ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 25 giugno 2015

"non mi raccontare balle"..

L'Instrumentum Laboris affascina tutti perché raffigura la vita per quello che è


Instrumentum Laboris sono due parole latine che indicano 147 paragrafi, 78 pagine, 11 capitoli, una preghiera finale, che passano da un piano del Vaticano a un altro, dal cassetto di un vescovo alla scrivania di un cardinale. Come è possibile che una cosa del genere riempia le pagine di giornali di carta e on-line, dei blog e dei social?
Ieri Radio Capital (Vittorio Zucconi) mi ha cercato perché voleva parlare di quella roba latina, dell'Instrumentum Laboris. Ma, dico io, il 23 giugno, Radio Capital non dovrebbe far sentire musica e parlare di vacanze, borse, donne e gioielli invece che di una bozza di lavoro vaticana? Cos'è successo? E ancora: perché un affermato giornalista si affanna per un'intervista su un'enciclica?
Un'enciclica sto dicendo, non l'anticipazione di un volume di Harry Potter. Se l'avessi raccontato qualche anno fa nessuno ci avrebbe creduto. Sarebbe stato come parlare di un'ardita anticipazione che riguardava il trafugamento dei lineamenti di un direttorio pastorale della Cei. Oltretutto, si tratta di un'anticipazione che riguarda l'Espresso, non Avvenire o il Messaggero di Sant'Antonio. Scordiamoci l'epoca del profondo disprezzo del laico per la chiesa perché "tanto non mi riguarda".
A questo punto, anche se dicessi che nell'Instrumentum Laboris non c'è nessuna sostanziale novità, che, a proposito di rispetto per persone omosessuali, nozze non equiparabili, unioni civili, comunione ai divorziati risposati, matrimoni misti, separazioni, dichiarazioni di nullità matrimoniali gratuite, non c'è nessuna svolta epocale perché questo documento è solo una messa a punto della precedente Relatio ed è solo un documento che verrà presentato al vaglio di un Sinodo che, comunque, non ha nessun potere deliberante perché è solo consultivo e quindi, in ogni caso, la parola ultima spetterà sempre al Papa, se, ripeto, dicessi tutto questo, direi la verità, ma non servirebbe a far calare l'interesse per le due parolette latine. Rimarrebbe la domanda su perché alla gente questo documento interessa infinitamente.
La mia risposta è che questo documento, come tutto quello che fa e dice il Papa, trasuda franchezza, trasparenza, voglia di raccontarsi la verità. E questo è quello che vogliamo tutti, siamo o meno credenti. Perciò la gente non ha problemi a passare, sull'ipad, dall'icona delle 50 sfumature a quella dell'Instrumentum Laboris. L'esempio è un po' datato ma rende l'idea. In quelle due parolette latine c'è la nostra vita presa così com'è, senza trucchi, senza maquillage, così com'è. È la vita, la nostra vita, e finalmente sembra che qualcuno voglia farsene carico, o per lo meno parlarne davvero. Parlare davvero non è poco: è niente di meno che"il primo passo. Quando ci sono difficoltà, bisogna guardarle bene, prenderle e parlarne. Mai nasconderle. La vita è così. La vita bisogna prenderla come viene, non come noi vogliamo che venga". Quando il Papa nella Laudato Si parla della casa comune, non sta facendo profezie ed auspici, ma descrive noi, la gente che riconosce di abitare nella stessa dimora del Papa. Dove Francesco non ha il ruolo di capo condominio. Ma comunque, forse, qualcosa da dire su quello che ci succede, ce l'ha, e val la pena ascoltarlo.
Casa comune vuol dire che non esistono più muri e steccati. Se i giornali laici mi informano dell'Instrumentum Laboris come - o forse meglio - di quelli cattolici, vuol dire che non esiste più un mondo laico e un mondo cattolico. Schemi vecchi, passati, barriere abbattute. E il Papa viene percepito così per la sua parresia. È una parola greca che Papa Francesco ha usato in lungo e in largo per tutto il pontificato e che vuol dire quella roba là: trasparenza, franchezza, verità, autenticità, dirsi le cose, non raccontarsela. All'Udienza Generale, e dopo la presentazione dell'Instrumentum Laboris, ha bocciato la, purtroppo, classica espressione di "coppie irregolari". "A me non piace questa parola - ha detto - Dobbiamo chiederci come aiutarle. Come accompagnarle". Poi, sul Frecciarossa, non ci crederete, ho sentito una signora che, a proposito di un'ipotetica relazione, urlava al cellulare che voleva dal suo uomo - probabilmente un cattolico - "più parresia".
Nel millennio scorso avrebbe detto "non mi raccontare balle". Adesso sente più adeguato il greco di Papa Francesco, quello che un tempo si usava solo nelle aule vaticane e nelle università pontificie.
Quindi, prima di chiederci che cosa deciderà la Chiesa, cioè il Sinodo, cioè il Papa, rispetto alle persone omosessuali, alla gratuità delle nullità, alla comunione, ai divorziati risposati e così via, chiediamoci perché a tutte queste persone interessa tanto l'opinione di un argentino che si esprime in un italiano stentato. Rispondiamo a questa domanda e capiremo a quanti anni luce dalla realtà vive chi ragiona per schemi e contrapposizioni, per muri e "noi e loro". Sentiremo che desiderio hanno le persone non solo di sapere cosa il Papa pensa, ma anche di riconoscere la propria vita in quella di cui parla il Papa. Magari senza condividerne le soluzioni. Però scoprendolo compagno di viaggio per lo stesso cammino. Che poi Sinodo vuol dire questo:camminare assieme.


