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lunedì 27 luglio 2015

Aspetta e spera che il pianeta si allontana..!

Un'altra Terra è possibile

C’è un pianeta simile al nostro a 1.400 anni luce da qui. Ma non agitatevi, è presto per capire se su Kepler 452b c’è vita

Kepler 452b
È quasi come vedersi allo specchio: c’è un pianeta nella Via Lattea che assomiglia molto al nostro e che gira intorno a un sole quasi uguale al nostro. È un po’ più grande e un po’ più vecchio. Si trova nella costellazione del Cigno, a 1.400 anni luce da noi, una distanza enorme a cui probabilmente non arriveremo mai, ma visto da qui la sua somiglianza con la Terra è impressionante.
Silvia Bencivelli, la Repubblica


Il pianeta si chiama Kepler 452b e la sua scoperta è stata annunciata dalla Nasa giovedì scorso, e l’enfasi era quella delle grandi occasioni. «È il primo pianeta di dimensioni simili alla Terra che si trova nella cosiddetta “zona abitabile” di una stella simile al Sole», ha detto l’astronauta John Grunsfeld.
Gabriele Beccaria, La Stampa

Gabriele Beccaria: «Se è vero che sono già 4.600 i pianeti scovati al di fuori del nostro Sistema Solare e che sono almeno una decina quelli che possono candidarsi a “simil-Terre”, l’oggetto appena individuato è quanto di più prossimo si possa immaginare al sasso di roccia e acqua (e vita brulicante) sul quale noi Sapiens abitiamo da 200 mila anni».
Gabriele Beccaria, La Stampa

Rispetto al nostro pianeta, Kepler 452b è più grande del 60 per cento. Ha un’età di 6 miliardi di anni contro i 4 e mezzo della Terra. L’aspetto importante, come detto, è che si trova nella famosa «zona abitabile», detta la zona Goldilocks, cioè né troppo vicino né troppo lontano dalla stella madre, 150 milioni di chilometri circa, consentendo all’acqua liquida (se ci fosse) di scorrere in superficie. E finora l’acqua è ritenuta il primo ingrediente per cercare la vita. Anche l’orbita è quasi identica, così come la lunghezza dell’anno: 385 giorni terrestri. Il suo sole poi è una stella molto simile alla nostra: è solo il 4% più massiccia, il 20% più luminosa e con un diametro del 10% maggiore.
Giovanni Caprara, Corriere della Sera

Per il presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica Giovanni Bignami «a questo punto, abbiamo già un bel po’ di ingredienti interessanti per dire di aver trovato, finalmente, una nuova Terra. La gravità sarà maggiore, d’accordo, ma vuol semplicemente dire che, se ET abitasse lì, avrebbe sviluppato un fisico bestiale, come se noi andassimo sempre in giro con 40 chili in spalla. Per di più, sembra che il pianeta sia “vivo” lui stesso, cioè abbia attività vulcanica, che genera ricambio di materiale in superficie, come da noi: se non ci fossero i vulcani (e i terremoti...), non ci sarebbe vita sulla Terra. E allora, vuol dire che lì c’è vita? Assolutamente troppo presto per dirlo».
Giovanni Bignami, La Stampa

Purtroppo non esiste un telescopio sulla Terra o nello spazio in grado di fotografare Kepler 452b. Bisognerà aspettare una decina d’anni, forse.
Giovanni Caprara, Corriere della Sera

Alla descrizione di Kepler 452b mancano molti dettagli chiave. Per esempio non ne sappiamo la massa, che è praticamente impossibile da calcolare da Terra per via della lontananza da qui. E senza la massa non possiamo calcolarne la densità, che è necessaria per sapere se si tratti di un pianeta roccioso, come il nostro e come quelli che supponiamo possano ospitare acqua liquida e vita, o se sia invece gassoso. In più, sempre per via della distanza, non sappiamo se abbia un’atmosfera come noi e quali elementi la compongano.
Silvia Bencivelli, la Repubblica

Ma torniamo al problema della distanza, ovvero 1.400 anni luce. L’anno luce sarebbe lo spazio che la luce percorre in un anno. La luce viaggia alla velocità di 300mila chilometri al secondo, in un anno ci sono 31 milioni e mezzo di secondi, quindi in un anno la luce copre una distanza di 9.500 miliardi di chilometri. Questo numero va ancora moltiplicato per 1400, se vogliamo planare su Kepler 452b. Esce fuori un numero superiore a 13 miliardi di miliardi di chilometri.
Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport

«Fino a poco tempo fa l’esopianeta (ovvero un pianeta non appartenente al sistema solare) più vicino era Alpha Centauri, a 4,4 milioni di anni luce dalla Terra. Si calcolava che, utilizzando i normali razzi vettori in circolazione, lo si sarebbe potuto raggiungere in 135mila anni e con i razzi a fusione nucleare, che vanno a un decimo della velocità della luce, in un secolo. Quindi, gli equipaggi avrebbero dovuto riprodursi in volo e l’atterraggio sarebbe stato garantito a persone di tre o quattro generazioni successive a quella dei partenti. E via fantasticando... Kepler 452b diminuisce il problema di tremila volte, cioè è quasi un pianeta a portata di mano».
Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport

Il telescopio della Nasa Kepler, lanciato nello spazio il 7 marzo 2009 con lo scopo di perlustrare la Via Lattea, ha individuato finora 4.175 nuovi pianeti. Tra gli ultimi 500 scoperti, 12 hanno un diametro inferiore al doppio di quello terrestre, cioè cominciano ad avvicinarsi, per caratteristiche, alla Terra.
Leopoldo Benacchio, Il Sole 24 Ore

