Retromarcia della Chiesa tedesca rispetto alla linea Kasper
(di Mauro Faverzani) Ora basta! La Chiesa tedesca non si sente per niente rappresentata dalle “bizzarrie” dei fans dei cardinali Kasper e Marx ed inizia a dirlo a chiare lettere, perché non si pensi che sia in massa appiattita sulle posizioni contrarie alla Dottrina cattolica espresse dai pasdaran. Anche i cosiddetti “moderati”, a metà maggio, han preso finalmente posizione ed impresso una significativa retromarcia all’allegra macchina da guerra messa in moto dai progressisti in vista del prossimo Sinodo.
Sono, queste, le pretese contenute nel documento dal titolo «Tra Dottrina e mediazione col mondo – Famiglia e Chiesa nella società contemporanea», documento peraltro approvato all’unanimità dall’assemblea generale primaverile dell’organizzazione a Würzburg, svoltasi agli inizi di maggio, espressamente in vista del Sinodo ordinario di ottobre. Secondo questo allucinante testo, le forme extraconiugali di convivenza darebbero «un grande contributo» alla coesione sociale e dovrebbero essere «considerate rettamente», ritenendole fondate su “valori” da «onorare». C’è un però: il ZdK viene significativamente sostenuto, anche economicamente, dai Vescovi tedeschi. I quali sono veramente stanchi di queste continue spinte in avanti.
Ed ora cominciano a dirlo. Come ha fatto sul suo profilo Facebook mons. Stefan Oster, Vescovo di Passau, secondo cui attuare ciò che il Comitato centrale chiede, «strumentalizzando» il Santo Padre, significherebbe infliggere un «drammatico cambiamento» a quanto insegnato dalla Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero, nonché intraprendere un percorso «molto preoccupante: molti cattolici non si sentono più rappresentati dal Zdk», ha aggiunto, chiedendosi se il vero obiettivo dell’organizzazione non sia oggi piuttosto quello di confondere i fedeli.
Anche il nuovo arcivescovo di Friburgo, Stephan Burger, si è espresso chiaramente non solo contro qualsiasi forma di benedizione verso coppie gay e dintorni, ma anche contro quelle Diocesi autoreferenziali, che ritengano di poter assumere posizioni “indipendenti”; implicito il biasimo verso il card. Marx, autore dell’infelice sortita «Non siamo una filiale di Roma, svilupperemo la nostra pastorale». Mons. Burger ha inoltre ricordato come il Sinodo di ottobre, alla fine, abbia una valenza puramente consultiva.
Altri cinque Vescovi sarebbero sulle stesse posizioni, avverserebbero cioè “aperture” tanto alle coppie di fatto quanto a quelle omosessuali: sono quelli di Eichstätt, mons. Gregor Maria Hanke; di Augsburg, mons. Konrad Zdarsa; di Regensburg, mons. Rudolf Voderholzer; di Görlitz, mons. Wolfgang Ipolt; di Würzburg, mons. Friedhelm Hofmann. A frenare, sono anche due Vescovi ritenuti “liberali”, quello di Treviri, mons. Stephan Ackermann, e quello di Essen, mons. Franz-Josef Overbeck, questi non pronunciatisi in merito ai divorziati risposati – discorso per il quale rimandano al Papa –, ma su tutto il resto sì. Ciò offusca per la prima volta in modo plateale ed evidente la linea sfacciatamente progressista reclamizzata ad ogni pie’ sospinto dai cardinali Marx e Kasper e fa ritenere che almeno in una consistente parte dell’episcopato tedesco sia in atto una retromarcia clamorosa.
Secondo il noto commentatore, scrittore, attivista e giornalista cattolico Mathias von Gersdorff, infatti, nessuno avrebbe «bisogno di una Chiesa cattolica che scada sino a questo livello» e nessuno avrebbe «bisogno di un Comitato centrale di cattolici tedeschi, che in stragrande maggioranza non è più cattolico». È un’altra la considerazione fatta invece da Felix Neumann, direttore de Katholisch.de, agenzia d’informazione on line ufficiale della Conferenza episcopale tedesca: egli ha notato come mons. Gebhard Fürst, Vescovo di Rottenburg-Stoccarda, guida spirituale del ZdK, non abbia posto il veto, né preso le distanze rispetto alla comunicazione iperprogressista diffusa dall’organizzazione da lui curata.
Il che impedirebbe di considerarla una semplice «provocazione»: c’è dietro effettivamente uno studio, un piano, una strategia. Ciò offre a lui l’inconcepibile pretesto per scagliarsi contro la Tradizione, definita «vuota, formale ed insensibile», ma dà anche alla Chiesa l’opportunità di riflettere come ormai certe prese di posizione davvero non possano più esser prese sottogamba né taciute, ma richiedano anzi sconfessioni e provvedimenti chiari ed esemplari, per evitare confusioni nei fedeli.
In tal senso lascia più che perplessi il “no comment” opposto dal direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, a chi gli avesse chiesto un parere circa il ZdK ed anche circa la recente decisione assunta dai Vescovi tedeschi di modificare all’interno della Chiesa nazionale il diritto del lavoro, accogliendo anche tra i dipendenti delle proprie istituzioni divorziati risposati ed omosessuali.
Una parola forte e chiara in tal senso sarebbe servita per riportar ordine, anziché la vigente confusione. Secondo quanto riportato da Edward Pentin sul National Catholic Register il Card. Marx avrebbe chiesto ai Vescovi polacchi ai primi di maggio, al pranzo per il 70° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Dachau, d’incontrarsi con quelli tedeschi a Berlino, per giungere ad una richiesta congiunta di revisione della linea della Chiesa sul matrimonio. Ma i Vescovi polacchi gli avrebbero risposto picche, ribadendogli il loro fermo proposito di restare fedeli alla Dottrina di sempre. Il vento, evidentemente, sta cambiando direzione… (Mauro Faverzani)
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