Come difendere la fede senza alzare la voce. Manuale pronto per l'uso
A. Ivereigh, M. Pastorelli
Come difendere la fede (senza alzare la voce)
Lindau, pp. 256, euro 18,50
A tutti, più o meno cattolici convinti e praticanti, prima o poi è capitato: il collega o l'amico o il conoscente che butta l'occhio sul giornale, legge la frase incriminata e ti chiede: "Prova un po' a giustificare la posizione della Chiesa". E al malcapitato di turno non resta altro che improvvisare, cercare di imbastire una difesa valida o quantomeno credibile. C'è chi lo fa con ardore e c'è chi dà subito l'idea di essere costretto a proteggere un qualcosa cui forse neanche lui crede più. Nella maggior parte dei casi, il risultato della difesa si traduce in un colossale e penoso fallimento.
Ci vorrebbe un manuale, una sorta di laicissimo breviario con le risposte adatte. Utopia? Non proprio. C'ha pensato Austen Ivereigh nel volume edito da Lindau "Come difendere la fede (senza alzare la voce)", curato da Martina Pastorelli. Difendere la causa della Chiesa è un'impresa assai ardua, scrive l'autore nell'Introduzione, e "per di più talvolta è dura capire quale sia effettivamente la posizione ufficiale".
Il libro non nasce dal nulla, ma affonda le radici nel 2010, anno in cui Benedetto XVI si recò in Inghilterra in occasione della beatificazione di John Henry Newman. Fu allora che partì Catholic Voices, un progetto che ha trasformato un gruppo di cittadini cattolici in capaci comunicatori della propria fede: autorevoli, disponibili, preparati a rappresentare la posizione cattolica in maniera rapida ed efficace. Un esperimento di successo, visto che il modello è stato replicato in altri quattordici paesi e che ora trova una "codificazione" scritta. L'obiettivo è di aiutare "a riformulare gli argomenti più scottanti che imperversano nel dibattito pubblico e finiscono per provocare quasi sempre accese discussioni". Argomenti "nevralgici perché toccano nervi scoperti e quindi fanno sussultare, scatenando una reazione".
Il modus operandi è semplice: individuato il punto delicato, viene suggerito come spiegare allo scettico la posizione della Chiesa. E il "canovaccio" vale sempre, in ogni contesto, dal posto di lavoro al bar: "Sono situazioni che di fatto si assomigliano e che hanno in comune un solo imperativo. Bisogna essere veloci, convincenti e apparire 'umani', altrimenti si perdono sia l'interesse che la simpatia del prossimo". Ecco qualche esempio: "Perché la Chiesa si intromette nella vita politica? Non dovrebbe occuparsi soltanto di religione?" Nella risposta si legge che "In una moderna democrazia, la Chiesa reclama il suo diritto di esprimersi proprio come ogni altra istituzione della società civile, per promuovere e difendere i propri valori e per incoraggiare, alla luce della saggezza del cristianesimo, il dibattito su quelle che dovrebbero essere le priorità della società". E così per quanto riguarda l'omosessualità e la contraccezione, la protezione del matrimonio, l'uguaglianza e la libertà religiosa, l'eutanasia e il suicidio assistito, gli abusi sessuali del clero, la difesa del nascituro, i cattolici e l'Aids, le donne e la Chiesa. Infine, prima della preghiera di Catholic Voices, ecco le dieci regole per una comunicazione civile, a cominciare da quella basilare: individuare in ogni critica l'intenzione positiva.
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