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martedì 9 dicembre 2014

Tamarro Valls

Per Valls ci sono cose più importanti di un presepe: quali, di grazia?


“In nome del laicismo si vieterà il suono delle campane”, dice il presidente del Consiglio della Vandea
Roma. A questo punto, tanto vale abolire il Natale e le relative vacanze che laicamente tanto spingono i consumi dei contribuenti, scriveva provocatoriamente domenica il quotidiano Parisien, dopo aver dato conto della decisione del tribunale amministrativo di Nantes di far rimuovere il presepe da poco allestito nella sala comunale del municipio di La Roche-sur-Yon. Ordinanza immediatamente esecutiva, perché quelle statuine poggiate su muschio e paglia contrastano chiaramente con la legge sulla laicità, totem intoccabile nella Francia teatro illustre della secolarizzazione dilagante.
Il tribunale, spiegando perché è stata accolta la richiesta dell’organizzazione “La libre pensée” il cui motto è “Ni dieu ni maître, a bas la calotte et Vive la Sociale!”, rispolvera addirittura le norme del 1905 che prevedono una separazione netta tra stato e chiesa. Dopotutto, “la legge è la legge”, ha detto al Nouvel Observateur il sociologo Jean Baubérot, uno dei maître à penser della laicité francese che anni addietro fu tra gli autori della “Dichiarazione universale di laicità” firmata da duecentocinquanta intellettuali di tutto il mondo. “I presepi sono simboli religiosi che non possono trovare spazio in un luogo pubblico”, ha chiarito Baubérot, ammettendo però che il laicismo esasperato rischia anche di fare qualche danno, come dimostra “l’atteggiamento aggressivo e repressivo che colpisce l’islam”.

Eppure, non tutti sono d’accordo nel rimettere in fretta e furia le statuine della Madonna e san Giuseppe, delle pecore e dei re Magi negli scatoloni: secondo un sondaggio pubblicato sempre dal Parisien, l’ottantasei per cento dei lettori (hanno risposto all’inchiesta online in più di dodicimila) si è dichiarato favorevole a far rimanere i presepi nei municipi e in tutti gli altri luoghi pubblici dove si trovano ora, piazze comprese. I più decisi a disobbedire alle decisioni della magistratura sono gli esponenti locali del Front national. A Béziers, il sindaco Robert Ménard ha fatto carta straccia dell’ordinanza del prefetto in cui gli si chiedeva di rispettare senza deroghe i princìpi costituzionali e legislativi a garanzia della laicità dello stato. Di “secolarismo stupido” ha parlato la leader della destra nazionalista, Marine Le Pen. Sulla stessa linea anche i gollisti dell’Ump, con la deputata Nadine Morano che ha chiesto alle autorità di far prevalere la saggezza, perché “il secolarismo non deve uccidere il nostro paese, le nostre radici e le nostre tradizioni”. Ed è proprio su questo terreno che il Consiglio generale della Vandea – il cui presidente, Philippe de Villiers, s’è detto scandalizzato per una decisione che profuma di “totalitarismo” – ha presentato immediato ricorso avverso alla decisione del tribunale: “Il rispetto della laicità non significa l’abbandono di tutte le nostre tradizioni, la rottura con le nostre radici culturali”. Di questo passo, ha aggiunto De Villiers, “in nome di un laicismo sempre più dogmatico arriveremo a vietare il suono delle campane” nei villaggi e nelle città o, come ha ipotizzato in modo provocatorio il senatore gollista Bruno Retailleau, a togliere la croce occitana che da centinaia di anni campeggia sul gonfalone della città di Tolosa.

Da Parigi, dove da qualche settimana diversi gruppi di giovani stanno presidiando i boulevard e gli angoli delle piazze per testimoniare la fede cristiana nell’ambito del programma messo a punto dall’arcidiocesi parigina retta dal cardinale André Vingt-Trois, tentando di ripopolare le chiese sempre più deserte di fedeli, il primo ministro socialista Manuel Valls non prende posizione: “Sono impossibilitato a parlare, data la carica che ricopro; non posso commentare una decisione di un giudice”. Il premier invita però a non dividersi sulla presenza dei presepi negli spazi pubblici. Ci sono cose più importanti, dice.

2 commenti:

  1. questi sono i frutti ( marci già dalla fioritura ) della pastorale del concilio vaticano secondo . Comunque per grazia di Dio ci sono tanti bravi cristiani che stanno reagendo. Ma a Roma che si fa ? Mi dicono che stanno facendo : " Niente " . jane

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