Uscite, popolo
mio, da Babilonia, per non associarvi ai suoi peccati e non ricevere parte dei
suoi flagelli (Ap 18, 4).
Il ricorso a questo testo ispirato, nel discorso che
stiamo sviluppando da alcuni mesi, presenta di primo acchito due inconvenienti
non trascurabili, ma in realtà facilmente superabili. Innanzitutto, queste
parole si riferiscono propriamente al piano socio-politico-economico, non a
quello della falsa religione incaricata di legittimare il regime della bestia (cf. Ap 13, 1ss.11ss). In secondo
luogo, la loro lettura è distorta, da ben cinque secoli, da un illegittimo
filone interpretativo che identifica Babilonia con la Chiesa Cattolica.
Chiunque abbia un po’ di buon senso si chiede ovviamente come avrebbe potuto,
l’autore sacro, bestemmiare in tal modo la Sposa del suo Signore;
ciononostante, tale argomento continua ad essere ampiamente utilizzato da una
multinazionale della carta stampata che, mediante il plagio sistematico e un
turpe sfruttamento di persone manipolate, strappa alla Chiesa milioni di fedeli
per ingabbiarli nelle sue angoscianti menzogne, che ripugnano a qualsiasi
intelletto sano e minimamente istruito.
Ad ogni modo, che simile interpretazione sia fasulla
appare evidente non appena se ne indaghi l’origine storica. Un falso religioso,
divenutolo per sfuggire alla giustizia dopo aver ucciso un uomo in duello ed
essersi rifugiato in un convento agostiniano, aveva pensato bene di risolvere
il proprio conflitto interiore proiettandolo all’esterno e scatenando una ribellione
ideologica contro il Romano Pontefice; i prìncipi tedeschi, prendendo la palla
al balzo per sottrarsi all’obbedienza imperiale, lo avevano preso sotto la
propria protezione impedendo l’applicazione della condanna. A questo punto
l’ispirato “riformatore” aveva proceduto, dopo tredici secoli di latitanza
divina, al ripristino del cristianesimo autentico reinventandone dottrina,
istituzioni e gerarchia; con una lettura strumentale della Sacra Scrittura,
rescissa dal grembo della Tradizione che l’aveva prodotta, aveva poi creduto di
giustificare il tutto bollando la Chiesa di Roma nel modo infamante che abbiamo
appena visto. È peraltro innegabile che il Papato del Rinascimento non
brillasse per virtù morali, ma nessuno si era mai sognato, come soluzione, di
buttare tutto per aria…
I veri riformatori, i Santi, si erano già messi all’opera
in ben altra maniera, senza certo scatenare una rivoluzione che non solo
autorizzò chiunque lo volesse a proporsi come fondatore di una nuova
confessione cristiana (quella giusta, evidentemente), ma scatenò oltretutto una
serie catastrofica di guerre feroci che per un secolo e mezzo seminarono morte
e distruzione, devastando l’Europa e frantumandone l’unità spirituale e
culturale con l’erezione di un “muro di Berlino” ante litteram. La Chiesa Cattolica, dal canto suo, si riformò
dall’interno con un movimento dal basso e dall’alto coordinato dalla
Provvidenza: il risveglio spirituale suscitato dal pullulare di nuovi ordini
religiosi e dalle iniziative di vescovi illuminati fu sancito e incentivato da
un Concilio ecumenico che provocò un rinnovamento interno e un’espansione
missionaria che hanno del miracoloso. Anche la corte papale dovette gioco-forza
adeguarsi, sotto la spinta non di contestazioni chiassose o di rivolte
violente, ma di una fioritura della santità senza precedenti.
In quell’epoca pur così corrotta e turbolenta, in
ogni caso, non si registrano deviazioni dottrinali da parte dei Pastori, a
differenza della nostra. Qui sta il punto: nessun paragone con i pretesti della
rivoluzione protestante può reggere il confronto. L’attuale corruzione morale del
clero e dei fedeli ha per causa proprio l’abbandono della sana dottrina. Se
vogliamo, qualche analogia esiste tra il modernismo e il nominalismo
tardo-medievale; ma ora il tradimento della retta fede non è più imputabile a
singoli ribelli, bensì ad una parte sempre più consistente della sacra
gerarchia. L’epoca odierna si può comparare soltanto con il IV secolo, quando i
vescovi ortodossi erano scacciati dalle proprie sedi e l’arianesimo impazzava,
sostenuto dall’Impero. Anche in questo caso, però, un dato assolutamente
inedito fa saltare qualsiasi confronto: il nemico della verità, a Roma, non è
più l’imperatore, ma il suo stesso (preteso) Vescovo.
