Si tratta del reperto archeologico più importante del mondo, ha un solo difetto: parla del cristianesimo.

Se si fosse trattato della testimonianza di un faraone o di un Australopithecus sarebbe stata esaltata in tutto il mondo, ma poiché rende testimonianza al racconto dei Vangeli se ne può parlare solo male.

 Quando vennero pubblicati i risultati della datazione della Sindone nel 1988, alle spalle dei ricercatori era presente una lavagna, sopra vi erano scritte due date: 1260 – 1390. Ma non bastò riportare le date, esse erano seguite da un punto esclamativo e accompagnate da un’espressione di malcelata soddisfazione: la Sindone era un falso…
Ma non si è mai visto un ricercatore esultare per aver scoperto che un prezioso reperto archeologico è un falso, non ce l’immaginiamo una scena analoga nel corso di una conferenza stampa in cui si dichiara che ad esempio i reperti dell’austraolpithecus Lucy sono dei falsi degli anni ’70.
Ma la Sindone non è un reperto come gli altri, la sua autenticità sarebbe un supporto alla fede fornendo una conferma al racconto dei Vangeli e questo oggi è sarebbe polically uncorrect, sulla Sindone il politicamente corretto richiede che se ne parli male, come fece il mensile Micromega nel 2010 nel numero che riportava degli impacciati tentativi di imitazione compiuti dal chimico Garlaschelli dell’Università di Pavia:
Lo studio venne presentato con grande clamore sul sito del CICAP:
«La mia ricerca – continua Garlaschelli – resa possibile anche dal contributo economico economico di alcuni enti, come l’UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti), e di molti privati – aveva l’obiettivo di verificare se un artista avrebbe potuto ottenerla con metodi disponibili anche nel 1300. Il risultato ottenuto indica chiaramente che tale risultato si poteva raggiungere con l’uso di materiali poco costosi e seguendo una procedura piuttosto semplice».
Ma i risultati furono talmente deludenti che non poté fare a meno di riconoscerlo anche il presidente onorario dell‘UAAR, Piergiorgio Odifreddi.
Il fallito tentativo del prof. Garlaschelli
L’immagine originale della Sindone
Perché nessun risalto invece ad uno studio dell’ENEA che è riuscito a riprodurre veramente le caratteristiche dell’immagine della Sindone? (Vedi “COLORAZIONE SIMIL–SINDONICA DI TESSUTI DI LINO TRAMITE RADIAZIONE NEL LONTANO ULTRAVIOLETTO”)
Perché la riproduzione è stata ottenuta per mezzo di tecniche che escludono nel modo più assoluto che si tratti di un falso medievale (la datazione al C14 del 1988 ha mostrato molte lacune), le caratteristiche del telo originale sono state riprodotte solo utilizzando un laser ad eccimeri. Ma di questo nessuna notizia su Micromega, poco o nessun risalto da altre parti, fatta eccezione per lo spazio concesso all’interno della trasmissione Geo Scienza del 3 gennaio 2012:

Che si sia credenti o meno, la Sindone è il reperto archeologico più importante del mondo e le nuove scoperte al riguardo dovrebbero essere al centro dell’attenzione degli storici, degli scienziati e dei media.
Ma non è così, siamo di fronte al primo caso di discriminazione archeologica.
Se si fosse trattato di un reperto paleontologico sarebbero bastati elementi molto meno significativi per conquistare le prima pagine ed essere inserita tra le grandi testimonianze scientifiche, un confronto con il recente caso dell’Australopithecus deyiremeda è significativo, in quel caso infatti alcuni frammenti ossei di cranio sono sufficienti a concludere che si tratta di un antenato della specie umana, nel caso della Sindone la riproducibilità del fenomeno è stata ottenuta solo con il laser mentre permane l’irriproducibilità complessiva del reperto nella sua interezza che anche col laser nessun laboratorio al mondo sarebbe oggi in grado di ottenere, ma tutto questo non basta per farla dichiarare unanimemente il più grande mistero dell’archeologia mondiale, per riconoscere che si tratta di cosa da far impallidire le piramidi.
In questo 2015 la Sindone viene nuovamente esposta al pubblico e il silenzio sulle sue caratteristiche archeologiche e tecnologiche assolutamente uniche e tuttora inspiegate è pressoché totale, un silenzio che da parte nostra non sarà osservato.
 Il 9 giugno scorso si è svolto all’università di Padova un Workshop sulla Sindone di Torino. La giornata è stata occupata dalle relazioni di una quindicina di ricercatori (ingegneri, fisici, chimici, biologi, geologi, statistici e medici) di diversi atenei italiani ed esteri, che hanno descritto gli ultimi risultati multi- e inter-disciplinari degli studi sulla ST. Il giorno 18 giugno CS pubblicherà una sintesi dei risultati, con un articolo di Giorgio Masiero.
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