Anche il Papa diventa bolivariano
Davanti alla folla in Ecuador Francesco rievoca "il grido di indipendenza" e rilancia la teologia del popolo
Un altro bagno di folla nel socialismo del XXI secolo e un Pontefice che parla di rivoluzione mai finita, d'individualismo diffuso che divide e mette l'uno contro l'altro.
Davanti alla folla in Ecuador Francesco rievoca "il grido di indipendenza" e rilancia la teologia del popolo
Un altro bagno di folla nel socialismo del XXI secolo e un Pontefice che parla di rivoluzione mai finita, d'individualismo diffuso che divide e mette l'uno contro l'altro.
Francesco in Ecuador con il semplice bastone apostolico donatogli da un profugo somalo
La seconda giornata di Papa Francesco in Ecuador è caratterizzata dalla febbre popolare che dilaga nel Paese sudamericano, il quale scopre un Bergoglio in vena di rievocare i valori del rivoluzionario Simon Bolivar, il generale venezuelano ammiratore della rivoluzione francese, che contribuì all'indipendenza di diversi Paesi dell'America Latina. «L'evangelizzazione non consiste nel fare proselitismo, ma nell'attrarre con la nostra testimonianza i lontani. Questo significa evangelizzare, questa è la nostra rivoluzione – ha detto davanti a un milione di persone a Quito durante la sua omelia – perché la nostra fede è sempre rivoluzionaria».
Il viaggio di Francesco procede all'insegna del risveglio delle coscienze, partendo dalla dottrina sociale della Chiesa e dall'ultima enciclica «Laudato sì» che chiede ai cristiani di custodire il creato e che esorta testualmente alla «resistenza» contro il «paradigma tecnocratico». Parole che s'intonano alla perfezione con le recenti uscite del governo socialista greco e del suo premier Alexis Tsipras, che «resiste» alle pressioni dei tecnocrati di Bruxelles, e che risuonano come dolce melodia nelle piazze ecuadoregne.
In Ecuador, come anche negli altri due Paesi che visiterà nei prossimi giorni, la Bolivia e il Paraguay, percorrendo all'inverso la strada che il ventenne Ernesto Che Guevara descriverà nei suoi diari, il Pontefice ritrova quelle enormi differenze sociali che da sempre cerca di abbattere. A Quito il presidente Correa, ex seminarista, giunto al suo terzo mandato, è molto popolare perché sta portando avanti un programma economico basato su una visione socialista aggiornata. E proprio la pace sociale è stata al centro dei colloqui tra il Papa e il presidente, al quale ha chiesto un supplemento di dialogo. La stessa cosa ha raccomandato ai vescovi, i quali sono per la stragrande maggioranza critici verso Correa e la sua socialdemocrazia.
Bergoglio ieri ha parlato chiaro nell'immenso Parco del Bicentenario gremito di fedeli: il Vangelo ci invita ad accogliere «l'immensa ricchezza del diverso, il molteplice che raggiunge l'unità» nella comune Eucaristia che «ci allontana dalla tentazione di proposte più simili a dittature, ideologie o settarismi». «L'unità alla quale ci chiama Gesù invocando che siamo una cosa sola - ha spiegato - non trova il suo fondamento nell'avere i medesimi gusti, le stesse preoccupazioni, gli stessi talenti».
«Siamo fratelli - ha insistito Bergoglio tra gli applausi - perché, giustificati dal sangue di Cristo Gesù, siamo passati dalla morte alla vita diventando coeredi della promessa». E rievocando ancora gli ideali del Libertador Simon Bolivar, che il Parco gremito di fedeli celebra, Francesco ha concluso: «Il nostro grido, in questo luogo che ricorda quel primo grido di libertà, attualizza quello di san Paolo: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!” è tanto urgente e pressante come quello che manifestava il desiderio d'indipendenza. Ha un fascino simile, lo stesso fuoco che attrae. Siate una testimonianza di comunione fraterna che diventa risplendente!».
Parole che non solo hanno infiammato gli animi degli ecuadoregni ma anche solleticato le fantasie dei progressisti nostrani, i quali vedono il nuovo Papa come un messia del socialismo del XXI secolo. «Questa volta è un leader antagonista, un tedoforo che corre in proprio e in salita senza nascondere le priorità, la vera meta geopolitica delle trasferte: portare la fiamma della sua Pentecoste a tremila metri di altezza – scrive il sito Huffington Post -, dove siedono i due caudillos più altolocati dell'America Latina, l'economista Correa e il sindacalista Morales. Eredi del duo caraibico e marxista Castro-Chavez e araldi di un socialismo andino e cristiano». Ognuno è libero di leggere il Papa come meglio ritiene opportuno, ma a scanso di equivoci noi ci domandiamo: se Bergoglio giustamente parla ai diseredati dei Paesi socialisti dell'America Latina (a settembre sarà a Cuba per un'altra visita) perché non fa altrettanto per sensibilizzare, portando la sua parola, anche i Paesi in preda al «paradigma tecnocratico»?
... E questo figuro, questo Quisling, porterebbe la fiamma della Pentecoste? Bellissima!!!
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