi conformisti sono troppo abili nel saltare sul carro dei potenti di turno per poter meritare la nostra fiducia di compagni di strada”.
MARCO TOSATTI
http://www.lastampa.it/2014/11/02/blogs/san-pietro-e-dintorni/papa-sinodo-parresia-una-richiesta-lnnKItpBh95XJTpq35B8TM/pagina.html
Vietata la celebrazione della messa tridentina al cardinale Burke?
Doverosa premessa: è un’indiscrezione, che va presa come tale, ma, se fondata, sarebbe veramente grave.
Il cardinal Burke avrebbe dovuto,
mercoledì prossimo, celebrare una messa tridentina nella chiesa
parrocchiale di S. Leopoldo a Vienna, appartenente al monastero di
Klosterneuburg. Sembra che la messa sia stata annullata e che il
superiore di Klosterneuburg, padre Bernhard Backovsky, avrebbe
personalmente vietato la celebrazione.
Credo che il fatto grave, più che nel
bandire la messa di sempre, risieda nel fatto che a chiunque abbia
seguito le ultime vicende, la cosa appaia più che mai verosimile. E’ il
segno che l’ostracismo verso i tradizionalisti è già una realtà
consolidata.
Fonte
http://radiospada.org/2014/11/vietata-la-celebrazione-della-messa-tridentina-al-cardinale-burke/
“Negli altri Sinodi non si discuteva nelle diocesi, faceva tutto la presidenza Cei"
(©lapresse)
(©LAPRESSE) COMINCIA IL DOPO SINODO
Intervista con l'arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi, segretario della commissione episcopale per l'educazione cattolica sulla fase diocesana post-sinodale
GIACOMO GALEAZZICITTA’DEL VATICANO
“E’ molto positivo che un Sinodo affidi la discussione sul documento finale alle singole diocesi, in passato non c’erano mai state consultazioni e confronti a livello diocesano e se ne occupava direttamente la presidenza della Cei”. L’arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi, segretario della commissione episcopale per l’educazione cattolica spiega a “Vatican Insider” perché la “fase post-sinodale nelle diocesi” rappresenta una “importante novità” per la Chiesa.
In che modo il Sinodo sulla famiglia prosegue a livello diocesano?
“In diocesi l’ufficio famiglia si occupa di tutti gli aspetti della vita familiare affrontati dal Sinodo straordinario e che saranno al centro anche della sessione ordinaria del prossimo anno. E quindi anche le famiglie in crisi, i separati e i divorziati risposati. Attendiamo istruzioni sul secondo questionario. La “Relatio Synodi" della terza assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi costituisce la base di discussione per le diocesi. Per i sinodi precedenti non c’era stata una discussione nelle singole diocesi. Prima se ne occupava direttamente la presidente della Conferenza episcopale nazionale. Per questionario che ci era stato inviato prima del Sinodo sulla famiglia si sono attivati i consigli presbiteriali e pastorali e il laicato. Per il secondo questionario accadrà la stessa cosa”
Va cambiato il modello di pastorale della famiglia?
“Sì. I divorziati risposati vanno accolti, sono parte integrante della Chiesa. Serve accoglienza non emarginazione. Inoltre non basta preparare le coppie al matrimonio, occorre accompagnarle anche dopo, soprattutto nei primi anni, quando sono maggiori le difficoltà. E anche la preparazione al matrimonio va fatta meglio. Per la cura delle famiglie in crisi, per i divorziati risposati e i divorziati sono utili ritiri e momenti dedicati a loro. Non devono sentire lontana la Chiesa. La riammissione dei divorziati risposati ai sacramenti è un tema interessante, da affrontare anche a livello diocesano”.
E’ un passo avanti?
“Sì. Considero molto positivo il passaggio da una pastorale in cui i divorziati risposati erano emarginati ad una in cui vengono ascoltati e accolti con misericordia e attenzione. Attendiamo con interesse quello che emergerà anche nel Sinodo ordinario del prossimo anno. E intanto ne discutiamo nelle singole diocesi. E’ molto importante. Abbiamo anche questioni specifiche da approfondire”.
Quali?