Mauro Leonardi Headshot

Papa Francesco: "In caso di violenza, separazioni inevitabili e moralmente necessarie"

"Ci sono casi in cui la separazione è inevitabile e a volte può diventare perfino moralmente necessaria". Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell'udienza generale in piazza San Pietro, proseguendo la sua catechesi sulla famiglia, dedicata oggi ai conflitti familiari che portano alla separazione e al divorzio.
Bergoglio cita i casi in cui "si tratta di sottrarre il coniuge più debole o i figli piccoli alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall'avvilimento e dallo sfruttamento, dall'estraneità e dall'indifferenza". Oggi il Papa ha parlato delle "ferite che si aprono proprio all'interno della convivenza famigliare. Quando cioè, nella famiglia stessa, ci si fa del male. La cosa più brutta!".
Papa Francesco ha anche parlato delle "cosiddette situazioni irregolari", cioè di coppie non sposate regolarmente perché uno dei due è già stato sposato. "A me - ha osservato - non piace questa parola. Dobbiamo chiederci come aiutarle, come accompagnarle perché i bambini non diventino ostaggi o del papà o della mamma". "Chiediamo al Signore - ha invocato - una fede grande per guardare alla realtà con lo sguardo di Dio". Le parole di oggi proseguono un ciclo di catechesi dedicate alla famiglia in vista del sinodo di ottobre, per il quale, peraltro, proprio ieri è stata pubblicata l'Instrumentum laboris.
Secondo Francesco, "ci sono casi in cui la separazione è inevitabile, a volte perfino moralmente necessaria, per sottrarre figli da violenza e sfruttamento, o anche da estraneità e indifferenza. E non tutti i separati si sentono di mantenere l'impegno assunto a restare uomo e donna impegnati a essere una sola carne".
Con queste considerazioni, Papa Francesco ha in pratica commentato l'Instrumentum Laboris presentato ieri, cioè il documento preparatorio del prossimo Sinodo che testimonia "un atteggiamento di accoglienza maggiore dei divorziati risposati, in riferimento a situazioni come la presenza di figli nati da questa seconda unione", come richiesto dalle risposte giunte da fedeli e diocesi di tutto il mondo, ha sottolineato in conferenza stampa il cardinale Peter Erdo, presidente dei vesovi europei e relatore dell'assemblea. Il testo manifesta apprezzamento anche per le coppie non sposate o non sposate in Chiesa, sottolineando che "la decisione di vivere insieme è segno di una relazione che vuole strutturarsi e aprirsi a una prospettiva di pienezza", e spesso "questa volontà si traduce in un legame duraturo, affidabile e aperto alla vita".
http://www.huffingtonpost.it/2015/06/24/papa-francesco_n_7652268.html?utm_hp_ref=italy

