ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 25 febbraio 2015

Donum Dei

Il celibato dei sacerdoti non è innaturale, è soprannaturale

Celibato pretiNel maggio dello scorso anno abbiamo mostrato che in dieci anni i sacerdoti cattolici macchiatisi di pedofilia sono stati 3.456, ovvero lo 0,8% del totale dei preti cattolici in attività negli ultimi 10 anni. Come è evidente non si tratta affatto di percentuali elevate, anzi, decisamente modeste rispetto a quelle che colpiscono genitori, matrigne e patrigni, compagni, insegnanti, allenatori e parenti in generale.
I grandi numeri della pedofilia riguardano infatti persone sposate, dunque non celibi, e questo smonta l’accusa al celibato dei sacerdoti come spiegazione degli atti di violenza sessuale. Il celibato non è affatto innaturale, come qualcuno dice. E’ semmai soprannaturale, è un dono di Dio a chi si sente chiamato al sacerdozio. Soltanto coloro che hanno ricevuto il carisma del celibato possono essere chiamati al sacerdozio.

La Chiesa insegna che ogni uomo riceve una vocazione e un compito annesso, c’è chi è chiamato alla famiglia e chi è chiamato al sacerdozio. Chi si sente portato per quest’ultima strada ha bisogno di un particolare percorso di verifica per accertare che la chiamata di Dio sia autentica e non un proprio progetto di vita, senza questo percorso il rischio è che la vocazione non sia accolta e il celibato non venga umanamente vissuto come un dono soprannaturale. Allora sì che c’è il rischio che diventi qualcosa di innaturale, di forzato.
Chi ha la vocazione del sacerdozio non è una persona affettivamente castrata, repressa, non è un essere asessuato. Egli rinuncia semplicemente, aiutato da Dio, all’espressione genitale dell’amore, ma non rinuncia all’amore. La paternità la vive prendendosi cura della comunità che gli viene affidata. A qualcuno sembra impossibile da comprendere, ma questo accade perché si pensa al celibato come ad uno sforzo eroico del sacerdote, in realtà per chi ha ricevuto la vocazione non è affatto difficile o particolarmente faticoso. Non più del rimanere fedeli al proprio marito/moglie per chi è sposato.
Gesù stesso scelse il celibato probabilmente per dedicare totalmente se stesso alla sua missione. Benedetto XVI nel colloquio con Peter Seewald (Edizioni San Paolo 2005), ne ha spiegato il senso: «La rinuncia al matrimonio e alla famiglia è quindi da intendersi nella seguente prospettiva: rinuncio a ciò che per gli uomini non solo è l’aspetto più normale, ma il più importante. Rinuncio a generare io stesso vita dall’albero della vita, ad avere una terra in cui vivere e vivo con la fiducia che Dio è davvero la mia terra. Così rendo credibile anche agli altri che c’è un regno dei cieli. Non solo con le parole, ma con questo tipo di esistenza sono testimone di Gesù Cristo e del Vangelo e gli metto così a disposizione la mia vita. Il celibato ha dunque un significato contemporaneamente cristologico e apostolico. Non si tratta solo di risparmiare tempo – ho un po’ di tempo a disposizione perché non sono un padre di famiglia – il che sarebbe troppo banale e pragmatico». Ha quindi aggiunto: «non si tratta di un dogma. E’ una consuetudine venutasi a creare assai presto nella Chiesa, a seguito di sicuri riferimenti biblici. Ricerche più recenti dimostrano che il celibato risale a molto prima di quanto permettono di riconoscere le fonti del diritto di solito conosciute, fino al secondo secolo. Non è un dogma, è un modo di vivere che è cresciuto nella Chiesa e che naturalmente comporta sempre il pericolo di una caduta. Se si punta così in alto, ci possono essere delle cadute. Penso che ciò che oggi irrita la gente nei confronti del celibato è che essa vede quanti preti non sono interiormente d’accordo e lo vivono ipocritamente, male, o non lo vivono affatto o solo con tormento e dicono».
Rispetto all’abolizione del celibato per i sacerdoti, il Papa emerito ha risposto così: «Credo che su questo punto non ci si possa richiamaresemplicemente alle Chiese ortodosse e alla cristianità protestante. Quest’ultima ha una visione completamente diversa del ministero: è una funzione, un servizio derivato dalla comunità, ma non è un sacramento, non è il sacerdozio in senso proprio». In ogni caso, «nessuna consuetudine di vita della Chiesa deve essere interpretata come un assoluto, per quanto sia profondamente radicata e fondata. Sicuramente la Chiesa si dovrà porre ancora il problema, lo ha già fatto recentemente in due sinodi. Ma penso che a partire da tutta la storia della cristianità occidentale e anche dall’intima concezione che sta alla base di tutto ciò, la Chiesa non deve credere di ottenere molto orientandosi verso la dissociazione di sacerdozio e celibato; se lo facesse, finirebbe comunque per perdere qualcosa». In molti ritengono che l’abolizione del celibato aiuti a vincere la crisi della vocazioni, ma Benedetto XVI rispose così: «Non credo che quest’argomento sia veramente adeguato. Il problema delle vocazioni sacerdotali va visto sotto molti aspetti. Ha prima di tutto a che fare con il numero di bambini. Quando oggi il numero medio di bambini per famiglia è 1,5, il problema dei candidati al sacerdozio si pone in modo ben diverso dai periodi in cui le famiglie erano notevolmente più numerose. Quindi bisogna tener conto di questa proporzione».
La posizione di Papa Francesco non è molto distante: ha infatti spiegato«ci sono, nel rito orientale, preti sposati. Perché il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, sempre c’è la porta aperta»ad un possibile cambiamento nel futuro. Nel 2010 nel libro “Il cielo e la terra” (Mondadori 2010, pp 211), ha affermato: «Mentre ero seminarista rimasi abbagliato da una ragazza che conobbi al matrimonio di uno zio. Mi colpì la sua bellezza, il suo acume. Rimasi in confusione per un bel po’ di tempo, mi faceva girare la testa. Tornai a scegliere il cammino religioso. Io sono a favore del mantenimento del celibato, con tutti i pro e i contro che comporta, perché sono dieci secoli di esperienze positive più che di errori». Recentemente è tornato a parlarne ma non come i media hanno riportato,su Cruxnow un corretto approfondimento.
La redazione

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.