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giovedì 21 maggio 2015

C'eravamo tanto amati!, o no?

Nullità matrimoniale, la strada pastorale che piace a (quasi) tutti

A Milano si anticipa quel che si potrebbe decidere al Sinodo


La diocesi di Milano, retta dal cardinale Scola, ha aperto un Ufficio per l'accoglienza dei fedeli separati (foto LaPresse)
Roma. La commissione speciale istituita  dal Papa il 27 agosto scorso chiamata a preparare “una proposta di riforma del processo matrimoniale, cercando di semplificarne la procedura, rendendola più snella e salvaguardando il principio di indissolubilità del matrimonio”, ha concluso i suoi lavori e trasmesso i risultati a Francesco, cui spetterà l’ultima parola. Ma il sentiero appare tracciato, si va verso uno snellimento dell’iter (attualmente assai lungo) che tra primo e secondo grado può durare anche diversi anni.
La diocesi di Milano s’è portata avanti, e da poco ha istituito l’Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati. Oltre a fare da sportello per chi vive una crisi coniugale e ha necessità di adeguato accompagnamento, l’organismo avrà anche il compito di agevolare “laddove se ne diano le condizioni, l’accesso ai percorsi canonici per lo scioglimento del matrimonio o per la dichiarazione di nullità”. E’ un vecchio pallino del cardinale Scola, che su questo s’era soffermato anche in un lungo saggio pubblicato la scorsa estate sulla rivista Communio: “Dobbiamo considerare la situazione di chi crede in coscienza che il suo matrimonio non sia valido”, scriveva, aggiungendo che “diventa essenziale verificare rigorosamente se il matrimonio era valido e quindi indissolubile”. E questo perché oggi “non si può dare per scontato che i coniugi con la celebrazione del matrimonio intendano fare ciò che intende fare la chiesa” e “una mancanza di fede potrebbe condurre a escludere i beni stessi del matrimonio”.

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Affidare la decisione sulla nullità al vescovo accelererebbe le pratiche,“attenuerebbe la conflittualità tra le parti ed eviterebbe anche il ricorso alla Rota romana che è il terzo e ultimo grado di giudizio”, osservava su Famiglia Cristiana don Alessandro Giraudo, docente di Diritto canonico alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Già eliminando il secondo grado si dimezzerebbero i tempi. “Il Codice di diritto canonico dice che le cause di prima istanza non dovrebbero durare più di un anno, e quelle di seconda istanza non più di sei mesi. Ma la realtà, tranne alcuni paesi (tra cui l’Italia, ndr), non è questa”, notava il professor Héctor Franceschi, (ordinario di diritto matrimoniale canonico alla Santa Croce e collaboratore del portale Aleteia). Spiegata la teoria, il problema è metterla in pratica: “Bisogna trovare un equilibrio tra la durata dei processi e il rispetto della verità”, aggiungeva Franceschi. Anche per non far apparire lo snellimento una sorta di “escamotage” per risolvere la questione dei divorziati risposati, come premetteva l’arcivescovo di Milano alla sua proposta. Il Papa, come l’ha pensa l’ha già fatto sapere lo scorso novembre, incontrando i partecipanti a un corso promosso dalla Rota: “Quanta gente aspetta per anni una sentenza. Alcune procedure sono tanto lunghe o tanto pesanti che non favoriscono, e la gente lascia. Un esempio: il Tribunale interdiocesano di Buenos Aires, credo che in prima istanza abbia 15 diocesi; credo che la più lontana sia a 240 km… Non si può, è impossibile immaginare che persone semplici, comuni vadano al Tribunale: devono fare un viaggio, devono perdere giorni di lavoro (…). La madre chiesa deve fare giustizia e dire: ‘Sì, è vero, il tuo matrimonio è nullo; no, il tuo matrimonio è valido’. Ma giustizia è dirlo. Così loro possono andare avanti senza questo dubbio, questo buio nell’anima”.
di Matteo Matzuzzi | 20 Maggio 2015

2 commenti:

  1. “Dobbiamo considerare la situazione di chi crede in coscienza che il suo matrimonio non sia valido”.... va verificata la presenza di un “minimum fidei” per ritenere valido il matrimonio.
    Ma bene, e allora, se si volesse estendere questo tipo di ragionamento alle ordinazioni sacerdotali, molto probabilmente tutti i preti vaticansecondisti potrebbero andare a fare un lavoro "laico", poiché di veramente cattolico non hanno quasi più niente, a partire dal 1958 ad oggi. Con la tonaca, hanno gettato alle ortiche anche la fede cattolica bimillenaria di Santa Romana Chiesa. I documenti del CV II sono l'esplicito rinnegamento del Cattolicesimo (e del Cristianesimo), un vero e proprio tradimento di NSGC, una pugnalata alla schiena a Nostro Signore. Ma dureranno poco, non supereranno i 72 anni, siamone certi (ovviamente contando dal famoso Conclave del 26 ottobre 1958). Aspeta fiduciosi la vostra definitiva sconfitta, il "piccolo resto" che non si piega all'imposizione delle eresie moderniste. Pace e bene.

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  2. Scola kasperita.

    La chiesa, come predetto ad Akita, si e' riempita di gente che fa compromessi (con il mondo e con il suo principe).

    Celebrano "matrimoni" in cui non credono neanche loro. Se fossero "matrimoni canonici" avrebbero effetti civili, mentre cio' che si fa in chiesa oggi sono riti senza senso religioso; oggi sono i matrimoni civilistici che hanno effetti religiosi, finche' si conviene fra le parti che ne abbiano. Fatti cosi', sono solo una presa in giro... "tutta la storia e' una grande bugia".

    Ecce civitas Sancti facta est deserta.

    Anche nella terra di S. Ambrogio c'e' desolazione laddove i padri nostri avevano lodato il Signore. E chi pensava che ci fosse vera alternativa tra Scola e Bergoglio rimarra' stupito di vedere, al contrario, perfetta sinergia.

    Cooperatores empietatis.

    Miserere nostri Domine.

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