ALLA FACCIA DEI BACCHETTONI DEL “FAMILY DAY”, BERGOGLIO FA CADERE IL DOGMA DELL’INDISSOLUBILITÀ DEL MATRIMONIO NEI CASI DI VIOLENZA DOMESTICA: “CI SONO CASI IN CUI LA SEPARAZIONE È INEVITABILE, ALTRI IN CUI È MORALMENTE NECESSARIA”

Dopo aver espresso nei giorni scorsi scetticismo sulle apparizioni, come quella di Medjugorje (“La Madonna è madre, non è un capo ufficio della posta per inviare messaggi tutti i giorni”) adesso Bergoglio fa un altro passo che lo rende sempre più distante dall’ala più “conservatrice” della Curia vaticana…


BERGOGLIO CORNABERGOGLIO CORNA
“Ci sono casi in cui la separazione è inevitabile e a volte può diventare perfino moralmente necessaria”. Papa Bergoglio, durante l’udienza generale in piazza San Pietro di ieri, ha pronunciato l’ennesima frase “controcorrente” sul matrimonio. Pur limitata, ha spiegato, ai casi in cui “si tratta di sottrarre il coniuge più debole o i figli piccoli alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza”.

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Dopo aver espresso nei giorni scorsi scetticismo sulle apparizioni, come quella di Medjugorje (“La Madonna è madre, non è un capo ufficio della posta per inviare messaggi tutti i giorni”) adesso Bergoglio fa un altro passo che lo rende sempre più distante dall’ala più “conservatrice” della Curia vaticana. Nei giardini di San Pietro c’è chi storce il naso; fuori invece c’è chi inevitabilmente si sente più vicino a quei messaggi.

Ieri dopo 24 ore dalla presentazione del documento preparatorio del sinodo dei vescovi sulla famiglia (che si terrà dal 4 al 25 ottobre), Papa Francesco è intervenuto quindi sul tema dei divorziati risposati. Quelle famiglie “in situazioni cosiddette irregolari”, anche se questa espressione non gli va giù: “A me non piace questa parola”. L’importante è però che “i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma”.
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L’esperienza del divorzio Bergoglio l’ha affrontata anche in famiglia: l’unica sorella ancora viva che ha, Maria Elena, 67 anni e una casa a Buenos Aires, è divorziata. Le parole del Papa sono anche in linea con quanto detto sui risposati nell’instrumentum laboris che riprende alcune proposte avanzate nella sessione precedente del sinodo.

Anche qui si parla della possibilità di far partecipare i divorziati alle funzioni liturgico-pastorale, educative e caritative. Un tema che ha creato non pochi dissensi, come quello dell’“apertura ” alle coppie di fatto, sempre entro determinati limiti: insomma, bisogna rispettarle, ma la famiglia resta quella tradizionale, con un uomo e una donna.
DIVORZIODIVORZIO

Se gli italiani (pochi) nei giorni scorsi hanno risposto a questo scendendo in piazza con il Family Day, Bergoglio sembra voler andare per un’altra strada e parlando ieri delle famiglie ha aggiunto: “Lo svuotamento dell’amore coniugale diffonde risentimento nelle relazioni e spesso la disgregazione frana addosso ai figli”.

E conclude: “Parliamo molto di disturbi comportamentali, di salute psichica... Ma sappiamo ancora che cosa è una ferita dell’anima? Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l’anima di un bambino nelle famiglie in cui ci si tratta male ? Quando gli adulti perdono la testa, quando pesano solo a se stessi, quando papà e mamma si fanno del male, l’anima dei bambini soffre molto. Sono ferite che lasciano il segno per tutta la vita”.

1 commento:

  1. Ma che pretonzolo coraggioso, sto Leonardi. Un Charles Bronson. A me dà l'idea del personaggio di Molière: "c'est un drôle de parleur/ qui sait trouver toujours / l'art de ne vous rien dire / avec un gros discours"

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