“Nelle diocesi abbiamo molte persone che vengono dalla Romania e da altri paesi a maggioranza ortodossa. Dopo la fine del loro matrimonio, hanno ricevuto dal loro vescovo la benedizione per vivere con una nuova persona. Per sposarsi con un cattolico dovrebbero aprire una pratica presso i nostri tribunali ecclesiastici. C’è poi da riprendere in mano il documento con cui la settimana sociale dei cattolici di Torino aveva invitato noi pastori a prendersi carico globalmente delle realtà familiari. Incluse quelle che vanno in frantumi. La pastorale familiare è per sua natura trasversale. Riguarda i giovani e le persone avanti con gli anni e nella catechesi vanno maggiormente coinvolti i genitori”
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/sinodo-famiglia-37266/
Sinodo, il cardinale Marx sa come finirà. Come vuole lui
di Luisella Scrosati03-11-2014
Il cardinale Reinhard Marx, Presidente della Conferenza episcopale tedesca e membro del gruppo dei “consiglieri” del Santo Padre non sembra pienamente soddisfatto del risultato del Sinodo straordinario sulla famiglia. Forse non ha gradito il lavoro complessivo dei circoli minori, che hanno apportato importanti modifiche alla Relatio. Secondo quanto riporta Kath.net «il cardinal Marx avrebbe espresso in modo palese nell’aula sinodale il suo disappunto sul documento finale… per il fatto che le tesi del cardinal Kasper non hanno avuto praticamente nessuna influenza sul documento finale». Il cardinale avrebbe poi affermato che «se si confronta il discorso del Papa con questi testi, vien da dire che un po’ più di freschezza, un po’ più di slancio in avanti sarebbero stati desiderabili».
Sarebbe dunque in ossequio a questo slancio, che l’arcivescovo di Monaco-Frisinga traccia il programma per l’anno che ci separa al Sinodo ordinario, dell’ottobre 2015: «Abbiamo il dovere di annunciare il Vangelo e non di citare noi stessi. Nei mesi che seguiranno l’attuale Sinodo, fino al Sinodo dei vescovi nell’anno a venire, si tratterà di vedere quali vie potremmo percorrere nelle Chiese locali per unire la dottrina della Chiesa e la situazione pastorale e familiare degli uomini. Si tratta - come annotato nel documento finale del Sinodo - di trovare “nuove strade” nella teoria e nella prassi. Come vescovi siamo pronti a questo nel dialogo. E non ci sono divieti di pensiero o di parola. Spero in un dibattito intenso all’interno delle nostre diocesi, parrocchie e associazioni».
“Novità”, “abolizione di divieti”, “apertura” sembrano essere divenute ormai le parole chiave della ventata antiproibizionista post-sinodale. Si sta ripetendo il mantra degli ultimi quarant’anni, per cui gli eventuali “limiti” che si trovano nei testi devono essere superati in nome dello spirito che li ha animati. Il cardinale Marx, in un’intervista rilasciata al settimanale Die Zeit il 28 ottobre, riportata sul
National Catholic Reporter (
clicca qui),
si fa interprete di questo “spirito del Sinodo” (variante aggiornata dello spirito del Vaticano II…), infilando una serie di affermazioni che fanno ben capire quello che ci aspetterà nei prossimi mesi: «Le porte sono aperte più ampiamente di quanto sia mai accaduto dal Concilio Vaticano II. I dibattiti sinodali sono stati giusto un punto di partenza. Francesco vuole dare una mossa alle cose, vuole spingere in avanti i processi». A chi potrebbe far notare che però all’interno del Sinodo ha trovato spazio anche un altro “spirito”, che ha rigettato i famosi tre paragrafi sui temi della comunione ai divorziati-risposati e dell’omosessualità, Marx risponde: «Chiunque pervenga a questa conclusione (di un passo indietro, n.d.r.) non ha posto la sua attenzione su quanto sta avvenendo nella nostra Chiesa da un anno e mezzo. Fino ad ora, queste due questioni sono state assolutamente non negoziabili. Sebbene non abbiano raggiunto il consenso dei due terzi, la maggioranza dei padri sinodali ha nondimeno votato in loro favore».
Il cardinale inoltre ha spiegato per quale motivo i tre paragrafi siano stati comunque inseriti nel testo della Relatio, nonostante non abbiano raggiunto i voti necessari: «Sono ancora parte del testo. Specialmente io ho chiesto ciò al Papa, e il Papa ha detto che voleva che tutti i paragrafi venissero pubblicati, insieme ai voti corrispondenti. Egli ha voluto che, nella Chiesa, ciascuno vedesse a che punto eravamo. No, questo Papa ha spalancato le porte e i voti risultati alla fine del Sinodo non cambieranno questo». Verrebbe a questo punto da chiedersi a cosa serva discutere in un Sinodo e votare il documento finale paragrafo per paragrafo. A cosa serva un Sinodo che non tenga conto dei risultati del Sinodo…
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