Quest’ultimo, pur vestendo i panni del difensore dei
poveri, appoggia in realtà l’ideologia del sistema che li stritola, facendosene
propagandista e “profeta”. La subdola tattica di un colpo al cerchio e uno alla
botte non può ingannare noi, ma travia le masse succubi dei poteri mediatici, i
quali dànno sistematicamente risalto all’uno ignorando l’altro. Ad ogni modo,
qualsiasi discorso ufficiale è di fatto azzerato da gesti e battute
dall’effetto incalcolabile: un papa che a suo dire può sbagliarsi, a meno che
non pronunzi una definizione dogmatica (caso rarissimo), può anche fare a meno
di aprir bocca; per capire le sue idee e le sue intenzioni, del resto, è più
che sufficiente quanto dice per telefono, per incoraggiarli, ai leader di un partito inesistente che,
per le misteriose vie della “provvidenza” massonica, tenendo banco per oltre un
quarantennio hanno imposto al nostro Paese divorzio, aborto, droga e contraccezione
selvaggia; oggi, nonostante la malattia e l’età avanzata, persistono imperterriti
con eutanasia, omosessualismo e gender
ideology. La raccomandazione di non
mollare – parafrasiamo così la metafora oscena utilizzata dal supremo
Pastore – dichiara in due parole da che parte egli stia…
A questo punto, il perentorio invito ad uscire da
Babilonia si fa obbligo impellente, se non vogliamo farci complici dei suoi
crimini e subirne l’imminente castigo. Per pura e immeritata grazia, noi
apparteniamo alla Città di Dio, quella celeste Gerusalemme che si manifesterà
discendendo dal cielo (cf. Ap 21, 2.10). Se la città di Satana si è infiltrata
nella Chiesa fino ad occuparne i seggi più alti per metterli al proprio
servizio, noi rigettiamo quanti abusivamente li occupano, non la Chiesa con le
sue legittime istituzioni, in attesa che il Padrone della Vigna ci doni di
nuovo un Pontefice degno. Nel frattempo raccogliamoci sotto la ferula di
Pastori fedeli che ci guidino a pascoli sani e ad acque non contaminate. Il
momento dello spartiacque è prossimo; è tempo di prendere posizione in modo reciso,
senza più intempestive prudenze.
Grazie a Dio, con il valido concorso della vostra
preghiera, l’incontro con il Prelato amico è stato molto consolante e
promettente. Egli mi ha dimostrato profonda umanità e simpatia (nel senso etimologico di sentire/patire con altri) ed è disposto ad incontrare i sacerdoti
che lo desiderano. Alcuni già stanno rispondendo all’appello; chiedo loro,
adesso, di manifestare per posta elettronica (all’indirizzo parrocchiavirtuale.slmgm@gmail.com)
la propria disponibilità ad iscriversi – magari sotto pseudonimo, per garantire
la riservatezza – su una lista da pubblicare sul sito per i fedeli che cerchino
una guida pastorale sicura, capace di dispensare una dottrina autentica e di
celebrare una liturgia degna; è sufficiente indicare un recapito telefonico e
la zona di attività. I fedeli stessi possono segnalarsi inviando un messaggio
al medesimo indirizzo. Se è volontà di Dio, la parrocchia virtuale potrà presto
offrire una serie di servizi (catechesi, lectio
divina, intercessione in linea; direzione spirituale per telefono o per e-mail) accompagnati da iniziative
puntuali (appuntamenti di preghiera a distanza e, quando possibile, giornate di
spiritualità, raduni e ritiri). Si accettano idee e suggerimenti: la fantasia
dello Spirito (quello di sempre) è inesauribile!
http://lascuredielia.blogspot.it/2015/05/uscire-dababilonia-uscite-popolomio-da.html
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