Leopoldo Benacchio: «In realtà il satellite non vede direttamente i pianeti, ma li individua notando delle mini eclissi quando il pianeta ruotando attorno alla sua stella madre, si pone sulla linea di vista fra noi e la stella in questione. Quindi chissà quanti non ne vediamo, dal momento che non tutti passano fra noi e la stella che gli compete».
Leopoldo Benacchio, Il Sole 24 Ore

Naturale domandarsi se esistano altri pianeti simili alla Terra. Da 51Pegasib, scoperto nell’ottobre del 1995, fino a oggi ne sono stati classificati più di 800. E ce ne sono di davvero sorprendenti. Possono ruotare intorno a stelle celibi o bigame o poligame: Kepler 16, per esempio, orbita intorno a due Soli e ha quindi due albe e due tramonti. Talvolta sono così vicini alla loro stella da sopportare temperature altissime, anche di 2600° (è il caso di Wasp-12b, un gigante gassoso 1,4 volte più massiccio di Giove). Altre volte hanno una rotazione sincrona con quella della loro stella, quindi una faccia risulta rovente e l’altra ghiacciata: su Corot-7b si passa di colpo da 2000° a -200° sotto zero. Però le prove che in regioni stellari o planetarie aliene esistano molecole organiche complesse ci sono.
Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport

Stiamo mettendo insieme possibili candidati al ruolo di Terra 2, ma poi bisognerà capire quali di loro hanno davvero tutte le caratteristiche che cerchiamo, e ci vorrà ancora tempo. L’astrofisico Amedeo Balbi: «Per fare un esempio: nel nostro sistema solare c’è un pianeta che ha la stessa massa e lo stesso raggio della Terra, e si trova a una distanza dal Sole che, in linea di principio, cade nella zona abitabile. Si tratta di Venere, un pianeta che, però, è un inferno inospitale, con temperature superficiali di molte centinaia di gradi e pressioni al suolo novanta volte maggiore di quelle terrestri. Tutta colpa di una densa atmosfera di gas serra. Ecco perché parlare solo di “zona abitabile” è una semplificazione».
Amedeo Baldi, il Post

Di sicuro, sapendo che Kepler 452b ha un miliardo e mezzo di anni più del nostro pianeta, «possiamo pensarlo come un cugino della Terra più anziano di lei, che ci dà l’opportunità di capire e di riflettere su come sarà l’ambiente terrestre in futuro», ha commentato Jon Jenkins, che ha guidato il team autore della scoperta.
Angela Vitaliano, il Fatto Quotidiano

Gabriele Beccaria: «Come dire che laggiù, nella Costellazione del Cigno, esiste un laboratorio naturale, in cui le stesse leggi che ci governano potrebbero aver realizzato qualche spettacolare esperimento. Geologico e biologico, in cui tanti elementi combinati – la gravità, l’atmosfera o il vulcanismo, tanto per citarne qualcuno – hanno innescato un processo “virtuoso”. Cioè simile a quello che ha segnato la storia della Terra».
Gabriele Beccaria, La Stampa

Piergiorgio Odifreddi: «La scoperta di Kepler 452b è solo un tassello del puzzle, sintetizzato nel 1961 in una famosa formula dall’astronomo Frank Drake che vuole calcolare qual è la probabilità che nella Via Lattea ci sia vita simile alla nostra. E lo fa stimando a cascata quante stelle ci sono nella galassia, quante di esse possiedono pianeti, quante di essi possono ospitare la vita, e su quante si sono evoluti esseri intelligenti. Il risultato del calcolo è condensato nel titolo del libro di Amir Aczel Probabilità uno: cioè, abbiamo quasi la certezza che da qualche parte della Via Lattea ci siano esseri come noi».
Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica

In realtà negli ultimi anni ha preso corpo la teoria opposta a quella di Drake: l’ipotesi non della probabilità ma della “rarità della vita extraterrestre”. Umberto Minopoli: «La missione Keplero è figlia di questa nuova ipotesi astrofisica. Inutile vagare nel cosmo alla ricerca di segnali inviati da viventi. Meglio concentrarsi sulla ricerca di pianeti che possano essere candidati, per le condizioni che presentano, all’ipotesi di ospitare la vita. Qualunque essa sia. È la ricerca della “fascia dei riccioli d’oro” (Goldilocks): pianeti che si trovino, nel rapporto con la loro stella, in “zone abitabili”. Doveva essere una ricerca di “pianeti rari”, la versione disincantata dell’ottimismo probabilistico. Non più traduzione di onde radio ma fotometria. È la tecnica della missione Discovery di cui fa parte il telescopio Keplero. È stata un fiume in piena. In pochi anni, oltre 17.000 esopianeti sono stati scandagliati come possibili candidati alla fascia di Goldilocks. Finora, però, erano tutti scandalosamente grandi. Come e più di Giove. E la grandezza non è un buon segno per la vita. Ora, questa fantastica novità».
Umberto Minopoli, Il Foglio 

Giovanni Caprara: «In ogni caso, per noi resterà un sogno la prospettiva di visitare pianeti così somiglianti al nostro perché la vita umana ha i tempi della Terra e non del cosmo. La loro ricerca, però, è importante perché dimostra come l’universo abbia un’identità diversa da come l’abbiamo immaginata fino a vent’anni fa. Secondo la Nasa nella nostra galassia sarebbero miliardi i pianeti extrasolari e poi ci sono altre galassie e altri miliardi di candidati possibili. Cercare questi pianeti non è inutile: significa inseguire la conferma di un’idea rivoluzionaria; e cioè che la vita non è patrimonio esclusivo del nostro mondo».
Giovanni Caprara, Corriere della Sera


A cura di Luca D'Ammando

Tutte le citazioni sono state prese dai giornali del 24/7
di Redazione | 27 Luglio 2015 

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